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Autore: The Galway Girl    07/06/2014    6 recensioni
Mi chiamo Anais, ho 19 anni, ho appena finito il liceo e non ho voglia di fare niente.
Dico sul serio, proprio niente.
La mia idea era quella di starmene tutto il giorno davanti alla tivù, ma ho dovuto fare i conti con mia mamma, una snob che non vuole assolutamente sfigurare di fronte alle sue amiche, così ho messo a punto un piano infallibile, un Piano Geniale. Mi sarei trovata un lavoro così orribile e imbarazzante che mia madre mi avrebbe costretta a licenziarmi....
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Uno.

Mi chiamo Anais, ho 19 anni, ho appena finito il liceo e non ho voglia di fare niente.
Dico sul serio, proprio niente.
Le mie amiche appena letti i quadri della maturità, sono subito corse ad iscriversi all'università, hanno prenotato viaggi per festeggiare la libertà, hanno fatto progetti per il futuro coi fidanzati.
Io invece, ho incassato con fairplay il mio misero 77, ho preso l'autobus linea 6, mi sono fiondata in camera mia, ho acceso il pc e mi son sparata di fila dieci episodi di Supernatural.
E' passata una settimana e non ho fatto altro che starmene in camera a guardare una serie tivù dopo l'altra. Ho deliberatamente ignorato le richieste di mia nonna di "farle compagnia" nei lavori domestici, dato che so per certo che "farle compagnia" per lei significa sedersi e delegare tutto a me, e ho ancor più deliberatamente ignorato gli squilli insistenti del cellulare che mi annunciavano questa o quella festa, aperitivo ,grigliata, o pizza di fine anno, spacciandomi per malata, molto malata, del tipo polmonite, mononucleosi, super contagiosa quindi "grazie ma è meglio se mi riposo".
Si aspettano veramente che mi presenti ad una delle loro ridicole feste? Ho sopportato le loro facce per cinque anni e pensano che andrò a festeggiare con loro per esserci tolti di torno i professori e i compiti in classe? Personalmente, l'unica cosa di cui mi sento di festeggiare è di essermi tolta LORO di torno. Per farvi un'idea ero in una classe con solo tre ragazzi, il resto era composto da un mucchio di primedonne isteriche che facevano a gara a chi era vestita meglio, a chi aveva rimorchiato di più il sabato in discoteca e a chi aveva studiato meno. Io facevo parte della ristrettissima e super selettiva cerchia dei disadattati, gli emarginati, insomma gli sfigati per intenderci. Oltre a me c'era Ambra, la secchiona della classe, Valentina, perennemente depressa perchè veniva perennemente scaricata dai fidanzati, e sebbene non sia dipeso dalla nostra volontà averla nel nostro gruppo, Gilda, la ragazza più amorfa che abbia mai conosciuto. Eravamo in 4, hei ve l'ho detto che era una cerchia ristretta, anche se Gilda ci avrà rivolto la parola si e no tre volte, penso che volesse darla a bere alle altre oche di essersi ritrovata in banco con noi per puro caso, e ci ignorava deliberatamente sperando di non essere etichettata anche lei come "sfigata".
Io non ero nè secchiona, la mia media vagava tra il 6 e il 7 ma solo perchè ero bravissima in inglese, nè tantomeno venivo mollata dai fidanzati, sapete mi hanno detto che per essere mollate prima bisogna avercelo un fidanzato. Sono capitata in quel liceo solo perchè volevo seguire la mia migliore amica Cristina. Non facevo un passo senza di lei, ero la sua fotocopia, sbiadita e rimpicciolita, dove andava lei andavo anch'io, così quando lei scelse l'altisonante  "Liceo Magistrale Pedagogico Sociale" io la seguì anche se non avevo idea di che cavolo si trattasse. Lei resistette un anno lì dentro, cioè circa un anno, se si contano tutti i giorni di marina ci sarà rimasta si e no 6 mesi. Per fortuna ho avuto l'intelligenza di non seguirla anche in quello (più che altro me la facevo sotto all'idea che mi beccassero), ma purtroppo, per la prima volta dall'asilo, mi sono ritrovata senza Cristina. Ero quasi tentata di affrontare i quattro anni restanti in religiosa solitudine, ma nessuno sopravvive al liceo da solo, così mi costrinsi a fare nuove amicizie e, dato che, come vi ho già detto la maggior parte delle ragazze erano delle sceme totali, non mi rimase che accontentarmi di Ambra-la- studiosa e Valentina-la-lagna. Devo ammettere che poteva andarmi peggio, col tempo ho scoperto che erano molto più simpatiche di quanto avrei immaginato, Ambra non si è rivelata la solita secchiona antipatica so-tutto-io che non ti aiuta, anzi i miei 8 in psicologia li devo tutti a lei, e Valentina era molto gentile e ogni volta che preparava dei dolci per il boyfirend di turno ne portava sempre uno anche a me.
Negli ultimi cinque giorni ho messo il muso fuori dalla mia stanza solo per andare in bagno, ahimè non sono una di quelle fortunatissime adolescenti da film americani col bagno in camera, o per mangiare, ma solo dopo che mia nonna mi ha chiamata almeno venti volte. Penso che la mia detenzione forzata sia dovuta al fatto che andando in giro potrei incappare in persone che mi rivolgerebbero la fatidica domanda "E adesso cosa farai" costringendomi a defilarmi o a cambiare discorso parlando del tempo o del finale di Lost. Non fraintendete, non è che non saprei cosa rispondere, anzi io SO esattamente cosa rispondere, ma dubito che qualcuno si rivelerebbe comprensivo di fronte ad una risposta del tipo "Un bel niente di niente". Se proprio c'è qualcuno che insiste mi limito ad un neutro "Sono ancora indecisa".
Credetemi, ci ho pensato a lungo, ho ipotizzato varie mie professioni, mi sono immaginata nei panni di maestra, veterinaria, medico, ma odio i bambini, sono allergica ai gatti, non sopporto la vista del sangue e le persone malate mi deprimono.
Lo so, vi starete sicuramente chiedendo perchè io abbia scelto un liceo Pedagogico Sociale se detesto i bambini, ma ribadisco che la scelta non è dipesa da me, inoltre alle medie ero veramente convinta che fossero tutti simpatici e paffuti, ma uno stage in asilo alla fine delle superiori mi ha fatto capire non solo che sono perfidi, meschini e petulanti, ma anche che io sono VERAMENTE negata con loro. Ho scoperto che non capiscono il sarcasmo (è la mia seconda lingua), devi ascoltare tutte le loro lamentele (ho una pazienza che rasenta lo zero) e devi costantemente farli giocare, correre e divertire (non sono esattamente un tipo sportivo).
Il fatto è che non ho nessuna attitudine particolare, nessun talento speciale.
Ambra, ad esempio ha SEMPRE saputo che sarebbe diventata avvocato, ne parla da quando eravamo in seconda superiore.
Valentina SA che ama le persone e che fare l'infermiera è il mestiere adatto a lei. Io, invece, non lo so.
Ho svariate passioni, mi piace il cinema, la natura e i cartoni animati, ma nessuna si è ancora rivelata abbastanza allettante da distogliermi dalla convinzione che la mia vita sarà dedicata a non fare un cavolo. In fondo non riuscirei mai a trovare un mestiere che includa una delle cose che amo, a meno che non diventi attrice, Madre Natura o Walt Disney, ma temo che sarebbe un pelo impossibile. So per certo che studiare non fa per me, non riuscirei mai a cavarmela da sola, senza Ambra che mi passa le risposte delle verifiche e Valentina che mi rifocilla coi biscotti, quindi è inutile perdere tempo andando all'università. Potrei cercarmi un lavoro, cameriera, barista, commessa, ma non sono esattamente la persona più socievole dell'universo, senza contare che col mio umorismo molto ma molto sottile finirei con l'essere licenziata dopo cinque minuti per aver insultato un cliente o per avergli detto che è grasso. Ho la ferma intenzione di restarmene chiusa qua dentro fino alla fine dell'estate, o almeno finchè non finisco Supernatural.






Note dell'autrice:
Ecco qua,il primo capitolo del mio primo racconto. Sarà un pò lughetto, ho già pronti praticamente tutti i capitoli quindi dovrei riuscire ad aggiornare la storia abbastanza spesso!
  
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