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Autore: IvonneDeiLupi    06/06/2014    2 recensioni
[Segue il finale "con... Jay."]
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"-Piango perché sono felice.-
Jay mi sorrise, lasciandomi un bacio sulla guancia e una carezza nei capelli scuri.
-Forse è un po’ troppo presto per dirtelo ma… ti amo, Jodie.-
No, non che non lo era. Erano mesi che volevo sentirglielo dire da quelle labbra, erano mesi che sognavo quel momento, da quando mi resi conto di ciò che volevo sul serio e corrispondeva al suo nome. E tra una lacrima e un’altra, sorrisi sincera a lui.
-Ti amo anche io, Jay.-
E forse ti ho sempre amato."
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Still Here. (Sono ancora qui).
Piansi di gioia, sentendo all’istante la sua presenza accanto a me.
-Aiden.-
Ripetei il suo nome, tra la gioia e la commozione.
Genere: Azione, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Si dice che dall’al di là non si fa ritorno. Perché dovrebbe essere diversamente adesso?
Doveva succedere, prima o poi. Lui non era di questo mondo. Ma perché continuo a tormentarmi allora? Non è colpa sua tutte le cose che mi sono accadute?
No.
Non era colpa sua se i tuoi genitori adottivi non ti volevano bene e ti hanno lasciata in una specie di manicomio super controllato, non è colpa tua se hai ucciso involontariamente delle persone innocenti. Quella non eri tu, era Aiden.
Aiden ora non c’è e posso solo sperare che, ovunque lui sia, non mi dimentichi.
Ovunque, in qualsiasi paradiso se mai esistesse davvero. Non ti dimenticherò Aiden, mai. Sei stato l’amico d’infanzia che non ho avuto, il mio protettore, confidente, amico di giochi.
Tirai un sospiro, tra un pensiero e un altro. Un sospiro così esile che neanche si sente tra il rombo della moto antica sulla strada deserta del Navajo. Nei giorni seguenti a quando… a quando Aiden se ne è andato, mi sono chiesta se era giusto tutto questo. Lasciare Ryan, la mia vita, per vivere nel deserto. Ma in fondo glielo avevo promesso. Avevo promesso a lui che sarei tornata ed eccomi qui.
Tanti dubbi mi assalirono mentre girai lo sterzo della moto, diretta nel viale dietro il ranch. Mi ha dimenticata? Mi vuole ancora vedere? Si è fatto una vita? Si è sposato? Ha figli?
Basta, Jodie! Hai passato la vita ha domandarti sempre troppe cose! Ora hai un attimo di pace… goditelo!
Non posso che essere d’accordo con il mio “io” interiore.
Basta domande, dubbi o pensieri. Ora sono sola, davvero sola. Paul mi aveva detto che… il ranch sarebbe diventata la mia casa, se l’avrei voluto, ed è stata questa la mia decisione.
Spengo il motore che il sole è giunto al tramonto, proprio di fronte alla porta della casa, proprio in quel punto che mi aveva vista protagonista nel compiere il rituale che avrebbe riportato l’entità nell’altro mondo, il suo mondo, anche se ciò aveva costato la vita all’anziana che aveva recitato la formula per aprire il varco.
Tirai un altro respiro, facendomi forza, facendomi coraggio. In quel momento avrei voluto che Aiden fosse lì con me, a darmi la forza maggiore che mi sarebbe servita per rivederlo. Aiden… ancora lui.
Scesi dalla moto, guardandomi intorno. In lontananza vidi Paul e Cory ma non riuscii a vedere cosa stavano facendo. Spostando lo sguardo mi concentrai sulla recensione, dove i cavalli erano liberi di giorno. Vidi Jay. Stava… spazzolando un cavallo che riconobbi all’istante, anche se era lontano. In quel momento l’osservai voltarsi verso di me. Curvai le labbra in un sorriso, rimanendo appoggiata alla moto. In una posa da modella.
Fu in un attimo. Un breve attimo.
Jay scavalcò la recensione e prese a correre verso di me. Rimasi dov’ero, giusto per ripetere a me stessa che non stavo sognando. Quando mi ebbe quasi raggiunto, spezzai il breve tratto di sabbia che ci separava e corsi ad abbracciarlo.
Petto a petto mi sembrava quasi di sentire il battito del suo cuore, di percepirlo. Mentre con le braccia li circondavo il collo, mi sembrò di tornare indietro nel tempo. Di rivedere quella timida ragazza da i capelli cortissimi, ignara di ciò che le sarebbe successo, che lasciava il Navajo con una promessa a fior di labbra: quella che sarei tornata quando tutto sarebbe finito.
L’ho fatto sul serio. 
Quando sciolsi l’abbraccio, vidi gli occhi di Jay. Quegli occhi che mi erano tanto mancati ora mi stavano guardando, colmi di gioia.
-Jodie.-
E la sua voce. Dio, quante notti l’avevo sognata… in preda all’agitazione, quando il buio non riusciva ad inghiottire le mie paure e invocavo il nome di Aiden.
-Vedo che ricordi ancora il mio nome, Jay.-
Risposi ironica ma con la felicità nella voce. Avevo tutto ciò di cui avevo bisogno: una casa, il ragazzo che amavo, un posto dove nessuno mi avrebbe chiamata “strega” ma semplicemente “Jodie”.
Jay mi fa una carezza sul viso e non posso che chiudere gli occhi e godermela, prima di sentire le sue labbra sulle mie. Un breve bacio prima di sentire dei passi alla mia destra. Staccandomi leggermente, volsi il mio sguardo verso Paul e Cory. Guardai per un attimo Jay, prima di andare dagli altri due ad abbracciarli. Cory mi stritolò tra le braccia.
-Come sono contento di vederti, Jodie!-
Risi appena, guardando Cory.
-Anche io. Sono contenta di essere tornata da voi.-
Salutato Cory, salutai anche Paul con un abbraccio.
-Sono felice di vedere che tu stai bene e che sei tornata da noi.-
Quelle parole causarono un flashback, molto breve, di ciò che era successo da quando avevo lasciato il Navajo. Loro non sapevano proprio tutta la storia, ma avrei dovuto raccontargliela.
-Sono tornata per restare, Paul. Sempre se l’invito è ancora valido.-
-Ma certo che si! Siamo tutti felici di questo. Jay più di tutti.-
Dopo quelle parole mi arrivò la risatina di Cory, che osservava il fratello dietro di me. Lascio cadere l’attenzione su quest’ultimo, voltandomi nuovamente verso Jay.
Guardando i suoi occhi capii che tutto era finito. Tutto iniziava esattamente da lì. Un dolce sorriso, un caldo abbraccio. Posso continuare a sperare di essere ancora felice, anche dopo tutte le verità scoperte.
Cenai con loro, raccontandogli tutto ciò che era successo da quando avevo abbandonato il Navajo. Raccontai loro della mia vita, dei miei falsi genitori, di Norah, la mia vera madre, fino ad arrivare a parlare di Aiden. Parlare di lui senza sentire la sua presenza accanto è strano. Ma sarei stata bene. Era normale che sentissi ancora la sua mancanza. Tutte le volte che l’avevo mandato a quel paese, tutte le volte che gli avevo detto che l’odiavo… avrei voluto tornare indietro nel tempo per dirgli che niente di quello che gli avevo detto era vero, che in tutta la mia vita è stato l’unico che non mi ha giudicata, che mi ha aiutata, anche quando sono stata abbandonata più di una volta.
Il topo da laboratorio si è liberato, non è morto come sperava.
Raccontai loro anche della CIA. Una bella chiacchierata che durò quasi tutta la sera. Per lo meno non ci sarebbe stata nessuna entità a spaventarci questa volta.
Mi godetti le loro espressioni durante i miei racconti. Cory rimase stupito quando raccontai della CIA, anche quando rivelai d’essere stata io ad uccidere il presidente Jamahl, anche se ero stata ingannata, nel mio animo sapevo di aver sbagliato.
Paul fu molto interessato ad Aiden. Mi chiese qualche cosa di lui, quanto tempo aveva vissuto con me, com’era stata la mia vita. Rimasi vaga nelle risposte, cercando di non far trapelare la tristezza che mi divorava dall’interno.
Jay mi chiese com’era stato scoprire che la mia vera madre si trovava  in un manicomio. Lì fui sincera. Risposi che era stato sconvolgente per me, ma avrebbe conservato un posto speciale nel mio cuore. Così come Aiden. Ero divenuta una ragazza come tutte le altre e forse, qualche anno fa, sarei stata contenta. Ora non lo sapevo.
-Incredibile! Al di là di ogni immaginazione!-
Esclamò Cory, ancora parecchio stupito da i miei racconti. Posai il bicchiere vuoto sul tavolo, osservando tutti e tre.
-Onestamente penso proprio che qui starò bene.-
-Il deserto fa bene a tutti.-
Rispose in un primo momento Paul, con un sorriso dipinto sul volto.
-Sarai esausta. La tua stanza è sempre rimasta lì, non è stato toccato nulla.-
Ricambiai il sorriso dell’anziano Paul, alzandomi.
-Grazie. A tutti voi.-
Dissi, osservandoli uno per uno. Presi il mio zaino in spalla e feci per dirigermi al corridoio che mi avrebbe condotto alla mia stanza.
-Buona notte, a domani.-
Ricevuto i tre saluti ricambiati, presi a dirigermi verso l’ultima porta del corridoio. Osservai le pareti della stanza, esattamente come le ricordavo. Tutto era esattamente come lo ricordavo. L’indomani avrei fatto una bella cavalcata in sella ad Ashkey. Chissà se si ricordava ancora di me.
Aprì la porta della mia stanza, circondata dal buio esclusa la luce della luna che entrava dalla finestra. Posai il mio zaino sulla sedia all’angolo, aprendo la zip e prendendo i panni da notte. Semplici pantaloncini rossi e una maglietta bianca. Mi spogliai di ciò che indossavo e mi cambiai velocemente. Levai il capello, spazzolandomi i capelli che ormai erano cresciuti, e li legai con una coda di cavallo.
Raggiunsi il letto, stendendomi sopra le coperte. Non avevo voglia di coprirmi, sentivo caldo. Presi a guardare il soffitto, come di solito facevo prima di addormentarmi. La malinconia mi assalì nuovamente, ripensando a tutto ciò che avevo passato. No, non dovevo pensarci più. Dovevo guardare avanti. Aiden non c’era, Norah… come se fosse morta, i miei genitori uguale. Non volevo più vederli. Per anni mi avevano nascosto la verità e non si sono scomodati mai di rivelarmela, per lo meno avrei capito del perché di Aiden.
Mi misi seduta, sentendo un lieve bussare alla porta. Frettolosamente mi asciugai due lacrime che erano scese.
-Avanti.-
Dissi, facendo sembrare la voce più normale possibile. Non volevo che uno di loro si accorgesse di qualcosa. Specialmente Jay.
Pensi al diavolo…
La porta della stanza si aprì leggermente, cigolando appena, rivelando la figura di Jay.
-Dormi già?-
Scossi la testa con un sorriso flebile sul volto.
-Entra, coraggio.-
Aggiunsi, osservandolo avanzare lentamente. Richiuse la porta alle sue spalle, sedendosi accanto a me.
-Jodie… io voglio che tu stia bene, in tutti i sensi. Se c’è qualcosa che posso fare per te non hai che da chiedere.-
Osservai la sua espressione sul suo volto, terribilmente adorabile. Adorabile? Non avevo mai pensato che Jay fosse adorabile. Anche la prima volta che lo vidi… pensai che fosse uno stronzo ma mai adorabile.
Tuttavia avevo bisogno di lui. Ora più che mai, avevo bisogno di lui. Di una sua carezza, di un suo abbraccio, di un suo bacio magari. Feci scivolare una mano verso la sua, stringendola. Lui guardò le nostre mani unite per un breve attimo, prima di guardarmi dritto negli occhi.
-Stai con me, stanotte. Ho bisogno di te.-
Jay mi sorrise. Un sorriso che raramente ricordavo di avergli visto sul volto. Ero io che avevo l’effetto di cambiarlo? Oh, Aiden. Avresti certamente avuto da ridire anche su di lui, magari rompendo uno specchio, aprendo dei cassetti o rompendo il vetro della finestra.
Sentì la sua mano accarezzarmi la guancia, prima di sentire le sue labbra sulle mie. Per la terza volta. Solo che non avevamo fretta, sta volta. Potevamo avere tutto il tempo del mondo, io e lui. Risposi al suo bacio, circondandogli il collo con le braccia. L’ultima volta che ci siamo salutati non avevamo avuto così tanto tempo per stare insieme.
Il bacio si fece più profondo, le sue mani iniziarono a vagare per il mio corpo al di sopra della stoffa della maglietta. Anche le mie esplorarono il suo petto. Il suo muscoloso petto ben formato. Fu in un attimo che mi liberai dei miei vestiti e lui dei suoi. Era la prima volta che l’osservavo… nudo. Arrossì leggermente, come un’adolescente alla prima cotta. Bhè… la prima cotta l’avevo avuta e non era stato facile dimenticare. Ma c’ero riuscita, piano piano. Io e Ryan non eravamo andati… oltre ecco. Nel vero senso della parola, visto che il termine si addiceva perfettamente alle nostre disavventure. Ogni volta che eravamo così vicini, Aiden si intrometteva sempre. Ero più che sicura che se fosse stato in quella stanza, con me e Jay, avrebbe avuto da ridire su ciò.
Ma lui non c’era. Ogni decisione della mia vita dipendeva da me e non da altri.
Jay mi accarezzò una spalla, fece scivolare le sue mani dietro la mia schiena fino a sganciare il reggiseno che raggiunse il pavimento in poco tempo. Catturai le sue labbra con un bacio lento, dolce e romantico, stringendolo a me. Mi sdraiai, tirandolo sopra di me, cercando di farci bastare lo spazio che quel letto singolo e forse troppo stretto disponeva. Quando anche il mio ultimo indumento intimo fu tolto, il rossore sulle mie guancie aumentò a dismisura. Sembrava che il mio viso potesse fare un tutt’uno con la riga rossa della coperta sotto di noi.
-E’ la prima volta che ti vedo arrossire.-
Sembrava che mi stesse prendendo in giro ma il tono che usò era basso, capace di farmi scivolare un brivido lungo la schiena.
-Non farci l’abitudine, perché sarà l’ultima volta che mi vedrai così.-
Mi scansò un capello dagli occhi, riservandomi un sorriso pieno di fiducia. Io mi fidavo di lui, intensamente.
Ricatturò nuovamente le mie labbra, sfiorandomi il ventre, fino a quando non mi guardò negli occhi, rassicurandomi che non avrei sentito alcun dolore. Non smisi neanche un secondo di osservare i suoi occhi scuri, i suoi attraenti lineamenti indiani. Ad un tratto mi si mozzò il fiato, leggermente. Era come risentire per la seconda volta un cacciavite trapassarmi una mano. Al solo pensiero mi veniva spontaneo gridare ma mi trattenni. Quello era sicuramente molto meglio di un cacciavite conficcato nella carne.
Iniziò a muoversi ed io assecondai i suoi movimenti, godendomi ogni attimo di ciò che Jay mi stava donando. Per la prima volta scoprì com’era fare l’amore realmente. E dire che la prima volta che lo vidi non mi sarei mai immaginata che sarei tornata, un giorno, e che avremo condiviso insieme una cosa così pura e limpida come quella. Gemetti piano, perché sapevo che le stanze di Paul e Cory erano vicine, anche se sicuramente avrebbero immaginato cosa stava succedendo in quel momento, in quella stanza. Non sembravano dispiaciuti di una cosa del genere, anzi… Paul provava simpatia nei miei confronti e questo era un bene.
Io volevo bene a tutti loro. A Jay specialmente.
Non ci sarebbero state entità malefiche a spaventarci, questa volta. Solo il gusto di sapere cosa succederà domani. Una per le tante ragioni per la quale decidetti di scegliere la vita, finché la morte non sarebbe sopraggiunta. I sentimenti erano qualcosa da non sottovalutare, anche se io l’avevo fatto con Aiden. Lui mi voleva bene perché ero sua sorella, in fondo. Lui era il mio gemello e lo sarebbe stato sempre. Legati per sempre da quel cordone ombelicale invisibile, che neanche la morte avrebbe potuto spezzare. Non ci era riuscita alla sua nascita, non ci sarebbe riuscita neanche ora che non c’era più.
Quando raggiunsi il piacere assieme a Jay non urlai. Sul mio viso si era dipinta un’espressione appagata e del tutto felice. Un po’ sudata forse ma felice. Senza neanche accorgermene iniziai a piangere.
-Jodie va tutto bene?-
Annuì, non volendo fargli credere che mi fossi pentita perché non era così.
-Si, Jay. Va tutto bene.-
-Allora… perché stai piangendo?-
Quando troverò una risposta abbastanza logica piacerebbe saperlo anche a me.
Erano giorni che piangevo senza una ragione che avesse un senso. Perché piangevo? Per Aiden? No… solo perché finalmente trovavo la forza di prendere in mano la mia vita e di dare, scusate il Francese, un bel calcio nel culo a tutti quelli che mi avevano umiliata per anni, a partire dalla mia infanzia.
-Piango perché sono felice.-
Jay mi sorrise, lasciandomi un bacio sulla guancia e una carezza nei capelli scuri.
-Forse è un po’ troppo presto per dirtelo ma… ti amo, Jodie.-
No, non che non lo era. Erano mesi che volevo sentirglielo dire da quelle labbra, erano mesi che sognavo quel momento, da quando mi resi conto di ciò che volevo sul serio e corrispondeva al suo nome. E tra una lacrima e un’altra, sorrisi sincera a lui.
-Ti amo anche io, Jay.-
E forse ti ho sempre amato.
Quella notte suggellammo quella promessa, che suonava più come una dichiarazione, con un bacio. Dormimmo insieme, nello stesso letto, sebbene fosse un po’ stretto. Non ci badai, risultò l’ultimo dei miei pensieri quando mi strinse a se, cullandomi dolcemente fino a quando il sonno non mi avvolse. Sentire il suo respiro caldo sul mio collo era rilassante, mi dava i brividi avvolte. Ma nella vita era importante qualcuno che ci voleva bene. Essere soli non portava mai niente di buono.
Prima di tornare al ranch avevo spedito un disegno a Cole. Una principessa con il vestito rosa. L’avevo fatto quando ero bambina, durante uno dei tanti pomeriggi passati ad annoiarmi nella mia stanza. Gli avrei spedito una lettera, avevo intenzione di rivederlo per una bella chiacchierata. Era da tanto che non lo vedevo.
Quella notte non ebbi incubi tra le braccia di Jay. Ma mi svegliai all’improvviso, forse per il troppo caldo anche se quando posai i piedi sul pavimento di legno ebbi freddo, come se mi trovassi nel ghiaccio.  Mi voltai e vidi Jay che riposava beato. Sorrisi, alzandomi lentamente senza fare rumore.
Andai di fronte allo specchio della stanza, osservando il mio riflesso. La malinconia mi assalì di nuovo e anche se cercai con tutte le mie forze di non piangere, alcune lacrime ripresero a scendere. Non potevo farci nulla. Aiden mi mancava! Per essere felice completamente mancava solo lui e non c’era.
Aiden…
Tirai in fuori un grande respiro, pensando intensamente al mio adorato fratello gemello, che ovunque sia continuerò ad amarlo. Quando tirai in fuori il respiro, vidi della nebbiolina fina. Smisi di piangere all’istante. Lì dentro non faceva freddo, la finestra non era aperta e la porta era chiusa. Non c’erano spifferi anche perché era piena estate.
Una speranza. Una lieve speranze si accese nella mia mente, deglutendo più volte.
-Aiden.-
Sussurrai quel nome nell’oscurità della stanza, guardandomi intorno. Più lo facevo e più il freddo intorno a me aumentava. Un sorriso speranzoso si dipinse sulle mie labbra, si allargò maggiormente quando mi voltai verso lo specchio e lo vidi appannato. C’era una scritta sopra… o meglio qualcuno stava scrivendo qualcosa:
Still Here. (Sono ancora qui).  
Piansi di gioia, sentendo all’istante la sua presenza accanto a me.
-Aiden.-
Ripetei il suo nome, tra la gioia e la commozione.
Credevi che ti avrei lasciata sola, sciocchina?
-Si… lo credevo.-
Risposi, sentendo il suo mormorio tra l’oscurità. Le lacrime che continuarono a scendere, incapace di fermarle.
-Mi sei mancato, Aiden.-
L’hai detto tu stessa. Non potevano separarci e non vedo perché la morte debba avere questo potere che non gli appartiene. Va a dormire, è tardi. Domani parleremo. Tranquilla, non ho intenzione di andarmene di nuovo.
-Va bene.-
Mi asciugai le lacrime ma più lo facevo e più queste scendevano. Raggiunsi il letto, guardandomi intorno. Sentivo ancora la sua presenza volteggiare intorno a me. Jay dormiva tranquillo. L’indomani avrei dovuto dirgli che qualcuno era tornato per restare, come me.
Niente e nessuno poteva spezzare ciò che Dio aveva creato. In quel caso aveva creato due gemelli, che anche la morte non avrebbe diviso. Mai.
Ciò che credevo fosse l’inizio della serenità e della pace, era solo l’inizio di una lunga serie di drammatici eventi. Perché… a volte ritornano.
 
 
Note d’autrice:
Mia seconda fanfic, che ho trovato il coraggio di scrivere dopo aver terminato per la quarantesima volta Beyond Due Anime. Un bellissimo gioco. Mi emoziono ogni volta che lo finisco e in più di qualche scena ho le lacrime agli occhi. (ç___ç) In questa storia, come avrete capito sicuramente, seguo il finale “con… Jay”. (o come diavolo si chiama il finale). Ok. Se volete potete lasciare un commentino. Non so quanti capitoli avrà questa storia… non sarà lunghissima certamente. Approfondimento su cosa è successo dopo il ritorno di Aiden e soprattutto perché è tornato. Bhè.. a voi la parola, se volete!=)
Yvonne.

  
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