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Autore: alaskainblack    13/06/2014    1 recensioni
- Vai via! – urlò stremata Violet mentre chiudeva gli occhi finchè Tate rinunciò, e solo il suo sogno morto di rivedere la luce continuò a lottare mentre il tempo scivolava via, cercando di toccare quello che non era più tangibile, disperando verso quella voce perduta in fondo alla stanza, mentre spariva in un sussulto.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tate Langdon
Note: Traduzione | Avvertimenti: Incompiuta
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Tate era steso sul letto, immobile, tormentato dal fatto che Violet potesse scoprire che era stato lui, se lo avesse saputo sarebbe rimasto solo, era angosciato da questo pensiero, di sotto le urla di Vivien si erano spente in un terrificante silenzio.
- Mia madre è morta –
La voce di Violet era seria e impaurita, era di fronte a lui, con le mani leggermente poggiate al letto con gli occhi che sembrava potessero scoppiarle in un pianto per un fruscio.
Tate si voltò verso di lei, una tenebra le copriva il volto e gli occhi in un espressione malinconica.
Il ragazzo iniziò a temere che avesse saputo qualcosa ma cercò di scacciare quell’inquietante pensiero.
- Mi dispiace – mormorò lui ma la faccia di Violet non sembrò curarsi delle sue parole – So che le volevi bene – disse mentre si avvicinava dolcemente alla sua mano pallida.
Lei si scostò quasi spaventata da quel suo movimento, l’angoscia cominciò a impossessarsi di lui, non disse niente.
- Si – disse mentre si allontanava lentamente – tanto – Tate sentiva che Violet le stesse come sfuggendo, provò ad avvicinarsi ancora alzandosi dal letto – Mio padre è rimasto da solo adesso – continuò lei.
Tate si alzò – Mi dispiace anche per lui –
Violet lo guardava con timore e sguardo serio, in modo scostante.
- Mi piace tuo padre, è stato gentile con me – disse lui cercando di addolcirla.
- E’ gentile con tutti i pazienti, anche con chi gli dice cazzate – concluse priva di sentimento.
- Che cosa? – chiese Tate senza capire.
Violet lo fissò – Tua madre aveva detto che dovevi andare da lui perché ti serviva aiuto –
- Infatti, è vero – cercò di spiegare lui – Lo sapevi che eri morto – disse lei, Tate si bloccò, regnò il silenzio nella stanza e si fissarono, Tate dolcemente ma allo stesso tempo spaventato dal suo atteggiamento e lei priva di alcuna emozione, come non lo era mai stata – Si – disse lui flebilmente.
- E lo sai come? – disse lei con un velo di sdegno – La polizia mi ha sparato, proprio qui in questa stanza – disse guardandosi in torno.
- Perché? Perché ti hanno sparato? – chiese lei ma Tate aveva intuito che lo sapesse – Non lo so – rispose lui quasi spaventato da quella che poteva essere la vera risposta.
Violet lo fissò per alcuni istanti – Hai ucciso un sacco di persone, dei ragazzi, come noi – lo accusò tristemente come se dire quelle parole fosse per lei un martirio, Tate lasciò scendere una lacrima sul viso coperto dall’oscurità della stanza – Quei ragazzi che ci inseguivano ad Halloween – disse lei.
- E perché l’avrei fatto? – disse mentre sentiva sulla pelle il gelo delle gocce e si accorse che stava piangendo distrutto dai sensi di colpa e dal pensiero conturbante di perdere Violet – Perché l’avrei fatto? – disse questa volta chiedendolo come a se stesso senza trovare una risposta – Dimmi perché l’avrei fatto? – disse tra le lacrime cercando invano una spiegazione nella ragazza che immobile lo guardava quasi con disgusto ma allo stesso tempo malinconia – Dimmi perché l’avrei fatto? – urlò lui mentre iniziava come ad avere un’insensata paura del suo essere.
- Non lo so – disse lei in modo tranquillo come se vederlo piangere non la rattristasse minimamente.
- Perché hai ucciso la coppia gay che viveva qui? - 
Tate a quelle parole rimase immobile, sperando che non pronunciasse… - Perché hai stuprato mia madre? –
Lo aveva detto, si nascose il viso tra le mani, cercando di immaginare che niente di tutto ciò stesse accadendo – Mi dispiace – furono le uniche parole che riuscì a pronunciare ma sapeva che non sarebbe bastato.
Violet scosse la testa e Tate la fissò – Mi dispiace – disse ancora come se quella frase potesse effettivamente significare qualcosa dopo tutto quello che aveva fatto, una frase senza significato ormai, Violet scosse ancora la testa mentre anche lei iniziava a piangere.
- Ero diverso da adesso – cercò di giustificarsi lui
– Credevo che tu fossi come me, che ti piacesse l’oscurità, ma Tate, tu sei l’oscurità – concluse Violet.
Il ragazzo sentì pronunciare la verità, lo sapeva, lo aveva sempre saputo, ma sentirlo dire da lei, l’unica luce della sua esistenza era peggio che sentire le pallottole di quei poliziotti trapassargli il corpo.
- Prima di te era tutto buio – cercò di spiegarsi lui avvicinandosi sempre di più, ma a ogni sua parole lei si chiudeva maggiormente in se stessa – Tu sei l’unica luce che io abbia mai visto –
Non rispose, come se quelle parole non le trasmettessero più niente – Tu mi hai cambiato Violet – disse ancora lui.
- Ti credo – sospirò lei sfiorandogli la guancia, un sorriso si accennò sul viso del ragazzo distrutto dalle lacrime e un lume di speranza gli illuminò il volto – e ti amo Tate – diceva ancora sorridendo e accarezzandogli la guancia, ma in quel suo sorriso Tate scorse come qualcosa di macabro – ma non posso perdonarti – sospirò di nuovo seria come prima togliendo immediatamente la mano dalla sua guancia – devi pagare per quello che hai fatto, per il dolore, la sofferenza, hai ucciso mia madre! – lo accusò ancora.
- No! – disse Tate.
- Si! – urlò lei seguita da una furia mai sentita sulle sue labbra prima – Quel bambino, o qualunque cosa fosse l’ha uccisa! – si fissarono per un momento avvolti dal pianto – Non posso stare con te – Tate la fissò – non starò mai con te – disse ora arrabbiata e quasi schifata dalla sua presenza.
Tate non riusciva a credere a quelle parole, provò ad avvicinarsi – Che cosa vuol dire? – disse con un tremolio, spaventato dalla risposta di Violet.
- Vuol dire che devi andare via – disse lei guardandolo fisso – Che cosa? – sussurrò Tate con un suono soffocato dalla tristezza quasi impercettibile.
- No! No, non farlo! – disse cercando di fermarla.
- Vai via Tate! – disse ancora.
- Sei tutto quello che voglio! Sei tutto quello che ho! – gridò lui pregando pieno di rimorso che si fermasse, l’ansia lo pervase, le lacrime scendevano veloci dal suo viso in preda alla più disperata tristezza.
- Vai via! – urlò Violet tra le lacrime più forte che poteva per non sentire i singhiozzi del ragazzo che sapeva l’avrebbero tormentata per sempre.
- No! – urlò lui.
- Vai via! – urlò stremata Violet mentre chiudeva gli occhi finchè Tate rinunciò, e solo il suo sogno morto di rivedere la luce continuò a lottare mentre il tempo scivolava via, cercando di toccare quello che non era più tangibile, disperando verso quella voce perduta in fondo alla stanza, mentre spariva in un sussulto.
Violet riaprì gli occhi, non c’era nessuno nella stanza buia e si lasciò sovrastare dalle lacrime chiedendosi se avesse fatto la cosa giusta.

Angolo Autrice:
Allora, ho raccontato come lo vedo il momento in cui Violet abbandona Tate, se ho fatto errori di ortografia vi prego segnalatemeli, oppure se volete ditemi le parti che vi sono piaciute di più, insomma, vi prego commentate :D

 
  
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