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Autore: Shadriene    11/08/2008    5 recensioni
Se anche fosse stato lì, quel furgoncino l’avrebbe uccisa comunque.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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“Disclaimer: I personaggi, i luoghi ecc. appartengono ai rispettivi ideatori e detentori di Copyright. Non ho niente a che vedere con chi detiene il copyright sui personaggi, con il creatore di una determinata serie, con il produttore o con chi si occupa del merchandise.
Non si vuole violare il Copyright in alcun modo.”



Note iniziali dell’autrice
One-shot piuttosto breve (quasi una flashfic) e senza troppe pretese, nata dopo la lettura dell’altro giorno di Twilight. È un po’ una sfida alle parole di Edward, che alla fine del libro dice a Bella che vuole lei viva come se lui fosse morto nel 1918. Beh… non ho potuto fare a meno di pensare che se lui fosse tornato dall’Alaska solo qualche giorno dopo, le cose sarebbero state diverse. In certi momenti mi pare che il bel vampiro non ragioni come si deve XD
Il pezzo iniziale, tratto dal libro, è stato leggermente modificato da me per adattarsi meglio alla “What if…”.
Ringrazio Solarial per aver letto la fanfiction in anteprima e avermi rassicurato sull’IC dei personaggi.
Buona lettura a tutti!
Shad aka Pé



*

Destino


Fu in quel momento che sentii un rumore strano.
Era un fischio acuto, una frenata, sempre più vicina e inquietante. Alzai gli occhi, sbigottita.
[…]
Un mare di volti, immobilizzati in una stessa maschera di terrore. Ma l’elemento più importante era il furgoncino blu scuro che sbandava, le ruote bloccate e stridenti, una trottola impazzita nel parcheggio. Stava per schiantarsi contro il retro del mio pick-up, di fronte al quale c’ero io. Non ebbi nemmeno il tempo di chiudere gli occhi.

“Twilight” di Stephenie Meyer. Capitolo 3, Fenomeno. Pag. 57.





Le ruote della Mercedes scricchiolarono sulla ghiaia e si fermarono. L’avevano sentito arrivare e infatti li vide precipitarsi fuori dalla casa, chi preoccupato e felice di rivederlo, chi irato per il suo comportamento sconsiderato.
Il figliol prodigo era tornato.
Edward scese lentamente dalla macchina, trasse un profondo respiro – non che ne avesse bisogno – e s’incamminò verso Esme, che era corsa verso di lui e lo stava abbracciando.
«Dannazione, che ti è preso?» domandò acida la voce di Rosalie.
«Niente».
«Oh sì, certo… niente».
Si sentì pervadere da benessere e tranquillità. Alzò lo sguardo e vide Jasper che lo guardava con un mezzo sorriso; ricambiò riconoscente. Pure Rosalie si era calmata.
I quattro s’incamminarono verso casa e Edward fu contento di essere tornato a Forks, nel posto che amava. Era stato uno sciocco a permettere a quell’insulsa ragazzina di condizionarlo fino a quel punto. Si sarebbe domato e tutto sarebbe andato per il verso giusto.
Emmett e Alice erano nel salotto, che chiacchieravano allegri. Più precisamente, la vampira parlava, lui se ne stava immobile ad ascoltarla. Entrambi alzarono il capo quando sentirono la loro presenza e per un attimo si domandò se Jasper avrebbe continuato a far percepire tranquillità pure in quella stanza.
«Tempismo perfetto».
Edward alzò un sopracciglio perplesso in una muta domanda, senza aver veramente bisogno di una risposta. Emmett lo sapeva, tutti lo sapevano, eppure Alice parlò ugualmente, e il vampiro avrebbe voluto evitare di sentire ad alta voce ciò che aveva scoperto leggendo nei loro pensieri.
«La nuova arrivata» disse la sorella valutando bene le parole «gran brutta morte, poverina. Siamo riusciti ad allontanarci appena in tempo… Era in un lago di sangue».
«Aveva proprio un buon odore» proferì Emmett prima di tornare a guardare di fronte a sé.
Nella stanza continuava a regnare una sensazione di quiete e di pace. Edward si sedette su una poltrona con un sospiro.
Era ancora Jasper o era lui ad essere sollevato per come erano andate le cose? E allora perché si sentiva… dispiaciuto?
Probabilmente perché una giovane vita umana era stata portata via. Forse.
Oppure perché era finalmente riuscito a far chiarezza in se stesso e aveva deciso di affrontare la situazione di petto, ed ora la possibilità di farlo gli era stata portata via. Forse.
Si portò la testa fra le mani e cercò di definire le sensazioni che gli ribollivano nella testa, che nulla avevano a che fare con le capacità di Jasper.
Solo una volta aveva incrociato Isabella Swan e quell’unica volta aveva usato tutta la sua buona volontà per non saltarle addosso e ucciderla. Era stato molto maleducato, lo rammendava, ma poco gli importava. La salvezza sua e della ragazza avevano più importanza. Ma evidentemente era destino che lei morisse.
Alzò la testa e lanciò uno sguardo rassicurante ai suoi familiari, che lo guardavano perplessi. Si strinse nelle spalle, come a dire che era tutto a posto e si avviò fuori dal salotto.
Non aveva motivo di corrucciarsi. Lui aveva semplicemente agito come andava fatto. Gli dispiaceva per la ragazza, ma per com’erano andate le cose, era molto meglio per lui non essere stato nei paraggi in quel momento. Se anche fosse stato lì, quel furgoncino l’avrebbe uccisa comunque. Perché alla fin fine, era Destino.




**
Fine
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