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Autore: BebaTaylor    22/06/2014    0 recensioni
Arizona ha ventun anni, studia all'università ed è una strega.
Un giorno in un negozio incontra Shane, membro della congrega dei Dark Shadow.
Da lì inizia una corsa contro il tempo alla ricerca di Logan, amico di Arizona, anche lui stregone.
I due non riescono a capire per quale motivo li stiano seguendo e come facciano a sapere dove si trovino praticamente in ogni momento.
Sanno solo che dovranno fare di tutto per proteggersi, e per proteggere gli abitanti della loro città dagli attacchi dei Dark Shadow, che si lasciano dietro solo morte e distruzione.
«Eccoli qui...» esclamò Shane, «due piccioncini.» disse piegandosi per guardare attraverso il finestrino rotto. «Due ragazzi in una sera... Ari, la gente dopo potrebbe pensare male!»
Arizona lo fissò, si staccò da Logan, prese una bottiglietta vuota da sotto il sedile e la lanciò contro Shane, mancandolo.
Lui la raccolse da terra e la schiacciò. «Sei focosa.» disse ridendo.
«Cosa vuoi? Perché hai rotto i finestrini della mia auto?» domandò Logan.
Shane alzò le spalle. «Perché mi andava, suppongo.» rispose appoggiandosi alla macchina. «E perché è divertente.» Lanciò la bottiglia e si voltò verso Logan e Arizona. «Finiamola con questa pagliacciata e seguitemi.» aggiunse.
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Quindici
20:00 - 01:30

Arizona sbuffò e pensò che sarebbe caduta da un momento all'altro. Le gambe le facevano ancora male e aveva sonno —  Logan l'aveva svegliata alle cinque e mezzo, dopo una dormita di sei ore scarse — in più faceva troppo caldo per le dieci del mattino e, infine, i moscerini la stavano divorando. 
Logan era davanti a lei, che seguiva Mike, mentre la fila la chiudeva Jason —  i due erano stregoni amici di Jim — e stavano camminando sulla collina, alla ricerca del nascondiglio dei Dark Shadow o di Sam e Sandy.
«Arizona, quanto manca?» domandò Mike.
La ragazza si scostò una ciocca di capelli che le si era appiccata al viso e strizzò gli occhi. «Non molto.» rispose, «Siamo quasi arrivati.» aggiunse e sperò di non sbagliarsi. 
Avanzarono ancora per qualche minuto, fino quando Mike non si fermò e chiamò Arizona, indicandole una buca.
«Si, è quella.» disse lei e si piegò sulle ginocchia per poter osservare l'interno del piccolo rifugio, drizzò la schiena e guardò Mike che prendeva un paio di tenaglie dallo zainetto.
«Vieni con me.» le disse e saltò nel buco, «Logan, Jason, rimanete qui e fate il palo.»
Logan non ribatté, era lo Sceriffo della contea, era stato un ex-marine in nell'esercito — un ex tenente congedato con onore— , in guerra e, sopratutto, era grande e grosso.
Mike ruppe facilmente il lucchetto che cadde a terra con un tonfo, diede una spallata alla botola che si aprì, prese la Desert Eagle e la puntò in avanti, mentre balzava agilmente all'interno di quello che sembrava un vecchio rifugio scavato nella roccia.
Arizona si guardò attorno muovendo la torcia, rivelando un paio di brandine arrugginite, un vecchio lavabo, un tavolo e quattro sedie, una aveva una gamba rotta. «Non ci sono.» disse, «Non sento nulla.» aggiunse e si guardò attorno.
Mike era qualche metro più avanti, davanti a una vecchia credenza di legno scuro, gli scaffali erano sfondati e l'unico integro sembrava stare su solo per miracolo; le due antine erano divelte.
«Non c'è un'altra uscita?» chiese Arizona scartando di lato per evitare un sacchetto d'immondizia.
Mike agitò la sua torcia da una parte all'altra, «Lì c'è una porta.» esclamò fermando il fascio di luce su una vecchia porta di legno.
I due si avvicinarono e Arizona vide che la porta una volta doveva essere bianca, a giudicare dalle rare macchie di vernice nei punti dove era ancora visibile. Mike l'aprì e i due entrarono in quella che sembrava una vecchia cucina, con un fornello da campeggio — e relativa bombola —, un piccolo frigorifero e un altro tavolo con le sedie.
Sulla parete di fronte a loro c'erano altre due porte, una rivelò un piccolo bagno da cui proveniva un orribile tanfo e Arizona quasi vomitò quando ne sentì l'odore; l'altra porta — una di quelle blindate — era nuova, come se fosse appena uscita dalla fabbrica, e aveva l'aria di essere particolarmente resistente, oltre che chiusa a chiave.
Arizona rabbrividì — erano dentro una montagna, dopotutto — e si strinse le braccia al corpo mentre Mike imprecava. «Non puoi distruggerla con un colpo?» gli chiese.
Lui scosse la testa. «Così poi scoprono che siamo stati qui?» esclamò, «No, grazie.» disse, afferrò un coltellino svizzero che aveva appeso alla cintura e fece scivolare fuori una lama, con la quale cercò di scassinare la porta, senza risultati. 
Arizona si guardò pigramente attorno, osservando l'ambiente spoglio e lurido, e dicendosi che Shane non sembrava il tipo da vivere in quella che sembrava una baracca. Scosse la testa, ricordandosi che Shane era il cattivo, e che non era importante dove  e come vivesse; fece un mezzo giro su se stessa e si bloccò, sentendo la pelle d'oca sul corpo. Si avvicinò a Mike, ancora intento a cercare di scassinare la serratura e gli toccò la spalla.
«Sono qui.» sussurrò, «Si stanno avvicinando alla porta.» 
Mike chiuse il coltellino e si girò verso di lei. «Muoviti.» le disse. 
Arizona annuì e si voltò, iniziando a camminare velocemente, contando — e non sapeva neppure lei il perché — il numero dei passi.
Arrivarono alla botola, l'aprirono e Arizona saltò giù, ignorando la scaletta, si arrampicò sulla parete e uscì dal buco, e quasi travolse Logan.
«Che succede?» chiese Jason.
«Stavano arrivando.» ansimò Arizona piegandosi sulle ginocchia. «Hanno una fottutissima porta blindata per un rifugio scavato nella montagna.» esclamò.
«Andiamo su per la collina.» ordinò Mike, dall'altra parte ci sarà un'uscita per quel diavolo di posto.»
Arizona gemette ma non replicò — Mike era dell'esercito e sapeva come comandare — e seguì gli altri sul fianco della montagna, incespicando e brontolando mentre si arrampicava sulla collina, aiutandosi a salire aggrappandosi agli arbusti, facendo scivolare sassi che rotolavano sotto ai suoi piedi.
Dopo quella che le sembrò un'eternità raggiunsero la cima della collina; Arizona inspirò a fondo e disfò la coda per poi rifarla. Era completamente sudata e la maglietta le si appiccava addosso. Ansimò e riprese a camminare per scendere dall'altra parte, facendo piccoli passi e aggrappandosi a qualsiasi cosa che le sembrasse più resistente di un ciuffo d'erba.
Mike si fermò all'improvviso e Arizona andò quasi a sbattere contro Logan. Il soldato fece segno di tacere e indicò un qualcosa alla sua destra. La ragazza si sporse oltre Logan e osservò l'apertura scavata nel terreno, alta circa un metro e trenta centimetri e larga forse un metro; da dove si trovava, Arizona riusciva a vedere il cemento che rafforzava l'ingresso. Inspirò lentamente e imprecò quando un moscerino le si infilò nel naso.
«Deve essere quella l'entrata.» bisbigliò Mike e Jason annuì, «Deve esserci un tunnel che arriva fino alla porta.» continuò Mike.
«Una porta blindata.» specificò Arizona. «Alla fine di un tunnel.» 
Mike alzò le spalle, «Evidentemente ci tengono alla sicurezza.» disse come se fosse un dato di fatto, inspirò lentamente e si avvicinò all'apertura. Gli altri lo seguirono e si misero dietro di lui. Il buco era buio e non si vedeva nulla dopo un metro scarso, solo l'oscurità. 
Mike avanzò di un paio di passi, afferrò la torcia che aveva appeso alla cintura e illuminò l'interno, fatto di cemento. Dopo qualche metro il tunnel si alzava, raggiungendo i due metri.
Arizona aprì lo zaino di Logan e prese la bottiglietta d'acqua dal portabottiglie termico e ne bevve un sorso.
«Arizona, vieni con me.» esclamò Mike, «Esploriamo il tunnel.»
La ragazza si bloccò, la bottiglia posata sulle labbra e girò la testa verso di lui, fissandolo e Mike le sorrise. Arizona ingoiò, rimise a posto la bottiglia  e sospirò prima di avvicinarsi al marine, accese la torcia e lo seguì, pensando che se al suo posto ci fosse stato Jack, Logan avrebbe protestato di sicuro.
Lasciò uscire un altro sospiro e avanzò, la schiena piegata in avanti per non pestare la testa, Mike era quasi piegato totalmente — era alto quasi due metri — e imprecava un passo sì e uno no.
Dopo quasi sei metri il tunnel iniziò ad alzarsi e Arizona poté drizzare la schiena mentre Mike dovette aspettare ancora qualche passo prima di mettersi completamente dritto.
«Come va?» domandò Mike.
«Escludendo lo sciame di moscerini e zanzare che mi sta massacrando?» replicò lei agitando le mani davanti alla faccia, «Alla grande.» rispose. «Secondo te l'hanno scavato loro o è una grotta naturale?» domandò dopo qualche secondo.
«È una grotta naturale.» rispose Mike, «E deve essere stata usata come rifugio durante la guerra di Secessione, poi deve essere stato allargato con gli anni.» 
«Però dovrebbe essere su qualche guida, ma non c'è ne è traccia.» replicò Arizona.
Mike alzò le spalle, «Probabilmente se ne è perso il ricordo.» disse, «Non c'è neppure sui fogli del catasto.» aggiunse. 
Proseguirono per altri tre metri svoltando dolcemente a sinistra, mentre si allargava sempre di più. «Sono proprio furbi, sti stronzi.» aggiunse Mike e si fermò.
«Merda.» sibilò Arizona alla vista di tre porte blindate identiche; inspirò a fondo e ascoltò i battiti impazziti del suo cuore.
Mike si avvicinò lentamente alla porta in mezzo e la osservò in silenzio, come se quella potesse rivelargli qualche segreto sull'universo. Fece un altro passo avanti, ritrovandosi a meno di mezzo metro dalla porta e inspirò a fondo mentre Arizona si concentrò per percepire i nemici. Erano lì, dietro una di quelle porte ma lei non riusciva a sentirli. 
Si avvicinò alla destra di Mike e osservò la porta, poi sfiorò il braccio di Mike e gli indicò la porta, verso il basso, dove era intagliato un simbolo: un cerchio di una quindicina centimetri di diametro, circondato da quelle che sembravano fiamme stilizzate. All'interno del cerchio c'era una spirale e, all'interno di questa, una serie di triangoli che seguiva la linea spiraliforme.. Arizona prese il cellulare dalla tasca posteriore dei pantaloni e scattò una foto al simbolo, tenendo il pollice premuto sull'auto parlante del cellulare per evitare di far sentire il rumore dello scatto. Per il flash non poté fare nulla, visto che serviva per rendere la foto più chiara.
Controllarono anche le altre due porte dove trovarono lo stesso simbolo intagliato. 
«Deve essere un simbolo di protezione.» mormorò Mike mentre controllava la porta a sinistra e si bloccò, alzò lo sguardo, scattò in piedi e afferrò il polso sinistro di Arizona. «Corri.» le disse.
I due iniziarono a correre mentre la porta dietro di loro si apriva e qualcuno urlava. Arizona chinò la testa quando il tunnel iniziò ad abbassarsi sempre di più.
In breve i due furono all'aperto e Arizona finì dritta fra le braccia di Jason — ex marine anche lui —  e si sentì buttare a terra, fece per aprire la bocca per insultare l'uomo ma la richiuse quando vide una bolla di potere infrangersi contro un arbusto poco lontano. Si rialzò e iniziò a correre lungo il pendio della collina, e ben presto superò Mike, Jason e Logan.
Dopo quella che le parve un'eternità arrivarono alla base della collina,  gli stregoni si voltarono e Arizona urlò quando riconobbe l'essere che l'aveva inseguita la notte prima. Anche Logan strillò quando lo vide, mentre le mani dei due soldati corsero alle Desert Eagle e un attimo dopo aprirono il fuoco, mirando al torace dell'essere. Logan spinse Arizona dietro le rovine di una vecchia casa di pietra, della quale rimanevano solo due muri mezzi distrutti. Presto li raggiunsero anche gli altri due che si tuffarono accanto a loro, e ricaricarono le pistole così in fretta che Arizona distinse a fatica i rapidi movimenti delle loro mani. Solo allora si ricordò di avere anche lei una pistola automatica nella borsa — gliela aveva data Mike —, la prese, tolse la sicura e inspirò a fondo, poi urlò quando una pietra sopra la sua testa si sbriciolò.
Si alzarono tutti quanti e ripresero a correre — la loro auto era a due chilometri da lì, e poi si voltarono tutti e quattro e fecero fuoco contro l'essere che ruggiva e strappava arbusti e rami. 
Mike si alzò in piedi, abbassò la pistola e si concentrò per poi inviare contro il mostro una grossa bolla di potere avvolta dalle fiamme, l'essere fu centrato in pieno e barcollò cadendo a terra con un ringhio che si trasformò in un guaito.
Arizona si concesse un sorriso che ben presto si trasformò in una smorfia quando vide altri Dark Shadow che arrivavano di corsa, sparando contro di loro bolle di potere.
L'essere si rialzò in piedi e spiccò un salto, atterrando davanti a Logan e colpendolo con gli artigli prima che il ragazzo o uno degli altri potesse fare qualsiasi cosa.
Logan si accasciò a terra reggendosi il braccio ferito che cominciò a sanguinare copiosamente; Arizona inspirò a fondo, tirò indietro il carrello della pistola, armandola, e sparò, colpendo il mostro da una distanza ravvicinata. Sparò un altro colpo, più in basso del precedente e l'essere guaì quando il proiettile lo colpì all'inguine.
Arizona afferrò Logan con un braccio e lo tirò su a forza e lo spinse in avanti, per poi trascinarlo verso le rovine di un'altra casa.
Jason sparò ancora, mentre Mike mandava una bolla di potere dietro l'altra e imprecò quando si rese conto che i Dark Shadow erano immuni ai suoi colpi, come se avessero uno scudo invisibile che li proteggeva, avvolgendoli completamente. 
«Tira fuori il fucile!» gridò Mike buttandosi a terra e Jason sorrise, infilò la Desert Eagle nella cintura dei pantaloni e nelle sue mani apparve un M16 nero e lucente. 
Jason mirò e sparò a uno dei Dark Shadow, aprendogli un squarcio grande come un pugno di un uomo adulto nel petto, poi si girò verso l'essere che aveva inseguito Arizona e Logan e gli sparò a una spalla, portandogli via un grosso pezzo di carne.
L'essere ruggì e si girò verso di lui e Jason sparò di nuovo mentre lui e Mike raggiungevano gli altri due. Jason sparò di nuovo prima di abbassarsi e posare il fucile d'assalto ai suoi piedi. 
«È grave.» pigolò Arizona stringendo il bicipite di Logan con entrambe le mani. Mike si levò la maglietta, rivelando i  muscoli e i tatuaggi, strappò l'indumento, dividendolo in strisce e fasciò il braccio di Logan.
«Dobbiamo andare alla macchina.» esclamò Jason riprendendo il mano l'M 16. Era quello il suo potere, la capacità di far apparire qualsiasi cosa desiderasse — un fucile, in quel caso.
«Mike, dammi le chiavi del SUV.» esclamò la ragazza.
Lui la fissò inarcando un sopracciglio. «Sei pazza?» chiese.
Lei scosse la testa, «No.» rispose, «Voi sarete pure dei marines addestrati, ma sono io quella che corre veloce.» disse, «E visto che Logan è ferito...»
Mike la fissò brevemente, infilò una mano in tasca e prese le chiavi che lanciò alla ragazza.
Arizona sorrise e le infilò nella tasca interna della borsetta, rimise la sicura alla pistola e si alzò lentamente in piedi.
«Vai, ti copro io.» mormorò Jason.
Arizona annuì, guardò un'ultima volta Logan e iniziò a correre, raggiungendo in breve tempo la stradina di terra battuta e la seguì per un centinaio di metri, prima che la stradina terminasse a ridosso della strada asfaltata.
Incespicò e riuscì a mantenere l'equilibrio mentre saltava un grosso ramo, e riprese a correre sulla strada, sentendo spari, urla e grida. 
Un albero a due metri da lei esplose, mandando schegge di legno e foglie attorno a lui, Arizona chiuse gli occhi senza smettere di correre. Strinse la pistola, oltrepassò un tombino sporgente e si girò, fermandosi di scatto.
«Ciao, Tom.» esclamò togliendo la sicura.
«Hai ucciso Hannah!» strillò lui.
Arizona inspirò a fondo e sparò, colpendolo al braccio. Tom urlò e si accasciò a terra, sanguinante. Arizona si girò riprese a correre, con un pensiero solo in testa: arrivare in fretta all'auto, salirci sopra e tornare dagli altri. Quando fu a meno di duecento metri dall'auto prese le chiavi dalla borsa, stringendole forte nel pungo sinistro. 
Schiacciò il pulsante e le portiere si sbloccarono, salì a bordo e gettò la pistola nel vano porta oggetti fra i due sedili. Accese il motore e inserì la retromarcia, strillò quando vide qualcosa dallo specchietto retrovisore, come una figura che cadeva al suolo, non ci badò e fece inversione, e poi lo vide: Tom era a terra e aveva l'aria di uno che era appena stato investito. Arizona capì che era stata lei a investirlo quando aveva fatto retromarcia. Non ci badò più di tanto e premette l'acceleratore. In meno di due minuti fu davanti alla vecchia casa.
Mike trascinò Logan e lo buttò sul sedile posteriore per poi salire lui stesso e chiudere la portiera mentre Jason saliva davanti.
«Parti!» gridò Mike, «Adesso!»
Arizona fissò l'essere, pieno di buchi di proiettile, che avanzava ruggendo e  non se lo fece ripetere due volte: ingranò la marcia e partì sgommando e facendo inversione, alzando una nuvola di polvere.

***

Carly pulì e fasciò le ferite di Logan mentre Arizona continuava a grattarsi.
«Ti rimarranno i segni.» le fece notare Carly mentre sistemava la fasciatura.
«Prude.» replicò lei contorcendosi per cercare di grattarsi un punto della schiena.
Carly frugò nella sua valigetta e le lanciò un tubetto di crema antistaminica. «Lavati, asciugati senza strofinare troppo e spalmala dove prude.» spiegò.
Arizona rigirò il tubetto fra le mani e poi annuì, «Cress, poi ti chiamo per la schiena.» disse, la sorella di Logan annuì e Arizona andò di sopra, direttamente in bagno. Era completamente sudata, piena di punture di zanzare e moscerini e pezzetti di erba, foglie e corteccia.
Dopo dieci minuti, dopo essersi lavata e asciugata iniziò a spalmare la crema sulle gambe mentre Cressida entrava nella stanza, senza dire una parola la ragazza iniziò a spalmare la crema sulla schiena di Arizona.
«Sembri la cartina della luna.» le disse, «Sei piena di bozzi e crateri.»
«Grazie.» replicò Arizona, «Adesso mi sento veramente meglio.» disse e Cressida ridacchiò. «Oggi è Venerdì.» esclamò dopo un po', «È iniziato tutto sabato sera...» 
Cressida riavvitò il tappo al tubetto e sospirò. «Sembra che sia successo ieri ma anche due mesi fa.» disse.
Arizona si limitò ad annuire e si allungò per prendere il reggiseno e Cressida lo allacciò.
«Credo che il pranzo sia pronto.» disse la più piccola.
«Mi vesto e scendo.» esclamò Arizona e Cressida le sorrise e uscì. Arizona si infilò un paio di pantaloncini verde scuro e una t-shirt nera e pensò che erano sei giorni che conosceva Shane. Sette giorni in cui lui l'aveva tormentata, uccidendo due persone sotto ai suoi occhi, solo per il gusto di farlo. Sette giorni di battutine, di prese in giro... 
Improvvisamente le sembrò che quel bacio che Shane le aveva dato fosse successo anni prima, invece era successo Martedì. Inspirò a fondo, infilò le infradito nere e argento, legò i capelli in uno chignon disordinato e andò al piano di sotto, decisa a non pensare a Shane. “E ci riuscirò.” si disse.

***

Arizona sbuffò e posò il vassoio sul tavolino. 
«Dì la verità, Ari.» esclamò Shane, «Sei tu che insisti per portarmi il cibo, perché sai che non puoi resistermi.»
Arizona sospirò e lo guardò incrociando le braccia. «Tu sei matto.» disse e distolse lo sguardo quando Shane le sorrise.
«Forse.» replicò lui e strinse la forchetta, «Ma tu sei più matta di me se continui a venire da me.»
Arizona non disse nulla e si appoggiò al muro, voltò piano la testa verso la porta della cella e sorrise.
«Stai sorridendo.» notò Shane, «Hai capito che ho ragione?»
Lei non rispose, limitandosi a sorridere ancora mentre Mike entrava.
«E tu chi saresti?» lo apostrofò Shane.
Mike sorrise, afferrò una sedia e la sistemò davanti a Shane e si sedette al contrario, posando le braccia sullo schienale. «Mike Jefferson.» rispose, «Tenente della Marina Militare Americana.»
Shane lo osservò aggrottando le sopracciglia, poi infilzò un pezzo di carne, «E così vi siete rivolti all'esercito?» domandò e sorrise quasi ironicamente.
Mike non rispose, limitandosi ad inarcare il sopracciglio destro, e inspirò lentamente, prima di allungare un braccio verso il tavolino dove Shane stava pranzando, sfiorò il ripiano di plastica — era un tavolino da esterni —, guardò Shane e diede un pugno al tavolo, facendo sobbalzare Shane e cadere la bottiglietta — per fortuna aveva il tappo avvitato.
«Dimmi dove sono Sam e Sandy.» esclamò Mike.
Shane lo osservò sorpreso ma rimase zitto. 
Mike inspirò a fondo e lo guardò, rilassò la mano — era ancora chiusa a pugno — e la posò sul ginocchio. «Abbiamo trovato il rifugio nella collina.» disse.
«Bravi.» esclamò Shane, «I miei complimenti.» disse e sorrise guardando Arizona appoggiata al muro.
Mike colpì di nuovo il tavolo e Shane sobbalzò, spingendo indietro la sedia e le catene tintinnarono. «Ma sei pazzo?» gracchiò.
Mike lo fissò e sorrise quasi con sarcasmo prima di piegare di lato la testa. «Dalla botola si arriva in un appartamento.» disse ignorando l'insulto di Shane, «Un appartamento lurido.» specificò, «Dal tunnel si arriva a una specie di sala con tre porte. Blindate.» aggiunse e si alzò in piedi, girò la sedia e si sedette correttamente. «Abbiamo trovato lo stesso simbolo marchiato a fuoco sulle porte...»
Shane lo fissò e posò la forchetta sul piatto. «Io non ti dico nulla.» disse, «Ad Arizona sì.» esclamò sorridendo.
«Tu stai parlando con me, non con lei.» disse Mike, «Quindi rispondimi: dove sono Sam e Sandy? Perché ci sono tre porte nel rifugio della collina? Cos'è quel simbolo? Cosa cazzo volete?»
Shane rimase sorpreso da quel fiume di parole, come Arizona. «Non voglio rispondere.» disse Shane.
Mike non disse nulla, afferrò il tavolino e lo spostò di lato.
«Ehi!» protestò Shane, «Non ho finito di mangiare!»
«Mangerai quando lo dico io.» replicò Mike.
«Devo andare al cesso.» disse Shane e Arizona noto che stava incominciando a spaventarsi.
«Ci andrai quando lo dico io.» esclamò Mike con un sorriso, voltò la testa e guardò Arizona, «Vai pure, Arizona.»
Lei sorrise e si staccò dal muro, «Hai bisogno di qualcosa?»
«Il secchio.» rispose Mike. «È qui fuori, nel corridoio.»
Arizona annuì e uscì.
«Secchio?» gracchiò Shane, «Per cosa ti serve?»
Mike scrollò le spalle. «Non hai detto che devi andare al cesso?»
Shane impallidì e si morse le labbra, Arizona rientrò, posò il secchio accanto a Mike e si voltò.
«Cosa? Te ne vai?» strillò Shane, «Mi lasci con questo pazzo?»
Arizona si girò e lo fissò, sorrise e se ne andò mentre Shane urlava il suo nome e la chiamava.
«Come se la cava Mike?» le chiese Jack dal divano quando tornò in salotto.
«Bene.» rispose, «Sta tirando fuori il soldato che è in lui.»
Jack sorrise e afferrò il bicchiere di succo d'arancia, Arizona si sedette accanto a lui. Shane era terrorizzato da Mike. “Speriamo che non gli faccia del male.” pensò e si paralizzò quando si accorse che lo aveva fatto sul serio, aveva pensato a Shane e aveva sperato che Mike non gli facesse del male. Sospirò e fissò il bicchiere che Cressida aveva preparato per lei, lo afferrò e per un istante desiderò correre al mobile bar, prendere la prima bottiglia di alcolico e correggere il succo. Invece lo bevve così com'era, «Gli altri sono in biblioteca?» chiese osservando Jack.
Lui annuì, «Sì, stavo aspettando te per andare.»
Anche Arizona annuì e finì il suo succo, prese il bicchiere vuoto di Jack e li portò in cucina, dove sospirò chiedendosi perché, anche se non lo desiderava, continuava a pensare a Shane.

***

Arizona girò un'altra pagina, posò il libro sul tavolo e si stropicciò gli occhi. Erano quasi tre ore che guardava libri su libri, cercando il simbolo che lei e Mike avevano visto sulle porte. Logan e Jack , a differenza degli altri, erano seduti su due comode poltroncine, e Jack aveva i piedi posati su un poggiapiedi in tinta con la poltroncina. 
Arizona afferrò un tramezzino — lo aveva preparato Jason — e iniziò a mangiarlo lentamente e si sistemò sulla scomoda sedia, riprese in mano il libro e riprese a girare le pagine. Venti pagine dopo il libro finì, lei lo chiuse, lo mise sul tavolo e ne prese un altro e gemette quando si accorse che gliene mancavano ancora sei — escluso quello che aveva in mano — da controllare. Sospirò e si sentì sempre più stanca, esausta da tutta quella situazione. Erano giorni che non dormiva una notte intera, o che non rimaneva qualche minuto seduta a fare nulla — escludendo le poche ore che aveva trascorso in università — o che non usciva per una semplice passeggiata, senza dover correre per scappare da qualcuno.
O per uscire con un ragazzo, Arizona sospirò pensando che il suo ultimo appuntamento risaliva a tre mesi prima, a Marzo; girò un'altra pagina — fatta solo di testo, come la seguente — e si chiese se sarebbe potuta uscire con Shane se lui non fosse stato uno dei Dark Shadow.
Sbuffò arrabbiata per aver pensato ancora a lui quando si era riproposta di non farlo.

***

Il pendolo batté un singolo rintocco mentre Arizona infilava in bocca un biscotto ripieno di marmellata ai frutti di bosco che aveva preparato Jason — aveva avuto un passato come cuoco e pasticcere prima di diventare un soldato — e girò una pagina e rabbrividì quando si trovò davanti un disegno di un pipistrello con la bocca deforme, i canini aguzzi e sporchi di sangue.
«L'ho trovato.» esclamò Mike e spinse il libro — un libricino sottile, rilegato a mano almeno una settantina di anni prima — al centro del tavolo. 
Logan e Jack si alzarono dalle poltroncine e raggiunsero il tavolo; Arizona fissò l'immagine e annuì constatando che era lo stesso disegno che aveva visto sulle porte.
«Il simbolo protegge dagli sguardi indiscreti dei curiosi senza il dono.» lesse Mike, traducendo dal latino e Arizona gliene fu grata, perché la sua conoscenza del latino era scarsa.
«Il dono?» fece Cressida.
«Credo che si riferisca agli stregoni in generale.» spiegò Mike, «Altrimenti neppure noi l'avremmo visto.»«Però sono stati stupidi.» disse Logan, «Gli altri non posso vedere le porte, ma noi sì.»
«E al diavolo la sicurezza.» sbuffò Arizona. 
Mike alzò le spalle, «Forse non si aspettavano che li trovassimo.» disse e sospirò. «E quell'idiota non mi vuole dire nulla, dice che non è mai stato al rifugio nella collina.»
«E tu gli credi?» chiese Logan.
Mike annuì, «Sì, glielo chiesto più volte e ci è mancato poco e se la sarebbe fatta addosso.» ridacchiò.
Arizona sospirò, erano dal pomeriggio che non pensava a Shane e Mike glielo nominava. Scostò il libro e posò le braccia sul tavolo e la fronte su di esse.
«Hai sonno, Arizona?»
Lei alzò la testa e fissò Jim, «Sì.» sbadigliò.
«Vai pure a dormire.» le disse lui, «Andate anche voi.» disse a Logan e Cressida.
Arizona annuì, chiuse il libro e si alzò in piedi, biascicò un “buona notte” e uscì dalla biblioteca; mentre passò accanto alla porta che portava ai sotterranei pensò che quella sera non aveva visto Shane. Grugnì e sbadigliò, maledicendo se stessa e andò in camera.

Salve! Grazie a chi legge, commenta, mette le storie in una delle liste.
E finalmente è arrivato l'esercito! Ok, sono solo due marines, ma sempre meglio di niente, no?
razie ancora!

   
 
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