Carpe
diem. Per quanto ci sforziamo
di fermarlo, il tempo celermente
fugge via, anche se non vogliamo
e chiediamo venia tristemente;
ma come l’acqua a trattener tentiamo,
che fluisce via nella
corrente,
e a stringere torvi ci ritroviamo
le vane mani ricolme di niente.
Ogni attimo che passa è unico e solo:
Non lasciar che il fiore appassisca,
ma coglilo quando ancora profuma;
non aprire le ali a un folle volo
ma, mirandolo, il cielo consuma.
Cogli l’istante prima che sparisca.
Due
parole su questa poesia.
È nata da una proposta fatta dalla mia professoressa di
italiano “Cecilia,
visto che sei così brava a scrivere, perché non
fai un sonetto per il tal
concorso?” Ora, la mia cara prof non aveva ben chiaro che
essere brava nei temi
su Dante e scrivere un sonetto con tutta la metrica e le sillabe esatte
non sono la stessa cosa.
Non so nemmeno se ho vinto il concorso, probabilmente no.
Ah, un’altra cosa! Avrete notato riferimenti a famosi autori
come Dante o
Catullo: non è un plagio, sono consapevole e lo
ammetto...è nata dalla
richiesta di inserire espressioni analizzate e studiate in classe.
Chiusa questa lunga e
noiosa
parentesi, spero che vi sia piaciuta. Grazie in anticipo a chi
avrà la clemenza
di recensire e chi semplicemente leggerà i miei deliri.
Checchan