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Autore: Paolo Ciraolo    04/06/2014    2 recensioni
Un ragazzino e il suo mondo fiabesco e vero. Attraverso una narrazione fantasiosa si giungerà alla scoperta di ciò che conta di più nella vita: essere uniti.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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Giggiolo.


C’era una volta..nell’universo sconfinato della fantasia e dell’immaginazione di un fanciullo, la storia meravigliosa che può succedere solo in questa fiaba.
Questa è la storia di un fanciullo di nome Giggiolo che portava con se una piccola lampada, che era la sua consigliera personale, per avere al suo interno il genio di tutti i geni che dirigeva il fanciullo nei suoi giochi e nelle sue avventure.
Un giorno la lampada disse:” Giggiolo recati presso le torri chilometriche, perché la incontrerai tanti fanciulli come te”, così egli  andò nel giardino dove si trovavano le torri e scegliendone una vi salì sopra;
Salendo Giggiolo incontrò tanti ragazzini che, come lui, salivano in alto nella torre chilometrica, tenendo in mano grosse palle di carta; Giggiolo chiese loro cosa se ne facevano di quelle palle e gli fu risposto, che servivano a lanciarle sulle altre torri dove si trovavano altri gruppi di ragazzi che facevano la stessa cosa.
Non appena si giunse al terrazzo della torre altissima, vi erano già tutti i fanciulli che giocavano fra di loro con le altre torri.
Anche Giggiolo incominciò a lanciare grosse palle di carta insieme come ai suoi compagni.
Il gioco durò finché non fu sera e tutte le palle di carta non furono finite. I fanciulli a quel punto, esausti per tutto quel divertimento, tornavano a casa contenti e, sedendo a tavola con le loro famiglie, cominciavano a raccontare del gioco fatto durante la giornata dalle torri chilometriche. Per poi andare a letto e aspettare l’indomani una nuova avventura.
Quando fu mattina Giggiolo si svegliò un po prima, e tutto contento ascoltò la sua lampada personale ed il suo genio di tutti i geni che disse lui:”Giggiolo oggi recati nel parco dei giochi infiniti, qui troverai i tuoi compagni dei giochi di ieri”.
In effetti non appena il fanciullo fu nel parco dei giochi, trovò i compagni del giorno prima e con essi, incominciò una serie di giochi come: guardia e ladri, i soldatini contro gli indiani, la pista elettronica, le corse in bicicletta, il circuito disegnato col gesso a terra con i tappi di bottiglia, le giocate a pallone, e tante alter cose che per la loro bellezza e piacevolezza sembravano giochi dalla durata infinita. Così alla sera, per ogni sera, Giggiolo raccontava in famiglia i bei giochi che faceva con gli altri suoi amici fanciulli, per poi aspettare l’indomani mattino con attesa trepidante. Il tempo passava e Giggiolo si era fatto un pochettino più grande aveva anche cambiato casa, con essa erano nuovi pure i compagni d’avventura.
Un giorno la lampada personale disse al fanciullo:”Giggiolo oggi, come tutti gli altri giorni a seguire, finché te lo dirò io, andrai nella foresta selvaggia con gli altri nuovi fanciulli tuoi nuovi amici”.
Giggiolo contento, andò così insieme agli altri ragazzini nella foresta selvaggia e qui, cominciò la più lunga delle sue esplorazioni, nel grande mondo che lo aspettava.
Egli incominciò a salire sopra ad alti alberi d’ulivo, fin sopra le loro cime, per vedere il panorama del mare.
 
Poi con gli altri fanciulli costruì delle capanne sugli alberi; quindi con le cerbottane ed i cartocci di carta, iniziava delle scorribande fra gruppi opposti di fanciulli. Finite le lotte amichevoli, tutti insieme si riunivano per andare a esplorare luoghi sconosciuti e di singolare bellezza della foresta selvaggia. Altri giorni invece li passavano andando nella casa dei divertimenti, dove giocavano con il tavolo da ping pong e quello di calcetto.
Appassionanti erano poi le partite di Pallone, nei campetti della foresta selvaggia, ma anche nel cortile della chiesetta del paese; fino a quando tutti, esausti, rinunciavano a giocare per riposarsi un pochino.Vi erano poi le corse coi carretti lungo le vie asfaltate e tortuose della foresta, e che avevano fine solo quando si arrivava in fondo alla discesa.
Tutti questi e tanti altri erano i divertimenti di Giggiolo e dei suoi compagni, che lui avrebbe da grande, ricordato sempre e con essi la splendida foresta selvaggia. Gli anni passavano e Giggiolo cresceva e, cambiando di nuovo abitazione, ritrovò altri amici. La lampada personale con al suo interno il genio di tutti i geni disse allora al fanciullo:”Giggiolo recati oggi nel quartiere dei robot! Ed egli così fece. Trovò degli amici che organizzavano delle corse fra chi di loro era il più veloce e Giggiolo per fortuna era sempre fra i primi; poi fra compagni di case di quartieri vicini si organizzò una vera battaglia, con pistole e fucili finti, che sparavano gommini. Alla domenica mattina Giggiolo e gli altri facevano lunghe passeggiate per andare a vedere lo spettacolo del cinema.
Era ora anche dei primi amori, ma di questa storia parleremo in un altra fiaba.
Giggiolo aveva vissuto un’infanzia ricca di tantissime esperienze giovanili, lui avrebbe ricordato sempre tutti i suoi compagni d’avventura e scorribanda e li avrebbe sempre portati nel suo cuore e nella sua anima, per avere passato con loro mille e mille gioie e giornate felici.
   
 
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