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Autore: icered jellyfish    08/06/2014    2 recensioni
[ The Borgias Canada | Cesare x original character | 2x05 hints ]
E Cesare Borgia la conosceva, conosceva ogni suo desiderio ed ogni sua scelta, perché le era stato accanto per un anno intero, perché regolarmente aveva voluto starle vicino durante le perlustrazioni della selva e durante i momenti di quotidianità giornaliera e notturna, dormendo – una volta e una soltanto – nel suo stesso letto, senza mai toccarla né sfiorarla – senza ricevere nessun implicito invito a voler consumare il loro tempo nel modo che lui era più solito consumare, in compagnia di una donna. Un evento senza precedenti, e il suo confidarglielo verbalmente, il mattino seguente, aveva scatenato in lei la più sarcastica delle risposte.
«È la giusta punizione che meriti, per essere il più blasfemo di tutti i cardinali.»
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cesare Borgia, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Per nessuna donna







C A P I T O L O   U n i c o

Per nessuna donna







Cesare Borgia non aveva mai avuto pentimento alcuno per le sue passionevoli avventure carnali, e Caterina Sforza era stata una valida compagna di letto, durante le notti trascorse a Forlì nel suo castello.
Per nessuna donna aveva mai provato rimorso, perché per nessuna donna aveva mai nutrito un sentimento così grande da costringerlo a sentirsi sentimentalmente legato ad essa – e forse solamente Ursula Bonadeo era riuscita a strappargli via il cuore, una volta, ma per quanto ne fosse stato innamorato, probabilmente, nemmeno lei sarebbe stata capace di metterlo in catene e ancorarlo ad una fedeltà che sarebbe stata sua e sua soltanto.
Era Lucrezia Borgia, sangue del suo sangue, la sola capace di renderlo un Cesare diverso – un Cesare che per lei avrebbe fatto tutto, qualunque cosa gli avesse chiesto, ed era pienamente convinto che solo la sua piccola e amata sorella aveva in mano il potere di renderlo sincero e meno tenebroso di come si presentava a tutto il mondo, ma in quel momento, si rese conto che per quanto avesse contagiato se stesso con quella persuasione, in realtà non era così sincera come pensava.
Le sue iridi ametista – gemme trasparenti e lucide, una galassia di preziosità contenute in pagliuzze di tonalità alternate – erano racchiuse in un paio di occhi dal taglio affusolato e ovale, costretti, in quel momento, nel più totale sconcerto per quanto lui le aveva appena confessato.
Le morbide labbra non poterono fare a meno che rimanere dischiuse, incapaci di proferire parola alcuna – poiché parole da dire non ce n'erano, in fondo.
Se solo la balestra che teneva stretta nella mano destra non fosse stata adagiata lungo il suo fianco, la sua gamba – pericolosamente in procinto di scivolarle via dalla presa, per la mancanza di forze che era palese la stessero abbandonando in quegli attimi drammatici –, Cesare avrebbe giurato che le possibilità di ritrovarsela puntata alla gola erano più di quante sarebbe stato pronto ad ammettere davanti a qualcuno.
Il suo sguardo parlava nel silenzio del loro continuare a guardarsi, e solo il sottofondo del bosco osava disturbarli con i suoi suoni per impedire a entrambi di udire il solo fischio delle loro orecchie – e l'urlo imprigionato nel loro petto.
Un respiro riempì infine i polmoni di Joanna, senza però mai uscire di nuovo all'esterno – bloccandosi in lei, come se una ventata troppo fredda le stesse impedendo di compiere quel naturale gesto che era inspirare ed espirare.
Cesare la osservò; osservò il taglio corto e impreciso dei suoi sfatti capelli color grano – bagnati dall’umidità della foresta e straordinariamente liberi dal consueto codino in cui era solita costringerli dietro la nuca per mascherare la sua femminilità. Qualche ciocca azzardava infastidirle il volto, solleticandole le guance e incollandosi sui suoi denti, ma lei sembrava non volersi curare di quella piccola ed innocua interferenza.
Osservò gli abiti maschili comodamente avvolti attorno a quel corpo che non sapeva che forme avesse – e che bramava di conoscere ormai da tempo, senza mai volerlo dichiarare nemmeno a se stesso – per poi scendere con gli occhi sulle sue mani troppo sporche e provate dagli sforzi, per poter appartenere a una donna.
Eppure Joanna una donna lo era; una donna, una ragazza che fingeva di essere ragazzo per poter vivere la sua libertà – imprigionandosi, però, in un'altra condizione, anche se le permetteva di guadagnarsi danaro. E lo faceva bene, il suo lavoro, perché per quanta poca esperienza avesse Cesare in tale mansione, non aveva mai visto nessuno cacciare la selvaggina meglio di lei – e nessuno aveva mai veduto avere la sua stessa padronanza della balestra, nemmeno il più bravo balestriere dell'esercito papale. Nemmeno il suo caro e fidato Micheletto.
Forse, era proprio questo ciò che più gli piaceva di lei, il suo non essere convenzionale alle regole, il suo bucare di continuo un sistema che voleva vedere lunghi capelli intrecciati alle donne e gocce di profumo adornare i loro colli, il suo sputare sugli abiti con le sottane e sui comportamenti civettuoli e sfuggenti, fino a mostrargli la bellezza della vera trasgressione, quella che lui era convinto di avere in mano da sempre, ma che in realtà poteva solo imparare, osservandola nel suo comportarsi come voleva, come più preferiva – ingannando tutti e sguazzando nella sua anarchia.
E Cesare Borgia la conosceva, conosceva ogni suo desiderio ed ogni sua scelta, perché le era stato accanto per un anno intero, perché regolarmente aveva voluto starle vicino durante le perlustrazioni della selva e durante i momenti di quotidianità giornaliera e notturna, dormendo – una volta e una soltanto – nel suo stesso letto, senza mai toccarla né sfiorarla – senza ricevere nessun implicito invito a voler consumare il loro tempo nel modo che lui era più solito consumare, in compagnia di una donna. Un evento senza precedenti, e il suo confidarglielo verbalmente, il mattino seguente, aveva scatenato in lei la più sarcastica delle risposte.
«È la giusta punizione che meriti, per essere il più blasfemo di tutti i cardinali.» Più volte si era ritrovato a sorridere davanti a quel ricordo, ma in quell'istante, tutto ciò che a loro apparteneva e che riempiva la sua mente, era capace solo di fargli del male – così come il rancore, l'incapacità di perdono che leggeva sul viso della bella Joanna, giovane scherzo della natura.
«Io sono uno scherzo della natura, cardinale; una donna libera in un mondo di uomini.» Furono queste le parole di Caterina Sforza, durante l'atto lussurioso che aveva appena ammesso di aver compiuto, e per quanto nell’adempimento di quella congiunzione erotica avesse trovato tale frase estremamente eccitante per il suo voler sottomettere la puttana di Forlì alla sua virilità, ora, si rendeva conto che lei non era nemmeno lontanamente vicina all'essere libera come decantava di essere – come credeva di essere.
Un forte rumore riempì la silenziosità circostante, lasciando che solo qualche tortorella spaventata spiccasse il volo verso mete indefinite, in alto nel cielo.
Il volto di Cesare era ora costretto verso la sua sinistra, mentre quello di Joanna, ancora contornato da sdegno e delusione, immobile su di lui – la bocca semi aperta si arricciò in disgusto e le sopracciglia si corrucciarono in una tremolante riga di collera.
Cesare si rigirò appena verso di lei, guardandola come un ordigno esplosivo in silenzio, aspettando, prima di travolgerla, il momento in cui si sarebbe arrischiata a far di più o anche solo a parlare – ma Joanna sapeva bene quanto quel gesto appena compiuto fosse stata una mossa falsa, poiché nessuno dei due aveva mai assicurato esclusive di alcun tipo. E mai un bacio o una carezza, o qualsiasi altra azione sentimentale, era stata scambiata tra i due. Sapeva bene di non poter avanzare pretesa alcuna sul Cardinale Borgia, per questo si pentì fin dall'attimo dopo, per quello schiaffo nato senza comando intenzionale – ma dettato dal suo puro istinto –, rimanendo così nella più totale astensione colloquiale – e avanzando, piuttosto, di qualche passo indietro, per poi voltarsi completamente e abbandonare il luogo della loro riunione.
Cesare rimase sul posto, come fosse di marmo – una statua scolpita nel centro della boscaglia e pronta ad essere baciata dal Sole che di lì a poco si sarebbe fatto largo tra le frasche dei verdi alberi.
I fianchi di Joanna si allontanavano dai suoi occhi – da lui –, eppure nessun muscolo del suo corpo sembrava deciso a muoversi per rincorrerla – per raggiungerla e per rimediare, con qualche disorganizzato tentativo, a quell'errore di cui non riusciva nemmeno lui a capire se fosse pentito oppure no.
Le palpebre, fossilizzate, si rifiutarono di sbattere per creare sollievo ai suoi occhi, lasciandolo con uno spiacevole bruciore ad accarezzargli i bulbi oculari. Una sorta di piccola punizione che decise di autoinfliggersi sull'istante, almeno, decretando da solo e a se stesso che quello poteva essere un buon modo per iniziare a soffrire, in accettazione di quella perdita a lui troppo cara – ma non l'avrebbe mai detto.
Si convinceva, con forza, che forse tutto quello avrebbe comunque avuto termine, una volta raggiunto un traguardo temporale nel quale tutto sarebbe addirittura risultato noioso – perché non erano previste svolte, in quel viaggio in cui lui era destinato in eterno ad indossare una gonna rossa e lei i panni di chi non era.
Era un nutrimento fatto di niente, un dannato vortice di piaceri che non aveva mai provato prima – e che mai più avrebbe incontrato, in nessun'altro –, e non era certo di poterci rinunciare davvero, perché niente più di tutto quello, era in grado di ricordargli quanto si potesse amare qualcuno che non portasse il suo stesso cognome – ma non era abitudine di Cesare piegarsi come un servitore ai piedi di qualcuno che non fosse il papa, e per quanto gli sarebbe costato un prezzo così caro da stringergli gli organi interni, da farlo dubitare di stare ancora bene come l’attimo prima, avrebbe continuato a non farlo per nessuno, nemmeno per Joanna. Non lo avrebbe fatto per nessuna donna.






F I N E




    » N O T E    A U T R I C E ;

Cesare x Lucrezia tutta la vita, che questo sia chiaro. Li shippo come se non ci fosse un domani – e continuerò a farlo finché avrò vita probabilmente. x°
Ho sinceramente amato il loro rapporto all'interno della serie televisiva – quella canadese –; ne sono proprio rimasta estasiata!
La famiglia Borgia mi aveva affascinato già studiandola alle superiori
soprattutto per l'accenno incestuoso che avvolgeva appunto i due giovani fratelli  e, scoprire dell'esistenza di questa serie, mi ha praticamente attratto come una falena verso la luce haha.
Tuttavia, approdo sulla sezione con la presenza di un original character, Joanna Petrova. Non so perché – e non chiedetemelo, davvero haha –, ma durante l'intera visione di tutti gli episodi, spesso e volentieri mi si palesavano, tra le immagini della mia mente, diverse scene con codesta giovane donzella a interferire all'interno – e mi piacerebbe darvene ora, per chiarezza e correttezza, una piccola sintesi.
Joanna Petrova è una ragazza della stessa età di Cesare Borgia e 
per quanto come periodo mi affascini estremamente  non riuscendo ad accettare io in primis la costrizione sociale delle donne nell'epoca rinascimentale, l'ho voluta contornare di un background del tutto singolare.
Joanna non è incline a voler sopportare sulla sua pelle le regole che imprigionano il sesso femminile nella sottomissione, ed è per questo che ha deciso di vestire i panni di un ragazzo, dedicandosi all'uso della balestra e alla caccia selvatica – pratica che le funge da lavoro, essendo che vende le sue prede. In questo modo sfugge all'uso di abiti ingombranti, alla presunta inferiorità del sesso femminile e agli atteggiamenti – all'educazione – civettuoli, preziosi e sottostanti che vogliono caratterizzare le donne di quell'epoca.
Questo le concede la libertà da lei desiderata, ma la costringe al tempo stesso a non vivere come quella che è nata – fingendosi, appunto, un ragazzo con chiunque si imbatta e, fortunatamente, il suo tono dal suono non prettamente femminile, in questo l'aiuta.
Il primo incontro con Cesare avviene durante un suo acquisto per la carne di cinghiale, nel quale Cesare tenta una trattativa monetaria a suo vantaggio, ma Joanna non si lascia persuadere dalla sua posizione, riferendogli che la carne tanto vale al pezzo, e tanto le deve dare per pezzo.
La sua irrisolutezza incuriosisce Cesare che, in un primo momento 
assieme al fidato Micheletto  la segue con l'intenzione di ricordarle di essere più gentile con il figlio del papa, ma in seguito, dopo essere stati scoperti nel bosco durante la sua battuta di caccia e scoprendo la sua natura femminile , ne rimane ancora più incuriosito – così tanto che da qui in poi seguiranno diversi episodi che li porteranno ad unirsi.
Sono dunque solo Cesare e Micheletto a sapere che Joanna è una donna e – fortunatamente per lei – le viene concessa clemenza per questo suo mascheramento.
[ Ps: appena mi sono imbattuta nell'esistenza di Vittorio/a ho tipo sclerato hahaha, è stato un po' come vedermi rapito un figlio – ero sinceramente convinta di aver avuto una trovata geniale, sigh. Spero potrete perdonare quella che sembrerebbe essere una mancanza di originalità – vi giuro che non è così. x° ]
La descrizione fisica è quella in cui vi siete imbattuti nel testo, ma riassumendo, Joanna ha capelli biondi, maltagliati e corti appena sopra le spalle, occhi color azzurro violaceo – ai tempi molto più riscontrabili, quindi nulla di eccessivamente particolare –, carnagione media e una corporatura pressoché esile ma con fianchi larghi, simbolo di fertilità. Immagino il suo naso piccolo ed estremamente dritto, una linea retta senza alcun tipo di incurvature, sopracciglia chiare, spesse e piuttosto folte – ma nulla di nemmeno vagamente simile a Elio di Elio e le Storie Tese, sia chiaro. x° – e dei lineamenti del volto in generale decisi, ma assolutamente non spigolosi.
L'episodio appena raccontato è ambientato attorno alla 2x05, appena dopo il rientro di Cesare a Roma da Forlì insomma, e spero che con questa piccola descrizione di Joanna possa essere tutto un po' più chiaro e piacevole – e mi auguro, inoltre, di essere riuscita ad intrecciare bene tutto quanto.
Il nome Joanna è letteralmente traducibile con Giovanna, ma dopo diverse ricerche, ho scoperto che in Italia è utilizzabile anche la versione non tradotta
– dunque Joanna. [ A titolo di curiosità, nelle vesti maschili Joanna si fa chiamare Giovanni. ]
Noto con desolazione che il fandom, salvo casi sporadici, non è molto popolato – né con storie né con recensioni – quindi non mi aspetto sinceramente più di dieci letture – a vuoto  complessive haha, ma non importa. Io volevo condividere comunque col mondo tutto questo, e spero che qualcuno sia riuscito addirittura ad apprezzarlo. c:
La storia nasce come one–shot, ma avendo diversi episodi in mente, non escludo di poterla aprire in una 'raccolta' per inserire altre one–shot del tutto sconnesse tra di loro – anche a livello temporale – che narrano qualche nuova vicenda riguardo Cesare e Joanna.
Ho assolutamente intenzione anche di scrivere su Cesare e Lucrezia – OTP OTP OTP –, quindi boh. Non sparirò!
Queste note autrice sono praticamente più lunghe della shot stessa, ve ne chiedo perdono
– ma temo al tempo stesso sia il prezzo da pagare, per aver scritto un qualcosa di totalmente decontestualizzato. I'm sorry, davvero. :c
Grazie a tutti dell'attenzione, vi prego di lasciarmi pareri, se ve la sentite!


© a u t u m n
   
 
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