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Autore: Ronnie Stregatto    11/06/2014    1 recensioni
[Children of Mana]
Tamber cadde in ginocchio, il vestito che iniziava a impregnarsi del rosso sangue sgorgato dalla ferita che la Spada del Mana le aveva procurato al fianco.
[...]
"T-tu...!" balbettò, incapace di credere ai suoi occhi.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Tamber cadde in ginocchio, il vestito che iniziava a impregnarsi del rosso sangue sgorgato dalla ferita che la Spada del Mana le aveva procurato al fianco. La stessa spada che ora si trovava in mano al Re del Mana.
L'uomo guardò con arroganza la ragazza che cercava di raccogliere le forze e rialzarsi. "La Spada del Mana non può essere toccata da mani umane" disse con voce glaciale. "Non puoi nulla contro di me"
Tamber alzò lo sguardo su di lui, provata ma determinata a non cedere. "Io... io non mi arrenderò!" esclamò con tutto il fiato che le era rimasto. Riuscì con difficoltà a mettersi in piedi ma le gambe non la ressero e cadde nuovamente a terra.
Il Re del Mana guardò la ragazza, osservò incuriosito i suoi sforzi, la determinazione che trasudava da quei grandi occhi scuri. Scoprì di essere in qualche modo affascinato da quella piccola e coraggiosa umana. Lentamente, si avvicinò a lei, inginocchiandolesi davanti e prendendole il mento tra le dita, portandola a sollevare il viso verso di lui. Scrutò attentamente quegli occhi che lo guardavano a loro volta con uno strano miscuglio di coraggio e paura.
Tamber tremò al contatto di quelle affusolate dita fredde contro la sua pelle e sentì la sua determinazione venire meno quando si ritrovò a fissare i terribili occhi del Re del Mana, freddi quanto la sua voce e profondi come l'Inferno. L'istinto le diceva di fuggire ma il corpo tremante non le rispondeva più.
L'uomo strinse la presa sul mento della ragazza quando avvertì il suo tentativo di sottrarsi a lui. Per la prima volta sorrise, un sorriso gelido e agghiacciante. Si chinò su di lei, posando la bocca su quella della giovane. Le sue labbra erano morbide e bollenti; lo riscaldavano e colmavano lievemente il buio vuoto che sentiva nel petto.
Tamber spalancò gli occhi, incredula e spaventata da ciò che stava succedendo. Nel bacio del Re del Mana non c'era traccia del benché minimo calore, le sembrava che le risucchiasse il respiro. Quando lui si ritrasse, la ragazza continuò a fissarlo, stordita, mentre l'uomo si alzava e le dava le spalle.
"Tu cadrai, piccola umana" profetizzò il Re del Mana. "Cadrai e il mondo finirà preda di caos e distruzione." Si voltò nuovamente verso di lei. "Assisti impotente all'arrivo della fine." Detto questo, scomparve in un vortice oscuro.
Tamber rimase ad osservare il punto in cui il Re del Mana era sparito. Con cautela si mise in piedi e mosse un doloroso passo in avanti. Si sfiorò le labbra con due dita, la sensazione della bocca fredda dell'uomo premuta sulla sua per nulla svanita. "Io... io ti fermerò! " disse decisa. "Tu non vincerai!
Cadde a terra, svenuta. L'ultimo suono che sentì fu la voce lontana di Tess che chiamava il suo nome.



Dopo la fine della battaglia contro il male, la vita a Manapoli era tornata alla sua serena normalità. Tutti avevano ricominciato a passare le loro giornate come al solito, tutti ad eccezione della ragazza che aveva salvato il mondo.
Si, perché Tamber non riusciva a essere completamente felice. Quando il Re del Mana era sparito, risucchiato dal Mana stesso, qualcosa si era rotto dentro di lei, lasciando un doloroso vuoto nel suo petto.
Per eludere quelle sensazioni, la ballerina si era buttata anima e corpo nel perfezionamento delle sue doti di guerriera e di maga, diventando sempre più forte, tenace e potente. Tuttavia quella strana sensazione di vuoto non accennava ad andarsene.
Passarono gli anni e Tamber divenne una giovane e bellissima donna.
Quel giorno di autunno era andata ad allenarsi nella foresta che circondava la Manatorre. Aveva portato con sé il suo fidato arco argenteo e stava esercitando la mira, cercando di colpire le foglie brune ormai secche che si staccavano dai rami degli alberi più alti. Le sue frecce sibilavano veloci nell'aria umida del mattino, colpendo i loro bersagli con precisione millimetrica. La ragazza scattava da una parte all'altra, scoccando i suoi dardi a una velocità incredibile, concentrata al massimo sul suo allenamento.
Era talmente assorbita da non sentire i passi lenti e controllati che si avvicinavano alle sue spalle facendo scricchiolare le foglie più secche. Si riscosse solo quando avvertì una presenza dietro di sè. Si voltò di scatto, l'arco teso davanti a sé, una freccia già incoccata e pronta per essere scagliata. Ma quando i suoi occhi si posarono sull'intruso, l'arma le scappò dalle mani e le braccia le ricaddero lungo i fianchi.
"T-tu...!" balbettò, incapace di credere ai suoi occhi.
"Sei cresciuta, piccola umana" commentò il Re del Mana osservandola attentamente. Tamber faticava a respirare: davanti a lei c'era l'uomo che l'aveva attaccata, che l'aveva ferita, che l'aveva baciata, che era teoricamente morto. L'uomo di cui si era inspiegabilmente innamorata.
Dimentica della natura dell'essere che le stava di fronte, si lasciò trasportare dall'istinto e gli gettò le braccia al collo.
"Che stai facendo, umana?!" esclamò lui mantenendo la sua consueta voce fredda.
"Pensavo che... credevo che fossi morto" mormorò lei, il viso affondato nell'incavo della spalla del Re del Mana mentre calde lacrime iniziarono a scendere sulle sue guance.
"Tu stai... piangendo... per me?" chiese titubante l'uomo. "Perché?"
Tamber si ritrasse lentamente per poterlo guardare negli occhi, sorridendo dolcemente nel vedere il suo solito sguardo freddo incrinato da una leggera agitazione. "Perché ti amo" sussurrò prima di posare delicatamente le labbra sulle sue, fredde e sottili. "Mi sei mancato"
A quel punto anche il Re del Mana ricambiò la sua stretta, avvolgendole la vita con le braccia e traendola a sè. Prese nuovamente possesso di quelle morbide labbra rosee che gli facevano avvertire quel tenue e piacevole calore. "Stupida umana"
  
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