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Autore: sunflowers_in_summer    08/06/2014    1 recensioni
|Elisa e Will si guardavano negli occhi con astio, marrone scuro contro verdemare.
- Avete litigato? - chiesi cercando di celare la speranza e la gelosia.
- No - rispose fredda Elisa – Vuole che lo perdoni per ciò che ha fatto - Will abbassò lo sguardo, evidentemente soggetto ai poteri di Elisa – Non capisce che sono arrabbiata per ciò che non ha fatto.|
Nati dall'unione di un dio e un semidio, gli Oratori sono incantatori di folle, con poteri simili a quelli di un dio più di quanto si immagini. E sono decisamente pericolosi.
Storia ambientata una decina di anni dopo l'impresa dei Sette.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gli Dèi, Nico di Angelo, Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio, Rachel Elizabeth Dare
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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L'Oratrice

CAPITOLO 17 – Dove si rimargina una ferita.
 
ELIO
 
Distendo lentamente le dita stanche e penso alla giornata pesante che ho affrontato: due lezioni consecutive  ai ragazzi di terzo anno e una lezione di violino molto stressante ai ragazzi di primo anno.
Devo trarre il meglio da quei ragazzini, insegnare loro tutto quello che so, e di musica ne so molto…
Dopo essere scappato dal palazzo di mio padre sono tornato nel primo posto sicuro che mi venne in mente: il Campo Mezzosangue. Lì non feci altro che immergermi nella musica imparando alquanto velocemente a suonare qualsiasi strumento mi capitasse sotto mano. E mi stabilii a Long Island definitivamente, iniziando una nuova vita senza voltarmi indietro verso una madre mentalmente instabile e nessun amico.
Al Campo trovai una famiglia nuova e piuttosto strana: satiri, un centauro, ninfe varie… ma soprattutto trovai mezzosangue come me e, per la prima vola in vita mia, non mi sentii più come quel ragazzino dislessico che tutti evitavano.
Guardo una delle foto sulla scrivania: io e i miei amici in un giorno qualunque al Campo, ma stranamente non sono visibili satiri, ninfe o Chirone, né altri elementi soprannaturali, eccetto quel pegaso lontano in cielo che può essere scambiato facilmente per un gabbiano…
Eppure, c’erano fantasmi del passato che mi tormentavano, mi tenevano sveglio la notte e mi impedivano di pensare al mondo esterno come un mondo privo di pericoli.
La casa di Poseidone divenne ufficialmente disabitata e Sophia si faceva sempre in quattro per mantenere un’amministrazione della casa di Atena degna di colei che l’aveva preceduta.
Negli anni al Campo conobbi Chloe, figlia di Demetra e capo della casa tre, e me ne innamorai pazzamente: i suoi capelli color rame e la sua pelle abbronzata erano il soggetto preferito delle poesie che improvvisavo all’epoca.
“La forza dell’amore” ripeteva il mio amico Caleb, figlio di Afrodite, dandomi una gomitata “Tu odi scrivere poesie, e guarda adesso…”
Il mio fu un corteggiamento lungo ed estenuante, eppure, quando glielo feci notare, Chloe dichiarò di essere convinta che la mia fosse una cotta passeggera, che fossi ancora innamorato di un’altra
Ci sposammo a marzo di qualche anno dopo, su un prato vastissimo, con una cerimonia molto intima durante quello che considero ancora il giorno più bello della mia vita; Clizia nacque l’anno seguente e, quando meno ce lo aspettavamo, seguì la piccola Phoebe. Nessun mostro osò disturbarci da allora.
Un’altra foto raffigura me e “le mie ragazze” quella volta che le costrinsi con entusiasmo ad assistere a un festival musicale estivo. La giornata, però, non fu triste, anzi: Chloe, felicissima, trovò una pianta rarissima nel giardino del palazzo dove si teneva il musical, seguita dall’entusiasmo di Phoebe, e inoltre Clizia scoprì una passione segreta per il violoncello.
Mentre Chloe lavorava  come naturalista e le bambine erano tenute da una babysitter (assunta dopo esserci assicurati che non fosse un’arpia o un’empusa), mi impegnai al massimo per cercare un lavoro e, con una facilità inimmaginabile, e venni assunto  alla prestigiosissima Julliard, nella quale lavoro da più di diciannove anni.
Un’altra foto cattura un delizioso quadretto di famiglia il giorno del diploma di Clizia: le ragazze al centro con i loro lunghi capelli lisci e biondo-ramati e i loro occhi scuri sono meravigliose, la mia Chloe ancora bellissima nonostante l’età.
Siamo una famiglia felice.
Eppure i demoni si nascondono nel mio cuore, gelosamente custoditi e faticosamente repressi.
Ho scritto la canzone degli Innamorati Greci. Un giorno, dopo una mattinata passata a combattere contro i ricordi, ho preso un foglio di quelli belli e pronti a essere imbrattati di felici melodie.
Solo che quella canzone non è felice. La detesto. Eppure non riesco a tirarla fuori dal cassetto della scrivania, qui, nel mio ufficio, per strapparla, bruciarla, buttarla. Dimenticarla.
Ci sono giorni in cui nemmeno la compagnia di Chloe o della mia vecchissima chitarra riescono a riempire quel cratere che il passaggio di una stella cadente ha lasciato,nulla mi aiuta, a parte la canzone dell’Albero degli impiccati.
La segretaria bussa alla porta a vetri del mio ufficio ed entra traballando sui tacchi, tenendo in modo impacciato una cartellina in bilico tra le braccia.
- Professore, c’è una ragazza che chiede di lei.
Oh, no.
- Falla entrare – rispondo cercando qualcosa su cui fingere di concentrarmi.
Sarà quella scocciatrice di Ellen, una ragazza del quarto anno che ha una missione segreta: tormentarmi con richieste di ulteriori spiegazioni e chiarimenti su vari brani. Un vero mostro.
Chino la testa su un documento qualunque e un’ombra ricade giusto su di esso.
- Avanti, Ellen – dico sconsolato.
- Non sono Ellen - risponde con sorpresa e divertimento una voce melodiosa e avvolgente.
Alzo la testa e non posso credere a ciò che vedo: in jeans e un paio di ballerine immacolate, i riccioli lunghi fino a metà spalla ricadono su una giacca a fiori ed Elisa mi fissa con uno sguardo indecifrabile appoggiata allo stipite della porta, a braccia conserte. E’ esattamente come la ricordavo.
E mi accorgo che ho passato gli ultimi trentuno anni ad aspettare questo momento.
 
Siamo sul tetto della Julliard da alcuni minuti ma non riesco ancora a tenere a bada il fiatone, al contrario di Elisa che passeggia allegramente lungo il cornicione.
- Sei diventato vecchio, Elio? – chiede divertita balzando sul pavimento oltre la ringhiera protettiva.
- Ho quarantasette anni, cosa pretendi? – chiedo iniziando a riprendermi – E smettila di fare cose pericolose, potresti farti male.
Elisa ride, ma di una risata più vicina all’amarezza che alla gioia.
- Non morirei, se è questo di cui ti preoccupi – dice, i suoi occhi emanano potere, - E poi, io ho la tua stessa età.
Mentre si avvicina, la parte razionale della mia mente fa fatica a darle ragione: alla luce del sole primaverile, mentre si avvicina per sedersi accanto a me,  Elisa sembra solo una sedicenne con qualcosa di speciale, la radiazione di qualcosa irraggiungibile a tutti gli altri. Mi chiedo se alla fine sia diventata una dea e se sia questo il motivo per cui sembra circondata da quell’alone di luce dorata.
- Come va la vita? – chiede sedendosi con lo sguardo fisso davanti a sé.
- Bene – rispondo guardando, senza trovare nulla, nella stessa direzione – Sono sposato e ho due meravigliose bambine. Anche se Phoebe ha già diciotto anni…
- Phoebe? – chiede Elisa – Luminosa. Bel nome.
- Grazie.
Silenzio. Elisa fissa ancora il vuoto e mi chiedo perché sia tornata se non ha niente da dire.
- Sono venuta per capire – dice all’improvviso facendomi sobbalzare.
- Cosa?
- Quello che provo per te – risponde, voltandosi verso di me – O meglio, quello che provai.
Non so perché, ma sento un nodo allo stomaco. Non le voglio dire di tutte le notti insonni passate pensando a lei, dopo che il suo orgoglio aveva cancellato anche quella minima possibilità che c’era per noi.
- Lo hai capito? – chiedo cercando di evitare il suo sguardo indagatore.
- Sì – risponde, la sua voce cattura la mia attenzione come anni fa, - Non ti ho amato.
Per un secondo mi sento perso, senza più un riferimento, senza un cartello che mi dica di tornare sulla strada giusta. Poi, come per miracolo, sento quel cratere dentro di me che si rimargina come una ferita, le pietre lo sommergono e non lasciano che un buco minuscolo nella terra.
Elisa si alza e si affaccia alla ringhiera, con lo sguardo assorto verso le macchine che passano per strada. Mi alzo un po’ a fatica e mi sistemo accanto a lei.
- Mi dispiace, sai? – dice, la sua tristezza stride con l’allegra ragazzina che camminava sul cornicione poco prima – Posso immaginare cosa hai passato, posso capire gli incubi. Ho passato ventisei anni nei boschi, cercando di sfuggire a tutto questo ma non ci sono riuscita. Credimi se ti dico che sono stata peggio di quanto tu immagini – Elisa si volta a guardarmi e, piena di rimpianto, dice – Non avrei dovuto cedere alle tua preghiere, non avrei dovuto portarti laggiù, per poi abbandonarti sull’Olimpo.
Vorrei dirle che non è vero, che quell’esperienza ha dato alla mia vita una svolta che si era rivelata positiva. Vorrei dirle che si sbaglia, ma i suoi occhi mi mettono in silenzio e, in fondo so che è meglio così.
- Che farai, adesso? – chiedo, come se pensassi che lo scopo della sua vita fossi io.
- Ho un'altra persona da incontrare – risponde voltando le spalle alla strada – E poi penso di tornare alla solita eternità.
Annuisco ed Elisa mi sorride, tornando la ragazzina di prima.
- Salutami Chloe e le ragazze – dice scavalcando la ringhiera e poggiando i piedi sul cornicione.
- Aspetta, come sai di Chloe? – chiedo sporgendomi sul ferro verniciato di giallo.
- Ho sempre pensato che fosse perfetta per  te – risponde facendomi l’occhiolino, dopodiché si lascia cadere giù dal cornicione.
Mi volto pensando che avrebbe potuto usare le scale e mi avvio lentamente verso il mio ufficio, mentre anche quel piccolo buco rimasto nel mio cuore si rimargina.

 
Buon pomeriggio :3
Bene. Bene.
No, non va bene per niente. Immagino che sia un mio vizio, abbandonare una storia sul più bello della sua pubblicazione. Quindi male.
Oh, ma perlomeno stavolta l’attesa non si è protratta fino a sei mesi, cosa già successa in precedenza… ^^’
Anyway, come previsto, Elio è un vecchiaccio. Oh, andiamo, sono passati trentun’anni!
Chloe è un personaggio di cui non ho potuto fare a meno. MA Chloe non sarà la protagonista del primo sequel di questa storia…
Insomma, per chi non lo avesse capito, questa storia avrà DUE sequel, ancora in fase di scrittura. E in occasione delle 600 visualizzazioni del primo capitolo de L’Oratrice, ho deciso di parlarvi un po’ di più di questi due sequel:
  • Peace signs.
Ambientazione: Campo Mezzosangue, sei mesi dopo l’impresa di Will, Elio ed Elisa.
Personaggi principali: Drew, figlio immortale di Ermes; Nina, figlia di Efesto; Sophia, figlia di Atena; Lucie, figlia di Apollo; Caleb, figlio di Afrodite. (tutti accennati in questa storia) E per la gioia di alcuni, anche la piccola Melissa, figlia di Zeus :3
 
  • Clizia loved Sun, Phoebe found Moon (non sono ancora sicurissima del titolo :\)
Ambientazione: New York e East Coast, tre mesi dopo gli ultimi tre capitoli de L’Oratrice.
Personaggi principali: Clizia, eccentrica artista diciottenne con rapporti di grande amicizia con suo nonno Apollo; Phoebe, sedicenne Cacciatrice di Artemide (sì, un'altra)
, con pessimi rapporti con suo nonno Apollo e con tutte le persone che non rispondano al nome di Annabeth Chase, di fatto.
 
Quindi sì, Clizia e Phoebe avranno una storia tutta loro :3 e no, non è ancora conclusa. Sigh :’(
Ellen, la scocciatura più grande di Elio si chiama così… in onore della mia gemella perduta ;) perché le voglio bene, lol.
Non so che altro. Oh, già. Will è il prossimo capitolo. E l’ultimo.
Fremete Will team!!!
Una lasagna blu,
Ella.
 
 
  
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