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Autore: Bellatrix Skywalker    14/06/2014    1 recensioni
_ quando parti di corsa e non sai cosa succederà, ma lo fai. E ti lanci. Ti lasci cadere. Che cosa provi?_
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono stata così a lungo nelle tenebre che ho quasi
dimenticato quanto fosse bello il chiaro di luna.
(La Sposa Cadavere)


 
Sono qui, dove non dovrei essere. Ma ci sono lo stesso, tanto loro non lo sapranno mai: sono scappata e ci sono venuta di nascosto. Oh, ho tanto aspettato questo momento; l’altura è lì, davanti a me, e non devo far altro che decidere se voglio correre o meno. Ma oggi voglio scappare, fuggire da tutto e tutti, e le mie gambe si muovono ancora prima che il mio cervello dia loro l’ordine di farlo. La roccia graffia con violenza i miei piedi nudi e forse sto anche perdendo sangue ma non mi importa: voglio andare e nessuno può impedirmelo.

E arrivo, o meglio parto, quando faccio l’ultimo passo prima di lanciarmi nel vuoto. Era esattamente questa la sensazione tanto desiderata, sperata e a lungo assente; ma ora l’ho trovata e ne faccio tesoro.
Qui tutte le mie paure sembrano sciocche, i miei problemi meno gravi, le mie preoccupazioni svaniscono mentre guardo il mondo diventare sempre più piccolo. Ah, la luce della Luna che rende tutto il Mondo terribilmente più affascinante e oscuro, ma decisamente migliore di quanto sembra alla luce del giorno. Ho i brividi di piacere e chiudo gli occhi per godermi meglio questo volo. Allargo le braccia per rallentare e salutare un vecchio gufo solitario che fa probabilmente un giro di ricognizione.
Porto le mani alla testa e con gesti frenetici dettati dall’impazienza strappo via l’elastico che tiene imprigionati i miei capelli, nell’attesa di sentirli liberi come mi sento io ora.

Da qualche parte un campanile batte la Mezzanotte, l’ora delle Streghe, l’ora perfetta.
Se qualcuno ora alzasse gli occhi, di me vedrebbe un’ombra nera scagliata contro il blu scuro della notte e magari mi scambierebbe per un rapace notturno a caccia.
Distendo le braccia lungo i fianchi e mi giro supina, mentre contemplo in silenzio la Luna. La sua fase che preferisco è la Luna Nuova ma oggi è Quarto Calante. In un certo senso è meglio così. C’è luce abbastanza da vedere ma è non sufficiente per essere trovati nel buio.
Rilasso i nervi tesi e i muscoli distendendomi e lasciandomi accarezzare dai brividi che il vento freddo di fine Autunno provoca sulla mia pelle. A Sud vedo lampi e nuvole che si avvicinano.

Rimango un po’ ferma a godermi questo piccolo momento di tranquillità prima della tempesta. L’occhio del ciclone.

Quando arrivano abbastanza vicini mi riprendo, faccio una capriola e mi rimetto in posizione prona. Allungo le braccia in avanti e mi distendo allungandomi per acquistare velocità. Scappo verso Nord, allontanandomi dalla partenza, mentre l’elettricità del temporale impregna l’aria che mi circonda. Se non cercassi di nascondermi credo mi metterei a ridere: adoro questo momento, è la natura che si prepara.
Passo una mano tra i miei capelli neri come l’inchiostro e ne porto avanti una ciocca, accarezzando con le punte delle dita prima la guancia e il collo per arrivare all’altezza del cuore e lasciarli andare. Allargo leggermente le gambe per rallentare ancora e osservare il paese su cui sono arrivata. È piccolo e poche sono le luci ancora accese ma l’ambiente è suggestivo: da un’idea di pace e calore e familiarità e amore non indifferente. Non so come ho fatto a pensare queste cose, io non sono romantica o sdolcinata. Forse è solo l’ebbrezza della fuga.

Sono ferma nello stesso posto da troppo tempo ormai. Alzo il volto più in alto e mi muovo per salire. La pressione è sempre più bassa e io mi sento sempre più leggera. Ormai sono arrivata intorno ai 4000 metri di altezza, l’ossigeno è rado e il mondo è piccolo. Non ho idea di dove sono ma non mi importa, tanto non devo tornare da nessuna parte.

Libertà. Ho sempre adorato questa parola. Ed io, ora, sono libera.

Rallento il respiro e cerco di controllare i battiti del cuore. Non è così che devo morire per cui scendo di quota.
Ho pensato spesso alla Morte. Ormai la immagino come una vecchia amica che quando sarà il momento mi verrà a prendere e mi condurrà per mano verso qualunque cosa ci sia dopo il decesso. Perché c’è qualcosa, ne sono certa anche se non credo che sia nulla di ciò che raccontano le religioni.
Lascio che sia il mio istinto a guidarmi e mi dirigo verso una sconfinata macchia nera: l’oceano. Avanzo di qualche centinaio di chilometri e mi fermo per l’ultima volta. Il respiro accelera ancora ma sono pronta.

Mi guardo attorno. È tutto nero, sono circondata dal nulla.

Chiudo gli occhi e mi lascio andare. La gravità vince e mi attira verso la Terra.
Ma mano che scendo acquisto sempre più velocità e l’impatto con l’acqua è improvviso e potente ma quasi non me ne accorgo. Le correnti si impossessano di me mentre continuo a essere trascinata verso il basso.



Quando apro gli occhi, l’unica cosa  che intravedo su uno sfondo blu notte è lo scheletro nero di una mano tesa verso di me. Aggrappo quella mano con tutte le mie forze e, finalmente in pace, mi lascio trascinare verso il mio Destino.
 
 
 

Qui giace Zaira Conte
La cui mente toccò le nuvole
R.I.P


Sognatore è chi trova la sua via alla luce della luna...
punito perché vede l'alba prima degli altri.
(Oscar Wilde)
  
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