Caro Shintaro,
 
ho tanto da dirti e troppo poco tempo. Il vento quassù soffia davvero forte, sai? Mi ricorda la brezza che entrava dalla finestra della classe, quella che rischiava sempre di buttare all’aria tutto quel che avevo sul banco. L’ultima volta il mio compito di matematica ti è finito dritto in faccia, eri così irritato! Però non mi hai sgridata, perché non era colpa mia… Beh, immagino che queste sciocchezze non ti interessino, no?

Ricordo ancora tutte le volte che mi hai accompagnata a casa controvoglia, solo perché insistevo tanto da farti arrendere e accettavi per farmi stare zitta. Ricordo tutte le volte che tornavi di corsa a casa per dare da mangiare al tuo coniglietto.
Ricordo tutti i pomeriggi passati a studiare in biblioteca, con te e Haruka-san che cercavate di aiutare me e Takane.
Sono stupida, lo sai. Non ci posso fare nulla, il mio voto più alto è 56. Takane, invece, ha solo la voglia di studiare sotto i piedi e voglio che tu mi prometta che l’aiuterai. Ah, e non dimenticare di essere un buon amico anche per Haruka-san, è un bravo ragazzo, ma nelle sue condizioni… Beh, lo sai, non dev’essere facile.

Sono un’idiota, vero? Parlo, parlo, ma non arrivo mai al punto. Ma è difficile, ci ho pensato tanto e ho capito che lo devo fare per il bene di tutti voi: tuo, di Takane e Haruka-san, di papà, di Tsubomi, Kousuke e Shuuya. Questi tre nomi non ti dicono nulla, lo so. Sono i miei fratellini e la mia sorellina, hanno sofferto tanto in passato e non vorrei fargli ancora del male, ma è inevitabile che soffrano, come soffrirà papà.
So di chiederti molto e sei liberissimo di non farlo, ma vorrei che dicessi alla mia famiglia di non preoccuparsi per me, che io starò bene, e che il dolore un giorno passerà. Questo vale anche per te. Ti sarò sempre accanto anche se non fisicamente, ricordatelo.

Sii responsabile, sorridi al posto mio e vivi per me la vita a cui io ho deciso di mettere fine. E, per favore, indossa ancora la tua giacca rossa. Sai perché mi piaceva tanto? Perché è dello stesso colore della sciarpa che portavo io. In questo modo avevamo qualcosa in comune, anche se piccolo.

Ti sei mai accorto delle attenzioni che ti dedicavo e dei sorrisi che erano solo per te? Certo, erano finti, ma erano pur sempre sorrisi. Non ti ho mai mostrato ciò che provavo davvero, perché quei sentimenti erano un peso che dovevo portare da sola. Non avrei sopportato di vedere la pietà negli occhi di chi mi guardava, soprattutto nei tuoi. Ero la ragazza del banco accanato, quella un po’ fastidiosa e chiassosa, quella coi voti bassi, quella sempre sorridente e spensierata. Ma una volta mi hai vista piangere,vero? So che eri lì, dietro la porta, e vorresti sapere il perché di quel pianto sommesso, però non voglio parlare di quello.

Io ti amo, Shintaro. Mi sei stato accanto e, senza saperlo, mi hai aiutata ad andare avanti. Tu con la tua apatia e i tuoi modi freddi e a volte un po’ bruschi. Ma io non sono adatta per te, non lo sono mai stata. Tu hai bisogno di qualcuno ancora più egoista di te, qualcuno di esuberante che ti porti avanti… Tutto ciò che ho fatto io è stato seguirti tutto il tempo. Senza fare niente. Ero solo capace di fare origami con i tuoi test e trasformarli in gru.

Sai, le gru di carta significano felicità e lunga vita ed è tutto ciò che ti auguro: innamorati di una ragazza che sia degna di te, trovati un lavoro che ti piace, sposati e fai dei figli. Vivi.
Beh, Shintaro, non ho più nulla da dirti. Solo, stai tranquillo, okay? Grazie di essere stato con me.

Da qui il tramonto è bellissimo.


Addio Shintaro.
 
Tua,
Ayano.