"Sola"
Si, forse è
proprio questa la parola che descrive al meglio come in quel periodo mi
sentivo.
È una sensazione che non si può riferire a
parole, "Sola" è
quella che si
avvicina di più, ma non è abbastanza.
In quel periodo avevo sofferto molto.
Per due anni avevo navigato nel grande mare della
depressione, acque insidiose
e burrascose che avevano messo a dura prova la mia esistenza.
Per due anni la mia vita era stata dominata
dall'insicurezza e dalla poca stima
verso me stessa.
Non riuscivo ad apprezzarmi e a essere fiera di
ciò che ero, mi sentivo inutile
e inferiore a tutti.
Poco a poco iniziai a isolarmi dal resto del mondo e a chiudermi in me
stessa;
non mi fidavo più di nessuno, non mi sentivi accettata, ero
convinta di essere
rifiutata.
Mi sentivo
intrappolata in un infinito tunnel buio, camminavo e camminavo
inconsapevole di
dove stessi andando; non conoscevo più la luce e il sapore
della felicità.
Molte volte avevo pianto convinta di essere sola, molte volte avevo
urlato
senza lasciar uscire alcun suono dalle mie labbra socchiuse, molte
volte avevo
nascosto la mia sofferenza dietro un falso sorriso e una falsa risata.
I ricordi del passato pugnalavano il mio cuore provocando fitte di
dolore.
Periodi stupendi, felici e pieni di luce.
Quei riccordi parevano appartenere a un'altra vita, a un'altra persona.
Per colpa di uno sbaglio che poteva essere evitato tutto mi era
scivolato via
come l'acqua tra le mani, tutto era svanito come il fumo nell'aria.
Tutto questo
dolore era rinchiuso all'interno della mia tormentata anima, celata a
tutti.
Tornavo a casa pronta a scoppiare e a dare sfogo alla mia sofferenza ma
tutto
quello che potevo fare era rinchiudermi in bagno e disperarmi
silenziosamente.
Mi guardavo allo specchio, osservavo le lacrime che rigavano il mio
pallido
volto sentendo il loro sapore tra le mie labbra; fissavo l'immagine dei
miei
occhi umidi nello specchio, erano gonfi e rossi, stanchi e disperati.
Soffocavo i sussulti e i singhiozzi per evitare che qualcuno mi potesse
sentire, che qualcuno potesse scoprire la mia sofferenza.
Guardavo il mio bianco e bagnato volto mentre un turbine di pensieri e
domande
mi attraversava la mente.
-Perché?...-
-Perché
io?...-
-Perché a
me?...-
-Cosa ho fatto di
male?...-
-Cosa ho fatto per
meritarmi tutto ciò?...-
Non sapevo a
chi stessi parlando, cercavo risposte dall'alto ma queste non
arrivavano, e
come potevano?
Sapevo che non potevo aspettarmi niente da lassù, non c'era
nessuno.
Come poteva esserci? Come poteva esistere Dio se il mondo andava a
pezzi
lacerato dalle guerre, dalla sofferenza, dall'ingiustizia, dalla
crudeltà e dal
male...
No, se fosse esistito veramente a tutto ciò non sarebbe
stato concesso di
esistere.
Da piccola avevo creduto veramente a Dio, a Gesù Cristo e a
tutto ciò che il
cristianesimo affermava; ma crescendo, apprendendo come realmente
andava il
mondo, quella ferma convinzione si era poco a poco sgretolata lasciando
il
posto al vuoto.
Erano i libri il luoghi in cui mi rifugiavo e dove trovavo un briciolo
di
felicità, grazie a loro avevo vissuto mille avventure e
conosciuto altrettanti
mondi.
Ogni volta che aprivo un libro cessavo per un po' di vivere nella
realtà e mi
immergevo in un mondo fantastico e pieno di magia.
Avevo vissuto più vite rispetto a una persona normale,
attraverso la lettura
avevo contribuito a grandi imprese.
Avevo sconfitto Voldemort insieme a Harry; avevo pianto e faticato
assieme a
Frodo e alla Compagnia dell'Anello distruggendo l'Unico e ponendo fine
all'esistenza di Sauron; con Katniss avevo sofferto e lottato contro
l'ingiustizia per riportare la libertà nei Distretti di
Panem...
Tutto questo
e molto altro avevo fatto con l'immaginazione.
Solo
con l'immaginazione.
Era quello che mi bruciava dentro "Solo con
l'immaginazione".
Era tutto quello che potevo fare, non mi era permesso di entrare a far
parte
realmente a quelle avventure.
Questo era
quello che sognavo, poter realmente contribuire a quelle grandi e
magiche imprese.
In ogni momento buco della giornata mi immergevo nella mia fantasia
sognando e
risognando di entrare in quei mondi e vivere mille imprese.
In quei momenti provavo un sentimento intenso, un misto tra
felicità e dolore:
felicità di prendere, anche se solo con l'immaginazione,
parte a grandi storie;
dolore nel rendermi conto che mai tutto ciò sarebbe accaduto.
Sono stati due anni difficili e
dolorosi, non ricordo di essere mai stata così triste.