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Autore: pandanto    12/06/2014    3 recensioni
Zalfie is real. Lo sappiamo ormai tutti. Non ci sono contenuti espliciti, ma tanto, tanto amore. ♥
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alfie Deyes, Joe Sugg, Zoe Sugg
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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«whassup guys?»

 

Premetto che io adoro entrambi –e anche Joe, per la cronaca- e volevo scrivere una oneshoot Zalfie da un po’... mi sono sforzata di essere realistica (il che non è proprio il mio forte) e ho dato libero sfogo alla fantasia. Ringrazio il cielo del fatto che né Alfie né gli altri capiscano l’italiano. ♥
Se vi è piaciuta fatemelo sapere!
[scrivo anche altri tipi di fan fiction :D]
Buona lettura!

Zalfie is the way

 

Sono steso sul letto con gli occhi chiusi, le coperte mi coprono fino al collo. È giunta l’alba e sono già sveglio senza sapere cosa fare. Controllo l’orario sull’iPhone: ancora le 06:30. Solitamente mi sarei girato dall’altra parte cercando di riprendere a dormire, ma oggi non ci riesco. Fra un’ ora, esattamente una, rivedrò Zoe. Staremo lì, davanti alla videocamera, ridendo e lanciandoci in sfide impossibili, mentre io dentro di me cercherò di non saltarle addosso per rovinarle il rossetto su quelle sue labbra invitanti.

Mi tiro a sedere e sto per un po’ a fissare le lenzuola, poi mi dirigo verso il bagno. Sotto la doccia l’acqua annega i pensieri e me ne fa sorgere altri, tutti rivolti a lei. Solo al pensiero di doverla vedere ho una strana, bellissima sensazione che mi pervade tutto, dallo stomaco al basso ventre. Mentre mi asciugo inizio a guardare il mio riflesso nello specchio  e vedo quelle labbra sottili che hanno toccato poche volte altre bocche, poi le sopracciglia folte e quei capelli perennemente in disordine.
Il telefono squilla. Corro in camera col cuore in gola, poi guardo lo schermo: Joe.

«Ehi, come va? Credevo fossi morto».

«Spiritoso … Ero a farmi la doccia. Perché mi chiami a quest’ora scellerata?», chiedo un po’ confuso.

«Ciao, Alfie, ci vediamo dopo!». Una voce esterna mi fa sobbalzare. Lei è lì, dall’altro capo del telefono, mentre io sto qui a fantasticare come un idiota.

«Ehi, Zoey, a dopo!», esclamo. «Dove siete?».

«Stiamo aspettando il treno … passerà tra qualche minuto … ».

Ci siamo. Stanno per arrivare.

«Bene allora», esordisco, «buona attesa! Ho da fare adesso, ci vediamo dopo, ok?». Joe risponde affermativamente e chiudo la chiamata. Devo assolutamente mettermi qualcosa di decente.

•••

«Se il video vi è piaciuto mettete un bel pollice in su, iscrivetevi al canale e andate a guardare il video che abbiamo fatto sul canale di Alfie! Cosa abbiamo fatto?».
Rispondo quasi meccanicamente nell’attesa di finire di registrare. Dopo il consueto saluto, Joe mi dà il cinque. Mi scappa un risolino nervoso, poi mi volto a guardarla ma lei è in piedi di fronte a me.

Ho due stupendi occhi azzurri puntati dritti verso i miei. Lei si china, sfiorandomi il naso.

«Hai davvero un buon profumo», sussurro. La vivacità del suo sguardo dà il posto ad un’espressione addolcita. «Vieni, siediti qui», le dico battendo una mano sulla gamba destra. Avverto il suo peso sulla coscia e le prendo una mano per accarezzargliela. Zoey mette la testa sulla mia spalla e mi sussurra: «Mi sei mancato». Mi scocca un bacio sul collo, vicino all’orecchio, e mi abbraccia. Le prendo le gambe e le porto sulle mie, mentre lei chiude gli occhi –sento le sue ciglia strofinarsi contro al mio collo–  e sospira silenziosamente. Metto una mano nei suoi capelli così lunghi e morbidi e le massaggio la nuca. Si ritrae ridendo.

«Dai, sai che soffro il solletico!». Salta in piedi e continua a ridere, mentre io rimango un po’ alienato e mi perdo nel suo sorriso.

Joe è uscito dalla stanza. Siamo soli.

«Cosa mi racconti di bello?», mi chiede. Faccio spallucce. «Ti ho aspettata per una vita intera».

«E hai ascoltato musica».

«One Direction».

«Esatto. Mi conosci bene!», esclamo, mentre lei mi prende la mano. «Andiamo in camera?».

Sento che le mie guance hanno preso fuoco. Senza dire nulla mi alzo in piedi e mi faccio trascinare fino alla porta della mia camera da letto. Entro e lei chiude la porta a chiave.

Oddio. Oh mio Dio.

Con le sue dita lunghe mi sfiora il collo, poi il petto, vi distende la mano come per spingermi e comincia ad avanzare, mentre io indietreggio assecondando il messaggio del suo labbro inferiore massacrato dolcemente dai suoi canini. Finisco per cadere all’indietro sul letto e lei si stende accanto a me e mi guarda sorridendo.

«È divertente?», le chiedo sollevandomi e mettendomi gravitante sul gomito sinistro mentre infilo la mano fra i capelli.

«Sì», risponde civettuola, poi la sua espressione si fa più seria. «Mi diverte vederti inerme e assecondarmi».

«Addirittura!». Torno a guardarla. Il tono di voce si fa più grave. «Quanto sei bella».

 Si fa più vicina. Mi sfiora il naso con le labbra e mi bacia. Mentre il bacio si intensifica infilo la mano destra sotto la sua maglietta rosa –non si oppone, ma anzi spinge i fianchi in direzione delle mie dita– e lei mi spinge facendomi stendere ancora e si mette cavalcioni su di me. Dalle labbra passa al collo, poi mi sfila la maglietta.

«Ehi, c’è tuo fratello di là!», sussurro. Zoe prende la T-Shirt, la piega e la mette sul comodino. «Ti devi spogliare tu, mica io», ammicca.

Porto le mani al viso. «Lo sai che sei stronza, vero?», mormoro, ma non mi risponde e prende a sfiorare ogni centimetro di pelle sotto alle sue dita. Ho brividi piacevoli.

Non ci riesco. Non posso stare fermo. La afferro per i fianchi e poi faccio scorrere le mani sotto la maglietta fino a giungere al reggiseno.

«Che stai facendo?».

Glielo sfilo e lo ripongo sul comodino, accanto alla maglietta. «Sto pareggiando i conti, cara».

Stiamo per una buona mezz’ora a baciarci, toccarci ovunque. Ho caldo, molto caldo.

«Non ce la faccio più, Zoe».

«Neanch’io …». Si stende e mi metto su di lei. Il profumo inebriante della sua pelle mi rende ancora più impaziente. Sto per toglierle la maglietta, quando bussano alla porta.

«Ragazzi? Sono arrivati gli altri!».

Chiudo gli occhi e appoggio la fronte sulla sua spalla, sospirando. Lei tira la testa indietro. Imprechiamo entrambi nello stesso momento e ci mettiamo a ridere.

«Solo noi potevamo avere amici del genere», mormora rimettendosi il reggiseno.

«Già. Ora magari esco così, senza maglietta», dico, guardandomi allo specchio. Lei alza il sopracciglio e mi lancia la maglietta.

«Copriti, mitomane». Mi scocca un bacio sulla guancia.


Ho segni rossi ovunque, ma quelli più profondi non si possono vedere. Sono quelli che mi porto dentro dal momento in cui l’ho incontrata.




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