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Autore: Occhi Di Stella    19/06/2014    2 recensioni
" Allora, so che hai dato un po’ di matto ultimamente. Non è da te, una principessa dovrebbe conservare sempre un certo contegno. "
"Detto da te suona veramente ridicolo. "
" Ma io non sono un principe. "
Rise. Le erano mancati il loro battibecchi.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, Finn Collins
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                          By your side.

 
Non  sapeva come fosse finita lì.
L’ultima cosa che ricordava con una probabile chiarezza era che si trovava imprigionata in una stanza sterile nel Mount Weather.
 
Quarantena, così aveva letto.
 
Non poteva affermare con sicurezza quanto tempo fosse passato da il giorno.
Settimane, questo sicuramente. Ed erano settimane che non parlava con nessuno, ne sapeva nulla sull’identità dei suoi rapitori. Acqua e cibo le arrivavano ad ogni pasto tramite una piccola porticita in una delle bianche pareti.
 
Era chiaro che chiunque l’avesse rapita non la voleva morta. Non ancora almeno.
Vedeva Monty, ogni tanto . Ma anche il loro affacciarsi al piccolo oblò con il tempo diventò sempre meno frequente. Forse perché ogni volta che si guardavano vedevano sé stessi riflessi negli occhi dell’altro: due ragazzini soli, confusi, impauriti.
 
Si, decisamente troppo deprimente.
 
Fu forse alla terza settimana di reclusione che impazzì, aveva cominciato ad inveire contro i sui carcerieri fantasmi i quali, ne era sicura, la osservavano sempre. Aveva tirato calci e pugni contro qualsiasi cosa si trovasse in quella stanza. Dall’altra parte poteva vedere Monty urlare il suo nome, probabilmente nel tentativo di calmarla.
 
Ci vollero molti minuti affinchè potesse ritrovare il controllo di cui si era sempre vantata. Non poteva mostrarsi debole di fronte ai sui nemici invisibili. Per lei, per i suoi compagni e per chi si era sacrificato per tutti loro.
A quest’ultimo pensiero una fitta le impossessò lo stomaco tanto da costringerla a sdraiarsi sul letto non più tanto bianco come al suo arrivo.
 
Lei voleva essere forte, davvero. Ma era così stanca di tutto. Forse, così stufa di lottare, di essere forte.
Forse l’unica cosa che poteva fare era arrendersi, smettere di combattere, semplicemente.
Alla fine cosa le era rimasto? Chi le era rimasto?
Chiuse gli occhi e poi il buio.
 
 
Questo era quello che Clarke era certa di ricordare.
Ergo era fisicamente impossibile che adesso si trovasse in quel luogo.
Eppure sentiva il sole che le sfiorava il viso, l’odore fresco dell’erba, l’aria che le scompigliava i capelli, il canto costante degli uccelli e il lento scrosciare del fiume.
 
Tutto in torno a lei era così Terra , cosi casa.
 
Si alzò e cominciò ad esplorare quel luogo che fino a quel momento aveva visto solo nei suoi sogni. Sull’Arca, quando per lei e per tutti  sentire i raggi del sole sul viso, nuotare nell’acqua o respirare aria vera era solo una lontana utopia.
 
Ed era così che si era immaginata la Terra. Con un po’ di nebbie acide, animali geneticamente modificati e Terrestri assassini in meno.
 
Forse con un po’ più di serenità. Ecco.
 
Continuava a percorrere la sponda del fiume ipotizzando come fosse possibile tutto ciò.
Forse era stata teletrasportata, forse questi strani Terrestri iper-tecnologici potevano farlo.
 
Ormai non si stupiva più di niente.
Aveva appena concluso questo pensiero (assurdo, se ne rendeva conto)  quando lo vide.
Un uomo (ragazzo?) di spalle, in lontananza.
Stava semisdraiato in una piana tutta circondata da asimmetrici fiorellini lilla e guardava il cielo o le nuvole. Non poteva dirlo con certezza.
 
Clarke si avvicinò con passo felpato, quasi avesse la paura che quella figura apparentemente innocua potesse trasformarsi improvvisamente in un orribile Terrestre armato di lancia.
Ma più si avvicinava, più Clarke vedeva in quel ragazzo qualcuno che conosceva fin troppo bene.
E no.
Non era possibile.
Non poteva essere.
 
<< Bellamy? >>
 
Se un cuore poteva essere in gola, lei ce lo aveva.
Il ragazzo si girò rivelando proprio il volto di Bellamy Blake.
 
<< Hey, principessa. >>
 
Clarke sentì le proprie gambe cedere tanto che fu costretta a sedersi sull’erba umida.
 
<< Oh mio Dio , tu sei .. >>
<< Morto? Non è una parolaccia. >>
 
Il solito sfrontato.
 
<< Quindi lo sei? >>
<< Non lo so , lo sono ? >>
 
Clarke sbuffò e si avvicinò di più a lui.
 
<< Perché sono qui ?  >>
<<  Sei tu che ci sei voluta venire. >>
<< Si , ma come? >>
<< Scommetto che sai già la risposta. >>
 
A dire il vero , lei non sapeva più niente.
Continuava a fissarlo notando che molti particolari del suo volto non le sembravano chiari. Definiti.
Come se fosse sfuocato, in qualche modo.
 
<< Allora, so che hai dato un po’ di matto ultimamente. Non è da te, una principessa dovrebbe conservare sempre un certo contegno. >>
 
<< Detto da te suona veramente ridicolo. >>
<< Ma io non sono un principe. >>
Rise. Le erano mancati il loro battibecchi.
 
<< Cosa c’è , Clarke? Perché ti sei arresa? >>
<< Non ho più niente . Ho perso tutto. Finn è morto.. >>
 
Al solo pronunciare il nome di Finn la voce le morì in gola.
Lui le era stato sempre vicino, disposto a sacrificare anche la sua vita per la sua e lei lo aveva ucciso.
 
<< E’ morto per colpa mia e anche tu … >>  Un altro singhiozzo. Confessare ad alta voce tutto il senso di colpa che l’aveva tormentata per settimana risultò più difficile di quanto si aspettasse.
 
Bellamy la guardava in attesa che continuasse, e lei lo fece.
 
<< Tu non c’eri. Non pensavo che lo avrei mai detto ma senza di te è davvero dura. Abbiamo sempre fatto a metà con le colpe, con le responsabilità.. >>
 
Un ultimo singhiozzo.
 
<< La verità è che non posso farcela da sola. >>
 
Bellamy la guardava comprensivo , come se capisse perfettamente quello che stava passando.
 
<< Clarke.. >> Le prese la mano chiamandola per nome, come in un fin troppo realistico Dejavu .
<< Io, Finn abbiamo fatto quello che era giusto per la comunità. Tu, chiudendo quel portello hai fatto la medesima cosa. Non hai colpe, chi siamo e chi dobbiamo essere per sopravvivere sono cose molto diverse, ricordi? >>
 
Le guardò intensamente negli occhi e dopo averle lasciato la mano , si rimise a guardare il cielo o le nuvole. Non poteva dirlo con certezza.
 
<< Tutto questo.. tu , non è reale, vero? >>
Bellamy si girò e le sorrise.
 
<< Perché proprio tu? >>
<< Bè, credo ne avessi bisogno. Siamo soci, no? >>
 
Clarke avrebbe voluto rispondere che lo erano, ma voleva bearsi ancora un po’ di quella finta realtà in cui Bellamy era vivo, e stava bene.
 
<< Si ma tutto quello che mi hai detto è solo nella mia testa e .. >>
<< Penso che tu sappia benissimo quello che ti direi se fossi davvero qui principessa. >>
 
Clarke riuscì a produrre solo un incerto sorriso che non contagiò nemmeno gli occhi , così Bellamy le prese il volto tra le mani , il suo viso a pochi centimetri di distanza.
 
<< Clarke, io e te… ce lo siamo scelti noi questo ruolo, Si, a volte…ok, molte volte è un ruolo da schifo, ma comunque ci siamo presi noi questa responsabilità. Ci siamo sacrificati e abbiamo sacrificato in nome di ciò che ci sembrava giusto. E non dico che sarà facile, anzi, sarà molto difficile ma tu devi essere forte, come lo sei sempre stata. Con o senza di me. Perché questo è giusto. Okay? >>
 
<< Okay. >>
 
Bellamy accennò un sorriso e lentamente le poggiò un leggero bacio sulla fronte.
Clarke chiuse gli occhi e quando li riaprì era nella sua stanza sterile.
 
Nulla era cambiato.
 
Lei era ancora imprigionata, Monty era nella cella di fronte , non aveva notizie degli altri sui compagni, non sapeva se e quando sarebbe mai uscita e Bellamy e Finn erano ancora morti.
 
Eppure qualcosa in lei era diverso. Eppure qualcosa nel suo subconscio aveva capito che le serviva parlare col suo co-leader. Eppure ora sapeva che non si sarebbe arresa tanto facilmente.
 
Si ritrovò a sorridere.
Aveva ancora bisogno di lui. 
  
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