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Autore: Symphoniies    04/06/2014    3 recensioni
E se il vostro attore preferito fosse in realtà un vostro professore?
Rosalyn vive con la madre in un piccolo paesino della Pennsylvania e non ha mai conosciuto il padre. La sua vita scorre con lenta monotonia quando,di ritorno dalle vacanze estive,a scuola si presenta un nuovo professore,IAN SOMERHALDER (Soprannominato da Rose e dalla sua migliore amica Cher 'Professor bollore') che le farà perdere la testa e le ruberà il cuore.
Ma lui si lascerà prendere il suo?
Da uno dei capitoli:
- Quindi voi siete la regina Maria Antonietta. Ma chi si cela sotto la maschera veramente?
- Conte Fersen,questa è una festa a tema. Dirvi chi sono,sarebbe andare contro le regole.
'Questa volta Cher gliel'avrebbe pagata cara'
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Ian Somerhalder
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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GRADUATION
-Capitolo quarantuno-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Rosalyn prese il Tocco color rosso fuoco, abbinato alla toga lunga fino alle caviglie che indossava e si diede un’ultima spazzolata.
“Rosalyn! Sei pronta? Siamo in ritardo!” gridò suo padre dal soggiorno.
Era venerdì mattina.
Era la fine della prima settimana di giugno.
Era il giorno del diploma.
Finalmente avrebbe finito la scuola e finalmente avrebbe parlato con Ian.
Non l’aveva fatto prima, perché, tecnicamente, per ancora un’ora, era la sua studentessa e visto che si erano lasciati principalmente per evitare una catastrofe di dimensioni stratosferiche, non le era sembrato il caso di farsi avanti prima, solo perché voleva essere di nuovo stretta fra le sue braccia, essere di nuovo baciata, assaporare di nuovo il sapore della sua pelle, toccare di nuovo i suoi capelli, perdersi nell’incavo del suo collo, sfiorargli la cicatrice che aveva sul mento per poi baciargliela, scherzare con lui, sentire la sua risata.
‘Rose, smettila, o ti verrà un’infarto!’
“Rose?!” gridò di nuovo suo padre, non avendo ricevuto risposta
“A - arrivo, papà” rispose.
Sì lisciò la toga con la mano libera e lo raggiunse.
L’uomo la stava aspettando davanti alla porta d’entrata e, appena mise piede in soggiorno, un flash le abbagliò la vista.
“Papà!” si lamentò, coprendosi gli occhi con una mano.
“Prima foto da diplomata”
“QUASI diplomata” gli fece notare lei.
Suo padre guardò la foto dalla macchina fotografica, “Sei venuta con gli occhi chiusi. Meglio rifarla”
“Sai com’è, mi hai praticamente aggredita, senza neanche darmi il tempo di mettermi in posa”
“E’ l’emozione, tesoro. Su, ora mettiti vicino al caminetto che voglio farne una da incorniciare”
“Addirittura da incorniciare?” chiese Rose, ridendo, dirigendosi verso il caminetto.
“Il diploma è un momento importante nella vita di una persona. E poi voglio esporti qui in casa, così da vantarmi di te con qualche amico”
La giovane scosse la testa e alzò gli occhi al cielo.
“Su, mettiti in posa”
“Sì, sì, stai tranquillo”
Rosalyn si mise davanti al camino e mise tutto il peso del corpo sulla gamba sinistra e una mano sul fianco destro.
“Mettiti il Tocco” le ricordo Carl.
“Ah, sì” disse lei indossandolo.
“Ok, ora un bel sorriso”
La ragazza fece come le era stato detto e dopo pochi secondi il flash le abbagliò di nuovo la vista.
“Finto?” chiese lei.
“Sì, grazie”
“Ok, allora andiamo. Non voglio arrivare in ritardo il giorno del mio diploma”
 
Pochi minuti dopo, mentre suo padre trovava parcheggio per l’auto, Rosalyn si dirigeva sul retro della scuola, dove il giorno prima era stato costruito un palco di legno dove i professori avrebbero consegnato i diplomi e dove il capo del consiglio studentesco avrebbe tenuto un discorso.
“Heyyy, diplomata!” disse Cher, correndole incontro.
“QUASI diplomata. QUASI”
“Oh, stessa cosa!”
“Che ci fai qui così presto?”
“Avevo paura di arrivare in ritardo, così sono venuta un po prima. Tuo padre?”
“E’ andato a parcheggiare”
“Ascolta, non so se dovrei dirtelo o no, ma ho visto tua madre e Alan”
La ragazza sospirò, “Sì, gli ho invitati io”
“Avete fatto pace?”
Scosse la testa, “No, però desideravo che Alan ci fosse e mi sembrava giusto invitare mia madre. Infondo è pur sempre…mia madre”
“Bè, è stato molto gentile da parte tua”
“Spero solo che non ne combini una delle sue. Se solo osa fare una scenata…”
“Eccoti qui, non ti trovavo più!” disse sua padre, raggiungendo le due ragazze. “Ciao Cher”
“Buongiorno signor Parker”
“I nonni quando arrivano che non me lo ricordo più?” gli chiese Rose.
L’uomo guardò l’orologio, “Dovrebbero essere qui a momenti. Il loro aereo è atterrato circa mezz’ora fa”
“Perfetto”
“Ho visto Alan…con tu madre”
‘Oh, bene’
“Io ancora no. E spero di non doverla vedere fin dopo la cerimonia. Anzi, spero di riuscire a beccare Alan da solo, così da salutarlo e poi svignarmela”
“Rose…”
“Anche se l’ho invitata, non significa che le voglia parlare”
“Che ne dite di una foto?” chiese Cher, cercando di cambiare argomento.
“Cher, mi leggi nel pensiero!” disse Carl.
“Non devi dire quella parola” sussurrò Ros all’’amica.
“Stringetevi un po” disse l’uomo, facendo qualche passo indietro, “E ora sorridete”
Dopo la foto, Cher decise di andare con suo padre a prendere posto alle sedie poste di fronte al palco. Rosalyn, invece, si incamminò per andare a raggiungere gli altri diplomandi per la foto pre - diploma.
“Rosalyn!” urlò una ragazza alle sue spalle.
La studentessa si girò e vide Margaret Scott avvicinarsi a lei di corsa, “Rosalyn, ti ho trovata” ansimò, una volta raggiunta, poggiandole una mano su una spalla, piegandosi in avanti, per riprendere fiato.
Margaret era una di quelle poche persone che conosceva dell’ultimo anno, visto che molto spesso lavorava in segreteria.
“Ciao” ridacchiò Rosalyn, “Che è successo? E’ andato a fuoco qualcosa?”
“Macchè! Non ti trovavo!”
“Sono appena arrivata, forse per quello”
“Può darsi”
“Allora, che c’è?”
“Ascolta, hai presente Lee Chang?”
“Sì, la ragazza a capo del consiglio studentesco”
“Esatto. Doveva tenere il discorso prima della consegna dei diplomi, ma ha chiamato un’ora fa dicendo che si è presa un’intossicazione alimentare e che non verrà”
“Ok, vuoi che cerchi qualcuno che la sostituisca?”
“No, stai tranquilla, io e i professori ci siamo riuniti mezz’ora fa e abbiamo trovato già un sostituto”
“Ah, bene. E chi è?”
“Tu”
La ragazza assottigliò gli occhi poi si guardò in giro.
Sicuramente aveva capito male.
Non poteva davvero aver detto che toccava lei tenere il discorso.
“Credo di non aver sentito bene. Hai detto che devo farlo io?”
“Sì”
Rose, dopo qualche minuto di silenzio, scoppiò in una risata nervosa. “Stai scherzando”
“No”
“Margaret, non posso farlo io il discorso!” esclamò, iniziando a farsi prendere dal panico, “Non solo perché non mi sono preparata niente, ma anche perché…cioè, è già tanto che nelle interrogazioni non balbetto! Sono troppo timida per fare una cosa del genere!”
“Mi dispiace, ma ormai è stato deciso”
“Ma…ma che ne è stato del tesoriere? Non è lui che dovrebbe sostituire Lee Chang?”
“Sì, tecnicamente. Ma nessuno è in grado di fare un discorso degno di nota”
“E io sì?!”
“Senti, c’è stata una persona che ha fatto pressione affinché scegliessero te” ammise.
“Chi? Oh, non dirmelo! La signora Mongomeri! Quella iena ce l’ha ancora con me dal primo anno perché le ho fatto notare che durante uno dei suoi test aveva sbagliato a segnarmi un errore”
“No, non è stata lei”
“Allora chi?”
Sospirò, “E’ stato il professor Somerhalder”
Le rotelline che si trovavano nel cervello di Rose ci misero un po ad ingranare e iniziare a muoversi, “Cooosa?!” urlò.
“Sì, è stato lui. Ha detto che ne saresti stata all’altezza”
La giovane deglutì.
Perché l’aveva fatto?
Sapeva che era sempre nervosa quando si trovava al centro dell’attenzione.
Era arrabbiato?
Voleva vendicarsi?
‘Non farti prendere dal panico!’
“Vieni” disse Margaret, afferrandola per una manica della toga, “Dobbiamo sbrigarci a fare la foto. Hey, stai bene?” le chiese guardandola in faccia.
La studentessa annuì, senza rispondere. Sapeva che se avesse aperto bocca, le parole non erano le uniche cose che sarebbero uscite di lì.
Venti minuti dopo, concluso il ‘servizio fotografico’, aver preso posto sulle sedie riservate ai graduandi e aver ascoltato un noiosissimo discorso d’apertura fatto dal preside, Rosalyn fu invitata a salire sul palco.
Appena il preside pronunciò il suo nome, la ragazza fece un salto alto tre metri da quanto era tesa.
Facendosi coraggio e cercando di ignorare tutte quelle persone che la fissavano e alcuni suoi compagni che bisbigliavano tra di loro, raggiunse il palco e ci salì sopra, aggrappandosi al leggio una volta raggiunto, visto che le gambe durante il tragitto le erano diventate di gelatina.
Prima di iniziare il discorso, si girò a guardare i suoi professori e con lo sguardo fulminò Somerhalder, che, tutto sorridente, se ne stava seduto con gambe e braccia incrociate.
‘Brutto stronzo’, pensò.
Si morse la lingua e poi si girò verso la folla composta da genitori e studenti, quasi del tutto sconosciuti.
“Uno, due, tre, prova” articolò, un po insicura, prima che un suono fastidiosissimo si disperdesse per tutto il cortile, facendo corrugare la fronte di tutti gli spettatori. Rose picchiettò sul microfono con due dita, “Scusate” si schiarì la voce, “Ammetto di essere leggermente nervosa. L’ultima volta che ho parlato davanti a così tante persone, era in terza elementare, durante la simulazione di un dibattitto, conclusosi con il pasticcio di zucchine di mia madre mangiato la sera prima sulle scarpe nuove del mio professore. E, ancor oggi, sono certa che sia stato i nervosissimo a far accadere quell’orribile episodio, e non il pasticcio di mia madre che sapeva di copertone per gomme. Quindi, prima fila, ti consiglio di sposarti indietro, non si sa mai” disse, cercando di fare un po di sarcasmo, ma tutto quello che ricevette fu solo silenzio e le famosissime cavallette dei film. “N - non dovevo essere io a tenere il discorso di fine anno, bensì Lee Chang” riprese, “Così mi sono chiesta: cosa avrebbe detto Lee Chang? Di cosa avrebbe parlato? Solo che io non conosco Lee Chang. Quante volte ho detto Lee Chang? Bè, tralasciando il fatto che abbia bisogno di un nuovo dizionario dei sinonimi, di lei so solo che probabilmente è la ragazza più intelligente che abbia mai percorso i corridoi di questa scuola, perché non solo è capo del consiglio studentesco, ma anche perché si trova  a capo del club dei matematici e del club della scienza. E i suoi voti sono eccellenti, da quello che ho sentito dire. Ma io non sono Lee Chang. Io sono Rosalyn Moore. Molti di voi mi conoscono per un piccolo disguido successo qualche settimana fa, altri mi conoscono dall’asilo, altri sono miei amici e per altri sono ancora sconosciuta. Volevo perciò cogliere quest’occasione per farmi conoscere davvero” prese un bel respiro, “Mi chiamo Rosalyn Moore e fino a qualche mese fa vivevo con mia madre. Anche se lei non lo sa, l’ho sempre considerata una donna forte e indipendente, in quanto era sempre riuscita a raggiungere i suoi obbiettivi lavorativi e crescermi allo stesso tempo. Certo, mi ha sempre un po trascurata, ma per quanto riguarda i beni materiali non mi ha mai fatto mancare nulla e probabilmente non sarei quella che sono adesso se lei non mi avesse cresciuta così. E tutto sembrava andare abbastanza bene, finchè non ho scoperto che mi aveva mentito. Forse, anzi, voi non lo sapete, ma io sono cresciuta senza un padre. Quando era piccola, credevo ci avesse abbandonate per causa mia, che se ne fosse andato per inseguire i suoi sogni. Invece, mio padre, il signor Carl Parker, che ora siede con i miei nonni nella decima fila, e, lo dico con orgoglio, insegna alla Columbia University, è stato allontanato da questa città con la forza da mio nonno, senza che mia madre battesse ciglio. In seguito a questa scelta, nella mia vita è entrato da poco Alan, il nuovo marito di mia madre, non che mio patrigno, a cui voglio un mondo di bene e con cui ho legato subito.
Ho una migliore amica. Si chiama Cher e ci siamo conosciute all’asilo e da lì non ci siamo più divise. Ho anche alcuni amici di cui non sto qui a parlare, perché li conoscete sicuramente tutti. Comunque, ho anche qualcuno a cui sto antipatica. E questa persona è Caitlin Perry, che ce l’ha con me solo per uno stupido incidente accaduto ai tempi dell’asilo. Ed è a causa di questa sua rabbia nei miei confronti che il professor Somerhalder ha rischiato il licenziamento e io la sospensione. A lei vorrei dire solo quello che altre persone pensano, ma che hanno paura di dirle, per via della sua popolarità: NON TI CHIEDO MOLTO, MA OGNI TANTO UN GIRO VICINO AI TOMBINI APERTI POTRESTI ANCHE FARTELO”
Un coro di applausi, di risate e di fischi di consenso di levò dal pubblico.
“Il discorso si incentra solitamente su una riflessione da parte dello studente su una figura nella storia che ha influenzato la sua vita o che l’ha ispirato” riprese, “ Io non ho scelto Martin Luther King o Maria Teresa di Calcutta o Obama, ma ho scelto qualcuno che è entrato da poco nella mia vita e in questo poco tempo l’ha cambiata radicalmente, l’ha rivoluzionata, l’ha sconvolta e l’ha resta migliore. La persona che ho scelto è molto speciale. Ha sempre lottato per raggiungere i suoi sogni ed è questo che mi ha insegnato…a lottare, e che posso fare tutto ciò che voglio, tutto ciò che sogno. Questa persona mi ha fatto capire che non è mai troppo tardi. Per niente, neanche per trovare l’amore. E questa persona è il qui presente Ian Somerhalder. E non parlo così solo perché, come ormai saprete tutti, ho una cotta per lui. Anzi, credo che questa cotterella mi sia venuta nel vedere quanta passione e amore mettesse nel suo lavoro. Quindi, in conclusione, buon giorno del diploma. Divertitevi e, una volta usciti di qui, inseguite i vostri sogni. Io lo farò”
Il silenzio aleggiava intorno a lei.
Tutti la fissavano, ma nessuno osava parlare o muoversi.
Forse aveva esagerato.
Forse…
Proprio in quel momento, suo padre si alzò in piedi e iniziò a battere le mani. A seguirlo furono Cher, poi Dean e Rob. Dopo poco si alzarono i suoi nonni, Alan e sua madre e di seguito tutta la folla.
Anche da dietro le sue spalle i professori si erano alzati e stavano applaudendo.
Rosalyn accennò un sorriso, “Grazie” borbottò, facendo fischiare di nuovo il microfono, poi scese dal palco e si mise in fila con gli altri suoi compagni per ricevere il tanto atteso diploma.
E, nel profondo, ringraziò Ian per averle permesso di aprirsi anche solo per cinque minuti e essersi fatta conoscere da tutti per quello che era realmente.
 
“Rose? Mi firmi l’annuario?” chiese una ragazza minuta, avvicinandosi a lei.
Non l’aveva mai vista prima, ma era già la nona persona sconosciuta che si avvicinava a lei per farle firmare l’annuario nell’arco di cinque minuti.
Forse avrebbe dovuto uscire dal suo guscio molto prima.
Stare al centro dell’attenzione non era poi così tanto male.
Era passata circa mezz’oretta dalla consegna dei diplomi e, dopo essersi tolta la tunica e aver abbinato al suo vestitino color panna e celeste che aveva già indossato sotto la tunica, delle scarpe col tacco di finto legno, aveva raggiunto i suoi compagni all’interno della palestra, dove si stava tenendo un rinfresco.
“Come ti chiami?” chiese alla ragazza.
“Rosalyn, come te”
“Oh, un’altra me. Bene, vediamo un po. Cara Rosalyn, non fare come me, esci dal guscio il prima possibile, perché non c’è niente di più bello del liceo. Ti piace?”
“Sì, grazie mille” disse la ragazza, riprendendo il suo annuario, andando via.
“Vedo che ora sei diventata famosa” disse Alan, comparendo alle sue spalle.
Rose si girò verso di lui, “Sono solo io, con più amici” spiegò e quando vide sua madre, la salutò con un cenno della testa.
“Siamo molto orgogliosi di te, Rose” le disse Alan.  
Bè, lei non era tanto sicura di quel ‘siamo’.
“Ne sono felice”
“Il tuo discorso era magnifico, perché non ci hai detto che dovevi farlo?”
“Perché non toccava me, mi hanno scelta come sostituta e ho dovuto inventarmelo all’ultimo minuto”
“Ah, era anche improvvisato? Bè, questo è molto notevole”
“Ti ringrazio”
Tra i tre cadde il silenzio, che fu spezzato poco dopo dal suo patrigno, “Io…io vado un attimo da tu padre” tossì, schiarendosi la gola, “Vi lascio sole. Cercate…cercate di non uccidervi, ok?” chiese, prima di filarsela via.
Le due donne lo fulminarono con lo sguardo e poi si fissarono.
La ragazza incrociò le braccia all’altezza del petto e iniziò a guardarsi in giro.
Non avrebbe aperto bocca.
Assolutamente no.
Non avrebbe fatto il primo passo, non questa volta.
Se voleva avere una conversazione con lei, le toccava - forse per la prima volta nella sua vita - chinare il capo, mettere da parte il suo orgoglio e parlare.
“Alan ha ragione, hai fatto un bel discorso”
“Grazie”
“Se stata brava”
“Grazie”
“Rose…volevo dirti che mi dispiace per come mi sono comportata a casa di Ian, il giorno del tuo ritorno da New York. Anzi, voglio scusarmi per come mi sono sempre comportata con te. Ti ho fatto credere che tuo padre ci aveva abbandonate e ho avuto le mie ragioni per farlo. Ragioni che forse tu non capirai mai. Mi dispiace di averti trascurata in questi anni, ma era un modo per tenere le distanze da te, perché…non volevo affezionarmi troppo. Non volevo che affezionandomi troppo a te, iniziassi a pensare di trascurare il lavoro. Rose, tu non eri stata calcolata nel piano che mi ero fatta a diciassette anni. Avevo dei sogni, delle aspirazioni e, mi dispiace è la verità, tu non eri prevista. Così ho dovuto rimboccarmi le maniche e cercare di far coincidere tutto. Purtroppo non bene come mi aspettavo” confessò, abbozzando un sorriso.
Rose rimase semplicemente lì a fissarla. Non perché non avesse niente da dire, ma perché era troppo scioccata per aprir bocca.
Insomma, non si aspettava nulla del genere, soprattutto da sua madre.
Che i miracoli esistessero davvero, infondo?
Forse Alan aveva portato sua madre in Italia e aveva chiesto al papa di eseguire un esorcismo su di lei e aveva funzionato.
“Questo…questo non è tutta farina del mio sacco. Sto andando in terapia. All’inizio non lo volevo fare, ma secondo Alan dovevo andare a parlare con un esperto, per cercare di capire da dove arrivasse la mia rabbia, il mio rancore e per cercare di scoprire come diavolo siamo finiti in questa situazione. In più mi ha quasi minacciata di lasciarmi se non l’avessi fatto, quindi sono stata un po’ obbligata” ammise.
“Sono felice per te, mamma. Davvero”
“Così potrai tornare a stare da noi”
“Credo sia ancora troppo presto”
“Oh, sì, sì, certo. Sappi solo che quando ti sentirai pronta, io e Alan saremo ben lieti di riaverti a casa”
“Va bene, grazie”
La donna sospirò, “Vado a salutare tuo padre. Ha cercato di evitarmi tutta la mattinata”
La giovane annuì, “Se volete tu e Alan potette venire a mangiare con me, papà, Cher e gli altri dal cinese”
“S - sì, mi…ci piacerebbe molto”
“Ok. Allora a sta sera”
“Sì, ciao”
La donna le sorrise e poi si avvicinò per abbracciarla.
Quasi per abitudine, Rosalyn fece un passo indietro e poi le allungò una mano.
Cristyn annuì e rise, “Giusto, un passo alla volta” disse, stringendole la mano. Poi se ne andò.
Bene, la giornata della ragazza non poteva non essere che classificata come una delle migliori della sua vita, ma mancava ancora una cosa da fare.
Una cosa per cui si era preparata.
Si guardò intorno, alla ricerca del professor Bollore e quando lo trovò, intento a parlare con dei genitori, il suo cuore fece un triplo avvitamento su se stesso per poi atterrare perfettamente al suo posto, guadagnandosi un bel dieci dai polmoni.
Si sistemò delle pieghe immaginarie del vestito, mentre prendeva il coraggio di fare quello che doveva fare.
‘Vai. Fallo. Riprenditi il tuo uomo, ricordi? Fallo, Rose, o te ne pentirai. Fallo’
Rose iniziò a muoversi verso il suo professore.
‘Su, un  po di coraggio, porchina pozzolina!’
Era pronta, aveva provato il discordo da fargli davanti allo specchio almeno un milione di volte, gesti e movimento delle sopracciglia compresi.
Niente sarebbe andato storto.
Niente.
“Ian” lo chiamò, una volta raggiunto.
L’uomo le buttò un’occhiata, chiuse la conversazione con i due genitori che se ne andarono e poi si girò verso di lei.
“Rose”
“Io…” iniziò la ragazza. ‘Dai, cavolo! Di quello che ti sei preparata!’. “Ian, io…”
E poi fece una cosa che di certo non si era preparata e che di certo di non aveva immaginato di fare. Con uno scatto, afferrò la cravatta del suo professore, si alzò sulle punte - anche se aveva i tacchi - si avvicinò al suo viso e poi coprì le labbra con le sue, chiudendo gli occhi.
All’inizio Somerhalder se ne stette immobile, tanto che Rose pensò che stesse cercando un modo carino o comunque poco offensivo, per allontanarla. Poco dopo, invece, sentì le sue braccia avvolgerle il corpo e le sue labbra dischiudersi.
La giovane gli sorrise a fior di labbra prima di far incontrare le loro lingue.
Rosalyn colse l‘occasione e fece passare la mano libera nei suoi capelli.
Dio, quanto le era mancato.
Quanto le era mancato tutto questo.
Le sue labbra.
Il suo sapore.
Il calore della sua pelle.
Il suo profumo.
I suoi capelli.
L’essere stretta tra le sue braccia.
Intanto, tutti i presenti della stanza si erano accorti di quello che stava accadendo, tanto che si alzarono delle urla di gioia e dei fischi, degli strilli, la voce di Caitlin che continuava a starnazzare di aver sempre avuto ragione e anche un urlo furibondo di sua madre.
Ma i due erano immersi del loro mondo e tutto il resto non esisteva più.
“Mi dispiace” ansimò la ragazza, staccandosi da lui, “Mi dispiace per quello che ho fatto. E’ stata colpa mia. Avevo paura, paura di come mi stavi cambiando. Ti prego, dimmi che mi perdoni”
“Ti perdono. Ad eccezione che tu perdoni me, per non aver provato a lottare per il tuo amore”
Annuì, “Credo che potremo trovare un accordo”
“Quindi, dici che ho fatto bene a non dare via i biglietti per il nostro viaggio?”
“Credo che tu abbia fatto benissimo” rispose, baciandolo.
“Ti amo, Rosalyn Katrina Lavinia Moore Parker”
“E io amo te, Ian Joseph Somerhalder”
Un altro bacio.
“Fino alla fine dei miei giorni” dissero insieme.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo autore:
CHIEDO VENIA.
Lo so, lo so, sono in mega ritardo, ma sono giustificata, ho avuto gli esami v-v
(per chi non lo sapesse, faccio una scuola di moda privata e ogni anno devo tenere degli esami per essere riconosciuta dallo stato)
Anyway, eccomi qui. Penultimo capitolo.
Tipo che l’ho cambiato cinque volte e ancora non mi soddisfa pienamente, però lascio a voi i giudizi.
Un bacio!
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
   
 
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