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Autore: Bellis    11/08/2008    3 recensioni
Lo Specchio non restituiva lo squallore della sua immagine derelitta.
Un bambino pregava inginocchiato di fronte ad una sediola, un libro di dottrina aperto dinanzi, le labbra lievemente schiuse, il visino paffuto atteggiato a leggera ed inevitabile noia, compreso tuttavia di una solennita' dolce ed infantile.
Genere: Malinconico, Science-fiction, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Oltre lo Specchio

Note dell'Autrice:
- Questa storia della quale sto iniziando la stesura e' dedicata ad una persona che mi ha dimostrato immensa ed immediata fiducia, in un modo che non avrei mai potuto nemmeno immaginare.
Anche se probabilmente non leggerai mai questo brano, Danuta, perche' l'Italiano non e' la tua lingua madre, dedico a te questo frammento di romantica, totalmente illusoria, immaginazione. E faro' del mio meglio.
- Ora che ho terminato la fase della dedica :D Vorrei pregare il Lettore di recensire, perche' necessito di apprendere ancora molto sulla via della scrittura.
Ringrazio inoltre chiunque si prenda la briga di seguirmi nelle mie elucubrazioni folli.
- Un'ultima nota: il rating. E' Arancione non perche' io voglia descrivere scene di violenza fisica (non riuscirei mai, heh). Forse il Lettore se ne rendera' conto, il mio sara' un tipo di narrazione introspettivo e ansioso, secondo me non adatto ad un Pubblico giovanissimo. Critiche e consigli sempre ben accetti! :D

Ho terminato? Si'. Allora...
Buona Lettura!

Prologo

L'uomo appoggio' le spalle ossute alla paratia liscia e levigata, fredda di metallo, grigia, scarna.
Quasi gli sembrava di aver perso la capacita' di percepire i colori.
La penombra, i colori opachi della stanza, l'immobilita' stagnante dell'aria, tutto gli confermava l'impossibilita' attuale di appagare la propria vista con brillanti e vivaci tonalita'.

Rabbrividi', mentre piegava il capo a destra ed a sinistra, metodicamente, ritmicamente, le braccia rigide e dure, distese contro i fianchi.
Non riusciva a rammentarsi da quanto tempo si trovasse li'.
Sapeva, e questa convinzione era profondamente radicata nel suo animo, che stirare i muscoli del collo lo avrebbe aiutato a calmarsi e a ritrovare la concentrazione.

Ispeziono' con lo sguardo la stanza piccola e rettangolare.
Una branda dagli angoli appuntiti, priva di materasso o imbottitura di sorta. Un basso tavolinetto circolare, un bicchiere esagonale vuoto. Le pareti nude ed essenziali, forme senza colore e senza vita, linee scure, confini di un piccolo mondo inesplorato, oltre i quali la mente dell'uomo non poteva giungere.
Levo' le iridi chiare verso l'alto. Sul soffitto tetro, una finestrella squadrata, tripartita, fiocamente illuminata.

Un brivido freddo di orrore corse lungo la sua schiena.
Un flash doloroso ed immediato gli attraverso' i pensieri stanchi e rattrappiti, le palpebre calarono, debole scudo dell'intelletto umano.

Mosse qualche passo innanzi, comandando inconsciamente e strenuamente alle proprie ginocchia di non tremare e di reggere il peso del corpo.
Giunta al centro della stanza, la figura allampanata si fermo'. Evitando accuratamente il contatto visivo con la fonte di luce, l'uomo passo' la mancina sulla manica viscida e sterile della tuta leggera che lo vestiva. Abbasso' lo sguardo verso le scarpe plastiche e uniformemente nere.

Si sentiva svuotato, derubato della propria intimita' vitale, privato di quell'ombra che costantemente bisbiglia all'orecchio interno dell'anima: sei vivo, hai un passato, puoi contare su un'esperienza.
Inquieto, stordito dal freddo dell'aria immobile, poso' distrattamente lo sguardo vacuo su un ampio Specchio.
Esso copriva quasi interamente la parete di destra, riflettendo l'angusto spazio della stanzetta.

Un singulto scosse il petto magro dell'uomo, mentre le pupille si focalizzavano sull'immagine delineata nello Specchio...
La superficie liscia e cristallina mostrava un interno ligneo, con pesanti travi saldamente unite a formare un soffitto pendente. Un comodino dalle linee smussate affiancava la testata lucida di un confortevole e soffice letto a castello. Una tazza di porcellana era appoggiata su un piattino decorato. Luce tiepida inondava l'ambiente, una tranquillizzante armonia di colori.

Un turbinio di emozioni, di ricordi, di sensazioni si fece strada nel suo cuore, e lo strazio'. Prima che se ne potesse render conto, egli era in ginocchio di fronte allo Specchio, come un pellegrino dinanzi alla sacra reliquia.

I minuti passavano, scorrevano imperterriti attraverso il suo dolore, incuranti, insuperbiti dal loro compito distruttore. Poche fredde lacrime scorsero sulle guance pallide dell'uomo, mentre la sua fragile corporatura ondeggiava per la violenza dei singhiozzi.
Lo Specchio non restituiva lo squallore della sua immagine derelitta. Un bambino pregava inginocchiato di fronte ad una sediola, un libro di dottrina aperto dinanzi, le labbra lievemente schiuse, il visino paffuto atteggiato a leggera ed inevitabile noia, compreso tuttavia di una solennita' dolce ed infantile.

Le ore trascorrevano implacabili, e l'uomo trovo' la forza di trascinarsi alla branda. Dormi' d'un sonno interrotto ed agitato.
Fu risvegliato dallo stridere di una porta metallica che si apriva. Scatto' in piedi reggendosi come pote' ai bordi taglienti del giaciglio sottile.

Sono venuti anche oggi. Vengono sempre, penso', il concetto divenne chiaro nella sua percezione mentale con qualche difficolta', ed il suo significato complessivo sfuggiva alla confusa comprensione del risveglio.

Due paia di occhi lo osservavano.
L'uomo mantenne lo sguardo basso, rivolto a quel bambino che poteva scorgere ancora li', inginocchiato, eternamente immobile. Solo, le labbra si muovevano piano, sillabando l'arcaico linguaggio della devozione.

"Buongiorno." disse una voce. L'uomo non si curo' di verificare se provenisse da una delle due figure che lo sovrastavano. "Il suo questionario di oggi. E' sempre il medesimo, vede."

Le mani ossute dell'uomo si intrecciarono, nervose e sudate, dietro la schiena, gli occhi chiari non volevano discostarsi dallo Specchio.

"La finestra della sua stanza." La voce parlo' ancora, "Quante sezioni puo' vedere?"

Ribrezzo e disgusto assalirono l'uomo. Repulsione nei confronti di quella sfocata e malefica fonte di luce. Non vi rivolse nemmeno la propria attenzione.
Rimase immobile.

"Quante sezioni puo' vedere?" ripete' la voce, marcando le parole, con accento di impazienza. Ad un rapido e piccolo movimento delle due figure, l'uomo indietreggio'.

Deglutendo il proprio stesso orrore, mentre il cuore crudele faceva balzi nelle vicinanze dello stomaco, riusci' a sollevare per un istante il volto, solamente per avere la conferma materiale della quale non aveva bisogno, "Tre." proferi' timidamente.

"Guardi bene." incalzo' la voce, ora secca e dura, minacciosa, "Guardi bene. Sono quattro sezioni, giusto?"

Qualcosa di bollente e selvaggio si risveglio' nell'animo annichilito dell'uomo. Un frammento di ricordo, una rabbia repressa ed interna. Non pote' trattenersi.
"Tre." ripete', senza nemmeno alzare gli occhi, ritornando al fanciullo chino, "Sono tre."

"Sono quattro. Guardi, almeno. Sono quattro." l'eco rimbombava sulle pareti metalliche. Una figura aquilina si sposto', portando il suo camice bianco ad interporsi tra lo Specchio e l'uomo.
"Quattro." ripete'.

L'uomo strinse i pugni, boccheggiando nell'odio e nell'agitazione che lo permeavano tutto.
"Sono tre. TRE! SONO TRE!" grido', spaventato in parte dallo stesso tono distorto e roco del suo urlo sconnesso.

"Molto bene." la voce era sprezzante e maliziosa.

Vide le due figure avanzare contemporaneamente verso di lui, avverti' una lieve pressione sulle spalle e sulla gola.
Quindi ogni cosa fu inghiottita dall'oscurita'.

   
 
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