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Autore: Afaneia    20/06/2014    2 recensioni
La voce gli chiese: "Qual è il tuo nome?"
Egli sgranò gli occhi in quella luce, mentre le sagome ora mute, indistinte, avanzavano incombendo verso di lui da ogni parte.
Un nome? Ne aveva dunque egli uno?
Genere: Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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- Questa storia fa parte della serie 'Ultor'
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Buonasera! Che cosa è mai questa, vi chiederete?

Penso che si possa definire una poképasta, o almeno questo è quello che desideravo creare quando l'ho scritta durante una lezione... che dire? È il mio primo tentativo di fare una cosa del genere, quindi non mi aspetto acclamazioni; se però lasciaste un commento, positivo o negativo che sia, ve ne sarei grata. Preannuncio che la pasta, se tale vogliamo definirla, è pressoché compiuta e che a questo faranno seguito altri due capitoli.

Bando agli indugi, vi lascio alla lettura: spero possa essere di vostro gradimento!

Afaneia



Egli si svegliò d'improvviso, ma i suoi occhi si aprirono su un nero buio imperscrutabile, e quell'oscurità lo spaventò: emise un grido disumano, tanto terribile da sembrare proveniente da qualche luogo molto al di fuori del suo corpo. Si trovava in un luogo buio e silente e sentiva il suo corpo stendersi nudo e immobile su un piano rigido, strettamente avvinto come da cinghie... Dove si trovava? Non ricordava nulla. Provò a scuotersi, ad agitarsi, a ritrarre contro il busto le braccia e le gambe, ma invisibili legacci gli serravano polsi e caviglie e le sue dita annasparono e tentarono invano di far forza contro quei freni che lo avvincevano. Egli sentiva crescere in sé la disperazione, sentiva il proprio petto riempirsi d'angoscia mentre le sue membra si contraevano al freddo nel buio, e insieme provava tutto l'imbarazzo del suo corpo molle, delle sue intimità flosce e visibili a tutti al minimo filo di luce...

"Aiuto! C'è qualcuno qui? Venite ad aiutarmi!"

Ma le sue grida sembravano prolungarsi senza scopo nell'aria immobile, le sue parole si accavallavano con la loro stesssa eco, rimbombavano come su concave pareti; tornavano a invertirlo, quasi schernendolo per la sua solitudine, come a dirgli che l'eco stessa sarebbe stata l'unica risposta alla sua chiamata. "Aiuto!" tornò a ripetere disperatamente, cominciando a temere che forse realmente non vi sarebbe stata per lui altra risposta che le sue proprie parole.

E d'un tratto, senza preavviso, una luce abbagliante si rivelò nell'oscurità ed egli si ritrovò a chiudere gli occhi acciecato, cercando di aggrapparsi al buio che rimaneva nelle sue palpebre chiuse, e poi a sbatterle furiosamente nell'ansia di guardare. Scorse oscure figure muoversi ai margini del suo campo visivo, le vide agitarsi, scambiarsi e scomparire tra stridule risate sguaiate, agghiaccianti.

"Aiutatemi!" gridò disperatamente. "Aiutatemi, vi prego!"

D'un tratto una voce nitida si levò sopra le altre in risposta alla sua e tutte le altre fecero silenzio quando essa parlò.

La voce gli chiese: "Qual è il tuo nome?"

Egli sgranò gli occhi in quella luce, mentre le sagome ora mute, indistinte, avanzavano incombendo verso di lui da ogni parte.

Un nome? Ne aveva dunque egli uno?

   
 
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