Giochi di Ruolo > Vampiri: la masquerade
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Autore: Jake Blake The Heartquake    02/06/2014    0 recensioni
Dopo l'evento del Circo Ravnos, il Dominio di Verona raggiunge la stabilità grazie ad un'alleanza con gli Zingari. Alleanza che porterà la pace e la serenità nel Dominio. Ma non sarà così per tutti...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo la notte del Circo Ravnos, Trundle si rinchiuse nel suo rifugio per svariati giorni. Lasciò istrizioni ben precise a Snake e a Nexus, incaricandoli di comunicare con Simon per lui. Ogni notte, batteva palmo a palmo il Dominio, alla ricerca di quel fantomatico Dottore Tzimisce che si era presentato a lui in quel circo. Era forse stata un'illusione? Era forse stata una semplice illusione Ravnos? In fin dei conti, anche Squarcio ne faceva parte... Passarono i mesi, quando, durante una perlustrazione delle fogne, lo trovò. Subito lo raggiunse, sorridente, chiedendogli cosa fosse accaduto. Lo Tzimisce, ferito pesantemente, gli mostrò il corpo di un lupino orrendamente deformato. Ne era uscito vincitore, miracolosamente, e aveva bisogno di aiuto. Utilizzando le sue Doti di Oscurazione, Trundle coprì la fuga di entrambi. Una volta al suo rifugio, Trundle spiegò allo Tzimisce che lo avrebbe fatto riprendere, lo avrebbe presentato al Principe e si sarebbe accertato della sicurezza del Fratello. Lo Tzimisce, prima di svenire, ringraziò il Primogenito, inconsapevole di ciò che sarebbe accaduto. La notte successiva, infatti, si riprese in una cantina, con Trundle di fronte a lui. Era legato e bendato, quindi si limitò a guardare il Primogenito, il quale prese posto di fronte a lui, spiegandogli cosa sarebbe successo da lì a breve. Le opzioni che Trundle lasciava a lo Tzimisce erano poche. O gli avrebbe trasmesso il suo sapere con le buone, o avrebbe dovuto farlo con le cattive. Dopo innumerevoli torture, lo Tzimisce accettò di trasmettere al Primogenito le sue conoscenze nella Vicissitudine in cambio della libertà. Passarono i mesi, e Trundle si mostrava sempre meno in pubblico. Contribuì alla costituzione dell'Elysium permanente ed organizzò una Coterie per la Spedizione Bresciana, la quale andò a buon fine, soprattutto con l'aiuto del Clan Ravnos, il quale si mostrò ben lieto di fornire il proprio aiuto. Sotto la direzione sua e di Simon, il clan Nosferatu riprese a prosperare, ricostruendo la Cittadella e creando una serie di cunicoli così fitta e letale che chiunque fosse entrato senza il benestare del Clan avrebbe incontrato qualcosa di ben peggiore della Morte Ultima. In fin dei conti, la Bestia delle Fogne non era così antipatica come poteva sembrare ad un primo impatto. Ma, via via che in pubblico si mostrava sempre pronto ad ergersi come baluardo per il Dominio e i suoi Fratelli, dentro di lui il marciume aumentava a dismisura. Una notte, lo Tzimisce, stremato, lo guardò, dicendogli che gli aveva insegnato tutto ciò che sapeva. Trundle, compiaciuto, si avvicinò a lui, sorridente, dicendogli che era stato di grande aiuto per la sua causa. Quando lo Tzimisce chiese dunque se sarebbe stato libero di uscire da quella cantina, Trundle fece un piccolo cenno di assenso, per poi impalettarlo e avventarsi subito dopo sul suo collo...

 

Passarono gli anni

 

"Sapete, quando ero giovane passavo il tempo a pensare a come sarebbe stato essere immortale. Pensavo come sarebbe stato bello ergersi al fianco del Dio che tanto amavo e veneravo per poterlo aiutare nel suo pesantissimo compito, pensavo a come sarebbe stato bello poter vedere tutto e sapere tutto e pensavo a come sarebbe stato bello aiutare tutti gli altri. Beh, mi sbagliavo. L'immortalità non è un dono, è una malattia, una maledizione. Che alleviamo, vivendola con chi amiamo  Ma io, ormai, non ho più nessuno che mi ama. Madre, Padre, spero di non avervi deluso. Fratello, mi sei stato a fianco per tutti questi anni, ma alla fine la Morte Ultima è giunta anche per te. Sono dispiaciuto per tutto quello che vi ho fatto, e sono ancor più dispiaciuto per quanto ho fatto a chi avevo intorno per perseguire i miei scopi. Perchè in fin dei conti, l'Immortalità, quando si è soli, non è altro che un guardarsi ogni giorno allo specchio e non vedere nulla se non cenere"

 

Trundle si tolse la maschera, guardandosi nel marmo. Per la prima volta, dopo anni, riusciva a vedersi. Bello, con i capelli pettinati alla perfezione e un sorriso malinconico che non si vedeva da tanto, troppo tempo. Appoggiò la mano sulla lastra di marmo, la lastra che lo separava dalle ceneri della sua famiglia. Fece un sorriso, guardando la maschera che per tutto quel tempo l'aveva accompagnato, e nella sua mente era servita per nascondere agli occhi altrui l'aspetto mostruoso che aveva. Quando in realtà, il vero mostro era dentro di lui. La maschera, con un sonoro tonfo, toccò il terreno, sollevando un pò di polvere. Trundle sorrise, mentre, lentamente, chiudeva gli occhi. Mosse la testa all'indietro, avvertendo il contatto con la gelida acqua del torrente. Si immerse completamente, guardando il cielo e le stelle. Si lasciò trascinare dalla corrente, fino a quando, giunto a riva, i suoi genitori e il fratello non lo accolsero, portandolo con loro in quella che sarebbe stata la sua Eterna Casa. La Golconda. Di fronte alla tomba, un figura femminile si tolse un velo nero dal volto, mostrando la parte sinistra completamente scarnificata. Raccolse la maschera, indossandola, per poi poggiare due dita nella cenere

 

"Padre, una volta mi salvaste dalla Morte Ultima. E' tempo che io faccia per voi altrettanto"

 

e così dicendo, Alexa si allontanò dal cimitero, preparandosi a tornare a Verona per mantenere viva la nomea di Trundle, Primogenito del Clan delle Maschere

  
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