Per la campagna
“Giustizia a
Scotty” ecco il mio piccolissimo contributo. Spero possa
piacere.
Good job, boy!
Il capo ingegnere Scott si diresse in plancia con passo
sicuro.
Appena entrato, si guardò intorno cercando una precisa
maglia gialla.
Con ancora il Capitano in coma e l’Enterprise in
riparazione, sapeva che in plancia c’erano solo i tecnici.
Sapeva anche che il Primo Ufficiale aveva dato l’okay per il
cambio del sistema operativo dei computer in plancia. E la revisione di
tale
sistema toccava a Chekov.
Proprio l’uomo che stava cercando.
Dopo il suo ritorno sulla nave, gli avevano raccontato che
il giovane si era preso la responsabilità di sostituirlo.
Inizialmente aveva avuto un brivido di terrore, al sapere
che il Capitano aveva affidato la sua adorata sala macchine ad un
ragazzino
appena uscito d’accademia.
Ma quando aveva fatto un’accuratissima revisione per
controllare che non ci fossero stati danni in sua assenza, aveva tirato
un
sospiro di sollievo.
Sarebbe potuta andare molto peggio, pensò.
Si era, quindi, sentito in dovere di congratularsi con quel
ragazzino.
Avvicinatosi ai computer, prese qualche attimo per osservare
il lavoro del timoniere. Pavel lavorava con solerzia e attenzione. Ogni
più
piccolo errore avrebbe potuto mettere la nave in pericolo nel momento
meno
opportuno.
“Salve Chekov!” lo salutò il capo
ingegnere.
Il ragazzo, non essendosi accorto della
sua presenza accanto a sé, sobbalzò
per la
paura.
“Signor... Signor Scott, cosa la porta in plancia?”
balbettò
il ragazzo, facendo così risaltare il suo accento russo.
“Oh facevo solo un giro e mi sono detto perché
non andare a fare un saluto al mio amico Pavel?”
disse
l’ingegnere, dando una leggera pacca sulla spalla al ragazzo
in maglia gialla.
Chekov guardò con sguardo perplesso il superiore, poi si
limitò ad annuire col capo e a ricominciare il lavoro da
dove lo aveva
interrotto.
Scott si sedette accanto al ragazzo, ricominciando ad
osservarlo. Stava prendendo tempo, è vero. Ma proprio non
sapeva come aprire il
discorso. Non era uno abituato a dire grazie, lui. Generalmente erano
gli altri
a dirgli grazie. Grazie per essere un’ingegnere
così dotato. Grazie per aver
inventato l’equazione di curvatura. Grazie per essere
riuscito a riparare il
danno alla nave in poco tempo.
Questa volta, però, toccava a lui dire grazie.
Forse, però, la cosa più difficile non era dire
quella
semplice parolina ‘Grazie’,
ma dirlo
a qualcuno che si era preso cura dell’Enterprise a posto suo.
Sin da quando aveva messo piede sulla nave per la prima volta,
aveva sentito qualcosa legarlo ad essa. Pian piano aveva cominciato a
considerarla come la sua ‘ragazza’,
e
i motori i suoi ‘bambini’.
Certo, non si faceva problemi a dividere questi sentimenti
col Capitano. Ma lui era, proprio, il Capitano e gli sembrava quanto
meno
giusto, ovvio, che un Capitano ci tenesse alla propria nave.
Ma ora non aveva il Capitano davanti. Ora aveva Pavel
Chekov. Un ragazzino geniale eppure quasi privo di esperienza, che
missione
dopo missione si stava rivelando un valido membro della Flotta
Spaziale.
Quindi sì, poteva anche accettare di dividere la sua amata
Enterprise con qualcuno che aveva accettato di rinunciare
all’incarico per cui
aveva studiato e faticato tanto, solo per concedere alla ciurma di
viaggiare in
sicurezza. E cercando di fare quanto possibile per evitare che la nave
venisse
distrutta.
“Hai fatto proprio un bel lavoro, Pavel.” Glielo
disse senza
neanche soffermarsi a pensare sulle parole.
“Intendo nella sala macchine. Mentre io ero via.”
Specificò,
leggermente impacciato.
Chekov smise all’istante di digitare sul computer,
alzò lo
sguardo verso il superiore e lo guardò allibito.
“I... io... l’ho fatto per la nave. Ero
l’unico che
conoscesse i motori abbastanza, seppur non come lei. E quando Capitano
ha
chiesto, io ho risposto che potevo farlo. Ma non me la sono cavata
molto bene.”
Ammise Pavel, imbarazzato. Effettivamente non tutto era andato liscio
come
l’olio, durante la sua gestione.
“Oh non ti preoccupare, sono cose che capitano ai
novellini”
cercò di consolarlo Scott, prima di assestargli
un’altra pacca sulla spalla.
“Hey Scott, non mi vorrà mica portare il ragazzo
al lato
oscuro?”. La voce di Hikaru Sulu, appena arrivato in plancia,
alleviò la
tensione.
Montgomery si girò verso l’amico, appena arrivato,
sorridendogli.
Gli piaceva il carattere di Sulu. Fermo e concentrato durante i turni,
ma più
malleabile e incline alla risata quando non era in servizio.
Molte volte si erano ritrovati insieme a chiacchierare in
una sala ricreativa e Scott aveva apprezzato la compagnia
dell’asiatico.
“No... no. Stavo solo dicendo a Chekov, qui, di quanto se la
sia cavata bene in sala macchine. Non voglio traviare nessuno. So
quanto un
navigatore e timoniere bravo come lui sia indispensabile qui in
plancia.”
Le parole del capo ingegnere ebbero due effetti; imbarazzare
il giovane Pavel e far sorridere, con una punta d’orgoglio,
Sulu.
Sebbene non si potesse obiettare sulle capacità di Chekov,
la giovane età lo limitava in esperienza. Pavel e Hikaru
avevano passato molto
tempo a parlare del loro lavoro. La maggior parte delle volte era Sulu
che
raccontava delle sue esperienze pregresse e il ragazzo ascoltava. Altre
era
Pavel che poneva una questione e entrambi cercavano di porvi rimedio
attraverso
il ragionamento.
“Mi sa che è meglio che me ne torni in sala
macchine, non
vorrei che quegli incompetenti dei tecnici combinassero qualche danno
ai miei
preziosi bambini!”.
Scott ruppe il momento, ben sapendo che ce ne sarebbero
stati altri per parlare tutti insieme.
Era questo il bello del viaggiare tutti insieme, imparare a
conoscersi, rispettarsi e considerarsi quasi una seconda famiglia.
E poi chissà, magari, qualora lui lo avesse voluto, avrebbe
potuto dare qualche altra lezione al giovane Chekov.
Note: Bene,
rieccoci.
Sebbene questa shot sia stata scritta per la campagna
pro-Scott, mi è sembrato giusto tirare dentro anche Chekov e
Sulu.
Chekov perché in Into Darkness si è preso
l’incarico del
capo ingegnere senza avere poi troppe conoscenze e ha dato il meglio di
se.
(Che poi, Abrams ma dico io, Scott un secondo in comando non
lo ha? O.o )
Sulu perché mi piace come personaggio e ce lo vedo un
po’
nelle vesti di mentore del giovane Pavel.
Forse tutto questo è più plausibile se
contestualizzato
nella TOS, intendo il discorso sull’esperienza e il dover
“istruire” Pavel. Ma mi
piace pensare che anche nel reboot Chekov sia il cocco di tutto
l’equipaggio.
Il ragazzino a cui fare da “fratello maggiore” e da
proteggere. Sebbene sia un genio di tutto rispetto, o non sarebbe
salito sull’ammiraglia.
Chiedo scusa se ho sbagliato con la caratterizzazione dei
personaggi ma, soprattutto quelli reboot, me li immagino tutti un
po’ amiconi
fra di loro che chiacchierano e si scambiano opinioni.
Alla prossima, spero questa volta, con qualcosa di più
sostanzioso.
Baci!