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Autore: Sniix    01/06/2014    7 recensioni
Lei, con la sua malattia, che l'ha costretta a "cambiare".
Lui che ha continuato ad amarla, sempre.
Proprio come ha fatto lei, che, nonostante le avessero sempre detto che si meritava di meglio, per lei era lui il meglio.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Wesley Stromberg
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Era un giorno come gli altri, ad Huntington Beach. Quel giorno, verso la metà di Aprile, i ragazzi erano a scuola oppure l’avevano saltata, recandosi nel bar dove andavano sempre tutti i ragazzi che saltavano la scuola per non farsi scoprire. Wesley era nel corridoio della scuola, insieme al suo migliore amico e suo fratello, mentre aspettavano che suonasse la campanella della prima ora. Parlavano e scherzavano, come facevano tutti gli adolescenti di quel tempo.
“Sunshine, ti prego! Fatti aiutare!” Wesley appena sentì quel nome alzò lo sguardo. Poco lontano da loro c’era lei. Quella ragazza che era sparita per mesi e mesi, che non si era fatta vedere a scuola per molto tempo. La ragazza che Wesley aveva amato e amava tutt’ora ma che aveva lasciato, per la semplice paura di innamorarsi di lei. Aveva ancora i suoi capelli biondo platino, la sua carnagione olivastra e il suo rossetto rosso da cui non si separava mai. Aveva ancora le sue felpe enormi e i suoi leggins. Sembrava non fosse cambiata per niente, non dall’ultima volta. Non da quando tutti avevano iniziato a parlare di quello che gli fosse successo. L’unica cosa che era cambiata era che ora indossava degli occhiali da sole e in una mano teneva un lungo bastone bianco, che continuava a picchiettare in terra, uno di quei bastoni per i ciechi, infatti, una malattia l’aveva fatta diventare cieca.
“Non ho bisogno di una mano!” A Wesley gli mancò il fiato per qualche secondo, dopo averla sentita parlare. Aveva la sua solita voce cristallina. Deglutì a fatica mentre la guardava passare per il corridoio, come la stavano guardando tutti gli altri. Dal giorno in cui era diventata cieca lei non si era presentata più a scuola, doveva fare una specie di riabilitazione, doveva imparare ad usare al meglio gli altri sensi che le erano rimasti. Probabilmente aveva imparato, se ora era qui.
“Wesley, ti senti bene? Sei tutto pallido.” Sentì la voce di suo fratello in sottofondo ma non gli rispose. Si fece spazio e iniziò a camminare verso di lei. Era ferma con la sua migliore amica, davanti al suo armadietto, mentre cercava di prendere i libri che le sarebbero serviti. Lyn, la sua migliore amica, si voltò verso di lui quando notò che si stava avvicinando e lo fulminò con lo sguardo. Lyn non voleva che Wesley si avvicinasse a Sunshine, non voleva che le parlasse, non dopo che gli aveva spezzato il cuore. Prima che Lyn potesse dirgli di andarsene, Sunshine si girò e finì addosso a Wesley, ancora non aveva imparato del tutto ad essere cieca. Lui la afferrò per le braccia, come faceva sempre, quando voleva evitare che cadesse.
“Scusa.” Disse in un sussurrò.
“T-tranquilla.” Balbettò lui, ancora sotto shock.
Le due ragazze se ne andarono e appena furono un po’ più lontane, Sunshine non poté fare a meno di chiedere:
“Era lui?” Lyn sapeva che con lui intendeva Wesley. Perché sapeva che ancora Sunshine provava qualcosa per lui, anche se cercava di non darlo a vedere.
“No.” Mentì Lyn. Sunshine lasciò perdere ma lei sapeva che era lui. Non c’entrava nulla l’essere cieca. Avrebbe riconosciuto la sua voce e la sua presa sempre e comunque, anche se invece di essere stata cieca le avessero semplicemente tappato gli occhi con una benda. A lei non servivano il tatto o l’udito più sviluppati per riconoscere Wesley Stromberg.
Intanto lui era ancora in mezzo al corridoio, mentre cercava di non svenire. Il suo campo visivo si era ridotto a milioni di puntini neri così si diresse verso il suo armadietto, in modo da poter appoggiarsi da qualche parte. Chiuse gli occhi cercando di non pensare a nulla, con scarsi risultati.
E’ così che vede Sunshine, ora.
Riaprì di colpo gli occhi.
No, non è così, idiota. Tu puoi sempre riaprirli gli occhi, lei li tiene aperti ma non vede nulla lo stesso.
Si mise le mani fra i capelli, cercando di togliersi queste vocine dalla testa. Sentì delle mani appoggiarsi sulle sue spalle.
“Wesley, che ti prende?” Sta volta era Drew. Sia Drew che Keaton avevano delle facce preoccupate. Come se non capissero cosa stesse succedendo e, in effetti, era così.
“Wes..” Lo chiamò ancora, Drew ma lui si limitò a scivolare lungo gli armadietti e mettersi a sedere a terra.
La ami. Ma se torni da lei tutti diranno che ci sei tornato solo perché ti fa pena.
Zitto.
E’ colpa tua, saresti dovuto restarle vicino, sapevi che c’era qualcosa che non andava.
No, io non lo sapevo, come potevo sapere? Lei non mi ha mai detto niente.
Bastava guardarla per capire che c’era qualcosa che la preoccupava.
“Basta, basta, basta.” Sibilò lui.
“Wesley, ti prego. Dicci che ti prende.” Lo supplicò suo fratello ma lui continuò a non rispondere. Senza che se ne accorgesse delle lacrime iniziarono a scorrere lungo il suo viso, incapace di trattenersi. Nascose la testa fra le ginocchia per non farsi notare ma non servì a molto, visto che iniziò a singhiozzare. La rivoleva indietro. Era l’unica cosa di cui era sicuro. Drew e Keaton lo aiutarono ad alzarsi e lo portarono fino in infermeria, lo misero su un lettino. L’infermiera gli consigliò di sdraiarsi ma lui non le diede ascolto, restando nella stessa posizione di prima. Continuò a piangere e piangere fino a che non si sentì privo di forze. I puntini neri tornarono ad infastidire il suo capo visivo, così si buttò nel lettino a peso morto e poi nulla.
 
 
Aprì gli occhi, ci mise un po’ prima di adattarsi alla luce di quel posto. Non sembrava l’infermeria della scuola.
“Wesley, sei un’idiota. Ci hai fatto spaventare a morte.” Wesley si portò una mano dietro al collo, accompagnato dalle dolci parole di suo fratello.
“Keaton.” Disse una voce femminile, con un tono di rimprovero. Wesley si voltò di scatto.
“Mamma? Che ci fai qui?”
“Sei svenuto in infermeria, non riuscivano a farti rinvenire così hanno chiamato l’ambulanza e ti hanno portato in ospedale.” Sgranò gli occhi, anche se, dopo la spiegazione di sua mamma, si era ricordato benissimo quello che era successo.
“Dicono che hai avuto un attacco di panico. Ti hanno anche fatto la flebo.” Aggiunse Keaton. In effetti, aver rivisto Sunshine l’aveva fatto entrare in panico ma non pensava che sarebbe successa una cosa fino a questo punto. Appena si ricordò di Sunshine gli si illuminarono gli occhi e scattò a sedere nel letto. Si girò a destra e sinistra per trovare il telefono, invano.
“Dove è il mio telefono?” Chiese, alzando lenzuola e cuscini.
“Ce l’ho io..” Disse suo fratello, estraendolo dalla tasca dei jeans. “Ma perché vuoi..” Glielo levò frettolosamente dalla mani e subito cliccò su ‘messaggi’ e poi su ‘nuovo messaggio’
A: Lyn Matthews
Dobbiamo parlare.
La risposta arrivò dopo pochi secondi.
Da: Lyn Matthews
No, non dobbiamo.
“Quando mi faranno uscire?” Chiese, mentre continuava a picchiettare lo schermo del telefono.
A: Lyn Matthews
Ti prego, è importante.
“Ti devono solo fare di controlli e poi torniamo a casa.” Wesley conosceva abbastanza Lyn da sapere che lei non poteva resistere alla sua curiosità. Sapeva che l’avrebbe voluto mandare a farsi fottere e forse si sarebbe fatta pregare un po’ ma probabilmente avrebbe accettato di parlare con lui per la sua curiosità.
Intanto Lyn era a casa della sua migliore amica. Parlavano ed ascoltavano musica.
“Si può sapere con chi ti stai massaggiando?” Le chiese Sunshine, divertita. Pensando che le stesse nascondendo il suo nuovo amore.
“Dai, Lyn. Mi hai sempre detto tutto perché non vuoi dirmi una cosa così banale?” Sunshine sbuffò. Lyn non voleva dirle che stava massaggiando con Wesley. Non voleva farla diventare triste per un idiota come lui. Be’, era anche vero che le due migliori amiche la pensassero in modo diverso su Wesley. Sunshine era ancora innamorata di lui mentre Lyn lo detestava per aver fatto soffrire la sua migliore amica, ma questo è risaputo.
“Con Theo Hastings.” Mentì.
Uh.. Quello carino del corso di matematica?” Era strano come Sunshine, la maggior parte delle volte (non sempre), fosse piena di vita. Come fosse la solita Sunshine, quasi sempre sorridente, amichevole, dolce.. Se Lyn fosse stata al suo posto probabilmente sarebbe stata tutto il tempo nel letto a deprimersi o forse no, lei non lo sapeva, non era al suo posto.
“Ehm.. si.” Mentì ancora, ma Sunshine aveva capito che stava mentendo, dal suo scarso interesse nella voce.
“Perché mi menti?” C’era rimasta male. Sunshine non mentiva mai a Lyn mentre lei lo aveva appena fatto.
“Vuoi davvero saperlo?” Sospirò, lei.
“Si. Se no non te l’avrei chiesto, lo sai.” Sunshine ebbe un brutto presentimento? Ma perché?
“Wesley.” Sentendo quel nome Sunshine ebbe come un colpo al cuore. “Dice che vuole parlare con me.”
“Oh.. e di che vuole parlare?”
“Dice di te.” Sunshine sorrise. Di lei? Voleva parlare di lei?
“E perché non viene a parlare direttamente con me?” Chiese, euforica.
“Sunshine, sai che quel tipo non mi piace.”
“Era uno dei tuoi migliori amici prima che mi lasciasse.” Controbatté, irritata. Anche se ricordare che l’aveva lasciata la faceva stare male.
“Appunto. Prima che ti lasciasse.” Ripeté lei, irritata quando Sunshine.
“Ma non ha senso che voi due vi siate allontanati solo a causa mia.” Alzò il tono di voce. In quel momento capì che lei odiava non vedere (cioè l’aveva capito da subito, solo che non gli aveva dato più di tanto peso). Voleva essere libera di guardare male la sua migliore amica, di vedere la sua espressione perché lei riusciva a capire le persone solo così. Invece, ora, il mondo era diventato solo una grande macchia nera. C’erano tanti bei colori nel mondo, il verde degli alberi, il colore dell’oceano, quello della sabbia, i palazzi colorati che si trovavano in dei quartieri di Huntington Beach e invece ora non poteva più distinguere nulla. Solo nero. Le mancava addirittura il colore, imbarazzante, della sua camera. Rosa. L’aveva fatta dipingere così quando aveva nove anni. Non era uno di quei rosa carini ed accoglienti, era uno di quei rosa che davano subito all’occhio. Quasi fucsia.
“Non capisci, Sunshine. Lui vorrà parlarmi solo perché vuole tornare con te. E sai perché vuole tornare con te? Perché si sente in colpa. Perché tu ora sei..” Lyn capì di essersi spinta troppo oltre. Cercò di bloccarsi ma ormai era troppo tardi. Sunshine serrò la bocca e restò in silenziò per qualche secondo. Fece dei respiri profondi, come se stesse cercando di non scoppiare a piangere.
“Perché ora io sono cosa?” Chiese, con un filo di voce. Lyn restò zitta. “Lyn, dillo. Io sono cosa?” Non parlò ancora. “Sono cosa? Cieca? Be’ si, lo sono. Ma questo non vuol dire che io sia una persona diversa.” Lyn abbassò lo sguardo, come se Sunshine fosse in grado di vederla. Si sentiva davvero in colpa per aver detto quelle cose.
“Mi dispiace, Sun..” Non la fece finire di parlare.
“Voglio restare sola. Non ti dispiacerà di certo andartene.” Lyn se ne andò. Coperta da un mare di vergogna.
 
 
 
Era appena finita un’altra giornata di scuola. Lyn aveva continuato a guardare Sunshine da lontano, nel caso le fosse servita una mano ma non si era mai avvicinata. Sunshine se l’era cavata piuttosto bene da sola e ancora i sensi di colpa stavano divorando Lyn. Come aveva potuto dire quelle cose? Come aveva potuto solo pensare che Sunshine fosse cambiata solo per via della sua malattia? Si era data della stupida il secondo dopo che l’aveva pensato e quasi detto.
“Lyn!” Si sentì chiamare e si voltò di scatto. Wesley stava andando verso di lei, aveva sentito che ieri era stato male ma ora sembrava in ottima forma.
“Che vuoi?” Chiese, irritata, appena gli fu vicino.
“Devi aiutarmi.” Le persone ci passavano accanto e li schivavano.
“A fare?” Inarcò un sopracciglio. Curiosa di quello che le avrebbe detto anche se lo sapeva già.
“Con Sunshine. La devo riconquistare.” Aveva una sicurezza nella voce che irritava ancora di più Lyn.
“La devi riconquistare?” Cos’era? Un obbligo?
“Si, io..” Si passò una mano fra i capelli ma capì, dall’espressione di Lyn, che lei non gli avrebbe mai dato una mano. “Niente, lascia perdere.” Cercò di andarsene ma Lyn lo trattenne per un braccio.
“No, dai, dimmi. Voglio sentire.” Aveva un sorrisetto sulle labbra, come se volesse prenderlo in giro.
“No.” Rispose, duro. “Non vuoi aiutarmi. Vuoi solo farmi perdere tempo.” La ragazza lo guardò per qualche secondo.
“Perché dovrei aiutarti?” Chiese poi, tornando seria.
“Perché la amo.” E questa era la cosa più sincera che fosse uscita dalla sua bocca ma Lyn, evidentemente, non lo aveva preso sul serio visto che scoppiò a ridere.
“Tu? Tu la ami?” Disse con uno sguardo divertito in volto. Lui annuì. “Tu l’hai lasciata. L’hai fatta soffrire e l’hai trattata di merda ogni volta che cercava di chiarire le cose con te.” Wesley aprì la bocca per dire qualcosa ma la richiuse subito dopo. “Tu non puoi neanche immaginare quanto stava male. Wesley, le hai fatto pensare che lei fosse il problema, le hai fatto pensare che avesse qualcosa che non andava. E invece di mandarti a fanculo cercava un modo, qualsiasi modo, per farsi perdonare da te.” Gli puntò il dito contro, per farlo sentire ancora più colpevole. Wesley abbassò lo sguardo. Se solo tutti avessero saputo che non aveva smesso di amarla in questi mesi. Che pensava sempre a lei, a dove fosse, a cosa le fosse capitato, ma non lo sapeva. Lo venne a sapere solo da un ragazzo, che ne parlava in corridoio. Perché non gliel’aveva detto? Gli sarebbe potuto restare accanto, amarla, come nessuno aveva mai fatto prima, come solo lui sapeva fare.
“Avevo paura.” Ammise alla fine.
“Di cosa?”
“Di impegnarmi con lei, okay?” Scattò lui. Lyn rise ancora.
“Oh certo. Ed è per questo che si fa soffrire una persona.” Gli occhi di Wesley si ridussero a due piccole fessure.
“Lyn Matthews: arrogante, ti rinfaccia le cose, acida, ed ora, aggiungiamo alla lista dei difetti incoerente.” Lyn diventò tutta rossa in volto. Sapeva di avere molti difetti ma non le piaceva quando qualcun altro glieli faceva notare.
“Cosa?” Disse con un filo di voce.
“Sai, Lyn, forse tu avrai rimosso tutti i tuoi ricordi, di quando noi due eravamo amici, ma non io.” Lei sorrise, per non far capire che era entrata nel panico. “Perché tu non ti ricordi cosa mi hai detto, quando sei venuta da me, a piangere, dopo che avevi lasciato Drew, vero?” Il sorriso dalla faccia di Lyn sparì di colpo. “Credo di essermi innamorata di lui, ecco perché lo lasciato. Perché se lui non è innamorato di me, prima o poi mi lascerà e io non voglio soffrire, ma visto che dovrò farlo, meglio prima che dopo. Almeno poi mi passa.” Ora fu Lyn ad abbassare lo sguardo ma lo rialzò subito. Togliendosi una ciocca di capelli da davanti al viso.
“E tu mi dissi che ero stata stupida perché lui mi amava. Solo che qualche settimana dopo, tu, hai fatto il mio stesso sbaglio.” Wesley annuì.
“Esatto.” Disse anche non essendone fiero. “E mi sono pentito il secondo dopo averla lasciata. Tu dovresti capirmi.” Lyn sospirò.
“Purtroppo si, ti capisco.” Sembrava che Wesley stesse riuscendo a convincerla.
“Ti ama ancora.” La rassicurò Wesley.
“E lei ama te.” La ragazza estrasse il suo telefono dalla tasca e guardò l’ora. “Fra qualche minuto ci dovevamo trovare al bar sotto casa sua.” Lo informò. “E’ ora di riconquistarla.” Wesley sgranò gli occhi.
“Come? Ora?” Chiese, allarmato.
“Si, ora.” Lo prese per il braccio e iniziò a trascinarlo verso il luogo dell’incontro.
“Ma io non sono pronto, non saprei che dirle.”
“Se vuoi puoi portarle anche la tua lista della spesa, tornerebbe con te comunque.” Wesley si bloccò facendo girare Lyn verso di lui.
“Lyn, seriamente, non so neanche come devo comportarmi.”
“Wesley, non è cambiata. È sempre la stessa Sunshine di prima, sai come comportarti con lei, lo sai benissimo.”
 
 
I due ragazzi erano arrivati al bar da qualche minuto. Wesley si era bloccato nel vedere che lei era già dentro. Era seduta ad uno dei tavoli, guardava in avanti, con le mani sopra il tavolo, mentre aspettava Lyn.
“Be’, che aspetti?” Lo incitò, Lyn. “Vai.”
“Non so se ci riuscirò.” Ammise Wesley, stava entrando nel panico, Lyn non aveva mai visto Wesley entrare nel panico.
“Wesley, guardami.” Lyn gli mise le mani sulle spalle. “Va lì e dille cosa provi per lei.” Continuò guardandolo negli occhi. Wesley si rilassò un attimo.
“Lo farò. Solo se lo fai anche tu.” Lyn lo guardò, confusa.
“Si, peccato che io non sono io quella che la ama. Cioè le voglio bene ma.. che diavolo ti sei fumato?” Chiese infine, vedendo l’assurdità di quel momento. Wesley alzò gli occhi al cielo.
“Non devi andare da Sunshine, piccola idiota, devi andare da Drew.” Lyn era un misto fra sorpresa e tenerezza. Sorpresa, perché non pensava che Wesley le avrebbe mai chiesto di andare da Drew. Tenerezza, perché si era addolcita, sentendo Wesley che la chiamava piccola idiota. Poteva sembrare un’offesa, anzi, lo era, ma loro erano soliti a darsi questi nomignoli quando erano amici, un modo strano di dimostrarsi il loro affetto.
“D’accordo.” Disse subito Lyn. In verità pensava di farlo da tempo, si immaginava come sarebbe stato tornare da lui, le serviva solo qualcuno che la spingesse a farlo.
“E’ a casa sua, è solo, oggi.” La informò Wesley.
“E’ dentro quel bar.” Disse Lyn facendo un cenno con la testa a Sunshine. “E’ sola e probabilmente anche irritata perché io, cioè tu, sei in ritardo.” Wesley le rivolse un piccolo sorriso e poi sospirò.
“Okay. Insieme?” Chiese.
“Insieme.” Rispose Lyn. E subito dopo la vide sparire, andando nella direzione con cui avrebbe raggiunto la casa di Drew. Wesley entrò nel bar. Più che un bar era una tavola calda. Si sentirono degli scampanellii mentre apriva e si richiudeva la porta alle spalle. Vide Sunshine girarsi verso la porta, come se lo avesse visto. Forse ancora non si era abituata del tutto al fatto che non vedesse. Continuava a fissarla mentre andava verso di lei. Indossava una delle sue solite felpe enormi. Ma non era proprio una delle solite. Wesley riconobbe che quella era la sua felpa. O almeno, una delle sue. Si ricordò quando l’aveva presa. Un giorno era a casa sua e iniziò a rovistare dentro i suoi cassetti e nel suo armadio. Poi vide quella felpa, si tolse la maglia che indossava quel giorno, e mise quella. Si mise a sedere nella poltroncina davanti a quella di Sunshine. Per sbaglio fece sfiorare il suo ginocchio con quello della ragazza.
“Lyn?” Chiese subito. Wesley non sapeva cosa dirle così resto zitto. “Lyn so che sei qui. Ti sento.” Disse, seccata. Avevano forse litigato? Ma quello non era importante ora. Wesley allungò una mano ed afferrò quella di Sunshine. La vide sobbalzare. Continuava ad accarezzargli la mano, come se volesse capire chi era solo toccandogli una mano. “Chi diavolo sei?” Chiese con un filo di voce. Anche se aveva già intuito chi fosse. Wesley le prese la mano e la appoggiò sul suo viso. Iniziò a fare scorrere le mani dalla mandibola, alle labbra, al naso e gli occhi. Subito dopo abbassò le mani. “Wesley?”
“Ciao, Sunshine.” Disse sorridendo, anche se lei non poteva vederlo. La ragazza gli tirò uno schiaffo, con tutta la forza che poteva metterci, senza che Wesley se lo aspettasse. Tutti li stavano osservando, anche se Sunshine, probabilmente, non se n’era accorta.
“Che ci fai qui?” Chiese subito dopo.”Dov’è Lyn?”
“Lei mi ha detto di venire qui.” Si giustificò subito.
“Ma lei ti detesta.” Disse con una rabbia nella voce che lui non si sarebbe mai aspettato di sentire.
“Anche se mi detesta vuole bene a te.” Si affrettò a rispondere. “E vuole che tu stia bene.”
“Probabilmente prima pensavo di stare bene se ti avevo vicino a me ma ora capisco che non è così.” Sunshine si alzò di scatto ma Wesley le afferrò subito le mani.
“Ferma. Ti prego, devi ascoltarmi.” Si spostò dalla sua poltroncina, mettendosi in quella accanto a quella di Sunshine che, visto che era attaccata al muro, non permetteva di farla uscire.
“Non voglio. Fammi passare.” Cercò di spingerlo via, con scarsi risultati.
“Ti prego, Sunshine.” Lui continuava a fare presa sui suoi polsi mentre lei cercava di liberarsi.
“Vattene, Wesley.” Lo supplicò lei. “Non puoi immaginare quanto ci abbia messo a non piangere più per te, per ogni volta che qualcuno pronunciava il tuo nome, ora va via. Ti prego, non voglio soffrire. Ti prego, lasciami stare.” Lei si fece passare le mani sotto gli occhiali neri. Iniziò a singhiozzare. Stava piangendo? Wesley non pensava che i ciechi potessero piangere. Restò a guardarla qualche secondo ma quando vide che non riusciva a calmarsi, prese coraggio e si avvicinò a lei, stringendola fra le sue braccia. “Merda, Stromberg. Perché sei ancora qui?” Lui non rispose e la strinse ancora di più a se. Diglielo. Ripeteva a se stesso. Ma non hai sentito cosa ha detto? Pensò subito dopo. Ma Lyn ha detto che lei ti ama.
“Sunshine, ti amo.” Lei alzò la testa, come se lo avesse voluto guardare negli occhi e poi iniziò a scuotere la testa in senso di dissenso.
“No. Non voglio ricascarci di nuovo.”
“Sunshine, ascoltami.” Sembrò calmarsi. “Io non ti ho mai mentito. Anzi, l’ho fatto una volta ed è per questo che ora sono qui.” Lei scostò le mani dagli occhi, si asciugò le lacrime e si aggiustò gli occhiali da sole sopra il naso.
“Quando mi hai mentito?” Chiese con voce spezzata.
“Quando ti ho detto che non provavo più niente per te.” Lei scosse la testa. Sembrava che volesse ricominciare a piangere ma si trattenne.
“Non ti credo.” Wesley sentì come un colpo al cuore. Faceva male non essere creduti dalla persona che si amava.
“Non ho mai smesso di amarti, neanche il secondo dopo in cui ti avevo lasciata.” Se fosse stato un po’ di tempo fa Wesley avrebbe scommesso che avrebbe alzato gli occhi al cielo, per la cosa troppo ‘lagnosa’ che aveva appena detto.
“Però mi hai lasciata.” Disse.
“Mi dispiace.”
“Non è vero. Se no mi avresti cercata.” Un altro colpo al cuore.
“Tu sei sparita. Nessuno mi aveva detto che cosa ti era successo.”
“Wesley, anche se volessi, non possiamo rimetterci insieme.” Wesley si maledisse.
“Perché no?”
“Per.. quello che mi è successo.” Wesley si maledisse ancora. Perché glielo aveva ricordato?
“Quello non mi importa.” Disse subito.
“Forse per ora no. Poi inizierà ad essere un problema anche per te e non mi sopporterai più e non avrai il coraggio di lasciarmi solo perché io sono così.” Afferrò le mani di Sunshine e le appoggiò sul suo petto. Si avvicinò ancora di più a lei, stringendola al muro. Appoggiò la sua fronte contro quella della ragazza e lei cominciò a piangere di nuovo. Il battito del cuore di Wesley iniziò ad accelerare, succedeva ogni volta che la vedeva.
“Pensi che per me sia un problema?” Lei annuì. “Non lo è. Ti amo per quello che c’è qui dentro.” Disse puntando il dito contro il suo cuore. “E sono sicuro che anche se sei cambiata fuori, non sei cambiata dentro.” Wesley le prese il viso fra le mani.
“Sarei solo un peso.” Disse lei fra le lacrime, senza aver tolto la mano dal petto del ragazzo.
“Perché?”
“Te l’ho detto. Perché n-non ci v-vedo più.” Balbettò lei, continuando a piangere.
“No, no, non pensarlo neanche. Ti amavo prima, ti amo ora, ti amerei anche senza una gamba o senza un braccio.” Sorrise. “E poi, potrei farti da cane guida.” Sorrise anche lei e poi scosse la testa.
“Prenderai mai qualcosa sul serio?” Chiese lei, asciugandosi le lacrime una seconda volta.
“Credo di no.” Ammise lui, sorridendo. “Ma è meglio così, almeno riuscirò a farti ridere anche quando sarai triste.”
“Non penso che resisterai a lungo, nessuno lo fa.” Ignorò l’ennesimo colpo al cuore.
“Ma io non sono nessuno. Gli altri non ti vedono come ti vedo io.” Le accarezzò una guancia. “E poi è meglio se tu sei così. Almeno, se staremo ancora insieme, quando saremo vecchi, tu ti ricorderai di me come quel ragazzo bello e muscoloso. E non come un vecchietto senza capelli e pieno di rughe e con la pelle flaccida.” Sunshine rise più forte, questa volta.
“Ma io ti amo per quello che c’è qui dentro.” Controbatté puntandogli il dito contro il cuore, come aveva fatto lui prima con lei. “Non per quello che c’è fuori.” Wesley sorrise.
“Dio, quanto mi sei mancata.” Wesley spostò le gambe di Sunshine sopra le sue. Le mise una mano dietro la schiena e poi la baciò. Dio, quando gli erano mancati i suoi baci. Quanto gli erano mancati i suoi capelli biondi che sapevano sempre di cocco. Quanto gli era mancato tenerla fra le sue braccia, cercando di non stringerla troppo, per paura di romperla. Il bacio si fece sempre più intenso e Sunshine non aveva tolto la mano dal petto di Wesley. Chissà a cosa stesse pensando, chissà se il suo cuore battesse forte, proprio come il suo. Chissà se anche lei si stesse concentrando su tutte le cose che le erano mancate quando non stavano insieme: il suo odore, la sua presa, la sua idiozia e la sua dolcezza. Chissà se si ricordava il colore dei suoi occhi e quello dei suoi capelli, di quanto fosse più alto rispetto a lei, di quanto fosse bravo con lo skateboard oppure a surfare. Chissà se fra qualche anno questi ricordi si sarebbero fatti meno chiari o se li avrebbe dimenticati.
“Anche tu mi sei mancato, Wes.” Disse infine, perché per lei i capelli di quel ragazzo potrebbero anche potuti essere arcobaleno. Potrebbe aver avuto qualche chilo in più o molti chili in più e non le sarebbe importato. Perché lo amava ed era questo quello che contava. 





*Spazio autrice*

Salve a tutti, un po' di tempo fa avevo scritto questa os su Wesley.
L'ho risistemata un po' e l'ho finita e ho deciso di pubblicarla. 
E' una specie di esperimento per me. Cioè, con la ragazza cieca ed è anche la prima volta che scrivo in terza persona e tutto il resto.
E' stato un po' difficile per me scriverla perché non so esattamente cosa prova una persona cieca.
Quindi apprezzate lo sforzo hahah
E potete anche dire che fa schifo, tanto non me la prendo lol
Spero vi sia piaciuta, un bacio <3


 
   
 
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