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Autore: Mansy    20/06/2014    3 recensioni
Piccola flashfic incentrata su un episodio dell'infanzia di Kageito.
Ho voluto ipotizzare che, non avendogli detto subito il motivo per cui non gli permettessero di esporsi al sole, da bambino abbia voluto scoprirlo personalmente...
Dal testo:
il sole era davvero così minaccioso, per lui? Perché gli altri non gli permettevano di uscire durante le ore del giorno, come i suoi fratelli? D'altronde, non aveva memoria di essere mai uscito allo scoperto prima del calar del sole. Come potevano essere sicuri che gli avrebbe provocato danni?
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Kaito Shion
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si avvicinò alla finestra della terrazza piano, cercando di fare meno rumore possibile.
La stanza era avvolta nell’oscurità, nonostante fosse quasi pomeriggio inoltrato, e le tende tirate fuori contribuivano a non lasciar passa nemmeno un filo di luce.
Era lì che passava le sue giornate, lontano dai raggi del sole, finché non arrivava la sera, e poteva tranquillamente girare ovunque volesse, accompagnato dalle tenebre.
Non che quella situazione gli dispiacesse, anzi, si trovava bene nel buio, ed era anche quasi arrivato a temere la luce.
Ma il sole era davvero così minaccioso, per lui? Perché gli altri non gli permettevano di uscire durante le ore del giorno, come i suoi fratelli? D’altronde, non aveva memoria di essere mai uscito allo scoperto prima del calar del sole. Come potevano essere sicuri che gli avrebbe provocato danni?
Appoggiò una mano innaturalmente pallida al vetro. La superficie era liscia e fredda, piacevole come le ombre in cui era solito aggirarsi.
Osservò il prato inondato di luce, e un brivido gli percorse la schiena.
Per un attimo, lasciò che il suo sguardo si fermasse sulla sua carnagione lattea.
A volte si chiedeva se il vero problema consistesse nel chiarore della sua pelle.
Finché non avrebbe provato, non ne sarebbe mai venuto a conoscenza.
Dall’altra stanza sentiva provenire le voci dei fratelli, Taito, che piagnucolava probabilmente infastidito da Akaito, e quella del maggiore, intento a rimproverare quest’ultimo cercando di darsi un’aria matura.
Tutti erano apparentemente impegnati, e nessuno si sarebbe accorto di quello che avrebbe cercato di fare.
Si tirò su la sciarpa nera, nascondendo mezzo volto come per prendere coraggio, poi la tirò nuovamente giù con fare deciso. Era ora di porre fine alla sua curiosità.
Allungò il braccio verso la maniglia, abbassandola, poi spalancò la porta e corse fuori.
Superata l’ombra proiettata dalle tende, i piedi nudi vennero a contatto con le mattonelle esposte alla luce. Parevano fatte di fuoco, era una sensazione sgradevole, che presto iniziò ad espandersi per tutto il suo esile corpo. E a quel punto tutto divenne bianco, un bianco accecante, in cui non riuscì più a distinguere le sue grida di dolore da quelle allarmate dei fratelli.
  
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