Questa
storia si è classificata prima al contest Tutti
(o quasi) i sentimenti dell'uomo.
Nella speranza che possa essere di
vostro gradimento, vi auguro una buona lettura!
Kitsune
Autore:
Kitsune Blake (KitsuneDemon su
EFP Forum)
Fandom:
Assassin’s Creed
Pairing:
nessuno
Pacchetto
scelto:
Dolore
Genere:
Angst, Malinconico, Triste
Rating:
Giallo
Introduzione:
Combattendo il mal di schiena, trascina la
sedia fino al capezzale poco lontano.
Leonardo
è ancora sveglio. Sorride. –citazione
dal
testo
Avvertimenti:
What if?
Quando si è vecchi, tante cose trovano
un senso: parole, voci, ricordi di un tempo vissuto
nell’arroganza e nella
forza della giovinezza or perduta.
Ezio lancia un’occhiata oltre la
finestra. Non ha ricordi di un maggio tanto bello, di un’aria
tanto frizzante,
piacevole e profumata. Si accorge solo ora di quanto sia monotono il frinire delle cicale. Ma è piacevole. Se solo si lasciasse andare a quel
suono,
potrebbe persino appisolarsi.
Ah… quando si è vecchi…
Riprendendo
fiato, Ezio leva il volto da terra. Il lezzo del sangue impregna
l’aria
primaverile, ma, per lui, questo è ormai quanto di
più familiare e confortante
possa esistere.
Confortante…
Senza
più pensare e badare ai cadaveri, ripulisce la spada e si
dirige verso il
proprio cavallo, che si
è allontanato di
diversi metri, impaurito dai suoni della battaglia. Calmarlo richiede tempo e pazienza, entrambe cose che lui sa di
non possedere. Ma ha bisogno di una cavalcatura per raggiungere
Forlì, dove
certamente lo attenderà Leonardo. Chissà, magari
riuscirà a raggiungerlo prima
che lui arrivi a destinazione.
Per
qualche motivo, il pensiero dell’amico gli strappa un
sorriso. Senza attendere
oltre, quindi, monta a cavallo e parte al galoppo, lasciandosi alle
spalle la battaglia.
È
ormai il tramonto quando scorge quello che, fuor di ogni dubbio,
è il carro
dell’amico. Vedendolo fermo a lato della strada, per un
momento si
irrigidisce. Nella sua mente, molti scenari prendono vita allo stesso
istante: non
è lontano da Forlì e non avevano programmato di fermarsi. Allora perché
il carro è lì? Che si sia fatto sfuggire
alcuni nemici? Oppure ne sono arrivati dalla città?
Si
maledice per non essersi informato adeguatamente. Girolamo Riario ora
regge
Forlì, ma è un alleato o un nemico? I messaggeri
dello Spagnolo son veloci, lui
lo sa.
“Ezio!”
La
voce proveniente dalla penombra lo riscuote, mettendolo inizialmente in
guardia. Tuttavia
conosce troppo bene l’amico per potersi sbagliare.
“Leonardo”
risponde, scendendo da cavallo e raggiungendo l’ombra scura,
“credevo saresti
andato a Forlì senza fermarti.”
L'altro
esita per qualche istante, un po’ in imbarazzo.
“Invero, era mia intenzione. Ma
i cavalli si sono stancati parecchio in quella corsa folle, oggi. Non
potevo
non farli riposare. Suvvia, vieni! Stavo giusto provando ad accendere
il
fuoco.”
Notando una familiare euforia nelle parole di Leonardo, Ezio capisce che accendere
il fuoco è appena diventato l’obiettivo
di un nuovo
esperimento.
“Ce
l’ho fatta!”
Quel
grido di gioia scuote Ezio dall'intorpidimento e dal sonno incombente.
“Abbassa
la voce, il fuoco è già un’attrazione
sufficiente.”
Quando
si accorge del tono brusco con cui ha parlato, è troppo
tardi. Leonardo ha
assunto un’espressione triste.
“Pensavo
che un po’ di luce e calore ti avrebbero
rinvigorito.”
In
effetti, è vero. Perché oltre ad essere buio
comincia anche a far freddo, nonostante
sia primavera. Osservando il fuoco farsi più vivo, Ezio sospira, imbarazzato.
“Hai
ragione, amico mio. Perdonami, sono stato ingiusto.”
Con
un po’ di stupore, si accorge che Leonardo pare rincuorato.
Le sue parole
l’avevano fatto preoccupare, ma non l’avevano
offeso. Deve ammettere che, a
volte, lo invidia per il suo incontenibile ottimismo.
Ma
le sorprese non sono finite.
“Sono
io che ti ringrazio. Oggi mi hai salvato.”
Al
che, Ezio si permette una risata.
“In
realtà, t’ho messo in pericolo.”
L’amico
scuote la testa, prima di rivolgergli un’espressione decisa.
“Mi
hai salvato, tanto basta” dice, prima di farsi un
po’ mesto. “A volte vorrei
poter fare di più per te.”
“Ma
che dici! Se non fosse per te e per il tuo aiuto, oggi non sarei
qui.”
“Non
intendevo… ” inizia Leonardo, che
presto distoglie lo sguardo e torna a
guardare il fuoco. “Lascia perdere.”
Il
suo comportamento è strano. Sulle prime, Ezio è
tentato di chiedere
spiegazioni, ma non è certo di quale sarebbe la reazione
dell’amico. Convinto
che si tratti solo di un momento, lo lascia a se stesso e si sdraia a
terra,
usando la vecchia cappa come un cuscino improvvisato. Non serve
parlare, sa che
Leonardo monterà la guardia senza fiatare, abituato
com’è alle notti di lavoro
insonni.
“Buonanotte”
si azzarda a dire, guardando la sagoma dell’amico stagliarsi
davanti al fuoco
danzante.
“Buonanotte
a te, Ezio” sente rispondere, con una dolcezza che mai si
aspetterebbe da
qualcuno che si è appena arrabbiato.
Il
silenzio poi è ciò che resta. Solo qualche grillo
lancia il suo richiamo nella
notte romagnola. Cullato dal calore del fuoco, non gli ci vuole che
qualche
secondo per cedere e abbandonarsi ad un sonno inquieto.
“Ezio.”
Quel
richiamo lo fa fremere nel torpore. Che sia già mattina?
“Ezio”
sente ancora. E questa volta apre pigramente gli occhi.
Si
sente persino più stanco di quando si è
addormentato. Solo qualche istante più
tardi si accorge di non essere più ai piedi degli Appennini.
Si trova in una
stanza piccola e confortevole, illuminata da una finestra aperta
dinanzi al
sole primaverile.
La
voce che l’ha chiamato è familiare. Ma non
è di Leonardo.
“Ezio”
ripete Niccolò, con la consueta calma che lo caratterizza,
“ti vuole parlare.”
È
vecchio, sì, ma gli ci vuole un istante per comprendere le
sue parole.
Combattendo il mal di schiena, trascina la sedia fino al capezzale poco
lontano.
Leonardo
è ancora sveglio. Sorride.
“Avresti
dovuto chiamarmi subito” lo rimprovera Ezio, rincuorato.
“Sciocchezze”
risponde lui, in un sospiro “sappiamo entrambi che dormi
poco. Vedi nemici
ovunque.”
Ezio
ride di cuore. Ride come non faceva da troppo tempo.
“Come
se per te non fosse lo stesso. La tua testa non dorme mai.”
“Senza la mia testa non saresti qui.”
A
quelle parole, Ezio sente le labbra tremare, il sogno ancora vivido nella
memoria. Una lacrima rotola sulle guance
scavate.
Leonardo
si limita a guardarlo, sereno. Non vuole una risposta. Probabilmente
non gli
serve. Poi gli afferra la mano, ed Ezio cerca istintivamente il suo viso. Quando aveva
distolto
lo sguardo?
L’amico
è perfettamente lucido, nonostante gli occhi velati dalle
lacrime, e sorride dolcemente prima di parlare.
“Se
ci incontreremo, sappi che la mia porta è sempre
aperta.”
A
quel punto, Ezio deve trattenere un’altra lacrima. Annuisce,
inspirando
profondamente prima di tornare a guardarlo.
“Noi
ci incontreremo. Hai la mia parola.”
Poi, è con un tuffo al cuore che guarda Leonardo lasciarsi finalmente andare,
accompagnato
dall’eco di una promessa ormai troppo lontana nei ricordi, il sorriso ancora impresso sulle labbra pallide.
Scosso
dal pianto, Ezio a malapena si accorge dei passi silenziosi di
Niccolò, che è
uscito dalla stanza. Poi, per un’ultima volta,
l’ultima davvero, stringe a sé
il corpo dell’unico vero amico che abbia mai avuto.
Hai
la mia parola.
1:
Ho inserito il what if perché nella storia originale, dopo
l’attacco sugli
Appennini, Ezio raggiunge Leonardo in un porto romagnolo, e non prima.
2: “La mia porta è sempre
aperta” è
una citazione tratta da Assassin’s Creed II, mentre
“Noi ci incontreremo. Hai la mia
parola” è tratta dal Brotherhood.