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Autore: Vaene    11/06/2014    0 recensioni
Cesare voleva urlarle di rimanere con lui tutta la notte,oppure di andarsene per sempre dalla sua vita. Ma invece la strinse sentendo il fiato di lei venir meno,sussurrandole:”Si, mi sei cara … e altrettanto caro pago il prezzo di privarmi di te, sorella!” "Non pronunciare quella parola!”
In queste pagine l'inizio della relazione vera e propria tra Cesare e Lucrezia (Siblings) è rivisitato,sia nel "prima"che nel"dopo". Ho cercato di fare un compromesso tra la storia vera e quella della serie tv. Il momento scelto è il fidanzamento con Alfonso D'Aragona (che qui però lei non conosce ancora) La scena si apre di notte con Lucrezia insonne,svegliata dal pianto del figlio Gio da cui deve separarsi a breve per potersi risposare. Lucrezia si reca nelle stanze del fratello per chiedergli di aiutarla a evitare il secondo matrimonio (in realtà organizzato proprio dallo stesso Cesare). Ho preso spunto dalle dinamiche del rapporto tra Cesare e Lucrezia in The Borgias,rimanendo fedele anche al loro aspetto,ma rendendoli "succubi" di ciò che provano allo stesso livello (non sbilanciando tutto su Cesare, come nella serie). Che dire,buona lettura a chi si avventura!
Genere: Dark, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Alfonso d'Aragona, Cesare Borgia, Lucrezia Borgia, Micheletto Corella, Rodrigo Borgia
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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Veleno tra i capelli

Una menzogna

 
La serratura era vecchia e stridente ma Lucrezia la fece scattare silenziosamente, trattenendo il passante fino a che non si abbassò del tutto. S’infilò veloce nella stanza richiudendo piano la porta e lasciando dietro di sé il viso scuro e perplesso di Micheletto, di guardia come tutte le sere. “Devo confessarmi urgentemente con Sua Eminenza, che nessuno di voi sgherri ci disturbi”. Quell’uomo le aveva sorriso in un modo inquietante,forse per il pretesto palese,forse pensando alle voci che circolavano per tutta Roma o forse per il tono di comando di lei. Ma infine,con una certa riluttanza, l’aveva lasciata passare. Lucrezia non osava parlarne a suo fratello ma avrebbe preferito che De Corella smettesse di essere L’ombra di Borgia,come lo chiamavano ormai da tempo. Del resto Cesare le avrebbe solo rimproverato di essere timorosa come una bambina. In fondo,non lo era ancora adesso,seppur già madre,poco più d’una bambina?
E anche adesso,come da bambina, spiava il fratello addormentato,avvolto dalle lenzuola candidissime, scosso dal respiro lievemente appesantito.
Osservando il viso che amava ella si maledì,come sempre,per aver deciso di rivolgersi a lui. Stava per voltarsi e uscire quando notò che la mano del fratello era stranamente artigliata al cuscino. Avanzando verso il capezzale Lucrezia scoprì che sotto quel cuscino era nascosto un pugnale che Cesare,levatosi ora di colpo,le stava puntando contro,coi tratti ancora velati dal sonno,ma gli occhi vigili,i capelli stravolti e la mascella serrata.
Egli restò a contemplarla così com’era:immobile e splendida nella sua veste da camera,da cui trasparivano più grazie di quante i suoi occhi di fratello maggiore potessero tollerare. Perché veniva a tormentarlo anche di notte? Ella aveva le mani strette d’istinto attorno alla gola. Aveva avuto paura di lui? Ma la sorpresa di Lucrezia si era mischiata al dispiacere mentre sbottava:”Fratello, sono io! Non riesci più a dormire senza quell’arnese vicino? M’hai spaventata!”. La risata soddisfatta di lui non si fece attendere e qualcosa in lei rispose al suono che al di sopra d’ogni altro adorava e che di recente aveva sentito così poco:”Sorella, ti introduci nei miei appartamenti in piena notte,bianca come un cencio…ho una reputazione da difendere ma potrei benissimo affermare che sia stata tu a spaventare me!” Il sorriso incerto ma delizioso di lei lo risvegliò del tutto. Si era chinata a togliergli il pugnale dalla mano tiepida di sonno- costringendosi a staccarsene subito, ad un tremito impercettibile di lui- per poi riporre l’arma sul ripiano accanto. Lo fissava ora con un’aria di rimprovero e al contempo di scusa: ”Immagino avrai già avvelenato Micheletto,per non averlo d’intralcio! Dunque, a quanto pare la “temibile” Lucrezia Borgia è venuta ad assassinare suo fratello fin nel suo letto pur di non risposarsi.”Lei gli lanciò un’occhiataccia torva che dapprima lo divertì,poi però notò le profonde occhiaie e l’aspetto angosciato di lei. ”Perdonami fratello caro, non riesco a dormire,mio figlio Giovanni stanotte mi ha svegliata piangendo. Non ho più sonno e volevo parlare con qualcuno…e sai che se non parlo con te mi sembra di non poterlo fare con nessuno…” Lui cercando di sminuire tra sé e sé quelle palesi dimostrazioni di devozione non poté impedirsi di risponderle:”Né per me ci sono orecchie o parole più preziose delle tue Lucrezia- ignorò con forza gli occhi di lei che si allargavano felici- so cosa ti affligge sorella,ma sai bene che sarebbe più grande il dolore di vedere tuo figlio alla corte di Napoli,disprezzato e insultato come hanno fatto con noi.” Un gesto stanco della mano,la fronte corrugata,Lucrezia esplose”Giovanni era in lacrime stasera e io, io che prima lo strappavo sempre dal petto della balia,non ho potuto stavolta! Il pensiero di doverlo abbandonare per potermi risposare è atroce…forse una parte del mio cuore preferisce iniziare a separarsene ora per sentirne meno la mancanza più avanti.”Si era accostata al letto sedendosi e al contempo stringendosi le braccia attorno al busto,in un abbraccio silenzioso che aveva tramortito Cesare.
Lo sguardo al suolo, la fanciulla si stringeva a sé stessa ma altre braccia,esitanti,erano pronte alle sue spalle:”E’un sacrificio che ti chiediamo per il bene tuo,del bambino e di noi tutti. Non immagini quanto mi costi aiutare nostro padre a darti via.”.Lucrezia si voltò prima che la stretta di lui si chiudesse su di lei, prima di potersene anche solo accorgere. Era stato allora che aveva iniziato a recriminare:”Darmi via? Come una delle vostre arcidiocesi, come una delle vostre terre… Oh ma il mio bene potrebbe essere qui con voi,con la mia famiglia,se solo fosse diversa! Il mio bene è con mio figlio… con te!” Lui si era allontanato d’istinto mentre lei,riprendendo il controllo di sé, seguitava:”Io vorrei rimanesse tutto com’è adesso. Io tu e Giovanni…” Cesare si fece allora più serio:”Anche se l’ho riconosciuto come mio figlio illegittimo io non sono suo padre”.C’era un tono di rimprovero nella voce di lui che non sfuggì a Lucrezia. Una rabbia controllata le fece sussurrare di getto:”Ebbene a volte vorrei …”S’interruppe serrando la bocca piena e vermiglia, sollevando due occhi inconsapevoli della loro espressione, mentre Cesare si illudeva che ai suoi stessi occhi non stesse accadendo la medesima cosa. “Dunque,cos’è che desideri,Lucrezia?”La sua voce bassa e roca e il tono di aspettativa che vi era nascosto sorpresero perfino lui. “Non avertene a male ma sovente penso che vorrei non essere più la figlia del Papa. Non vorrei nemmeno essere più tua sorella.” Lui sbuffò:”E rinunciare a tutti i privilegi che ne derivano?”Fece una smorfia all’espressione interrogativa di lei. Con più nostalgia di quanta non volesse mostrarne riprese:”E rinunciare alla nostra infanzia insieme? Ricordi Lucrezia,ricordi come siamo stati felici insieme?”Il tentativo di non avvicinarsi a lei era di nuovo fallito.”Non vivremo più nulla di simile in tutta la nostra vita Cesare,lo so.”Lei gli sorrise benevola ma dentro pregava perché lui non si accostasse più di così, perché la luna non inondasse di verde quei due pozzi di splendore che erano gli occhi di suo fratello, uguali eppure diversi dai suoi. Per distrarsi riprese il filo dei ricordi:”Com’era confortante sapere di poter venire da te quando avevo gli incubi da piccola! La mamma era impegnata con la locanda fino a tarda notte,mentre papà non c’era mai…E dire che a quel tempo lo chiamavamo ancora zio..” Cesare sogghignò mentre lei continuava:”Del resto,lui non c’era quasi mai ma la sua presenza gravava sui nostri giochi sempre, ad ogni ora. Quante volte ti ho distratto coi miei scherzi mentre i nostri precettori c’insegnavano le buone maniere: saperci inchinare, saper discorrere in latino e greco,come i figli di un gran signore,far di conto…” Lui giocò coi lacci della veste di lei:”In quello non sei mai stata brava,sorella mia … dovevo aiutarti sempre, di nascosto ovviamente. Sfido che quando me ne sono andato a studiare a Perugia hai fatto impazzire tutti.” Lucrezia fece l’offesa ma poi,di getto,afferrandogli la mano se la portò in alto sul petto, all’altezza del cuore:”Si, li tormentavo chiedendo tue notizie, perché le lettere non mi bastavano e la tua assenza era più intollerabile di qualunque altra cosa e avrei scambiato tutti i doni e le promesse di papà per un futuro roseo, pur di poterti seguire!”La voce di lei si era fatta sottile avvertendo di nuovo quel tremore impercettibile nelle dita di lui.”Sono sempre stato la causa delle tue infelicità …piccole e grandi, che io lo volessi oppure no … rammento quella volta che mi misero in punizione perché avevo rotto il rosario della cugina Adriana spargendone i grani sul sagrato della cappella,facendo scivolare l’Abate…”Lucrezia rise di gusto e lui sentì sotto il palmo il calore della pelle di lei che lottava per sprigionarsi.”Papà m’impose di pregare sulle gradinate dell’altare,in ginocchio per un giorno intero,minacciando che piuttosto di condurmi verso la carriera ecclesiastica mi avrebbe rinchiuso in qualche monastero di montagna. In effetti da allora non mi azzardai più, ma adesso che sto per abbandonare la porpora…” Ora si stringevano le mani,come spesso facevano, eppure mai come allora. “Adesso che stai per liberarti fratello mio…sono così felice per te!” Gli sorrise, radiosa. “Ad ogni modo non l’avrebbe mai fatto Cesare. Ricordi:ci ripeteva sempre che ci avrebbe resi importanti agli occhi del mondo come lo eravamo ai suoi, che saremmo stati la sua forza… e io non sopportavo quei lunghi discorsi seriosi sulla responsabilità filiale...e allora mentre eravamo nel suo studio e lui ci dava le spalle io ti infastidivo giocando coi tuoi boccoli”. E adesso come allora, il contatto di quelle onde di seta nera la riempiva di uno stupore pari solo a quello di lui che,affatto sicuro di sé, non osava imitarla ma la lasciava fare,incoscientemente. Lei con fare accusatorio gli andava dicendo: ”Ma non hai forse dimenticato che quella volta ho raccontato di aver rubato io il rosario alla cugina Adriana, per te?”. ”No,non l’ho dimenticato. Ti sei accusata per venirmi a trovare in chiesa. Quando,provato dalle lunghe ore di penitenza, ho sentito dietro di me i tuoi passettini nella navata-avevi appena 7 anni eppure camminavi già come una donnina!- ti ho vista chinarti accanto a me… e fu allora che mi dicesti ciò che mi ripeto quando ti sono lontano:”Sempre insieme.” 
Stavolta non si era potuto impedire di allungare una mano sul collo di lei, stringendolo piano ma con una forza trattenuta che fece sussultare Lucrezia. “Cesare, da allora io ebbi paura che prima o poi mi avrebbero separata da te di nuovo. Ricordo il giorno in cui partii per Pesaro insieme a quello Sforza che mi faceste sposare. L’idea di dover trascorrere tutto il tempo che prima era mio e tuo,da sola insieme a lui, era angosciante oltre ogni misura!”Cesare digrignò i denti e le chiese, osando per la prima volta parlarne apertamente:”Per liberartene l’abbiamo accusato di impotenza, eppure…?”. “Eppure la prima notte di nozze ebbe luogo e fu orribile!” L’espressione affranta di lei turbò profondamente il fratello. Ecco perché non aveva mai voluto affrontare l’argomento con lei ma solo con suo padre, per occuparsi dell’annullamento. Si erano sempre confidati tutto ma quella volta era diverso. “Non andare oltre…mi basta sapere che tu non avresti mai acconsentito…Basta! Fu un errore concederti a quell’uomo e me ne pentirò per sempre!” Lucrezia inspirò profondamente:”Mentre ero con lui chiudevo gli occhi e immaginavo…”
Cesare si sorprese a sperare,rimproverandosi immediatamente tra sé e sé.”Immaginavo di essere qui e stendermi accanto a te come adesso” Lucrezia si distese sui cuscini enormi, non troppo vicino a lui che intanto si era chinato lievemente su di lei. ”E ora dovrò sposarmi di nuovo con un uomo che non conosco. Ma anche stavolta la colpa è solo tua Cesare! E io che ti difendo!”Gli tirò una ciocca.”Da tutti,da chi dice che hai ucciso tu Perrotto, non sapendo che lui si è tolto la vita, per paura del disonore d'aver tradito la fiducia del Papa che mi aveva messa sotto la sua custodia! Tutti ti calunniano e non immaginano neppure che sei capace di peggio,di spezzare il cuore a tua sorella allontanandola di nuovo da te, dicendole così che non l’ami!” Egli aveva socchiuso gli occhi al ricordo della furia che l’aveva assalito nell’apprendere che Lucrezia era incinta di Perrotto, però preferiva far credere a sua sorella che lui non avesse parte in quella morte. Ma quando si era sentito accusare di non amarla qualcosa in lui si era ribellato:”Io mi assicuro unicamente che noi tutti,tu per prima,restiamo vivi!Procacciando la migliore alleanza che possa garantirci di non precipitare negli abissi,come tutti si augurano. Pensi che mi rallegri vederti passare da un marito all’altro? Pensi che io lo voglia davvero?!”
Vederlo adirato la sconvolgeva sempre ma stavolta c’era qualcos’altro nella sua rabbia e lei gli prese la testa tra le mani,spaventata ma decisa a calmarlo:”Anche da bambino ti accendevi facilmente … e anche da bambino volevi proteggerci tutti. Rubando a Juan la spada di legno per salvarmi dai cattivi!”Le risate infantili di lei per un attimo annientarono lo sgomento che Cesare aveva provato sentendo pronunciare quell’altro nome che lo avrebbe condannato nell’altra vita,semmai ne esisteva una. “Non cambiare argomento,Lucrezia!Come puoi dubitare del mio affetto per te?!”Aveva parlato aspramente e nella foga i loro visi si erano fatti pericolosamente vicini, mentre lei sospirava d’un fiato:”Dunque ti sono cara come sempre!Avevo temuto per un attimo...Oh, non voglio sposarmi!”.Quell’esserino tremante si era gettato tra le sue braccia,singhiozzando e scuotendo il bel capo dorato. Cesare voleva urlarle di rimanere con lui tutta la notte, oppure di andarsene per sempre. Ma invece la strinse sentendo il fiato di lei venir meno,sussurrandole:”Si,mi sei cara … e altrettanto caro pago il prezzo di privarmi di te, sorella mia."
“Non pronunciare quella parola!” Dicendo questo si era forse tradita?No, potevano ancora fingere. Ella aveva sollevato il tondo lucido e umido che era il suo viso.Cesare dovette ingoiare l’amaro del sale,mentre le baciava d’impulso gli occhi,con una foga che scuoteva entrambi.”E’vero allora ciò che hai detto prima:non vuoi più essere mia sorella? E’ perché mi odi?” Lucrezia respirava appena:”No, mai!” ”Inizi a credere a tutte le voci che fanno di me l’anticristo?” Lei scuoteva la testa tentando di sottrarsi,debolmente.”Sai che non devi piangere mai in mia presenza!”. “Non posso piangere con mio fratello?” Le loro frasi si susseguivano freneticamente così come le loro carezze e i baci che si davano su tutto il viso,tranne che sulle labbra. ”Quante volte mi hai chiamato così: fratello… quante volte mi sono morso la lingua…” Lei poggiò la guancia sulla sua e gli mormorò disperatamente all’orecchio:“Perché Cesare?Perché volevi una sorella migliore?Una che non si facesse mettere incinta di un bastardo come noi?” La mise a sedere di colpo e le afferrò il mento in modo brusco”Sciocca! Io ti ho sempre vista come una Madonna, anche dopo il parto, anche dopo le calunnie! Da sempre guardo la sua immagine e vedo te Lucrezia. Sai bene che ti ho sempre adorata!”Gli occhi di lei emanavano una strana luce,la bocca di lui era un gorgo scarlatto verso cui una vertigine l’attraeva sempre di più. ”Cesare!Anch’io ti ho sempre…”Egli attese,bevendosi i lineamenti di lei contratti da una sofferenza improvvisa,osservando la sua resa. Ella aveva abbassato di colpo il capo, come colpita da un’odiosa verità:”Ti ho sempre…ammirato…fratello mio.” Ma a quel patetico ripiego il viso di Cesare si contrasse, mentre una rabbia primordiale lo scagliò su di lei, sulle sue labbra ancora schiuse dalla menzogna che aveva appena pronunciato.
   
 
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