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Autore: Son of Jericho    23/06/2014    0 recensioni
Una nuova e terribile minaccia demoniaca incombe su San Francisco e sulle Halliwell.
Le Streghe si troveranno ad affrontare qualcosa di mai visto prima, capace di sconvolgere le loro vite e di mandare in frantumi ogni loro certezza. Ogni aspetto personale e privato della loro magia sarà in pericolo, e questa volta neanche il Potere del Trio potrebbe essere abbastanza...
Quando Phoebe riprende conoscenza è sola, dolorante e senza memoria. Ignara di ciò che le è successo, e senza poter neanche immaginare l'inferno che attende lei e le sue sorelle.
Disclaimer: i personaggi non appartengono a me ma ai loro legittimi proprietari, e questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Genere: Avventura, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Leo Wyatt, Paige Matthews, Phoebe Halliwell, Piper Halliwell
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1:
Awake



Si sentiva fluttuare nel vuoto, come se avesse di nuovo il potere di levitare. Circondata dall’oscurità, veniva trascinata da una parte all’altra, senza controllo, da una forza invisibile e misteriosa.
Poi venne riportata sulla Terra, dove realmente era.
Distesa al suolo.
Phoebe aprì lentamente gli occhi, combattendo a fatica contro l’immediato impulso di richiuderli. Gli occhi le bruciavano, e le palpebre, pesanti come saracinesche, sembravano chiederle di rimanere abbassate. Aveva la vista appannata, e tutto intorno a lei era avvolto in una foschia che rendeva ogni sagoma distorta e indistinguibile.
Era talmente confusa che non sapeva nemmeno dove si trovava. Si sentiva male, debole, e riusciva a stento a muovere la testa. Con la lucidità ridotta ancora al minimo, un’inquietante sensazione iniziò a farsi largo nella sua mente: si sentiva separata dal suo corpo, di cui non era in grado di comandare i gesti, ma ai quali poteva solo assistere dall’interno.
Si sentiva come… depersonalizzata…
Phoebe percepì una breve ma potente scossa di adrenalina pervaderle il corpo, e un attimo dopo, il cervello sembrò riaccendersi da uno stato di stand-by. Quell’orribile pensiero l’aveva spaventata a tal punto da farle scattare qualcosa dentro e da farla tornare, almeno parzialmente, in sé.
Restava ancora immobile, ma ora, sopportando l’irritazione agli occhi, poteva cercare di mettere a fuoco ciò che la circondava.
Sbatté un paio di volte le palpebre, e le immagini cominciarono a prendere forma. Quell'arredamento antico, quel disordine destinato a rimanere tale per l’eternità, quegli oggetti accatastati… anche se ruotati di 90° verso est, Phoebe li avrebbe riconosciuti tra mille.
Era in soffitta. La sua cara vecchia soffitta.
Phoebe giaceva sopra un tappeto, rannicchiata in posizione fetale, a pochi passi dal treppiede che reggeva il Libro delle Ombre.
Sapere di essere a casa la rese un po’ più tranquilla, ma il senso di sollievo sparì quasi subito. Adesso c’era un altro problema, e non di poco conto: perché si trovava in soffitta in quelle condizioni? Che cosa le era capitato?
Ma Phoebe sapeva che, nella posizione in cui era, non avrebbe potuto rispondere a quelle domande. Ormai ne aveva abbastanza di stare a terra, e aver scoperto di essere in un luogo conosciuto, e per quanto ne sapeva anche sicuro, le aveva conferito una rinnovata forza. Fece appello a tutte le sue energie e riuscì a tirarsi su. Si mise in ginocchio, convinta che se si fosse alzata in piedi le gambe, che quasi non sentiva, non avrebbero retto il suo peso.
Solo quando ebbe raggiunto la nuova posizione, si rese conto che la testa le stava scoppiando. Era come se il cervello stesse tentando di evadere, e stesse provando a sfondare le pareti del cranio con un ariete. Phoebe richiuse gli occhi per contrastare il bombardamento in atto nella sua testa, e cercò di concentrarsi. Non capiva cosa potesse essere accaduto, e quel che era peggio era che non ricordava assolutamente niente. La sua mente brancolava nel buio più totale. Si impegnò a scandagliare ogni angolo dell’oceano della memoria, ma ogni volta l’amo tornava in superficie senza preda. E quell’insopportabile emicrania di certo non aiutava.
Mentre inseguiva inutilmente qualche vago ricordo, Phoebe si sentì travolgere da un tanfo pestilenziale che le provocò un attacco di nausea e le fece perdere il senso dell’orientamento. Era un odore aspro e penetrante, che le si insinuò nelle narici incendiandole la gola e accentuando il bruciore agli occhi. Un odore che lei conosceva, e anche molto bene.
Zolfo?
Perché l’aria era impregnata di zolfo? Che diavolo era successo?
Ma ancora una volta il flusso dei suoi pensieri subì una brusca interruzione. All’esterno, per la strada, un clacson iniziò a suonare furiosamente, seminando il panico nel traffico e rompendo il silenzio che regnava nella soffitta. Poi si udì un boato. Il clacson si zittì, sostituito dal fragore di vetri rotti, lamiere accartocciate, e grida di passanti che avevano assistito ad un pericoloso incidente.
Phoebe si piegò in avanti, stringendo i denti. Tutto quel frastuono, anche se lontano da lei, non aveva fatto altro che intensificarle il mal di testa, fino a renderlo non più sostenibile. Si portò le mani alle tempie in cerca di sollievo da quel pulsare che le impediva anche di ragionare, ma nel movimento, accusò un’improvvisa fitta al braccio destro. Preoccupata, si voltò a guardare il punto dal quale era partita, e con estrema sorpresa, scoprì che la manica della camicetta, poco sotto la spalla, era macchiata di sangue. Con la mano sinistra si premette il braccio, più per istinto che non per effettiva necessità: le faceva male, ma quel dolore era decisamente più lieve di quello che le stava opprimendo il cervello. Evidentemente, non era niente di grave.
Ad ogni modo, seriamente o no, era stata ferita. Come aveva fatto a non accorgersene?
Proprio in quel momento un altro rumore giunse alle sue orecchie, causandole l’ennesima esplosione nella testa. Per le scale, passi rapidi e sempre più vicini rimbombavano come zoccoli di cavallo contro una campana.
- Phoebe! -
Piper e Paige comparvero sulla soglia, trafelate e agitate, e si precipitarono da Phoebe.
- Phoebe! - ripeté Piper, accovacciandosi davanti a lei e fissandola dritta negli occhi. - Come stai? -
Phoebe era più che felice di sentire la voce apprensiva della sorella, ma la confusione non si era ancora dipanata. - Non… lo so. - balbettò.
Paige si guardò intorno studiando la situazione, e lo stesso fece Piper, finché non vide il sangue.
- Ma tu sei ferita! -
Phoebe scosse il capo, ostentando grande controllo pur non sapendo di cosa si trattava. - E’ solo un graffio. - poi, con una certa impazienza, si rivolse ad entrambe le sorelle. - Che cos’è successo? -
Ma Piper stava pensando a tutt’altro. Si girò verso Paige, che era alle sue spalle. - Puoi guarirla? -
- Credo di sì. - Paige si inginocchiò accanto a Phoebe e impose le mani sopra la parte insanguinata. I palmi iniziarono ad emanare un bagliore dorato, e il suo potere curativo, derivante dal suo essere per metà angelo bianco, entrò in azione. Dopo alcuni secondi, però, Paige aggrottò la fronte e l'espressione si fece dubbiosa.
Piper colse istantaneamente quel gesto di perplessità, che la rese ancora più ansiosa. - Che c’è? Non sta funzionando? -
- Sì, ma ci sta mettendo più del solito. -
- Qualcuno vuole spiegarmi, per favore, cos’è successo? - eruppe Phoebe, seccata dal fatto che nessuno la stesse ad ascoltare.
L’attenzione di una stupita Piper venne finalmente catturata. - Non lo ricordi? -
- No. -
- Siamo state attaccate da un demone. - sentenziò Paige, mantenendo gli occhi bassi sul braccio di Phoebe, e sbrigativa come se stesse parlando del postino che ha suonato il campanello.
Piper capì che toccava a lei chiarire, e cominciò la spiegazione con un tono particolarmente tragico. - Ci ha colto di sorpresa. Ci è apparso alle spalle e, senza che potessimo reagire, ha scaraventato me e Paige contro il muro. Per fortuna, tu eri più lontana e non sei stata colpita. Sei corsa qua in soffitta per pronunciare l’incantesimo che avrebbe eliminato il demone, e a quanto pare, lo hai fatto appena in tempo. -
Ora che l’intervento di Paige le stava attenuando anche il mal di testa, Phoebe riprovò a scavare nella memoria in cerca di indizi che confermassero ciò che aveva raccontato sua sorella, ma di ricordi non vi era neanche l’ombra. Per scoprire cosa le era accaduto, o almeno provarci, poteva fare affidamento esclusivamente alla sua fervida immaginazione.
Probabilmente il demone l’aveva seguita fino in soffitta, dove avevano avuto uno scontro e lei era rimasta ferita. Ma nonostante questo, era riuscita a raggiungere il Libro delle Ombre, recitare l’incantesimo ed eliminarlo. Questo avrebbe senz’altro spiegato l’odore di zolfo, dovuto al demone finito in fiamme. E poi, per qualche motivo ancora ignoto, era caduta, aveva battuto la testa e aveva perso la memoria.
- Però è strano. - intervenne Paige, che intanto aveva terminato di curare la ferita. Le altre due le lanciarono uno sguardo a dir poco interrogativo.
- Voglio dire: questo demone è spuntato all’improvviso, e noi non siamo neanche riuscite a difenderci. Eppure sapevamo che sarebbe arrivato, Phoebe aveva avuto una premonizione su di lui. E sono sicura che non era così che doveva andare. -
Piper e Phoebe continuavano a seguirla in silenzio e con attenzione, in attesa che raggiungesse il suo punto.
Paige proseguì. - Quello che non capisco è perché non abbia rispettato ciò che veniva mostrato nella premonizione. So che è già accaduto in passato, ma eravamo sempre state noi a modificare il corso degli eventi, non un demone. Che cosa avevi visto, Phoebe? -
- Ricordo a malapena il mio nome, e dovrei ricordarmi cosa c’era nella premonizione? -
- Prova a concentrarti. - la esortò anche Piper. - Potrebbe essere importante. -
Phoebe chiuse gli occhi e si focalizzò completamente sul suo potere, pronta a rievocare quella visione di cui non aveva alcuna traccia mnemonica. Ma se davvero l’aveva avuta, come diceva Paige, allora doveva essere da qualche parte. In fondo, le premonizioni non avevano nulla a che fare con l’amnesia, e come aveva scoperto quando avevano sconfitto il demone dei dejà vu, qualche anno prima, il suo potere di vedere nel passato e nel futuro era in grado di resistere a qualsiasi manipolazione della memoria.
Phoebe si preparò a trasalire, come ogni volta che aveva una premonizione, e invece…
Niente.
Fece un altro tentativo, ma anche questo andò miseramente a vuoto. Non ricevette segnali di risveglio, e nessuna immagine si manifestò.
Phoebe tornò a guardare le sorelle, che stavano aspettando che lei dicesse qualcosa, ma tutto ciò che poté fare fu scrollare la testa sconsolata e delusa.
- Il Libro delle Ombre! - esclamò Paige. - Due giorni fa hai avuto la premonizione toccando una pagina del Libro. Perché non ci riprovi? Potrebbe funzionare! - Anche Piper annuì.
A tutte sembrava una buona idea, tranne a Phoebe: per quanto provasse a condividere la fiducia delle sorelle, un cattivo presagio continuava a impedirglielo.
Phoebe venne aiutata ad alzarsi; con passo incerto e barcollante si diresse verso il treppiede, mentre un piccolo brivido di paura iniziava correrle lungo la schiena.
Quando fu davanti al Libro delle Ombre, vide che era aperto proprio ad una pagina in cui c’era l’incantesimo per eliminare un demone di basso livello, quasi sicuramente quello che le aveva attaccate.
Titubante, avvicinò la mano al Libro, cercando in tutti i modi di mantenere acceso l’ultimo barlume di speranza che le era rimasto.
Toccò la carta, svuotando la mente e lasciandosi andare.
Niente.
Black out.
Phoebe sentì il brivido diffondersi inarrestabile dentro di lei. - Ragazze. - il tono tradiva tutta l’angoscia di chi non vorrebbe dire una cosa, ma è costretto a farlo. - Il mio potere non funziona. -

   
 
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