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Autore: SiriusBlack91    08/06/2014    1 recensioni
Una nuova isola. . .nuovi segreti. . .nuovi orrori!
La trama tratta di una spedizione della Ingen su una terza isola dove effettuano esperimenti sui dinosauri; cronologicamente mi baso sulla storia dei libri di Chricton, quindi avviene dopo l'incidente al Jurassic Park del primo libro e prima dell'avventura di Malcolm e gli altri su Isla Sorna del secondo libro. Spero vi piacerà la storia, la quale premetto che sarà piena di sorprese, intrighi e ovviamente dinosauri! Buona lettura a tutti :)
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Episodio 13 - Di chi fidarsi?
L’aria del mattino era afosa, umida e soffocante. Ray stava rinfrescandosi la faccia in un ruscello all’interno della foresta mentre Hicks era intento a fumarsi una sigaretta. Dopo l’attacco subito dal gigantesco dinosauro nella notte precedente i due mercenari della Byosin si erano dati alla fuga distaccandosi dal gruppo di soldati di Krauser, cogliendo al volo l’opportunità di levarseli dalle scatole e continuare il loro viaggio in solitaria. Ormai la loro missione per conto della Byosin poteva considerarsi annullata in tronco, con la morte di tutti i loro compagni e la totale assenza di comunicazioni con i loro “datori di lavoro”. A quel punto Ray voleva solo andarsene da quell’isola infernale, tornare a casa e decisamente cambiare lavoro! Rischiare la vita per conto di persone che non si fanno minimamente scrupoli per la vita dei loro dipendenti/sottoposti e per cosa? Soldi? “Ma che andassero tutti al diavolo!” mormorò sottovoce mentre continuava a buttarsi acqua sulla faccia e sul collo.
La notte prima aveva visto Hicks parlare di nascosto con un tizio della squadra di quel Krauser, forse era il medico, gli pareva si chiamasse Johnson. Non aveva avuto tempo di parlargliene siccome erano fuggiti tutta la notte andando nella direzione opposta a quella del rifugio dove si trovavano insieme agli altri soldati. A lui era sembrato che avessero vagato senza meta, invece aveva poi scoperto che il suo compagno seguiva una traiettoria precisa su una mappa, probabilmente rubata agli altri.
“Hey Hicks! Di cosa parlavate tu e quel tizio ieri sera? Vi ho visti. . . .sai, lui sembrava piuttosto agitato ma tu avevi quella faccia che fai di solito. Lo sai no? Quando sai di aver fatto un affare a discapito di qualcun altro e ne sei soddisfatto!” disse Ray senza voltarsi indietro.
La sua voce echeggiò nell’aria. Nessuna risposta alle sue spalle. Solo il fruscio del vento tra gli alberi e il debole fluire dell’acqua di fronte a lui. Gli sembrò strano che il compagno non rispondesse, troppo strano! Ray aprì la bocca per chiamarlo di nuovo quando all’improvviso iniziò ad avvertire una fortissima pressione sul collo, qualcosa che lo stringeva soffocandolo. Poco alla volta sentiva di essere spinto verso il basso e venne di colpo catapultato con la testa nel ruscello. Si dimenava menando pugni all’aria, volendo colpire il suo aggressore. Sentiva fischiargli maledettamente le orecchie, aveva dolori lancinanti al collo e voleva urlare “Hicks! Hicks! Aiutami!” mentre perdeva sempre più prezioso ossigeno e la mortale acqua gli entrava nei polmoni uccidendolo.
Poi capì. . . .nel momento in cui emanò l’ultimo respiro e il suo corpo si agitava in preda agli spasmi muscolari per la letale mancanza di ossigeno, si rese conto di chi era stato.
Nel momento della sua morte Ray realizzò che si era fidato della persona sbagliata.
Il suo corpo rimase inerme sulla riva, in balia della debole corrente che non avrebbe avuto la forze di trascinarlo via. Poco male, pensò l’aggressore, saranno i carnivori a disfarsi del cadavere.
Si abbassò a prendere il suo zaino asciugandosi le mani bagnate sui pantaloni e accendendosi una sigaretta si addentrò nella foresta. Hicks non si voltò nemmeno una volta. Ora doveva pensare solo a se stesso e al suo obiettivo: incontrare la spia nel gruppo di Krauser.
-
Il buio tunnel continuava dritto per svariati metri e i soldati stavano camminando da circa venti minuti, sorpassando varie porte e illuminando la strada con le deboli luci delle torce. Li dentro puzzava di umido e di muffa, insieme a diversi odori di laboratorio provenienti dalle stanze a entrambi i lati del tunnel. Era abbastanza largo da farci passare degli automezzi e forse dei piccoli camion. Come stava spiegando il dottor Cole strada facendo, quel tunnel veniva usato per rifornire i diversi laboratori sotterranei e come magazzino per la struttura principale che sorgeva al piano di sopra e quindi era stato costruito abbastanza largo per farci passare camion e animali, qualora venivano trasportati per liberarli nell’isola o per caricarli sulla nave che li avrebbe poi trasportati al Jurassic Park su Isla Nublar.
“Una volta che venne chiusa la struttura è stato tutto abbandonato. Ormai sono due anni che sono bloccato qua sotto a continuare le mie ricerche, lasciato qui dalla Ingen perche ritenuto ‘un elemento prezioso per la loro società’. Dannati bastardi!  A saperlo che poi mi avrebbero lasciato da solo a morire!” mormorava il vecchio scienziato mentre avanzava in testa ai due gruppi.
“Come ha fatto a sopravvivere per due anni qui da solo? Senza armi e rifornimenti di cibo!” domandò Frank mentre si guardava attorno affascinato dall’ampiezza del tunnel. Ci sarebbe passato un tirannosauro li dentro, pensò con timore.
“Oh beh, amico mio, uno scienziato è sempre pieno di risorse!” rispose vagamente il dottor Cole, facendo una piccola risata.
A Gabriel non piaceva quell’uomo e le vaghe risposte che dava non facevano altro che aumentare i suoi dubbi sulla verità delle sue intenzioni. Prese parola dopo un lungo silenzio da quando erano partiti dal piccolo laboratorio e chiese con fare inquisitorio “Cosa sono tutte queste porte? Altri laboratori segreti?” mentre puntava con la torcia i lati del tunnel.
Lo scienziato rispose senza degnare di uno sguardo al capitano “Esattamente! Altri laboratori di ricerca come il mio, insieme a magazzini, mense, cucine e uffici del personale. Ci sono anche dei mini appartamenti con letti, piccole cucine e bagni, siccome alcuni di noi vivevano praticamente qua sotto per via del loro lavoro svolto in gran segreto.”
D’improvviso si fermò girandosi alla sua sinistra. Frugò con la mano nel taschino del suo camice e ne trasse fuori una chiave e una tessera magnetica con le quale aprì la porta di fronte a lui. Dopo aver infilato e girato la chiave verso sinistra, passò la tessera in un apposito macchinario al lato della porta il quale emise un piccolo ‘bip’ seguito dall’illuminarsi di led verde e uno scatto della porta in avanti, segno che si era aperta.
“Ottimo” disse soddisfatto lo scienziato “Seguitemi, vi mostrerò il mio appartamento!” ed invitò i soldati ad entrare con un cordiale sorriso in volto.
L’interno era sorprendentemente grande per essere un piccolo locale ricavato dalla roccia, con un arredamento semplice e minuzioso: una stanza conteneva un letto singolo, un cucinino con un frigo adiacente e un tavolo con delle sedie dove mangiare, mentre l’altra era un bagno ridotto al minimo spazio ma con tutto il necessario, doccia compresa.
“La Ingen tratta bene i suoi dipendenti! Anche se noto l’assenza della finestra nel bagno. Non deve essere una bella cosa eh?” Gabriel si lasciò sfuggire un commento sarcastico che causò una smorfia nel volto del dottor Cole.
“Per il lavoro che veniva svolto qui era necessario che i dipendenti avessero le stesse comodità di casa loro ma ovviamente ridotte allo stretto necessario. Tutto per avere poi un buon rendimento da parte del personale, cosa che per la Ingen era di priorità assoluta!” rispose il dottore chiudendosi la porta alle spalle.
Le due squadre si accomodarono alla meglio, chi a terra e chi sul letto, rilassandosi dopo i tre giorni precedenti di continuo stress e difficoltà.
Ormai si trovavano in una situazione di stallo, con il tempo che scorreva inesorabilmente, la missione ancora non ultimata e l’ora del prelievo con gli elicotteri Ingen che si avvicinava. La fuga dei due mercenari della Byosin (Ray e Hicks) era già da sola un imprevisto non di poco conto, come se non bastasse ora era sbucato dal nulla questo scienziato ‘dimenticato sull’isola’ dalla società per cui lavorava e ai due capitani la situazione non era per niente chiara.
“Quindi, la Ingen l’ha lasciata qui per completare le sue ricerche, ma si sono dimenticata di avvertirla che avrebbero abbandonato l’isola e lasciato i dinosauri liberi di scannarsi a vicenda e proliferare?” domandò Frank con un tono dubbioso, lanciando sguardi a Gabriel e notando che il suo volto era tutta una espressione di nervosismo e agitazione. Aveva iniziato a controllare l’orologio da polso per vedere quanto mancasse all’appuntamento con gli elicotteri, facendosi sempre più nervoso col passare delle ore.
Il dottor Cole si accomodò tranquillamente su una sedia del tavolo, guardandosi attorno per studiare bene i volti dei soldati di fronte a lui. Con un sospiro di stanchezza mise sul tavolo i suoi occhiali e passandosi una mano sul volto si strofinò gli occhi.
“Signor Krauser, è bene che lei sappia che la Ingen ha il vizio di non rispettare gli orari. Ho quasi 5 anni di esperienza lavorativa con quella società, senza contare gli ultimi due passati qui da solo a causa loro, e ho imparato a fidarmi ben poco delle loro promesse.”
Gabriel lo guardò dritto negli occhi senza dire una parola, incrociando le braccia e tenendo sempre l’orologio bene in vista.
“Per rispondere a lei, signor Miller, loro dovevano sì prelevarmi insieme agli ultimi dipendenti, ma a quanto pare non si degnarono di fare un conteggio delle persone che dovevano portar via né mi vennero a cercare quando avevano fatto salire tutti a bordo della nave. Prima ho detto che trattano bene i loro dipendenti, ma lo fanno finché gli sei utile! Una volta raggiunto il loro scopo cercano un modo di spremerti ancora di più, oppure se hai già dato tutto si sentono liberi di scaricarti via e assumono nuovo personale. Sempre le stesse bugie, sempre le stesse false promesse.”
Frank prese parola “Perché non c’era anche lei sulla nave che doveva riportarvi sul continente? Dov’era quando erano venuti a prelevare tutti quelli rimasti?”
Samuel Cole fissò a lungo gli occhi del capitano Frank Miller di fronte a lui e il volto gli si colmò di rabbia esplodendo tutto d’un colpo.
“Stavo obbedendo agli ordini di quei bastardi! Completare il lavoro, solo quello era importante! Chiuso nel mio laboratorio da un mese a lavorare su quelle due creature che avete visto prima, perché la Ingen non capiva quanti problemi e difficoltà avevo avuto. No! LìIl consiglio di amministrazione voleva fossero ‘pronte’ entro breve tempo per poterle usare come attrazioni al maledetto Jurassic Park!”
Si alzò di scatto sbattendo il pugno sul tavolo.
“Ecco perché non mi hanno trovato quando vennero a prenderci! Ero chiuso li dentro da solo, nessuno dei miei colleghi mi aveva avvertito! NESSUNO!!!! Ero un eremita per loro, sempre nel mio laboratorio a lavorare per l’azienda. Non capivano che io lo facevo principalmente per l’amore che provo per il mio lavoro e per queste meravigliose creature!”
Si risedette sulla sedia, tremante di rabbia. In quel momento fu davvero visibile l’effetto che avevano avuto sul suo corpo e sulla sua mente i due anni di solitudine e tristezza in quel sotterraneo.
“Mi ascolti bene.” disse Gabriel uscendo dal suo silenzio “Non so se la Ingen, anzi, se quella serpe di Peter Ludlow sappia che lei è rimasto qui per tutto questo tempo. Noi non siamo stati informati di parecchie cose prima di intraprendere questa missione, a partire dal fatto che avremmo incontrato dinosauri frutto di esperimenti genetici contorti e che erano al di fuori della lista che ci avevano dato. Ci hanno mandati qui per recuperare ogni informazione sulle ricerche effettuate su quest’isola e il nostro programma era di ispezionare tutte le strutture di ricerca in quattro giorni, con prelievo in elicottero al punto dove siamo stati lasciati alle ore 16:00 del giorno odierno.”
Il tono di voce del capitano Krauser fece attirare su di se l’attenzione di tutti nella stanza al punto che si unirono in cerchio attorno a lui mentre apriva una mappa sul tavolo della cucina.
“Mancava solo questo edificio da controllare, ovviamente parlo del piano superiore cioè il ‘laboratorio ufficiale’, dopodiché avremo controllato altre strutture se fosse rimasto tempo. A questo punto credo che dovremo sfruttare il poco tempo restante per esaminare i computers che si trovano in questo sotterraneo, ricavare tutti i dati possibili e andarcene via al punto di incontro! Ah, professore. . .”
“Dottor Cole! Dottore!” precisò stizzato lo scienziato scoccando uno sguardo torvo a Gabriel.
“Sì sì, dottore, professore, come diavolo vuole! Lei tornerà a casa con noi e credo proprio che il programma vada bene anche a lei, o sbaglio? Ah un’altra cosa! Analizzeremo i computers con o senza il suo consenso! Questa roba è proprietà della Ingen, quelli che ci pagano per fare questo lavoro, e io non sputo mai nel piatto in cui mangio!” disse Gabriel chiudendo frettolosamente la mappa e facendo cenno ai suoi soldati di uscire dalla stanza.
Frank si avvicinò al Dr Cole per scusarsi del modo brusco di Gabriel ma venne zittito dallo scienziato che con un gesto della mano gli fece intendere che era troppo stanco per stare a sentire anche lui. Il mezzo sorriso del vecchio uomo fece capire a Frank che aveva abbastanza esperienza e pazienza per comprendere e sopportare l’arroganza dei militari e le loro ‘tempistiche di missione’.
D’un tratto lo afferrò per un braccio e disse sottovoce “Stia tranquillo capitano Frank Miller, anche se il suo collega non mi sta simpatico le prometto che vi farò uscire di qui in tempo. D’altronde ha ragione lui, fa comodo anche a me un passaggio!”. Lo sguardo d’intesa tra i due uomini fu breve, due-tre secondi per recepire il messaggio, e Frank si diresse fuori la porta continuando a guardare quasi stralunato quell’uomo misterioso. Dopo quella frase, una domanda gli riempiva la mente adesso: amico o nemico?
Le squadre si divisero nuovamente in gruppi di due, ognuno col compito di ispezionare tutte le stanze e i laboratori che c’erano in quel tunnel e infine ritrovarsi alla stanza del Dr Cole per tornare in superficie. Ramirez se ne andò subito con Dmitri. L’intesa tra i due non era sfuggita a Krauser e da tempo sapeva che si frequentavano al di fuori delle missioni, ma lasciava correre fintanto che rendevano un ottimo lavoro.
Frank si portò dietro Daniel, deciso a parlare con lui dopo l’incidente con i compsognatus della notte precedente.
Gabriel invece, pur di non lasciare il Dr Cole da solo, decise di andarsene in giro da solo ordinando a Jetkins di fare da guardia allo scienziato fino al loro ritorno.
“Ed infine restiamo io e te, bello no?” disse Sanders ridendo come una iena mentre dava pacche sulle spalle a Johnson, il medico della squadra di Gabriel.
Avendo poca voglia di scherzare, il medico si liberò dalla presa di Sanders e mormorando sottovoce si avviò in una stanza. “Muovi il culo! Voglio finire questo schifo di missione prima possibile!”
L’altro gli fece una smorfia di sdegno contro, sembrava lo stesse fulminando con gli occhi, e lo seguì affrettando il passo. “Ora ti aggiusto io, brutto stronzone!”
Controllando che gli altri se ne fossero già andati, entrò con uno slancio nella stanza dove era andato Johnson chiudendosela dietro con un colpo secco.
“Ma che cavolo fai?” si voltò di scatto il medico.
Furono pochi istanti di lotta e Sanders bloccò subito l’altro uomo a terra, tenendogli le mani dietro la schiena per non farlo muovere mentre quello cercava di dimenarsi.
“Ora ascoltami bene, medico!” iniziò a parlare Sanders stando vicino al suo orecchio destro “Avrai anche fregato Krauser e i tuoi compagni di squadra, ma non freghi me! Avanti, spiegami tutta la situazione!”
Dicendo questa frase gli diede un pugno dritto nel fianco destro e mise una mano davanti la sua bocca per non farlo urlare.
“Ma di che cazzo stai parlando? Tu hai il cervello fottuto, te lo dico io!” diceva Johnson cercando ancora di liberarsi dalle mani di Sanders. “Lasciamo andare subito, Sanders!”
Subì un altro, forte pugno al fianco destro seguito da altri due più forti. Sanders continuava a tenerlo fermo con una mano e frugò con la mano libera, quella con cui lo aveva colpito, all’interno dello zaino del medico e ne tirò fuori un telefono satellitare.
“Vogliamo parlare di questo! Eh, bastardo!?  A chi ci hai venduti? Voglio sapere quanti soldi ti hanno promesso per tradire i tuoi amici! Ti ho visto diverse volte prima di partire, ti appartavi e usavi questo stesso telefono e sentivo che parlavi della nostra missione e di soldi!” disse tutto questo mantenendo un tono calmo e pacato. Non voleva certo farsi sentire dagli altri urlando tutta la sua rabbia.
Johnson resistette in silenzio per alcuni minuti. Poi iniziò a borbottare qualcosa.
“Governo. . . . .Venezuela. . . . .500. . . .dollari” disse con la voce rotta dal dolore al fianco.
“500 dollari? Scherzi vero?” disse Sanders innervosito.
“500 mila dollari!”.
Il soldato rimase sbigottito per alcuni istanti. Poi, con la sua risata da iena, disse “Facciamo un accordo!”
-
Gabriel era entrato in una stanza piena zeppa di monitor. Al centro una enorme scrivania a forma di arco era sovrastata da schermi che davano immagini di diverse zone della struttura. Suppose che doveva essere il sistema di sicurezza e vigilanza, quindi quegli schermi erano connessi a telecamere nascoste sia nel laboratorio principale che quello sotterraneo. Poteva vedere alcuni punti del tunnel dove erano passati alcuni minuti prima e dei suoi soldati intenti a ispezionare le stanze come stava facendo lui. Per scrupolo controllò la stanza del Dr Cole per vedere se era ancora in custodia di Jetkins. Poi gli venne un’idea: smanettando sul computer principale trovò delle cartelle in cui erano salvate le registrazioni delle telecamere e scoprì che il sistema salvava le registrazioni solo fino a 24 ore prima, dopodiché venivano cancellate. Quindi se qualcuno voleva salvare una registrazione aveva 24 ore di tempo per farlo, altrimenti sarebbe stata perduta per sempre.
“Non va bene, maledizione!” disse alzandosi e calciando la sedia. Il suo scopo era di trovare le registrazioni di 4-5 giorni prima, quando i mercenari della Byosin si erano intrufolati in quel laboratorio e risvegliato il dinosauro nel tubo di stasi. Stava per andarsene quando un dettaglio sullo schermo colpì la sua attenzione. Una scritta diceva che l’ultimo accesso al sistema risaliva a quattro giorni fa e che era stata salvata una registrazione, risalente sempre a quattro giorni prima, proprio del laboratorio in questione. Si trovava esattamente con quello che stava cercando lui! Quindi qualcuno aveva salvato la registrazione dell’incidente al laboratorio proprio il giorno stesso. Ma chi aveva salvato quella registrazione? Non c’era più nessuno del personale in quel posto.
Poi un ghigno di soddisfazione si estese da guancia a guancia sul volto di Gabriel Krauser e dirigendosi verso la porta disse con un tono divertito “Furbo lo scienziato!”
   
 
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