L’ora del Thè
C’era
profumo di erbe aromatiche nell’aria, qualcosa di simile alla vaniglia. Howl
arricciò il naso ed aprì gli occhi. Si trovava sdraiato a terra, sopra di lui un
cielo terso e celeste così intenso da far male agli occhi.
Si mise a sedere e
si guardò intorno. Doveva essere svenuto.
Markl me la pagherà, ha
giocato di nuovo con la magia collegata alla porta e per non farsi accorgere ha
applicato un altro incantesimo d’illusione. E’ incredibile quel ragazzo. I pensieri del mago erano per il
suo apprendista, ormai di una quindicina d’anni. Ma ora il problema più grande
era un altro. Dove si trovava? Howl annusò ancora l’aria e girò la testa verso
la fonte del profumo. Un enorme bruco stava fumando il narghilè, accovacciato
sul proprio corpo.
“Salve, messere.”
S’inchinò Howl con una mano sul petto, adottando un fare cortese verso quel
bruco dall’espressione tronfia e raffinata al contempo. “Sapete dirmi in qual
magnifico luogo mi trovo?”
Il bruco si girò
verso il giovane e dopo aver preso una bella boccata di fumo allungò il corpo
verso Howl, rispondendo ed espirando fumo contemporaneamente: “Messere dici?
Per ora Brucaliffo! Cosa esser tu?”
Mentre parlava, il
fumo usciva di varie colorazioni, al momento tra il celestino e il verde.
Inoltre, pareva che il Brucaliffo si divertisse ad emettere delle grandi O
fumose, ad incorniciare il viso di Howl.
Proprio
quest’ultimo, rimettendosi diritto, rispose con il sorriso sulle labbra: “Mi
chiamo Howl, Signore del Castello Errante.”
“Non trovo niente
di divertente in questo, borioso damerino!” Rimbeccò il Brucaliffo, spostando
dietro di sé la propria coda fornita di parecchi piedini con scarpette dalla
punta a spirale. Il fumo aveva assunto forti colorazioni blu e rosse.
“Chiedo scusa, mi
dispiace avervi offeso.” Il sorriso dovette smorzarsi per forza di cose, ma gli
occhi di Howl continuavano a brillare. Fece un gesto appena accennato con la
mano, cosicché apparissero innanzi al Brucaliffo diversi bocchini per fumare.
“Voglia essere
questo un dono per farmi perdonare. Scegliete pure ciò che più vi aggrada,
penso che un bocchino di canna non si addica alla struttura elaborata del
vostro strumento.” Sorrise Howl indicando il narghilè. Il Brucaliffo guardò il
mago con espressione indispettita, ma subito prese un bocchino d’argento
decorato e rifinito, molto simile all’intera struttura di cui si serviva per
fumare, e fece il cambio, riprendendo poco dopo a fumare con gusto.
“Un damerino che
fa giochi di prestigio, alquanto interessantevole. Siete nel Paese delle Meraviglie,
Signore del Castello Errante” lo informò il Brucaliffo, con una nota di
derisione nell’appellativo. “Governato dalla Regina di Cuori”. Precisò dopo una
bella boccata di fumo.
“Regina di Cuori
avete detto? Sarà interessante conoscerla! Vi ringrazio della vostra compagnia,
mi avvio ad incontrare Sua Maestà.”
Sembrò che il
Brucaliffo non fosse più interessato al mago, ma solo al suo nuovo giocattolo,
con cui si trastullava beatamente.
Howl ebbe il tempo
di addentrarsi nella foresta buia, nei pressi della quale un cartello indicava
“Per il Castello di Sua Maestà la Regina di Cuori! <3” Howl ghignò. Che
indicazione lunga. E che enfasi quel cuoricino carminio! Ma non ci volle molto
prima che attorno a lui, senza una provenienza specifica, si palesasse un
suono, una canzoncina a dirla tutta, canticchiata e alternata ad una risatina.
Howl si guardò intorno incuriosito e nell’ombra vide una bella falce di luna.
Inarcò un sopracciglio e si girò a guardare da dove era provenuto. Il problema era
che non vedeva più l’entrata del sentiero! Possibile che sia
già notte? Il mio precedente incontro sarà avvenuto almeno a mezzo dì! C’era un
bel sole.
“…Aaaa destra! Ed
a manca và! Di qua di su di giù di
lààààà. La luunaaaa sorge
all’olimoooon e i
palmipedooon neppuuuur!”
Howl guardò ancora
la luna, che ora era diventata il sorriso a trentadue denti di un bel micione a
strisce rosa e viola. Il gatto lo salutò con una frustata di coda pelosa. “Non
è magnifica oggi la giornata?” Esordì mellifluo mentre scendeva in levitazione
verso il mago.
“Sarebbe magnifica
da vedere, sì. Purtroppo in questo bosco non si scorge più il cielo.” Rispose
il ragazzo gesticolando con entrambe le braccia ad indicare il cielo coperto
dalle foglie degli alberi.
“Ma davvero? E
quello cos’è?” Domandò il gatto sornione indicando da tutte le parti con le
zampe anteriori e posteriori. Howl, in seguito, avrebbe giurato di vederne
spuntare almeno altre tre.
Il giovane biondo si
guardò intorno e vide che ora il bosco non era più ombroso come prima. Anzi,
tanti raggi solari scendevano tra le fronde degli alberi, donando una
colorazione smeraldina a tutto ciò che li circondava. Si grattò una guancia, ma
non diede a vedere la sorpresa. Si soffermò solo per dire: “Interessante.” Si
girò a guardare il gatto, ora proprio di fronte a lui. “Sono il Signore del
Castello Errante, cerco la Regina di Cuori.”
“E non cerchi
anche la compagnia di un gatto? Sai… E’ così triste questo bosco senza una
compagnia!” Non era convincente la velata supplica del felino, che continuava a
sorridere con gli occhioni totalmente rotondi. Tuttavia la risposta di Howl
sorprese il suo interlocutore: “Sarei felice di avervi con me, se mi
accompagnerete dalla Regina di Cuori.”
“Oh, certamente!
Come hai potuto non chiederlo prima! Ahahah!” Il gatto fece una capriola nel
vuoto e riprese a canticchiare.
Mentre
camminavano, Howl apprese che il gatto si faceva chiamare Stregatto e che vi
erano altre persone stravaganti in quei luoghi.
“…Dovresti
conoscere il Cappellaio, per lui non esiste altra ora che le 17, in cui beve il suo thè giornaliero! A seguirlo la
Lepre Marzolina, che saltella da una sedia all’altra per controllare che le
tazze del servizio siano piene!” Il mago ascoltava, mentre si districava in un
labirinto decorato da alberi ben curati e rose rigorosamente rosse. Fu
improvviso il loro arrivo in una piazzola, ove una corte di carte francesi
applaudiva le mosse di una signora grassoccia con indosso una vistosa corona.
Howl applaudì
anch’egli, e sembrò che l’idillio venisse spezzato, tanto che tutte le carte si
girarono verso di lui e nel frattempo gli venne incontro un omino con in capo
una corona, più grande della sua testa e posta obliquamente su di essa. “Avete
fatto qualcosa di molto grave signore! Vi sembra il caso di interrompere con la
vostra presenza il plauso rivolto alla Regina?!”
Il mago s’inchinò
ancora una volta con la mano al petto, e nel farlo non sentì più sulla propria
spalla la presenza dello Stregatto. Rispose: “Sono desolato, ho visto la
mirabile mossa di Sua Maestà e volevo porgerle i miei più sinceri complimenti!”
Rivolse un sorriso affabile alla Regina che nel frattempo lo guardava. Era
tutto così irreale in quel luogo, eppure Howl sembrava non preoccuparsi, deciso
a conoscere finalmente la famosa regina.
“Bene, che cosa
abbiamo qui?” Domandò la Regina di Cuori, spostando con un gesto autoritario il
minuscolo marito e re. Con il proprio scettro, la cui estremità era un cuore
rosso come il sangue, toccò il mento di Howl e chiese: “Chi sei, giovane
straniero? Il mio regno non conosce estranei!”
“Sono Howl,
Signore del Castello Errante.” Evidentemente non aveva previsto la reazione
della Regina, che divenne paonazza in volto ed urlò: “Un Re nel mio Regno e
nessuno mi avvisa?! Un Sovrano nel mio magnifico giardino e nessuno mi
informa?! Portatemi i responsabili e giustiziateli ORA!!!”
Il Re di Cuori
cercò di placare la sua regina ma i balbettii vennero sovrastati dalle urla
della Regina: “TAGLIATE LA TESTA A QUEL MAZZO DI FIORI! E’ colpa loro!!!”
La regina andò a
passò di marcia, con il Re al seguito, verso le carte incriminate, e nel
frattempo una voce sorniona si fece strada all’udito di Howl. “Hai conosciuto
la Regina, ora vieni con me!”
Una forza sconosciuta
trascinò Howl, che si guardò intorno e vide la coda dello stregatto allungarsi
a dismisura per stringerlo e trascinarlo. A nulla valsero i tentativi del mago,
che si trovò impossibilitato ad usar le sue arti. Si vide risucchiato dalle
ombre della foresta da cui era giunto, in lontananza un ticchettio e rumore di
porcellana infranta. “Oh cielo! Il regalo per il tuo non compleanno, quella
magnifica tazza di thè!!”
“Thè?! Versiamone
dell’altro! Ancora! Non esser parsimonioso!”
Un liquido tiepido
e dall’intenso profumo sopraffò il mago, che ben presto venne completamente
sommerso e finì per non poter più respirare.
I due si
guardarono, Howl espirò e baciò la sua Sophie. “Era un sogno amore mio, il
sogno più assurdo che abbia mai fatto.” Spiegò il mago, e la ragazza sorrise. “Non
temere di sognare ancora, hai vissuto terribili vicende e sei sopravvissuto.”
Howl annuì e sorrise, rincuorato dalla voce di Sophie. Si
sdraiò nuovamente, abbracciato alla sua fanciulla dai capelli di stelle.
Angolino dell’autrice!
Ciao a tutti!!!
Come già accennavo, questo piccolo racconto partecipa al contest “Fandom in
Wonderland” di Hanna M., che ringrazio vivamente per averlo ideato e presentato
^^ Howl è un personaggio a cui sono molto affezionata, in quanto il film in cui
compare è stato il primo di Miyazaki che ho visto! Mentre i personaggi che ho
utilizzato del Paese delle Meraviglie sono quelli che più mi hanno colpita! (la
Regina di Cuori un po’ meno, ma il complesso delle carte e del labirinto mi
riportano a Disneyland quand’ero bambina, insieme alla mia famiglia :) )
Spero possa
piacervi!
A presto!