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Autore: Sweet Destiny    30/05/2014    0 recensioni
Mi sarebbe bastato diventare solo amici, ma sapevo che neanche quello sarebbe mai capitato, dovevo essere razionale senza pensare a cose che non sarebbero mai successe. Lui era il principe e io ero una poveretta, non ci sarebbe mai stato niente, neanche un’amicizia, lui doveva pensare alle sue cose reali, lui era abituato ad essere servito e riverito e io invece dovevo pensare a come procurarmi da vivere e a studiare. Questa volta non volevo illudermi, essere ferita, ero stata ferita trope volte, ho avuto troppe delusioni nella vita e non volevo capitasse di nuovo. Non avrei sopportato che lui mi facesse del male, avrei superato il limite di me stessa.
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Non era una giornata come le altre, per lo meno non per me.
Avevo ricevuto una borsa di studio, con altre cose in aggiunta, per studiare a Londra e a Marzo iniziavo, mi sono diplomata prima degli altri perchè i miei voti erano alti ed ero riuscita a studiare tutto ciò che mancava. Devo compiere a diciannove anni fra tre mesi esatti, il 22 giugno e adesso avrei iniziato l’università a Londra, un sogno che si avvera.
L’università che dovevo frequentare era la City University di Londra, Northampton Square, London EC1V 0HB, mi ero memorizzata tutto l’indirizzo, avre studiato business.
Fra poco sarei atterrata, e non sapevo cosa mi aspettava lì fuori, sapevo solo che c’era una macchina imperiale ad aspettarmi.
Tutte le mie cose erano già state spedite nella casa che mi avevano dato, ma non dato per un periodo limitato di tempo, me l’avevano proprio regalata, perchè sarei dovuta stare a Londra per un po’ di anni, e se volevo avrei potuto anche trasferirmici per vivere. Mi avevano dato queste cose insieme alla borsa di studio perchè la mia famiglia non se lo poteva permettere, non eravamo ricchi, quindi ho sempre cercato di dare il meglio di me stessa andando bene a scuola e per potermene andare via da lì, anche se non eravamo benestanti, io con la mia famiglia non avevo un bellissimo rapporto. Quello era un programma che aveva creato la regina Elizabetta per tutti i ragazzi del mondo meno fortunati, che non potevano permettersi l’università.
Vengo dal Wisconsin, ma prima di tutto questo mi chiamo Christelle, sono nata in Africa, i miei genitori sono africani e anche io, dopo all’età di due anni ci siamo trasferiti in Italia a Milano, all’età di quattro anni ebbi una sorella ma dopo quando ero in seconda elementare i miei genitori si separarono. Mia madre ha trovato un nuovo fidanzato italiano da cui ha avuto un altro bambino quando io avevo 12 anni, e l’anno scorso ci trasferimmo nel Wisconsin, non fui inserita tra quelli dell’ultimo anno, ma tra quelli dell’anno prima, in terza.
Mi avevano detto che la mia casa non era tanto lontana dalla scuola, e quindi non era tanto lontana da Buckingham Palace, chissà magari avrei avuto la possibilità di visitarla un giorno.
Atterrai. Erano le due di pomeriggio, e in Wisconsin adesso erano le otto di mattina. All’aereoporto c’erano due uomini che mi aiutarono con le valige, che poi mi indicarono la via per la macchina, era un po’ lontana dal resto delle persone. Il parcheggio era vuoto, c’ero solo io, il mio autista stava arrivando, la macchina dove avrei dovuto salire e un’altra macchina uguale, beh era la macchina mandata dalla regina, ecco perchè lo era, almeno credo.
Misi le mie valige nel bagagliaio, notai che ce n’era un’altra, forse c’era qualcosa che avrebbero dovuto darmi. Salii in macchina.
<< Hei! Cosa ci fa qui, non è la sua macchina! >>, disse un ragazza all’apparenza sui venticique d’anni al massimo poco di più, con i capelli rossi e gli occhi azzurrissimi perfetti, sguardo seducente e perfetto accento British, ma odioso per i modo in cui mi aveva appena parlato!
<< Excuse moi! >>, gli dissi irritata, quella era la mia macchina.
<< This is ma voiture. >>, disse.
<< So parlare la tua stessa lingua. >>, gli dissi.
<< Ma dall’accento francese che ha pensavo di no. >>, rispose. Perchè mi dava del lei. << Comunque io sono... >>
<< Tutti sanno chi sei, sei il Principe Harry... Io sono Christelle, piacere.>> Lo interruppi. Era il mio caro e amato principe Harry. Anche se adesso non lo era più così tanto perchè si era presentato un po’ maleducato, ero esaltatissima nel vederlo, non era da tutti i giorni potersi trovare nella macchina il Principe Harry.  << Comunque questa è la mia macchina. >>, gli dissi.
<< No c’è un errore Christelle, giusto? >>. Sbagliò la pronuncia del mio nome, lo corressi ma continuava a sbagliarla, non era colpa sua se aveva un bellissimo accento British.
Entrò l’autista. Fu sorpreso nel vedere il Principe Harry.
<< Mi sa che si è sbagliato, non è questa la sua macchina, questa è la macchina affidata alla signorina Christelle. >>, disse l’autista.
<< Mi scusi, chiedo le mie umili scuse, sperando che mi possiate perdonare. >>, disse.
Scesi dalla macchina, e scese anche lui. Come potevo non perdonarlo, era così bello, si poteva essere così bello? Quella sarebbe sicuramente stata la prima e l’ultima volta che ci saremmo visti.
<< È tutto apposto. >>, gli dissi sorridendo.
Mi sorrise, che bel sorriso. << Per farmi perdonare la invinterò a bere un the, o al ballo di gala, qualsiasi cosa per far perdonare il fatto che mi sono comportato maleducatamente con lei. Mi lasci qualche recapiro per riccontattarla. >>
<< Ehm, non saprei, posso lasciarvi la mia e-mai. >>. E scrissi su un foglio la mia email e glielo diedi. << Ne siete sicuro che ne avrete il tempo? Siete il principe, non avreste tempo per una ragazza normale come me. >>
<< Lo troverò. Adesso la devo salutare. >>, disse invitandomi a porgerli la mano. Gliela diedi e me la Baciò.
<< Fate sempre così? >>, gli chiesi riferendomi al bacio sulla mano.
<< Solo per far colpo. >>, rispose con un sorriso. << Arrivederci Christelle, e benvenuta a Londra! >>. E se ne andò verso l’altra macchina.
Okay, il comportamento maleducato iniziale era smentito, era così bello, i suoi occhi, i suoi capelli rossi, il suo sorriso, il suo accento ed era anche altissimo. Beh, era il Principe Harry. Chissà se lo avrei rivisto veramente, anche solo per caso come adesso... Tragicamente impossibile. Sogni che si possono avverare solo nella mia mente, a cosa pensavo, lui era il principe non poteva stare dietro ad una ragazza come me, ai principi piacciono le ragazze che assomigliano o che sono delle principesse, ragazze di un casato importante, io non lo ero, e ai principi non piacciono la prima ragazza che incontrano, con un’aspetto a dir poco brutto. Però non avrei mai dimenticato quel momento, quegli occhi dove ci si poteva navigare dentro, quel sorriso splendente, quell’accento e quel viso  impeccabile.
L’autista mi accompagnò alla casa, era una bellissima villetta, con la cucina, il salotto e le camere in perfetto stile inglese, i colori non erano forti, tutti gli arreddamenti erano bianchi eccetto per qualche cosa di legno, e qualcosa in azzurro pastello; era perfetta. C’erano due camere, intuii quale fosse la mia perchè era ornata da tutti i colori pastello: azzurro, rosa, giallo, verde, lilla... Soprattutto rosa e azzurro.
 Il letto era a baldacchino con le coperte di più tonalità di rosa. Mi ci buttai sopra, ero un po’ stanca ed era comodissimo, ma volevo visitare tutta Londra adesso.
<< Signorina Christelle. >>, mi chiamò l’autista venendo verso la camera.
Perchè mi chiamava Signoria Christelle? << Entri pure. >>. Entro. << Perchè mi chiama Signorina Christelle, non ce n’è bisogno. >>, gli dissi sorridendogli.
<< Come segno di rispetto, e poi fa parte del programma della regina, quindi lei è come se facesse parte di loro. >>, rispose.
Della famiglia reale? No, non è possibile. << Adesso cosa facciamo? >>
<< Se vuole riposare, può riposare perchè il viaggio è stato abbastanza lungo, ma se vuole andiamo in giro a fare compere per le sue cose personali e per la scuola. >>, disse.
<< Andiamo a fare compere. >>, dissi felice.
Sorrise. << Ecco la sua carta di credito. >>
I miei occhi si spalancarono, mi avevano dato pure una carta di credito! Non potevo credere che tutto quello fosse vero, mi veniva da piangere pe rla felicità. Abbracciai l’autista.
<< Mi scusi, non volevo. >>, dissi imbarazzata. Lui mi sorrise. << Come si chima? >>, gli chiesi.
<< Carl, e sarò il suo autista per qualunque cosa in qualunque momento. >>, rispose.
Uscimmo e andammo  a fare compere, in tantissimi negozi, mi divertii, tantissimo. Comprai anche dei suvenir per la mia famiglia. Londra era fantastica, proprio come l’avevo immaginata se non di più, passammo anche davanti alla mia Università e  davanti a Buckingham Palace, un giorno avrei dovuto per forza entrarci, sarebbe stato bellissimo!
Carl mi riaccompagnò a casa e se ne andò.
Mi preparai una tazza di the verde che mi ero portata, e nel frattempo cambiai. E alla fine mi gettai subito sul letto  per riposarmi; le mie cose le avrei sistemate dopo essermi svegliata.
Neanche un’oretta dopo qualcuno bussò alla porta. Chi era?
Mi guardai allo specchio, non potevo presentarmi vestita così, ero in pigiama. Mi tolsi velocemente quesi vestitit e misi un paio di pantaloncini da ginnasta, i primi che trovai, una canottiera e la felpa della mia scuola in Wisconsin.
<< Arrivo! >>, dissi. Andando verso la porta.
<< Perchè dobbiamo portarla noi questa lettera? >>. Era la voce di un maschio che si rivolgeva un’altro.
<< Perchè non possiamo far sfigurare il nostro casato, sii un po’ educato Harry. >>, rispose.
Harry? Guardai dalla fessura per vedere chi fosse. Sì erano loro, Harry e William. Okay non potevo farli entrare, dovevo prima di tutto chiudere la mia camera, sistemarmi i capelli e mettere nel lavandino la tazza che avevo usato prima per bere il the.
<< Scusate un’ attimo non sono presentabile. >>
<< Tranquilla aspettiamo. >>, disse William.
 Feci tutto, prima di aprire la porta mi guardai allo specchio e pettinai i miei lunghi capelli castani tutti scombinati. Si avevo le enxtention.
Aprii la porta. Non potevo credere che i due principi di Inghilterra fossero qui! Erano vestiti benissimo, Harry aveva dei pantaloni beige, e William neri, il giubotto era simile e indossavano tutti e due una sciarpa anche essa simile.
 << Hei, eccola di nuovo. >>, mi disse Harry.
<< La conosci? >>, gli chiese William.
<< È la ragazza di cui ti parlavo prima, che per sbaglio avevo preso il suo posto nella macchina >>
<< Sono proprio io! >>, dissi.
<< La ragazza francese. >>. Disse William. << Salve! >>, si rivolse a me.
Non sapevo che fare, non sapevo se dargli la mano o fare un inchino… Optai per l’inchino. << Salve! >>
<< No, no, non inchinarti! >>, disse Harry, sorridendomi.
<< Ma siete i Principi. >>
<< Non ce n’è bisogno. >>, disse William.
Li feci entrare. Andammo nella cucina. Non potevo offrirgli da bere o da mangiare perchè non avevo fatto la spesa; ero andata a fare compere e non avevo fatto la spesa e non avevo comprato un telefono, molto intelligente!
Erano venuti per darmi una lettera dalla regina.
 
Cara Christelle,
Sono lieta che sia qui, e che possa frequentare l’Università.
Lei e tutti I ragazzi che hanno vinto saranno invitati domain sera a cena a Bukingham Palace alle 18:40.
Così potremo conescerci di persona, e anche voi ragazzi potrete conoscervi di persona.
Le auguro un buon soggiorno qui a Londra.
 
Regina Elizabetta.
 
La regina Elizabetta mi aveva scritto una lettara a mano, e Harry e William me l’avevano portata di persona.
Harry accese la television, e andò Avanti con i canali.
<< Harry, cosa fai? >>, gli disse William.
<< Volevo vedere se qui le cose funzionassero bene, William. >>, rispose.
Sorrise. << Guarda, ci sei tu in television. >>, gli disse William.
Era appena iniziata una reality show: Who wanna marry Harry? In America lo guardavo, ma non ero sicura che quel Harry fosse lui, si, si assomigliavano ma non così tanto.
<< Non credo siate voi, questo Harry ha qualcosa di diverso dal voi, il vero Principe Harry. >>, dissi.
<< La ringrazio Christelle, almeno lei lo ha notato. >>. E mi sorrise. Che bel sorriso.
<< Beh, adesso dovremmo andare. >>, disse William. << Saremmo lieti di rivederla domani a cena. >>, disse , avviandosi con Harry verso l’uscita.
<< Ci sarò. >>, risposi, appogiandomi alla porta.
<< A domanii Christelle. >>, disse William uscendo e avviandosi verso la macchina, circondata da due bodigard.
<< Arrivederci Principe Harry. >>, gli dissi facendogli un sorriso.
<< Arrivederci Christelle. >>, disse invtandomi di nuovo a porgergli la mano. Gliela porsi e la baciò, era la seconda volta in una giornata, non mi sarei più lavata la mano. << Ho pronunciato essattamente il suo nome. >>, mi chiese.
<< No. >>, risposi sorridendo. << Ma neanche io pronuncio bene il vostro, quindi siamo pari. >>
Sorrise. Quanto poteva essere bello! Avrei tanto voluto fare come si faceva sia a Milano che in America, abbracciarlo, dargli un bacio sulla guancia senza essere così troppo formali. Avrei volute stoppare il tempo per restare ad ammirarlo in tutta la sua bellezza.
<< A domani. >>, gli dissi. Rimasi lì a guardarlo.
Quando arrivò alla macchina si girò verso di me e mi fece un cenno di mano. << Si pronto per le 4:30 domani. >.>
<< Va bene, sarA fatto! >>. E rimasi ancora lì a guardare anche quando se ne furono andati, senza fare caso al freddo che faceva.
Tornai dentro e mi gettai sul letto sognante.
Mi sarebbe bastato diventare solo amici, ma sapevo che neanche quello sarebbe mai capitato, dovevo essere razionale senza pensare a cose che non sarebbero mai successe. Lui era il principe e io ero una poveretta, non ci sarebbe mai stato niente, neanche un’amicizia, lui doveva pensare alle sue cose reali, lui era abituato ad essere servito e riverito  e io invece dovevo pensare a come procurarmi da vivere e a studiare. Questa volta non volevo illudermi, essere ferita, ero stata ferita trope volte, ho avuto troppe delusioni nella vita e non volevo capitasse di nuovo. Non avrei sopportato che un principe, il principe Harry mi facesse del male, sarei arrivata al limite, sarei andata fuori di me, sarei impazzita.
Ho sempre tanto voluto cancellare dalla mia mente tutte le delusioni, le derisioni, le illusioni, tutte quelle volte che mi è stato detto che è inutile che scrivo storie in cui sono io la protagonista, perchè tanto non avrò una storia d’amore. So che anche gli altri hanno i proprio problemi ma considerati ai miei sono più o meno normali. Tutto nella mia testa va così veloce e in modo confuso che vorrei far smettere tutto questo, vorrei morire e non tanto per dire. Ho sempre la sensazione che la gente mi odi, che gli dia fastidio, di non essere abbastanza di essere una vergogna... È tutto così difficile da spiegare. Passo sempre da delle fasi di profonda depressione, a fasi in cui sono al settimo cielo, imperattiva, mi sente Dio sceso in terra, una felicità ossessiva e quasi paranoioca. Nella mia fase depressiva ho una marcata e profonda tristezza, ho la sensazione che niente sia in grado di darmi piacere, concentrarmi diventa difficile, questa mia fase depressiva si alteerna in modo veramente imprevedibile ad uno stato di esagerata euforia “paranoioca”, ho un euforismo, ottimismo eccessivo, le idee e i pensieri si accavallano rapidamentea volte diventano così veloci che mi diventa difficile stragli dietro. Ho molto spesso la sensazione di poter fare tutto e niente, la sensazione rabbia ira e agressività. Le persone come me sono particolarmente emotive passano dal sorriso al pianto facilmente, non è una cosa che può capitare a tutti, è più complicato di quello che si pensa è come una malattia, può comportare una forte sofferenza personale e molto problemi nell’ambito delle relazioni, credo che questo sia un disturbo, perchè non è normale, e ci convivo da molti anni senza averlo detto a nessuno.
Stavo piangendo, il dolore stava tornando, e non solo il dolore in amore.
Adesso avevo bisogno delle mie pillole. Andai subito nella mia camera, svuotai le valige per cercarle e alla fine le trovai nella mia borsa, le presi e tornai a dormire. L’ultimo pensiero prima che le pillole facessero effetto fu: Non pensare ad Harry, si razionale siete troppo diversi e lui è troppo per te, non sei neanche bella.
Non era una giornata come le altre, per lo meno non per me.
Avevo ricevuto una borsa di studio, con altre cose in aggiunta, per studiare a Londra e a Marzo iniziavo, mi sono diplomata prima degli altri perchè i miei voti erano alti ed ero riuscita a studiare tutto ciò che mancava. Devo compiere a diciannove anni fra tre mesi esatti, il 22 giugno e adesso avrei iniziato l’università a Londra, un sogno che si avvera.
L’università che dovevo frequentare era la City University di Londra, Northampton Square, London EC1V 0HB, mi ero memorizzata tutto l’indirizzo, avre studiato business.
Fra poco sarei atterrata, e non sapevo cosa mi aspettava lì fuori, sapevo solo che c’era una macchina imperiale ad aspettarmi.
Tutte le mie cose erano già state spedite nella casa che mi avevano dato, ma non dato per un periodo limitato di tempo, me l’avevano proprio regalata, perchè sarei dovuta stare a Londra per un po’ di anni, e se volevo avrei potuto anche trasferirmici per vivere. Mi avevano dato queste cose insieme alla borsa di studio perchè la mia famiglia non se lo poteva permettere, non eravamo ricchi, quindi ho sempre cercato di dare il meglio di me stessa andando bene a scuola e per potermene andare via da lì, anche se non eravamo benestanti, io con la mia famiglia non avevo un bellissimo rapporto. Quello era un programma che aveva creato la regina Elizabetta per tutti i ragazzi del mondo meno fortunati, che non potevano permettersi l’università.
Vengo dal Wisconsin, ma prima di tutto questo mi chiamo Christelle, sono nata in Africa, i miei genitori sono africani e anche io, dopo all’età di due anni ci siamo trasferiti in Italia a Milano, all’età di quattro anni ebbi una sorella ma dopo quando ero in seconda elementare i miei genitori si separarono. Mia madre ha trovato un nuovo fidanzato italiano da cui ha avuto un altro bambino quando io avevo 12 anni, e l’anno scorso ci trasferimmo nel Wisconsin, non fui inserita tra quelli dell’ultimo anno, ma tra quelli dell’anno prima, in terza.
Mi avevano detto che la mia casa non era tanto lontana dalla scuola, e quindi non era tanto lontana da Buckingham Palace, chissà magari avrei avuto la possibilità di visitarla un giorno.
Atterrai. Erano le due di pomeriggio, e in Wisconsin adesso erano le otto di mattina. All’aereoporto c’erano due uomini che mi aiutarono con le valige, che poi mi indicarono la via per la macchina, era un po’ lontana dal resto delle persone. Il parcheggio era vuoto, c’ero solo io, il mio autista stava arrivando, la macchina dove avrei dovuto salire e un’altra macchina uguale, beh era la macchina mandata dalla regina, ecco perchè lo era, almeno credo.
Misi le mie valige nel bagagliaio, notai che ce n’era un’altra, forse c’era qualcosa che avrebbero dovuto darmi. Salii in macchina.
<< Hei! Cosa ci fa qui, non è la sua macchina! >>, disse un ragazza all’apparenza sui venticique d’anni al massimo poco di più, con i capelli rossi e gli occhi azzurrissimi perfetti, sguardo seducente e perfetto accento British, ma odioso per i modo in cui mi aveva appena parlato!
<< Excuse moi! >>, gli dissi irritata, quella era la mia macchina.
<< This is ma voiture. >>, disse.
<< So parlare la tua stessa lingua. >>, gli dissi.
<< Ma dall’accento francese che ha pensavo di no. >>, rispose. Perchè mi dava del lei. << Comunque io sono... >>
<< Tutti sanno chi sei, sei il Principe Harry... Io sono Christelle, piacere.>> Lo interruppi. Era il mio caro e amato principe Harry. Anche se adesso non lo era più così tanto perchè si era presentato un po’ maleducato, ero esaltatissima nel vederlo, non era da tutti i giorni potersi trovare nella macchina il Principe Harry.  << Comunque questa è la mia macchina. >>, gli dissi.
<< No c’è un errore Christelle, giusto? >>. Sbagliò la pronuncia del mio nome, lo corressi ma continuava a sbagliarla, non era colpa sua se aveva un bellissimo accento British.
Entrò l’autista. Fu sorpreso nel vedere il Principe Harry.
<< Mi sa che si è sbagliato, non è questa la sua macchina, questa è la macchina affidata alla signorina Christelle. >>, disse l’autista.
<< Mi scusi, chiedo le mie umili scuse, sperando che mi possiate perdonare. >>, disse.
Scesi dalla macchina, e scese anche lui. Come potevo non perdonarlo, era così bello, si poteva essere così bello? Quella sarebbe sicuramente stata la prima e l’ultima volta che ci saremmo visti.
<< È tutto apposto. >>, gli dissi sorridendo.
Mi sorrise, che bel sorriso. << Per farmi perdonare la invinterò a bere un the, o al ballo di gala, qualsiasi cosa per far perdonare il fatto che mi sono comportato maleducatamente con lei. Mi lasci qualche recapiro per riccontattarla. >>
<< Ehm, non saprei, posso lasciarvi la mia e-mai. >>. E scrissi su un foglio la mia email e glielo diedi. << Ne siete sicuro che ne avrete il tempo? Siete il principe, non avreste tempo per una ragazza normale come me. >>
<< Lo troverò. Adesso la devo salutare. >>, disse invitandomi a porgerli la mano. Gliela diedi e me la Baciò.
<< Fate sempre così? >>, gli chiesi riferendomi al bacio sulla mano.
<< Solo per far colpo. >>, rispose con un sorriso. << Arrivederci Christelle, e benvenuta a Londra! >>. E se ne andò verso l’altra macchina.
Okay, il comportamento maleducato iniziale era smentito, era così bello, i suoi occhi, i suoi capelli rossi, il suo sorriso, il suo accento ed era anche altissimo. Beh, era il Principe Harry. Chissà se lo avrei rivisto veramente, anche solo per caso come adesso... Tragicamente impossibile. Sogni che si possono avverare solo nella mia mente, a cosa pensavo, lui era il principe non poteva stare dietro ad una ragazza come me, ai principi piacciono le ragazze che assomigliano o che sono delle principesse, ragazze di un casato importante, io non lo ero, e ai principi non piacciono la prima ragazza che incontrano, con un’aspetto a dir poco brutto. Però non avrei mai dimenticato quel momento, quegli occhi dove ci si poteva navigare dentro, quel sorriso splendente, quell’accento e quel viso  impeccabile.
L’autista mi accompagnò alla casa, era una bellissima villetta, con la cucina, il salotto e le camere in perfetto stile inglese, i colori non erano forti, tutti gli arreddamenti erano bianchi eccetto per qualche cosa di legno, e qualcosa in azzurro pastello; era perfetta. C’erano due camere, intuii quale fosse la mia perchè era ornata da tutti i colori pastello: azzurro, rosa, giallo, verde, lilla... Soprattutto rosa e azzurro.
 Il letto era a baldacchino con le coperte di più tonalità di rosa. Mi ci buttai sopra, ero un po’ stanca ed era comodissimo, ma volevo visitare tutta Londra adesso.
<< Signorina Christelle. >>, mi chiamò l’autista venendo verso la camera.
Perchè mi chiamava Signoria Christelle? << Entri pure. >>. Entro. << Perchè mi chiama Signorina Christelle, non ce n’è bisogno. >>, gli dissi sorridendogli.
<< Come segno di rispetto, e poi fa parte del programma della regina, quindi lei è come se facesse parte di loro. >>, rispose.
Della famiglia reale? No, non è possibile. << Adesso cosa facciamo? >>
<< Se vuole riposare, può riposare perchè il viaggio è stato abbastanza lungo, ma se vuole andiamo in giro a fare compere per le sue cose personali e per la scuola. >>, disse.
<< Andiamo a fare compere. >>, dissi felice.
Sorrise. << Ecco la sua carta di credito. >>
I miei occhi si spalancarono, mi avevano dato pure una carta di credito! Non potevo credere che tutto quello fosse vero, mi veniva da piangere pe rla felicità. Abbracciai l’autista.
<< Mi scusi, non volevo. >>, dissi imbarazzata. Lui mi sorrise. << Come si chima? >>, gli chiesi.
<< Carl, e sarò il suo autista per qualunque cosa in qualunque momento. >>, rispose.
Uscimmo e andammo  a fare compere, in tantissimi negozi, mi divertii, tantissimo. Comprai anche dei suvenir per la mia famiglia. Londra era fantastica, proprio come l’avevo immaginata se non di più, passammo anche davanti alla mia Università e  davanti a Buckingham Palace, un giorno avrei dovuto per forza entrarci, sarebbe stato bellissimo!
Carl mi riaccompagnò a casa e se ne andò.
Mi preparai una tazza di the verde che mi ero portata, e nel frattempo cambiai. E alla fine mi gettai subito sul letto  per riposarmi; le mie cose le avrei sistemate dopo essermi svegliata.
Neanche un’oretta dopo qualcuno bussò alla porta. Chi era?
Mi guardai allo specchio, non potevo presentarmi vestita così, ero in pigiama. Mi tolsi velocemente quesi vestitit e misi un paio di pantaloncini da ginnasta, i primi che trovai, una canottiera e la felpa della mia scuola in Wisconsin.
<< Arrivo! >>, dissi. Andando verso la porta.
<< Perchè dobbiamo portarla noi questa lettera? >>. Era la voce di un maschio che si rivolgeva un’altro.
<< Perchè non possiamo far sfigurare il nostro casato, sii un po’ educato Harry. >>, rispose.
Harry? Guardai dalla fessura per vedere chi fosse. Sì erano loro, Harry e William. Okay non potevo farli entrare, dovevo prima di tutto chiudere la mia camera, sistemarmi i capelli e mettere nel lavandino la tazza che avevo usato prima per bere il the.
<< Scusate un’ attimo non sono presentabile. >>
<< Tranquilla aspettiamo. >>, disse William.
 Feci tutto, prima di aprire la porta mi guardai allo specchio e pettinai i miei lunghi capelli castani tutti scombinati. Si avevo le enxtention.
Aprii la porta. Non potevo credere che i due principi di Inghilterra fossero qui! Erano vestiti benissimo, Harry aveva dei pantaloni beige, e William neri, il giubotto era simile e indossavano tutti e due una sciarpa anche essa simile.
 << Hei, eccola di nuovo. >>, mi disse Harry.
<< La conosci? >>, gli chiese William.
<< È la ragazza di cui ti parlavo prima, che per sbaglio avevo preso il suo posto nella macchina >>
<< Sono proprio io! >>, dissi.
<< La ragazza francese. >>. Disse William. << Salve! >>, si rivolse a me.
Non sapevo che fare, non sapevo se dargli la mano o fare un inchino… Optai per l’inchino. << Salve! >>
<< No, no, non inchinarti! >>, disse Harry, sorridendomi.
<< Ma siete i Principi. >>
<< Non ce n’è bisogno. >>, disse William.
Li feci entrare. Andammo nella cucina. Non potevo offrirgli da bere o da mangiare perchè non avevo fatto la spesa; ero andata a fare compere e non avevo fatto la spesa e non avevo comprato un telefono, molto intelligente!
Erano venuti per darmi una lettera dalla regina.
 
Cara Christelle,
Sono lieta che sia qui, e che possa frequentare l’Università.
Lei e tutti I ragazzi che hanno vinto saranno invitati domain sera a cena a Bukingham Palace alle 18:40.
Così potremo conescerci di persona, e anche voi ragazzi potrete conoscervi di persona.
Le auguro un buon soggiorno qui a Londra.
 
Regina Elizabetta.
 
La regina Elizabetta mi aveva scritto una lettara a mano, e Harry e William me l’avevano portata di persona.
Harry accese la television, e andò Avanti con i canali.
<< Harry, cosa fai? >>, gli disse William.
<< Volevo vedere se qui le cose funzionassero bene, William. >>, rispose.
Sorrise. << Guarda, ci sei tu in television. >>, gli disse William.
Era appena iniziata una reality show: Who wanna marry Harry? In America lo guardavo, ma non ero sicura che quel Harry fosse lui, si, si assomigliavano ma non così tanto.
<< Non credo siate voi, questo Harry ha qualcosa di diverso dal voi, il vero Principe Harry. >>, dissi.
<< La ringrazio Christelle, almeno lei lo ha notato. >>. E mi sorrise. Che bel sorriso.
<< Beh, adesso dovremmo andare. >>, disse William. << Saremmo lieti di rivederla domani a cena. >>, disse , avviandosi con Harry verso l’uscita.
<< Ci sarò. >>, risposi, appogiandomi alla porta.
<< A domanii Christelle. >>, disse William uscendo e avviandosi verso la macchina, circondata da due bodigard.
<< Arrivederci Principe Harry. >>, gli dissi facendogli un sorriso.
<< Arrivederci Christelle. >>, disse invtandomi di nuovo a porgergli la mano. Gliela porsi e la baciò, era la seconda volta in una giornata, non mi sarei più lavata la mano. << Ho pronunciato essattamente il suo nome. >>, mi chiese.
<< No. >>, risposi sorridendo. << Ma neanche io pronuncio bene il vostro, quindi siamo pari. >>
Sorrise. Quanto poteva essere bello! Avrei tanto voluto fare come si faceva sia a Milano che in America, abbracciarlo, dargli un bacio sulla guancia senza essere così troppo formali. Avrei volute stoppare il tempo per restare ad ammirarlo in tutta la sua bellezza.
<< A domani. >>, gli dissi. Rimasi lì a guardarlo.
Quando arrivò alla macchina si girò verso di me e mi fece un cenno di mano. << Si pronto per le 4:30 domani. >.>
<< Va bene, sarA fatto! >>. E rimasi ancora lì a guardare anche quando se ne furono andati, senza fare caso al freddo che faceva.
Tornai dentro e mi gettai sul letto sognante.
Mi sarebbe bastato diventare solo amici, ma sapevo che neanche quello sarebbe mai capitato, dovevo essere razionale senza pensare a cose che non sarebbero mai successe. Lui era il principe e io ero una poveretta, non ci sarebbe mai stato niente, neanche un’amicizia, lui doveva pensare alle sue cose reali, lui era abituato ad essere servito e riverito  e io invece dovevo pensare a come procurarmi da vivere e a studiare. Questa volta non volevo illudermi, essere ferita, ero stata ferita trope volte, ho avuto troppe delusioni nella vita e non volevo capitasse di nuovo. Non avrei sopportato che un principe, il principe Harry mi facesse del male, sarei arrivata al limite, sarei andata fuori di me, sarei impazzita.
Ho sempre tanto voluto cancellare dalla mia mente tutte le delusioni, le derisioni, le illusioni, tutte quelle volte che mi è stato detto che è inutile che scrivo storie in cui sono io la protagonista, perchè tanto non avrò una storia d’amore. So che anche gli altri hanno i proprio problemi ma considerati ai miei sono più o meno normali. Tutto nella mia testa va così veloce e in modo confuso che vorrei far smettere tutto questo, vorrei morire e non tanto per dire. Ho sempre la sensazione che la gente mi odi, che gli dia fastidio, di non essere abbastanza di essere una vergogna... È tutto così difficile da spiegare. Passo sempre da delle fasi di profonda depressione, a fasi in cui sono al settimo cielo, imperattiva, mi sente Dio sceso in terra, una felicità ossessiva e quasi paranoioca. Nella mia fase depressiva ho una marcata e profonda tristezza, ho la sensazione che niente sia in grado di darmi piacere, concentrarmi diventa difficile, questa mia fase depressiva si alteerna in modo veramente imprevedibile ad uno stato di esagerata euforia “paranoioca”, ho un euforismo, ottimismo eccessivo, le idee e i pensieri si accavallano rapidamentea volte diventano così veloci che mi diventa difficile stragli dietro. Ho molto spesso la sensazione di poter fare tutto e niente, la sensazione rabbia ira e agressività. Le persone come me sono particolarmente emotive passano dal sorriso al pianto facilmente, non è una cosa che può capitare a tutti, è più complicato di quello che si pensa è come una malattia, può comportare una forte sofferenza personale e molto problemi nell’ambito delle relazioni, credo che questo sia un disturbo, perchè non è normale, e ci convivo da molti anni senza averlo detto a nessuno.
Stavo piangendo, il dolore stava tornando, e non solo il dolore in amore.
Adesso avevo bisogno delle mie pillole. Andai subito nella mia camera, svuotai le valige per cercarle e alla fine le trovai nella mia borsa, le presi e tornai a dormire. L’ultimo pensiero prima che le pillole facessero effetto fu: Non pensare ad Harry, si razionale siete troppo diversi e lui è troppo per te, non sei neanche bella.
   
 
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