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Autore: Wellknower    17/06/2014    1 recensioni
"Stasera ho proprio voglia di fumare, ma oramai ho smesso, forse se scrivo mi passa..."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando iniziai a fumare credevo, forse come un pò tutti a quell'età, di sapere perfettamente perchè iniziai a farlo e soprattutto ero stra-convito di non farlo per atteggiarmi da "adulto". Non voglio cadere nel paradosso o in un parallelismo con "La Coscienza di Zeno", ma, avendo smesso da poco mi sono ritrovato spesso a ragionare e a ricordare varie ed interessanti cose... Avevo esattamente quindici anni e cominciai a ridosso delle vacanze di Natale. "Chi ben comincia è a metà dell'opera" e io subito intrapresi la mia dipendenza dalla nicotina abituando immediatamente i miei polmoncini, ancora candidi, a delle pesantissime quanto, più in là, buone Marlboro rosse. Le prime sigarette erano un vero e proprio supplizio, quasi un parto, non facevo che tossire e sputacchiare, ma più sentivo che mi facevano schifo più credevo che presto avrebbero iniziato a piacermi, e così, difatti, fu. Ovviamente "farsi il figo" aveva la sua porca percentuale nel proseguimento del mio crescente tabagismo minorile, difatti era veramente difficile ch'io accendessi una "stoppa" in solitudine, un pò perchè spesso ero a casa e, ovviamente, da buon figlio di non fumatori, almeno per quanto riguarda mia madre, non potevo certo farmi vedere che fumavo per casa e un pò perchè io, da solo non so stare... Si, oltre alla nicotina e al gusto, educato continuando a fumare, per il tabacco io lo facevo per poter stare in gruppo, per poter condividere qualcosa con la gran parte delle persone che cominciava a riempire la mia vita di tutti i giorni. Ero letteralmente affascinato del "cerchio" di persone che si ritrovavano in posti, precedentemente e tacitamente, indicati e precisi per accendersi TUTTI, all'unisono, una cazzo di sigaretta che quasi a tutti disgustava a quell'età e che solo i più spavaldi sopportavano. Mi ricordo che i primi mesi della mia dipendenza forzata, forzata proprio perchè mi dovevo impegnare a fumare con costanza per far si che cominciasse a piacermi, le sigarette non finivano mai, anzi, sembrava d'averne un'enormità, un numero assolutamente illimitato. Difatti offrivo a destra e a manca, per la gioia dei più grandi, evidentemente già più presi dalla droga legale, sicuramente più di me che le offrivo come se non ci fosse stato un domani, e per la mia mania di farmi notare il più possibile, non tanto per accedere al gruppo "dei più grandi", ma uno qualsiasi che condividesse attimi di fumosa compagnia. Mi ricordo che la prima vera "compagna" di sigaretta "mordi, anzi, fuma e fuggi" si chiamava Francesca Romana e stava in classe con me. Lei aveva iniziato per sentirsi grande, esattamente come tutti, ma nascondeva questa sua banale motivazione con una motivazione si sincera, ma assolutamente disconnessa dal suo voler aspirare da un filtro, un filtro dopo l'altro, lei, più tardi, divenne davvero un'accanitissima fumatrice, nonchè bevitrice. Lei era ricca, subito ebbe in regalo una microcar, mi ricordo era una delle prime, non so perchè ma mi ricordo la cifra 10.000 euro, ma una cosa è certa, anche perchè mi fece il lavaggio del cervello con questa frase, era una Casalini M10 con motore Mitsubishi. Contrariamente a quanto sembrasse da fuori, era nero lucido con una doppia striscia fucsia spostata sul lato del guidatore che partiva dal cofano e finiva oltre il "gap" dello sportello del portabagagli fin sotto al "paraurti" posteriore, era una super vettura, nella sua categoria, ovvero era la meno catorcio rispetto alle altre e devo ire che non mancava al suo compito di fornirci i primi brividi da ebbrezza della velocità. Ci vedevamo davanti allo nostra vecchia scuola di quartiere, mi passava a prendere, nonostante la scuola fosse a 50 metri da me e casa sua a poco più di 150, appena chiuso lo sportello via di volata, su per la salita, fino a Via Bitossi dove parcheggiavamo sul lato del marciapiede opposto rispetto al cancello d'ingresso, abbassavamo i finestrini, a volte no, a volte mi ricordo che il freddo era talmente pungente da congelarci le dita che facevamo sporgere assieme alla sigaretta per "ciccare" che decidevamo di rimanere a finestrini chiusi. In questo modo però si creava un a dir poco malsano "cappone" che, oltre a triplicare i danni ai nostri giovani apparati respiratori moltiplicava oltre misura la possibilità che i nostri genitori, in particolar modo mia madre, scoprissero il nostro "vizietto" notturno, i vestiti, in quel banco di nebbia artificiale, si impregnavano totalmente del prodotto delle combustioni delle nostre sigarette. Col passare dei mesi, come avviene quasi per ogni giovane fumatore, passai di marca in marca: Marlboro rosse, poi Lucky Strike rosse, stetti male dopo questi 6/7 mesi di rosse e decisi, non di smettere, figuriamoci, sarebbe stata una scelta troppo sana e intelligente, ma di abbassare il tiro rifuggiandomi nelle rassicuranti, per la salute, e deludenti per il gusto, Lucky Strike Blue. Col tempo, passando per un iniziale disprezzo per queste mie nuove inquiline della tasca sinistra dei miei Levis, imparai ad "amarle" e mi ci affezionai, proprio come alle "pioniere" cugine rosse, dapprima l'irresistibile cerchio blu stampato sul pacchetto poi, con più calma, il loro gusto più "soffice" e meno "prepotente" entrò a far parte delle cose che mi piacciono. Ero uno dei pochissimi, fra i miei coetanei a fumare le Lucky Strike, tutti erano dediti, anzi, oserei dire "votati", a quelle cazzo di Camel Blue, insopportabili per me sin dai primi tiri, e per questo venivo schernito, ma questo mi garantiva, allo stesso tempo, di poter accedere ai, chiamiamoli circoli, dei fumatori e di non seguire il canovaccio. Sembrava che la nostra partnership dovesse durare a lungo fino a quando mi stancai di fumare anche quelle sigarette, mi ricordo che mio nonno mi raccontò che le fumava anche lui durante la guerra perchè le rubavano agli inglesi nella campagna d'Africa, e passai alle, fino a circa tre mesi fa, mie inseparabili Winston Blue. Io adoro quelle sigarette, il loro gusto in bocca, dopo ogni singolo tiro, è unico, ineguagliabile davvero. Si so che potrei sembra un tossico con tutti questi apprezzamenti per delle sigarette, ma crescendo ho capito anche una cosa: non era solo la nicotina a tenermi legato alle sigarette, sicuramente c'era e c'è stata fino a poco tempo fa l'assuefazione, per carità, ma io scoprii che a me piaceva proprio il tabacco, il suo angelico, dannatissimo sapore. Per parecchi mesi andai avanti grazie all'"American Flavour" delle mie sigarette "aquilate", oserei dire per quasi un anno poi, la rivoluzione e, con lei, l'ennesima prova che il mio amore per il sapore del tabacco stava crescendo e sempre più prendendo il sopravvento. DRUM. Mio fratello fumava già da un sacco di tempo prima di me, iniziò al suo primo anno di liceo, se non ricordo male, ed era sempre stato un convinto e forte sostenitore delle sigarette che bisogna "girarsi" da soli. Più economice, soggettivamente più buone, più durature e indiscutibilmente meno dannose, soprattutto se girate ad arte e con particolari "tecniche". Ingredienti: filtri OCB slim, cartine doppie OCB Premium, l'immancabile tabacco Old Holborn yellow quality e, per i primi periodi, un'infinita pazienza. Ci misi una settimana, dopo che, sia mio fratello che decine di altre persone mi avevano spiegato, ovviamente ognuno a modo suo, come girare in modo decente, almeno "al cartoccio", a imparare a girarmi una sigaretta degna di questo nome e, soprattutto, della peculiare forma cilindrica, regolare e sottile. Iniziai il primo anno di liceo con in tasca tutto l'occorrente per la preparazione di un ottimo drum, destinato alla consumazione durante la ricreazione, subito dopo la terza ora, in uno dei tanti bagni del mio istituto, per continuar a far parte di quei circoli di persone che parlavano, fra uno sbuffo e l'altro e perchè, oramai, il sapore del tabacco era una delle mie cose preferite. Le sigarette, quelle già pronte o i drum che fossero, mi accompagnarono per tutta la relazione con il primo amore della mia vita, facendomi sopportare eventi tragici e tremende rotture di coglioni che, viste attraverso una patina di fumo e un sapore secco e amaro, venivano decisamente ridimensionate. Lei mi chiese più volte di smettere di fumare, mi pare ch'io ci provai almeno 2 o 3 volte al massimo, ma mai per più di una settimanella scarsa, non perchè fossi troppo dipendente dalla sostanza stupefacente, quanto dal gusto. Come la mia minore età, passò anche il mio primo grande amore e pochi mesi dopo incontrai la mia attuale anima gemella, una ragazza quasi perfetta, sebbene sia forse troppo presto per sostenere un'affermazione del genere, una volta incontrata lei, decisi di smettere di fumare, per l'appunto, circa tre mesi fa. Parrà ironico e paradossale, ma tutto questo sfogo scritto, tutta questa storia che parla della mia piccola esperienza di fumatore adolescente non è stata altro che un "surrogato", si lo ammetto, una "pezza", un tampone perchè stasera mi era tornata una dannata voglia di fumare, un'incredibile nostalgia di quel magico sapore... Sono troppo orgoglioso per fare forse cinque o sei metri, si, da camera di mio fratello, dove sono ora e c'è il pc con cui scrivo, fino a camera mio dove, nel''armadio, nell'anta di destra, ci sono ben quattro pacchetti da venti sigarette pieni, quattro pacchetti Winston Blue comprati a Praga, in campo scuola. Sono fierissimo di non aver fatto neanche un tiro da quel giorno di mesi fa, oltre modo soddisfatto ma... Ma stasera è veramente grande la voglia sapete? Spesso, per continuare ad astenermi da tutta questa voglia che ho di mettermi il filtro di una sigaretta tra le labbra, quel filtro rosa-arancione, secco, a tratti ruvido dopo che ha assorbito un pò della mia abbondante saliva, si, è come se avessi l'acquolina, mi convinco che lo faccio per gli altri, per le persone a cui voglio più bene che a me stesso. Poi penso... "E' davvero così, Giacomo? Sei il più sincero fra gli uomini o il più bugiardo fra gli infami..?". "D'altronde, è solo una sigaretta, no?".    
  
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