Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: TheNaiker    10/06/2014    1 recensioni
Una memoria che riaffiora alla mente, un pezzetto di storia che torna indietro. Il ricordo nostalgico di quello che si scriveva anni prima, e di un ciclo di racconti finito tanto tempo fa.
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ci sono storie talmente normali che quando ti capitano ti spiazzano. Storie che ascolti dappertutto, nelle barzellette, nei film di serie b, nelle telenovelas, favolette che conoscono tutti e che senti ripetere dozzine di volte... Le incontri talmente tante volte nei racconti e nei frutti d'immaginazione che quando avvengono nella vita vera non puoi fare a meno di esclamare “Ma guarda”.


E la cosa diventa ancora più paradossale, quando a scrivere quelle storie di fantasia sei tu. Non ti esce più dalla testa.

 

Non si è trattato di un evento da prima pagina, al contrario. Una cosa da nulla, che solitamente non si racconta a nessuno perchè la si reputa del tutto irrilevante, e che in genere si risolve in trenta secondi o meno. Un cestello dell'acqua messo male in corridoio, due gambe che corrono in fretta perché non si ha tempo, un'inciampata inevitabile... Nulla di pericoloso, solo un tonfo, una botta, un'imprecazione e nulla più. Poi però ti viene in mente una cosa. Ma io questo ruzzolone lo facevo sempre fare a Mirelli...

 

Mirelli non esiste, non è mai esistito, se lo cercate su internet troverete altre persone con quel cognome, ma non lui. E' solo un personaggio che mi ero inventato anni fa, a inizio liceo, quando la professoressa di italiano mi infliggeva quattro a ripetizione come fossero bastonate sulla schiena, per non dire peggio, e io disperato a cercare un modo per migliorare i miei voti. E così scrivevo a casa testi miei. All'inizio un finto diario dove discutevo e facevo a botte con un amico invisibile chiamato Vercingetorige – se becco ancora quel libricino in un cassetto lo faccio a pezzi all'istante. Dopo, alcuni gialli dal dubbio rigore logico - e vi lascio immaginare la loro qualità. Infine, credendo di dover cambiare genere, mi dedicai ad una serie di quattro-cinque raccontini umoristici di poche pretese, lunghi si è no una decina di pagine, con gag che avrebbero fatto arrossire di imbarazzo qualsiasi autore di questa terra, e che spesso e volentieri erano scopiazzate dai film che andavano in voga all'epoca, o peggio ancora dalle barzellette agghiaccianti che circolavano sulle riviste di enigmistica. Solo che un po' mi vergognavo di copiare così spudoratamente, perciò volevo che almeno il protagonista fosse originale. Ed è da qui che era nato Pierfranco Mirelli.

 

Un uomo stupidotto, convinto delle proprie idee fino al punto di rasentare la testardaggine, un po' come tutti i personaggi delle storie comiche. Non so come mai io gli abbia dato quel nome, suppongo di avergli affibbiato il primo nomignolo strano che mi era passato per la testa. Se ricordo bene lo avevo dipinto come un tipo di mezz'età, semplice impiegato, però non aveva dei connotati precisi, non credo di avergli mai dato una descrizione fisica in quelle poche frasi sconnesse; certo, qualche sprazzo di connotazione glielo avevo dato, in testa mi ero sempre immaginato una sorta di Fantozzi un po' stempiato e dalla faccia piena di rughe, e con degli occhiali spessi che gli davano un aspetto alquanto caricaturale. Però non era solo un fesso, questo me lo devo riconoscere. Era anche un signorotto un po' cattivo, non esitava a rispondere a tono alle disavventure che gli capitavano, a mettere in guai anche seri il prossimo. Praticamente un Pierino cresciuto male e sempre arrabbiato con la società. Nessuno lo avrebbe mai preso per farne un lavoro serio, non era originale, non era bello, non era niente. Però era il mio personaggio, e guai a chi me lo toccava. Chissà quanti scrittori in erba hanno provato sentimenti simili al mio...

 

Peccato solo che gli anni sono passati, anche per me. E di quel frutto della mia debole creatività si erano perse le tracce, nella mia testa. Me ne ero del tutto dimenticato. Gli scritti sono andati persi insieme all'hard disk del vecchio computer, la copia che avevo stampato e che tenevo per me è andata persa per sempre, non mi stupirei se qualcuno in famiglia avesse scambiato quei fogli per carta straccia e li abbia bruciati per accendere il camino. Nessuno aveva mai letto quei racconti, ovviamente; non so cosa avrei fatto se qualcuno li avesse guardati e si fosse messo a ridere di me trovandoli ridicoli... Però tanto in casa leggevano – e leggono – solamente quotidiani, io sono l'unico che sfoglia anche i libri. I miei sproloqui erano al sicuro, lo sapevo bene.

 

E così, mentre mi massaggio il piede dolorante e controllo che la caviglia sia a posto, mi ricordo di tutto questo, del modo in cui ho passato tanti pomeriggi. E mi rendo conto che Mirelli ha smesso di far parte del mio presente, andando a finire in un angolo del mio passato.

 

Mi sento più vecchio, di punto in bianco. Mi chiedo come sia possibile aver scordato tutto ciò. Gli impegni, la scuola, e tutto il resto... Certo, possono essere una valida scusante, però me la prendo, e dico a me stesso che queste cose non possono essere sufficienti. Mi dispiace, a modo mio.

 

Ora me lo vedo davanti, Pierfranco Mirelli, che mi guarda, un'ombra che ha fatto ritorno da quegli anni. Lo distinguo bene, la sua figura è luminosa e ben definita, anche se ormai è sera e vedo solo lo schermo del portatile circondato dalle tenebre che si appressano. Un tizio coi capelli ormai ingrigiti, con abiti assolutamente ordinari, e dire che non lo avevo mai disegnato così per quel che mi rammento. La mia sensibilità si deve essere evoluta nel corso degli anni, o forse si è involuta, vai a saperlo.

 

Meno male che non è arrabbiato con me, comunque. Non ce l'ha con me, non mi vuole fare paura, anche se me lo sono dimenticato, anche se era finito nel mio personale dimenticatoio. Il suo volto privo di espressione sembra più che altro pensieroso, riflessivo. Mi assomiglia, all'improvviso. Sa bene che senza di me lui non sarebbe mai esistito, che non avrebbe mai assunto forma: io sono suo padre, lui è il mio primogenito, almeno spiritualmente. Non so se sia mai stato contento delle sue disavventure, forse avrebbe desiderato una vita più normale, rispetto a quella che io gli avevo assegnato al tempo. Forse avrebbe desiderato la vita serena e tranquilla che io stesso desidero ora per me, in fondo il nostro modo di pensare viene dalla stessa scatola cranica.

 

Mirelli non è arrabbiato con me, anzi la sua presenza è silenziosa, malinconica, nel quieto buio di questo salottino. Al contrario, fa compagnia, come un focolare acceso o un cagnolino sdraiato sul suo tappetino preferito. Ha tutto l'aspetto di un vecchio amico felice di essere tornato a casa dopo tanto tempo, gli offrirei da bere se fosse un amico in carne ed ossa. Gli confiderei segreti che non oso rivelare a nessuno. Gli chiederei anche di rileggere questo breve lavoro per sentire un suo parere. E così io mi sento meglio, insieme a lui, mi sento meno in colpa per averlo cancellato dalla mia memoria in questi anni. E' un pezzetto della mia vita che torna a me.

 

Sorrido.

 

Se mai dovessi riscrivere un racconto umoristico, uno di questi giorni, so già che nome dare al protagonista.

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: TheNaiker