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Autore: Scarlett Rose    08/06/2014    1 recensioni
L'amore è un bellissimo fiore, ma bisogna avere il coraggio di coglierlo sull'orlo di un precipizio.
- Stendhal - 
Anna Dianto è una shinigami. Una donna. E non lavora negli uffici amministrativi come le sue colleghe, ma sul campo in veste di mietitrice sotto la supervisione del temuto William T. Spears. E della sua strana combriccola di colleghi.
Considerata un "caso anomalo", Anna dovrà farsi largo a forza in un mondo tutto regole e monotonia, mentre tenterà di gestire la sua nuova vita nel Dipartimento Londinese.
Tra spezzoni di vita e nuove amicizie, la giovane shinigami dovrà decidere per che cosa valga davvero la pena lottare.
Genere: Avventura, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Grell Sutcliff, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Undertaker, William T. Spears
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Credo che tu ed io dovremmo uscire insieme.”.

Anna alzò gli occhi gonfi di sonno dai documenti su cui era china da troppo, troppo tempo.

Ultimamente si trovava costretta a fermarsi in ufficio fino a tardi e quando se ne andava non camminava per raggiungere la sua abitazione.

Strisciava.

Lungo i marciapiedi deserti, attraverso i giardini curati con l'erba perfettamente regolata affinchè ogni filo fosse alla stessa altezza degli altri – roba da maniaci! -, ignorando la luce accecante dei lampioni e maledicendo i tacchi che si ostinava a portare.

Quando finalmente trovava la chiave del suo appartamento in fondo a quel pozzo senza fondo che lei si ostinava a chiamare “borsetta”, si lasciava cadere sfinita sul divano di pelle bianca. Tutto ciò perchè, come esigeva la tradizione, ai nuovi arrivati toccavano sempre i turni più infami e le pile di fascicoli più voluminose. Quelle cose in grado di sfinire tanto nella mente quanto nel corpo.

Cercò di concentrarsi sul ragazzo che la stava fissando in quel momento, reprimendo un moto di invidia nel vederlo già con la giacca addosso.

Beato lui che poteva staccare ad un orario vagamente decente.

Ronald Knox sedette sulla sua scrivania, fissandola sornione, il trench nero allacciato con finta noncuranza in vita “Dico davvero, non ho mai avuto un appuntamento con una collega.”.

Anna si sforzò di sorridere, ignorando le fitte agli occhi. Avrebbe fortemente voluto appoggiare la testa sulla scrivania e schiacciare un bel pisolino, invece di costringersi ad essere brillante e di compagnia.

O forse, riflettè guardando il suo ospite, le costava tanto parlare con lui perchè si era semplicemente assuefatta alla solitudine.

Nessuno passava mai nel suo ufficio se non per motivi strettamente lavorativi e quando a fine giornata i vari shinigami staccavano dal proprio turno non pensavano certo di invitarla ad unirsi a loro per bere qualcosa.

A Roma non era poi molto diverso, ammise, ma almeno laggiù aveva un paio di amiche - buone amiche- da frequentare. Con cui sfogarsi.

Che la capivano, anche se lavoravano in ambiti diversi.

Che avevano festeggiato con lei il giorno del diploma in Accademia.

Che la spronavano ad andare avanti quando il lavoro, specie agli inizi, aveva rischiato di farle avere una crisi di nervi al giorno.

Pensando a Carlotta e Livia le sfuggì un sospiro involontario. Scriversi non era certo la stessa cosa che vedersi e con i loro ritmi lavorativi non era semplicissimo organizzare un fine settimana in cui incontrarsi.

Anna fissò Ronald con un mezzo sorriso “A quanto mi risulta, tu con le colleghe esci spesso.”

“Oh, la mia fama mi precede.”

“No.” lo rimbeccò lei scherzosamente “Lo fanno i pettegolezzi.”

“E' lo stesso, non mi formalizzo.” replicò Ronald sorridendo a trentadue denti “Ma io intendevo dire che non ho mai frequentato una shinigami che lavori nella mia stessa sezione. Non so se hai notato” aggiunse facendole l'occhiolino “che non ho una grande scelta qui in giro.”

“Credimi, sono come tutte le altre. Una ragazza esattamente come quelle che ci forniscono moduli e missioni giorno dopo giorno. Solo che io ho la mia Scythe. ” aggiunse con un cenno del capo rivolto all'arma, lasciata a riposare tranquilla, appoggiata al muro dell'ufficio.

Ronald le afferrò delicatamente la mano, prendendola in contropiede, e si esibì in un galante baciamano “Al contrario. Tu sembri estremamente poco convenzionale. Sto andando ad una festa, perchè non vieni con me? Sarebbe una buona occasione per socializzare. Sei sempre sola!”

“Non per scelta!” avrebbe voluto replicare lei, che del Mediterraneo aveva l'essenza, la gioia spumeggiante delle belle giornate di sole, il piacere di sedersi ad una tavola apparecchiata e parlare con gli amici fra cibo e buon vino.

Proprio come facevano gli umani, che forse della vita ne avevano capito un po' più degli shinigami.

Prima che la giovane donna potesse declinare, spiegandogli che no, era troppo stanca ed indaffarata per infilarsi in una delle feste da lui frequentate di solito e che venivano declamate durante la pausa caffè con occhi sognanti ma in cui lei rischiava di essere solo spiata con malcelata curiosità dagli astanti, una voce glaciale tagliò l'aria “Knox, onestamente penso che dovresti evitare di far perdere tempo ai tuoi colleghi. Specie” aggiunse William avvicinandosi lentamente “quando ancora non hanno consegnato dei documenti che sto aspettando da molto tempo.”.

Anna sostenne lo sguardo del nuovo arrivato “Sono spiacente, ma c'erano diversi dati incompleti che ho dovuto ricontrollare. Sto cercando di finire il prima possibile.” concluse, trattenendosi dal fargli una linguaccia.

Nemmeno ora che gli uffici erano relativamente spopolati, ad eccezione di coloro che stavano iniziando il turno di notte e di chi come lei si era trovato costretto a fare gli straordinari, William sembrava più rilassato.

Anzi, rigido ed impettito dinnanzi a lei e Ronald, senza un capello fuori posto, sembrava appena arrivato dopo una giornata tranquilla e riposante.

Come facesse, rimaneva un mistero.

Anna era ben conscia del suo voluminoso chignon ormai sul punto di esplodere, della pelle pallida e dello stato pietoso in cui versavano i suoi vestiti, senza contare la giacca d'ordinanza che si era tolta ore prima e che aveva abbandonato in malo modo sull'attaccapanni all'ingresso della stanza.

Eppure il supervisore non lavorava meno di chiunque altro lì dentro, questo era certo. Poteva anche scendere raramente a collezionare anime in prima persona, ma per quanto lei fosse arrivata a Londra relativamente da poco aveva capito subito come quella sezione del Dispatch andasse avanti solo perchè Spears si faceva in quattro tra carte,timbri , riunioni con i superiori, sorveglianza del lavoro di tutti i suoi sottoposti. Grell Sutcliff in primis, che dopo una storia di raccolte non autorizzate di cui lei ignorava i particolari, era ora sotto stretta sorveglianza; il che, per lo shinigami dalla curiosa chioma scarlatta, significava solo farsi “sorvegliare” da William appiccicandoglisi addosso per ogni motivo.

Ronald saltò giù dalla scrivania con un sospiro teatrale “E va bene, va bene, sarà per un'altra volta Anna, eh?”.

Si avviò praticamente saltellando verso la porta, salutandoli entrambi con uno sventolio di mano “Ovviamente, se tu volessi unirti a noi William - senpai saresti il benvenuto!” concluse facendo l'occhiolino e andandosene beatamente pimpante e giulivo.

Anna non potè trattenere una risata “Cielo, vorrei averla io tutta quell'energia!”.

Spears le scoccò un'occhiata indecifrabile e il sorriso di lei si ampliò “Capisco perchè piaccia tanto a tutte.”. Un guizzo non interpretabile saettò negli occhi dello shinigami, che rimase muto.

A disagio per quel silenzio, Anna si affannò ad aggiungere “Anche se devo dire che nelle maniere assomiglia ogni giorno di più al suo maestro.”

“Spero vivamente di no.” si lasciò finalmente sfuggire William, aggiustandosi con un gesto automatico gli occhiali “Onestamente, ho già abbastanza lavoro nel badare a Sutcliff.”

“Immagino!” replicò Anna sorridendo e cercando di aggiustarsi come meglio poteva la sua precaria acconciatura. Le seccava che la vedesse in quello stato miserando per quanto, rifletté, il suo aspetto potesse segnalare la dedizione che infondeva nel suo lavoro.

Rimasero qualche attimo in silenzio, mentre la shinigami rinunciava all'impari lotta e decideva di lasciar definitivamente cadere la lunga massa di capelli bruni lungo le spalle e la schiena.

Spears la fissò un attimo, mettendola a disagio, e Anna sentì il bisogno di spezzare nuovamente quel silenzio “Non so come faccia Sutcliff ad andare in giro tutto il giorno con quella chioma chilometrica fuori controllo senza che si sporchi o si impigli da qualche parte!”

“Questione di abitudine, suppongo.”

“Già.” annuì lei nervosamente, chiedendosi perchè, perchè in nome di tutti gli Shinigami Leggendari, davanti a lui non riuscisse a starsene tranquilla e rilassata. Probabilmente lo doveva al fatto che William ... che Spears, si corresse severamente, la faceva sentire una novellina.

Forse.

O forse era per come la guardava. Gli shinigami potevano pure avere gli occhi dello stesso colore, ma l'espressione che li animava differiva dall'uno all'altro come il giorno dalla notte. E quelli di William... quelli di Spears, sembravano capaci di scavarti dentro. Erano come il loro proprietario: diretti.

Scosse lievemente il capo per cacciare pensieri che davvero non era il caso di formulare e a lui quel gesto, per quanto rapido, ovviamente non sfuggì.

“C'è qualcosa che non va?”

“No, niente. Solo...” stupidaggini di una mente stanca, replicò mentalmente “... un poco di mal di testa.” disse invece con un sorriso tirato.

“Forse dovresti andare a casa e finire domani.”.

L'espressione sbigottita di lei si rifletteva perfettamente in quella altrettanto sorpresa di lui.

Anna sapeva di aver appena assistito ad un accadimento epocale, William ancora non capiva se avesse davvero pronunciato quelle parole.

“Voglio dire...” annaspò per una frazione di secondo, prima di recuperare il suo leggendario autocontrollo “che quando si è stanchi è più facile commettere errori. Sbagli che poi complicherebbero ulteriormente il lavoro a me.”.

Per un attimo Anna contemplò la possibilità di accettare la sua offerta, conscia che probabilmente un evento del genere non si sarebbe più ripetuto. Già si vedeva uscire dal dipartimento, arrivare a casa abbastanza presto da riuscire a cucinarsi qualcosa che non sapesse di plastica e cibo preconfezionato, magari addirittura leggere un paio di pagine del romanzo che sua madre le aveva regalato mesi addietro e che se ne stava sul tavolo del suo nuovo salotto a prendere polvere.

Poi i suoi occhi giallo – verdi si fermarono su Spears e videro ciò che prima non avevano mai colto. La tensione delle labbra, le spalle non così diritte come al mattino, la cravatta leggermente allentata.

Anche lui era stanco, senza dubbio, si rese conto. Era solo più bravo a mascherarlo.

Non si sarebbe goduta né la cena né il libro, ora. Non sapendo che gli aveva ingarbugliato il lavoro.

Così Anna scosse la testa “Sono a buon punto e non sarà certo una lieve emicrania a inficiare la qualità del mio operato. Non manca molto, per finirlo.” aggiunse, sperando che lui cogliesse il sottotesto, ovvero che entro un paio d'ore entrambi avrebbero potuto andarsene nelle rispettive case a dormire un un po' prima dell'inizio del turno mattutino.

William annuì, ancora a disagio per quella proposta scaturita da chissà dove “Allora, aspetto nel mio ufficio.”.

Fece per uscire, ma poi esitò un attimo e parlò senza voltarsi “Knox sarebbe stato felice di vederti alla sua festa.”

“Ma io non sarei andata a quel party!” esclamò Anna con un impeto forse eccessivo.

Lui non aggiunse altro, né perse tempo a chiedersi perchè quella risposta, che in teoria non avrebbe dovuto interessargli, avesse reso lievemente più leggere le ore di straordinari che aveva davanti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Panchina dell'autrice: salve! Il fiore di oggi è... la glicine. Nel linguaggio dei fiori, tale bellissima pianta simboleggia amicizia e disponibilità, le due cose che Anna si è vista offrire in questo capitolo.

Prima di tornare dalle mie rose – devo scoprire chi mai abbia dipinto di rosso quelle bianche! - permettetimi di ringraziare chi ha letto, recensito, messo questa raccolta tra le “seguite” o le “preferite”.

Grazie di cuore!

  
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