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Autore: lur    14/06/2014    0 recensioni
Tratto da una storia vera, parla del magico (e provvidenziale?) incontro tra due ragazzi completamente diversi, ma così simili, nel profondo...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 16) "È incredibile pensare che in così poco tempo…"
 
 
Arrivò la fine di maggio, l'inizio di giugno, l'estate.
Alla fine Lucia si lasciò convincere (più dalla nonna e dall'idea del mare che da altro) a tornare a Campo, sperando di non essere costretta a fare incontri imbarazzanti.
Ci aveva riflettuto parecchio, all'inizio, ed aveva realizzato che non si era comportata granché bene: dopotutto Giuseppe aveva tentato di spiegare come stessero le cose, e lei si era fatta prendere dai pregiudizi, senza dargli la minima possibilità di risposta.
Gli avrebbe chiesto scusa, per quello, nel caso si fossero incontrati… se fosse capitato il discorso… okay, non credeva che l'avrebbe fatto, alla fine, ma ciò che conta è il pensiero, no?
 
 
Arrivò la fine di maggio, l'inizio di giugno, l'estate.
La vita andava avanti, i turisti iniziavano a riversarsi in paese, la gente usciva la sera, e Giuseppe non era da meno. Non più.
Incontrò i ragazzi della vecchia comitiva, che sembravano aver messo una pietra sopra l'accaduto dell'anno prima (com'era anche normale che fosse, tra adulti), e cominciò ad uscire con loro. Non aveva granché da raccontare. Aveva avuto diverse storie, sempre con donne che vivevano lontano, venute solo in vacanza, e non erano durate chissà quanto.
La maggior parte dei ragazzi si era fidanzata, eccezion fatta per Fabio, con ragazze al di fuori della comitiva, quindi il gruppo si era un po' sembrato, era raro che fossero tutti presenti. Paolo e Claudia avevano deciso di non buttarsi in una relazione seria, ma di continuare a vedersi in privato…
 Certo, l'aveva dimenticata da mesi, ma ritrovarsi con il gruppo, che fino all'anno prima moriva dietro di LEI, gli fece ricordare tante cose: il loro pomeriggio al mare, la prima sera, quando lei sei era mostrata così scostante, fredda… totalmente un'altra persona. Ad occhi e croce, considerando ciò che era successo dopo, non era davvero la ragazza solare, spensierata e dolce che si era illuso di avere davanti.
Forse il punto era quello: lei l'aveva accusato di essere un bugiardo, un approfittatore, quando era stata lei a cambiare di punto in bianco. Forse era stata lei ad indossare una maschera, quel pomeriggio.
La lontananza era stata un bene. L'amore folle che aveva provato per lei era sparito del tutto. Ora rimanevano solo delusione, rabbia e rancore. Uno sconfinato rancore.
 
 
Le ragazze cercarono di riportarla nel gruppo, e ci riuscirono, nei limiti.
Non era entusiasta della situazione, ma si divertiva con i suoi vecchi amici, gioiva per i loro fidanzamenti, rideva e scherzava.
Evitava Giuseppe, ma non abbastanza da farlo pesare al resto del gruppo.
Dopotutto aveva smesso di provarci con tutte, forse aveva messo la testa a posto… chissà che gli era preso in quei giorni.
Era indispettita, con se stessa. Avrebbe davvero voluto aver ascoltato cosa avesse da dire… ma ormai era tardi, non era il caso di riprendere il discorso.
 
Effettivamente sembrava tornata la ragazza simpatica e solare di quel pomeriggio… chissà cosa le era capitato nel frattempo, cosa le aveva spento il sorriso?
Era rancoroso… e curioso: voleva una spiegazione.
 
Non ci provava più con l'universo, spesso si isolava con Fabio ed il suo sorriso non era più lo stesso…
Le sue abilità intuitive si erano affinate, lontana dai drammi adolescenziali, lontana dalla vita di prima, catapultata nel giro di una settimana in una vita vera… ora le sembrava di poter riuscire a capire anche lui…
Sarebbe diventata una sfida. Con se stessa.
 
Provò ad avvicinarsi a lui, fallendo miseramente.
Ovviamente non aveva la minima intenzione di parlare con lei dei propri problemi, memore del rifiuto dell'anno precedente.
Non si diede per vinta.
 
«Ciao… tutto bene?»
Nessun mezzo termine. Diretta. Come sempre. In quello non era cambiata.
Era strano che gli si avvicinasse, e la cosa lo lasciava perplesso e scettico. Non voleva assolutamente minare la propria pace mentale (lentamente ricostruita), né quella collettiva del gruppo.
Aveva paura. Non voleva illudersi ancora che fosse qualcuno che in realtà non era.
Non sapeva più chi fosse: la ragazza premurosa e solare di quel pomeriggio, di quelle ultime sere, o la persona acida e prevenuta che l'aveva snobbato e deriso davanti a tutti senza nemmeno ascoltarlo?
In quei primi giorni l'aveva vista al mare.
Sempre nel suo metro quadrato di spiaggia, non si era mai spostata. Evidentemente le piaceva parecchio, se ricordava il punto esatto dall'anno prima.
Era scesa da sola, però. La sorella, evidentemente, aveva cambiato gruppo ed era andata con le amichette, la madre sarà stata impegnata al lavoro e la nonna avrà avuto altro da fare… erano tutte congetture, ma per quanto le aveva osservate l'anno prima, si era fatto un'idea abbastanza buona di chi avesse di fronte.
Ma Lucia?
Che strano pensare ancora il suo nome.
Era avvolto da un alone di mistero, non sapeva se dovesse trasmettere luce o avesse bisogno di essere illuminata.
In quei giorni non gli aveva mai rivolto la parola.
Non le diede corda.
 
Il rancore non era passato, anzi, ogni volta che la vedeva e non riusciva a chiarire i tabù dell'anno prima si inaspriva… arrivò a poter dire di odiarla.
Possibile che non avesse la minima intenzione di parlargli, di chiarire?
Ogni mattina non vedeva l'ora di arrivare al mare, per vedere se avesse il coraggio di parlagli, di chiarire la situazione; ogni sera arrivava di corsa in piazza, per esaminare il suo sguardo quando l'avrebbe visto… voleva capire cosa pensasse, e se la spiegazione non fosse arrivata dalle sue labbra, l'avrebbe colta dai suoi occhi.
Non si sarebbe arreso.
 
Lucia provò numerose volte ad avvicinarsi, ma non riuscì mai a parlargli.
Dopo il primo rifiuto aveva capito che avesse bisogno di spazio, e gliel'avrebbe lasciato.
Sperava ricordasse che tipo di persona fosse, da quel pomeriggio al mare.
Dopo erano successe tante cose, ma anche se a parole non poteva essere lei a dirlo, sperava che le sue azioni d'ora in poi potessero fargli capire che sapeva essere una buona amica. Non l'avrebbe più giudicato. Le dispiaceva, ma non aveva potuto dirglielo.
 
Non voleva essere pedante, quindi approfittò della costante presenza di Simona e Fausta per rimanere un po' in disparte.
Non erano più il gruppo affiatato che erano stati.. il pilastro portante era stata Lucia, all'epoca.. poi era cambiato tutto.
Giuseppe andava e veniva… e quando si univa al gruppo portava spesso ragazze nuove, per una sera o due, poi cambiava.
Sembrava non trovasse pace.
Non riusciva più a giudicarlo come un donnaiolo: non aveva le basi.
Aveva trent'anni, la vita davanti e tutto il diritto di divertirsi. Il fatto che arrivasse spesso con una ragazza diverse stava a significare che non le illudeva più di tanto. Finché era onesto con se stesso e con loro non poteva aver nulla da ridire…
Sempre meglio di lei, che dopo Marco non era più riuscita a guardare un ragazzo come tale.
 
Le serata si ripetevano sempre uguali, e Simona e Fausta dopo un po' non avevano più argomenti.
Non volevano ricominciare l'isolamento forzato.
Lucia rischiò di rimanere di nuovo sola. Se ne rese conto e si diede un tono… più o meno.
Restava in gruppo finché riusciva a divertirsi, poi salutava educatamente tutti e si allontanava, sola, verso la spiaggia. Continuava ad essere l'unico posto dove si sentisse davvero a suo agio.
Anche col mare agitato, si cimentava in tuffi notturni dagli scogli. Poi restava lì, aspettava di essersi asciugata, e tornava a casa.
Non riusciva a sentirsi libera in nessun altro modo. Ed anche quello durava solo pochi minuti.
 
 
Per Giuseppe iniziava a diventare difficile.
Aveva una storia dopo l'altro, la maggior parte di una sola notte, sempre più spesso con turiste, anche straniere. La conversazione non era il punto principale degli incontri.
Non era mai soddisfatto.
 Gli sembravano tutte uguali. Aveva bisogno di stare con una per un po', una che non lo stancasse dopo una sera, una che fosse un po' diversa dalle donne molto più che facili che aveva incontrato di recente.
Gli mancava avere una ragazza vera.
Una fidanzata come ne aveva avute in passato, che erano durate anni. Che aveva amato.
Si sentiva sempre più vuoto.
 
 
Non aveva ancora ottenuto la sua spiegazione.
Una sera decise di prendere la situazione in mano. Avrebbe fatto lui il primo passo, come al solito.
Tentò di avvicinarsi a Lucia, ma questa non lo vide, e si diresse sola verso la spiaggia.
Non sarebbe scappata di nuovo.
La seguì.
La vide sedersi sugli scogli, da sola, accovacciarsi con le gambe al petto e lasciarsi andare ad un lungo pianto. Un pianto isterico.
 "Ed ora che ha?"
Voleva avvicinarsi, parlarle, capire che problema avesse, una volta per tutte.
Stava per compiere il primo passo, quando vide un'altra figura vicino a lei.
Era un uomo, di una certa età.
Possibile che stesse con QUELLO?
Evidentemente no. Iniziò a parlarle, con una bottiglia in mano.
Lei si allontanò un po', si spogliò e si tuffò.
Non si lasciò andare ad un bagno lungo, tornò presto e si rivestì, ancora umida, probabilmente per paura di quell'uomo.
Vederla fu un colpo al cuore.
Si era tuffata con la biancheria addosso.
In costume la vedeva ogni giorno, ormai, ma vederla così, praticamente nuda, uscire, con la sua figura scura contro la luce della luna, dall'acqua nera e argentea, gli sembrò un film. Quel corpo slanciato e levigato, gocciolante che mostrava molto più del lecito gli fece salire il sangue al cervello.
All'improvviso capì cosa ci facesse lì, nascosto, ad osservarla. Perché l'avesse seguita.
Ogni cosa aveva di nuovo senso.
Andò a casa, senza girarsi indietro nemmeno una volta.
Si spogliò, si mise a letto, guardò fuori dalla finestra. La luna splendeva. Oscurava ogni altra stella che cercasse di emergere. Si stagliava prepotente sull'orizzonte del cielo. Non lasciava dubbi.
Non riuscì a dormire.
 
 
Prese la sua roba di corsa e tornò a casa. Non voleva problemi.
Si spogliò e si mise a letto, col lenzuolo addosso.
Si girò e rigirò, ma non riuscì a chiudere occhio.
C'era un solo posto al mondo dove, alle sei del mattino, potesse andare, per stare un po' tranquilla con se stessa e col mondo.
Alle sei e dieci era di nuovo in spiaggia. Il bagnasciuga era completamente sgombro, a quell'ora, ma non si espanse. Restò nel suo metro quadrato. Col le gambe strette al petto, ed il cervello in acqua.
 
Restò immobile per quasi un'ora, e dovette ammettere di sentirsi meglio.
Aveva lasciato un biglietto in cucina con scritto dove trovarla, per evitare un infarto a sua nonna, ma non si era fatta scrupoli: quello era l'unico posto dove si sentisse davvero a casa.
Con la coda dell'occhio vide una figura posare l'asciugamano acanto al suo e sedersi vicino a lei.
Aspettò che dicesse qualcosa.
«Ciao.»
Non rispose. Conosceva quella voce. Non sapeva come comportarsi.
«Come va?» finalmente una domanda diretta. Gliene propose un'altra.
«Tu?»
«Bene…»
Aspettò qualche secondo, e non sentendo ulteriori domande si diresse verso l'acqua.
Ora sapeva che stava bene. Era quello l'importante. Si era sbagliata. Non importava.
Giuseppe restò un po' a guardarla, poi la seguì. Era di schiena, come quando l'aveva vista la sera prima.
Il costume la copriva di più della biancheria, ma lasciava poco all'immaginazione.
Era vero. Ora stava bene.
«Saranno una decina di sere che ti seguo. Tutto okay?»
Non si voltò.
«Perché mi segui?»
Dal tono sembrava molto più un rimprovero che una domanda.
«Ti vedo strana» "O meglio, non riesco a capire chi tu sia"
«Strana? Sto bene»
«Sì, ma cos'hai?»
"Non riesco a dare un senso alla mia vita. Sto bene ma non riesco a sentirmi libera e felice, mi sento perennemente un pesce fuor d'acqua…"
«Ho i miei problemi. Come tutti»
Si girò, voleva vederlo in faccia, e si trovo con i suoi occhi a fissarle le pupille.
Si sentì sollevata. Non c'era un motivo razionale… finalmente qualcuno la stava guardando, stava cercando di capirla attraverso l'unico portale valido, per quello che la riguardava: gli occhi.
O forse non stava facendo niente di tutto quello e si era solo incantato un attimo.
«Cosa vedi?»
«Un cuore triste»
"Colpito e affondato. Elementare, Sherlock"
Lo vide allontanarsi, nuotando.
"Sembra così spensierato… chissà come fa… non so cosa darei per guardare qualcuno negli occhi così, con forza. Consapevole di ciò che voglio… chissà se ha trovato ciò che cercava"
Si allontanò, nuotando.
"Perché non riesco a dirle quello che provo? Perché?"
Si girò, deciso, e la vide lì, galleggiare in posizione morto… ci provò. Alla peggio non avrebbe sentito.
«Credo di amarti.»
Si alzò di scatto. L'aveva sentito eccome…
«Che stai dicendo?»
«Credo di essermi innamorato di te. Fin dall'anno scorso»
Rimase in silenzio, non sapendo cosa dire, sotto il suo sguardo, per più di un minuto.
«Non penso di essere pronta per una storia, al momento»
 
Fu solo un secondo. Si ritrovò due labbra calde sulle proprie. Si intersecarono perfettamente. Le diedero quasi la scossa, ma prima di un battito di ciglia, prima che potesse anche solo realizzare cosa stesse accadendo, lui era tornato ad aumentare la distanza, ancora ed ancora, fino ad arrivare ad un paio di metri.
«Ehi»
Si fermò.
«Perché l'hai fatto?»
«Non lo so. È quello che ho sentito in quel momento.»
«…cos'hai sentito?»
«Un forte desiderio di baciarti.»
«E cos'hai sentito quando l'hai fatto?»
«Sono stato bene. E lo rifarei ancora.»
Sembrò pensarci un attimo, ma troppo poco per fargliene accorgere.
«Quando?»
«Sempre.»
«…Adesso?»
Non ebbe risposta.
Sentì di nuovo quelle labbra così morbide a calde sulle sue, e stavolta ricambiò con calore.
Si sentì riempire il corpo di vita, energia, luce e gioia.
Non aveva mai provato una sensazione simile.
Adesso sapeva che "casa" si sarebbe spostata con lei. Non aveva più bisogno di vedere la sabbia e l'acqua per star bene. L'essenza del mare aveva pervaso i loro corpi, lei era l'acqua, lui la sabbia. Lei non poteva esistere senza poggiarsi su di lui. Lui per natura era predisposto a sostenerla.
Ora poteva ammetterlo. Lo amava.
Ora riusciva a dirlo. La amava.
 
Quando, dopo un'oretta, la spiaggia iniziò a popolarsi, li trovarono ancora lì, a ridere, giocare, e baciarsi, senza fine, sporchi di sabbia, bagnati fino alle punte dei capelli ed illuminati dal sole di quel nuovo, magico 2 settembre.
                                                                                                                                                                                           
 
 
                                                                                                                                                                                            The end.
 
 
 
 
 
 
 
 
                                                                                                                                                                            [Ti amo]
  
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