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Autore: FairLady    09/06/2014    1 recensioni
[Nonsense]
Una vecchia foto Nian e i pensieri che essa fa nascere nelle menti - e nei cuori - di chi le guarda.
Tentativo N di sbloccare lo sbloccabile - sempre che questo mio blocco abbia una speranza.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nina Dobrev
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Navigando sul web, spesso e volentieri capita di imbattermi in qualche vecchia foto... e a ogni scatto che  mi passa davanti muoio un po'.
Nel computer ne ho così tante – e così intime – da poter morire almeno un migliaio di volte, eppure c’è una parte di me, masochista dall’istinto suicida, che ci gode, che è felice di ritrovarsi di fronte agli occhi pezzi di quella vita passata, che comunque resteranno con me anche nel futuro. Fanno parte di me, e se anche fanno male non voglio lasciarmele alle spalle – o forse è che non sono ancora pronto. Forse.
Il fatto è che quando credi così tanto in un rapporto, in una persona, in un amore, è difficile accettare che poi, credere, non è stata così una genialata. Eppure io al “Nian” – come lo chiamano là fuori – credo ancora, eccome se ci credo!
Ogni giorno sul set è un pugno nello stomaco, ma allo stesso tempo è una boccata d’aria fresca. Mi comporto da persona sensata, da quello che ha accettato tranquillamente la cosa e tira fuori la sua innata professionalità per non rovinare quell’alchimia speciale che tutti apprezzano, ma la verità è che il mio cuore vive ogni battito come se fosse l’ultimo quando lei mi è vicino.
Quando Damon deve stringere Elena, in realtà è Ian che stringe Nina. Quando lui la bacia, quando la sfiora, quando la venera con lo sguardo innamorato, quello… quello non è Damon: quello sono IO. Non sono un così bravo attore, è che con lei mi viene tutto perfettamente naturale. Sembra reale perché… lo è.
Io l’amo e non c’è niente che potrei fare per cambiare questa cosa perché lei… lei è vita, aria, acqua, fuoco. Lei è la terra su cui camminare e non sentirsi persi. Lei è tutto ciò che di bello Dio ha creato, insieme al tramonto con l’oceano che si perde all’orizzonte, insieme alla luna piena, al sorriso di un bambino. Insieme al sole che sorge per dirti che sei ancora vivo.
 
Che bella quella foto.
Ogni volta mi piace sempre di più. Ogni volta trovo un dettaglio che la rende migliore, adorabile. Indimenticabile.
Le sue mani intorno a me, giuste, protettive. Il suo modo di guardarmi. Il mio sorriso a quello sguardo. Era meraviglioso sentirsi così importante per lui – non per qualcuno a caso, ma per lui. Era meraviglioso il modo in cui si prendeva cura di me, come se fossi stata un fiore nel deserto, da salvaguardare.  
E ancora adesso, nonostante noi non siamo più “noi”, mi sento esattamente come se tutto non fosse mai cambiato. Lui e i suoi sguardi. Noi e le nostre mani che, come se non si fossero mai allontanate, si cercano. Io e i miei sorrisi quando lo sorprendo a guardarmi. Noi e il nostro modo speciale di esserci l’uno per l’altra.
Mi fa male, impazzisco al pensiero di poterlo sfiorare solo per lavoro, di sapere che quei momenti devo godermeli e tenermeli stretti perché tutto potrebbe finire proprio come è finita la nostra storia… e non ci sarà più un’Elena che mi permetterà di essere me stessa mentre infilo le mie dita tra i suoi capelli e lo bacio con quell’ardore che ho sempre provato per lui. Da sempre.
 
E allora ti domandi, ad un certo punto…
…perché è finita?
E non sei nemmeno capace di darti una risposta.
Sai quando la decisione è arrivata…
…e sai che in un modo o nell’altro entrambi eravate d’accordo.
Eppure non sai il motivo.
Perché?
Perché?
 
Esco dal camerino perché, dando un’occhiata all’orologio, mi sono reso conto di essermi perso nei meandri di me stesso, e intanto la pausa è finita.
Attraverso il corridoio che porta verso il set e, girando l’angolo m’imbatto in lei. Ha gli occhi lucidi, ma sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio mi sorride.
«Scusa, Ian. Ero… io ero sovrappensiero.»
«In effetti anche io… - riesco a dirle, anche se non riesco a far altro che pensare al perché di quel suo sguardo inondato di emozioni senza nome – …ero sovrappensiero.»
 
Rientro verso il set, cercando di cacciare via tutti quei pensieri. Ho gli occhi lucidi, mi viene voglia di piangere, anche se non so dire chiaramente perché. Poi, voltando l’angolo, sbatto addosso a Ian – o lui sbatte addosso a me, o forse è che ci sbattiamo sempre addosso a vicenda perché sembra sia il destino a volere così.
Mi scuso per averlo travolto e lui fa lo stesso con me. Entrambi per aria, entrambi con la testa altrove. Entrambi, forse, lontani da ciò che siamo veramente. Un "io e te" che dovrebbe - vorrebbe - essere un “noi” e due persone troppo orgogliose, troppo stupide, o semplicemente troppo impaurite per usare coraggio e prendersi quello che vogliono.
 
Per un momento ho quasi l’impressione di riuscire a leggerle negli occhi tutto il mondo che nasconde.

E se fosse stato sopraffatto dagli stessi miei pensieri? I suoi occhi di ghiaccio mi hanno sempre parlato per lui… potrebbero tornare a farlo ancora?

«Nina…»

«Ian…»

La voglia di avvolgerla intorno alla coperta calda dei sentimenti che nutro per lei è troppo potente, troppo invadente, troppo profonda, e la volontà non ha abbastanza determinazione per contrastarla.

Il mio nome tra le sue labbra è sempre in grado di sciogliermi dentro in un cocktail di intense sensazioni che, nel momento in cui lo vedo avvicinarsi e stringermi le braccia intorno alle spalle non mi lasciano nemmeno la lucidità per capire cosa sta succedendo; quel calore è così confortevolmente familiare – e mi è mancato talmente tanto – che se anche l’avessi avuta l’avrei mandata a quel paese.
«Ian…»

«Nina…»
 
E alla fine com’è che uno sbaglio grande come un grattacielo – quello di allontanarsi senza un valido motivo, per esempio, o solo perché si reputa che continuare a stare insieme non sia una buona idea – viene spazzato via da uno sguardo e da due nomi sussurrati con la voce del cuore?
«Scusa, so che abbiamo deciso che è un errore, Nina, ma io ti amo.»
E lei mi sorride, e si lascia stringere con naturalezza, come il prima, come il noi che eravamo e che vorrei tornassimo a essere.

«Come potrei non perdonarti? Sto facendo lo stesso fantastico errore.» 





NdA

Chiedo scusa, perdonatemi.

Fair
   
 
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