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Autore: Tom Kaulitz    05/06/2014    1 recensioni
"Mi guardò coi suoi occhi color del ghiaccio. Se non lo conoscevi, dentro ci vedevi una durezza quasi aliena. Una durezza bella, una bellezza di pietra, perfetta. Se guardavi meglio riconoscevi un angelo, un angelo dalle bellissime ali bianche che si sedeva accanto ad una tigre, bianca anch'essa, fiera. A quel punto lui di solito distoglieva lo sguardo. Ma quel giorno decise di aprirsi a me e mi fissò le pupille, come fulminato. Ebbi modo di vedere l'angelo scoppiare in lacrime e la tigre che lo guardava dall'alto. D'un tratto, la tigre si trasformò in un angelo dalle ali più piccole, che fece alzare quello piangente. Si guardarono negli occhi. In quel momento il Tom del presente mosse il piercing con la lingua e mi ridestai."
Per ora la storia è ferma, ma rispondo sempre a messaggi e recensioni per chiarimenti, scusate :(
Genere: Azione, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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ஐ Prologo ஐ


Il dolore arrivò con alcuni secondi di ritardo. Rimase in ginocchio, gli occhi bassi, le ali danneggiate e polverose. Avevano perso il colore dorato di cui andava sempre fiero. Sarebbe tornato solo se avesse mangiato, pensò.
-Credo che abbia avuto abbastanza per oggi, Ae...- Disse una voce tremante, delicata. Lo guardò con affetto e compassione. Dopotutto, perchè punire qualcuno che aveva seguito il proprio istinto?
Sferrò un altro colpo, più forte, per poi girarsi e camminare lentamente per andare a sedersi sul trono, la mano dolorante e rossa.
-Voi siete tutti uguali. E' sempre colpa dell'istinto! Ma quale istinto, questo è non seguire i patti.- tuonò appena seduta, la mano che sorreggeva a fronte.
Una lacrima scese contemporaneamente dagli occhi di lui come da quelli di lei, che assisteva impotente, mentre gli altri guardavano. Alcuni curiosi, altri sgomenti: Mai Ae aveva fatto del male ad un figlio. MAI. Sembrava essersi accorta di quanto fosse stata crudele, perchè lo guardò con occhi severi ma materni, e poi gli disse, improvvisamente stanca: -Alzati.-Lui, si alzò come colpito da una freccia invisibile e andò a baciarle la mano. Lei lo guardò allontanarsi a capo chino, segni sulle guance, le ali mosce. La addolorava, ma non poteva far vedere a tutti la sua debolezza, la sua delusione profonda. Mascherava tutto con freddezza e violenza. Solo oggi c'è stata violenza disse una vocina nella sua testa. -Lo so- sussurrò.

Chiuse gli occhi. Amava i suoi figli, ma a quanto pare non aveva le idee chiare.

 


Sentì una fitta al cuore. Era finito il cibo per gatti. Si alzò dal divano cigolante, stampò un bacio a sua mamma che le sorrise e le spiegò che sarebbe andata a prenderlo. Un'occhata allo specchio (maledicendo quel ciuffo ribelle che era "lo specchio della sua personalità" come la canzonava suo fratello con un sorriso affettuoso) e uscì. Il freddo che la colpì la inebriò del profumo di vaniglia che veniva dalla profumeria vicina, che le diede coraggio. Camminò fino al negozio e poco dopo ne uscì, con un piccolo sacchetto nella mano. Sorrise soddisfatta, immaginando le facce dei suoi 10 gatti a casa. 
Passò davanti al duomo e notò una ragazza che sembrava uscita da un cartone di barbie. Alta, bionda e stupida. Immaginabile. Passò oltre. La grande puttana Alice camminava altera per la città alla ricerca di un gelato alla fragola senza zuccheri. Fece un risolino alla sua battuta senza senso scuotendo la testa, bussando alla porta di casa sua. 

 



Sentì una fitta al cuore. Il suo mascara era finito. Sbuffando, si alzò dal divano e si mise il cappotto firmato Gucci nuovo. Un'occhiata allo specchio (ammirando i suoi capelli lisci piastrati e coi colpi di sole, sempre perfetti) e uscì. Sorpresa dal freddo di gennaio, mormorò qualche parola sconnessa sul fatto che alle sue unghie il freddo non avrebbe fatto bene e si mise a camminare come faceva sempre, testa immobile che guarda con superiorità ogni essere che la guardava con ammirazione e coloro che la guardavano con disgusto più o meno evidente come quella ragazza che aveva bisogno a tutti i costi di un parrucchiere, o come minimo di un pettine. Passò oltre fece una smorfia per togliersi dalla vista quella busta con scritto "gattolandia" assolutamente patetica. Jane doveva sempre farsi notare. Jane o Janette? Forse Jansfigata. Rise compiaciuta alla battuta che le era uscita spontanea. Non frequentava certe cerchie nonostante fossero della stessa scuola. Prese le chiavi e aprì la porta del suo villino.
 

 Non sapevano ancora che la loro vita sarebbe diventata tutta un'altra cosa.




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Spazio autrice.

Anche se corto è intenso, ve lo dico subito ;)
Comunque il nome è "Ae", si legge all'inglese (?) qualcosa tipo "ei" con poca "i". 
Tornerò fra poco ;) tempo di riordinare le idee che mi sono venute e scrivere qualcosa in cui possiate orientarvi, cosi che diventi una storia vera e propria.
Kisses♥
Ps, potete dirmi se posso migliorare il modo in cui scrivo non so se è decente eh ;) E se avete consigli sullo stile, è tutto ben accetto! Devo ancora capire bene con quale si legge meglio.. 
:)
  
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