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Autore: NottingHill    02/06/2014    0 recensioni
John è stato privato della memoria. Ma siamo sicuri che non ricordi proprio nulla?
"Appoggiati ad una parte c'erano due ragazzi. Lui, alto e muscoloso, aveva il volto confuso, ma la ragazza che gli stava a fianco aveva un bel viso sorridente, lo stava fissando coi suoi grandi occhi e ridacchiava col suo amico. Allora John le sorrise di rimando, perchè semplicemente non poteva farne a meno."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astrid Finch, John Young
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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When the sun goes down

I don't know where to find you
so I just drive around


John non si era ancora ripreso dalla nottataccia. Quella strana alternanza di sonno, popolato da immagini vivide e colorate, e veglia non gli aveva fatto bene.
Verso l'alba Jedekiah era venuto da lui a dirgli che non ci sarebbe stato tutto il giorno, aveva degli affari da sbrigare, e che gli aveva lasciato del caffè ancora caldo in cucina.
Allora si era alzato ed era andato subito in bagno a farsi una doccia. Lo scrosciare dell'acqua, pensò, lo avrebbe aiutato a rimettere in ordine i pensieri. Continuava a vedersi passare davanti agli occhi immagini di ricci scuri, sorrisi e stanze dalle pareti galline a cui era appoggiata la ragazza che, a quanto pareva, si chiamava Astrid. Non era più sicuro di niente: o si stava inventando tutto, cosa che al momento gli sembrava quasi plausibile, o Jedekiah gli aveva tenuto nascosto qualcosa. Ma come poteva nascondergli qualcosa che neanche lui stesso sembrava ricordare?
Alla fine, la doccia non ebbe l'effetto rivelatore sperato. Si vestì e andò in cucina, ma ormai il caffè era freddo.
Mentre rimetteva a scaldare il caffè e prendeva una tazza dalla credenza, trovò del pane e, rovistando nel frigo, anche il necessario per fare dei french toast. Solo a metà del procedimento, quando stava per metterli nella padella, si rese conto che non ricordava di aver mai cucinato dei french toast in vita sua. Mai. Ma poi si disse che era una sciocchezza, che probabilmente l'aveva sentito alla tv senza prestarci troppa attenzione, ma il suo istinto continuava a dirgli, mentre mangiava la colazione, che c'era qualcosa di profondamente sbagliato nelle cose accadute nelle ultime 24 ore.

Nel tardo pomeriggio si rese conto di non riuscire più a stare seduto in quella casa minuscola, quasi senza mobili, in cui si era trasferito con Jedekiah senza sapere quale fosse il piano preciso a cui stavano lavorando. Dapprima aveva pensato che fosse una sistemazione temporanea, che poi avrebbero trovato un posto nuovo, magari uno degli appartamenti sicuri dell'Ultra. Ma erano passate quasi tre settimane, e sembrava che non si sarebbero mossi di lì ancora per un po' di tempo. E soprattutto, sembrava che l'Ultra fosse l'ultimo pensiero di Jedekiah, che dopo qualche parola all'inizio non ne aveva più fatto cenno. Erano solo loro due.
Prese un giubbotto di pelle trovato appeso vicino alla porta, sembrava comodo, e uscì di casa.
Fuori dalla porta c'era un quartiere anonimo, nessuna grande casa, nessuna macchina luccicante. Tante piccole villette una vicino all'altra, tutte dai colori tristi: una giallina che col tempo era diventata quasi grigia, una color mattone spento, una azzurrina che però col cielo dalle nuvole scure, cariche di pioggia, sembrava cupa e poco accogliente. Non era esattamente l'appartamento di lusso che ricordava, ma se erano in missione bisognava adattarsi.
Jed aveva lasciato la macchina nel vialetto. L'aveva visto spesso uscire di casa a piedi, come gli affari tanto importanti da cui stava andando non distassero che pochi passi; così, salì in macchina attento ad evitare la pozzanghera che si era formata proprio vicino allo sportello del guidatore.
E iniziò a percorrere il lungo viale che dalla periferia lo avrebbe riportato nel centro della città, mentre il sole alle sue spalle iniziava a lasciare spazio all'oscurità.

***

I've been needing you lately
when the sun goes down

Astrid era nel suo letto, ormai da qualche ora, e non riusciva a staccare gli occhi dal tramonto che vedeva al di là della finestra. La mano sotto al cuscino le permetteva una visuale perfetta per godersi quello spettacolo. Avrebbe quasi voluto uscire e sentire la brezza leggera sulle guance, che si sarebbero arrossate, e poi John l'avrebbe presa in giro e...
Ma John non c'era, ricordò a se stessa.
Era rimasta ad aspettare che Cara e Stephen tornassero per sentire quale piano avrebbero messo in atto, e sta volta uno non dettato dalla reazione improvvisa della ex storica del suo ragazzo. Sarebbe stato carino, pensò lei, sarcastica.
Non c'era voluto molto perchè Cara si rendesse conto che forse non era il caso di inseguire Jedekiah senza nessuno a coprirele le spalle e quando erano riapparsi, una volta che il bagliore dorato del teletrasporto si era dissolto, aveva l'aria sofferente e una mano sullo stomaco, come se avesse male in quel punto. Aveva tentato di chiederle cosa avesse, ma quella aveva liquidato la faccenda agitando una mano in aria.
Si erano seduti tutti e quattro su gli unici due mobili rimasti, il divano e una poltrona, e man mano che ragionavano e mettevano le basi del loro piano si erano spostati tutti a sedere sul pavimento, come se avere dei cuscini dietro la schiena li distraesse e un pavimento duro, freddo e umido aumentasse la loro concentrazione.
Astrid si era sentita sollevata, in quel momento. Anche loro erano preoccupati per John e finalmente stava facendo qualcosa per mettere mano alla situazione, per venirne a capo. Ma ora, da sola nella sua camera da letto, al piano più alto della casa completamente vuota, quella strana sensazione le era tornata. Sapeva che John non se ne sarebbe mai andato volontariamente, e dubitava che lo zio di Stephen lo avesse costretto con la forza, perché da quel poco che aveva visto lo trattava come uno delle cose più preziose che potesse avere. Lo trattava come un figlio.
Lo schermo del suo cellulare, appoggiato sul comodino vicino al suo viso, si illuminò e un secondo dopo si mise a squillare, distraendola da quei pensieri ingarbugliati.
Disse ai genitori, all'altro capo della linea, che non dovevano preoccuparsi per lei e di godersi la loro lunga crociera. Dopotutto, non mancava poi molto alla fine e si sarebbero visti presto. Se era sopravvissuta a tutte quelle cose assurde, poteva anche sopravvivere a qualche settimana di lontananza, pensò; ma questo lo tenne per sé.
Una volta riagganciato distolse lo sguardo dal sole calante, che ormai si vedeva appena all'orizzonte, e ritornò ai suoi pensieri.
Alla fine, erano più o meno arrivati ad un accordo su cosa fare. Avrebbero usato Tim per monitorare Jedekiah. Probabilmente non si sarebbe più fidato a usare la carta di credito o dare visibili tracce di sé, ma non poteva essere sparito per sempre; prima o poi, usando il riconoscimento facciale che Tim aveva programmato su tutte le telecamera della zona a cui era riuscito ad accedere, sarebbe venuto fuori. E se così non fosse stato, avrebbero allargato le ricerche. Nel frattempo, avevano anche deciso che un paio di loro (il che in genere significava Stephen e Cara) sarebbero andati all'appartamento di Jedekiah per controllare se fosse tutto a posto o se ci fossero degli indizi, e anche in tutti gli altri luoghi in cui era stato ultimamente.
Non era un granché in quanto a risultati immediati, ma era meglio di niente.
Astrid si voltò dall'altra parte e, facendo un grande sospiro per buttar fuori tutte le preoccupazioni, chiuse gli occhi.

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La meravigliosa canzone che ho inserito all'inizio dei due POV è "Lately" cantata da Sam Palladio e Clare Bowen, nel telefilm Nashville. Giuro che non volevo mischiare due telefilm diversi, ma la canzone era così perfetta che non ho potuto resistere!
Scusate per l'assenza, causa studio, ma arriva l'estate e conto di essere più produttiva :)

NottingHill

  
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