Make your own banner at MyBannerMaker.com!
Piano di fuga #1
Dopo il
concerto, avevano deciso di
dormire in hotel, o meglio, l’avevano deciso i manager per
loro. L’hotel in
questione era preso d’assedio da un’orda di fan che
nulla aveva da invidiare a
un’invasione vichinga.
Liam si
sdraiò sul letto di camera
sua, per una volta che non doveva dividere la camera con i ragazzi. Non
che gli
dispiacesse la convivenza, per carità, ma aveva bisogno dei
suoi spazi, per
pensare, riprendersi o semplicemente respirare.
Continuava a
ripensare al concerto.
Quanto aveva dubitato, per decidersi ad aiutare Avril? Una questione di
stupido
orgoglio. Perché non si era deciso subito?! Vederla
così fragile aveva mosso
qualcosa nel suo cuore, ma il desiderio di vendetta – una
stupidissima vendetta
– era stato più forte. Tutto fino a quando non
l’aveva sentita così a pezzi,
sul palco. Non aveva potuto resistere. Aveva detto di averlo fatto per
lo
spettacolo, mentre lo aveva fatto per non farla stare male. Nonostante
le
augurasse tutti i mali possibili, sapere di essere la causa di uno di
questi
era per lui insostenibile.
Cosa provava
davvero per Avril? Non
lo sapeva. Non riusciva a capire. I suoi sentimenti erano come un
gomitolo di
lana. Erano perfettamente ordinati, prima che arrivasse quel gatto di
nome
Avril a ridurli ad una matassa scomposta senza capo né coda.
Cercò
di cacciare dalla mente quei
pensieri che lo facevano dannare da, a suo parere, troppo tempo e
aprì il
computer. Decise di fare un giro sui social network, cercando qualche
foto del
concerto di quella sera. Ridacchiò nel constatare che
sì, le foto dei ragazzi
c’erano, ma spopolavano quelle di lui e Avril mentre
cantavano insieme. Ovunque
lesse cose come “Lavril”. Si mise a ridere, le fan
avevano davvero una fervida
immaginazione. Scorrendo le immagini, ne trovò una davvero
bella: qualcuno li
aveva catturati nel momento in cui lei lo guardava, prima che iniziasse
a
cantare. Liam non se n’era accorto, ma ovunque
c’erano foto degli sguardi che
si lanciavano a vicenda. Quella, però, era davvero
spettacolare. La luce era
perfetta, i colori vividi e la foto era stata scattata da vicino.
Sembrava un
fotomontaggio, e forse lo era pure, ma a lui non importò.
Salvò la foto, aprì
Paint – per quello che doveva fare non servivano cose
complicate come
Photoshop, che lo faceva dannare ogni volta – e
tagliò l’immagine fino a
ottenere il primo piano di Avril. Si ritrovò a fissarla.
Era… wow.
“Liam,
posso entrare?” chiese Zayn
oltre la porta. Lui chiuse in fretta e furia l’immagine,
salvandola come
“Brontolo” in una cartella nascosta, e
aprì al compagno di band. “Ciao Liam,
posso farti vedere dei disegni?” chiese speranzoso. Liam
sorrise e annuì,
facendogli posto per entrare. Anche se era quasi sempre scorbutico, con
Zayn
non ci riusciva. O meglio, sì, ma poi se ne pentiva subito.
Non sarebbe mai
riuscito a dire di no a lui, soprattutto quando si presentava alla sua
porta,
armato di disegni e occhi da cucciolo.
“Amy!”
“Tommo!”
“Molla
il peluche!”
“Tu mollalo! È mio!”
“Non
è vero! Tu hai Rarity!”
“Ma
Sweetie Belle è la sorellina!!
Vuoi separare una famiglia felice?!”
“E chi
mi dice che non mi stai
prendendo in giro solo per avere il peluche?!”
“Vai
su Internet e controlla tu
stesso, ma intanto molla il pony!”
Stavano
litigando così da un paio
di minuti, cercando di ottenere il peluche del pony che qualcuno aveva
lanciato
sul palco. Era arrivato addosso a Louis e per questo il ragazzo pensava
gli
appartenesse di diritto, ma Avril non ne voleva sapere. Niall li
guardava
torvo. “Quanti anni avete?” chiese. “Due
e mezzo!” rispose Louis con tono da
bambino. “Tre! Battuto, ora dammi il peluche!”
rispose Avril. “Mai!” fece
l’altro, tentando un ultimo disperato assalto.
Tirò il peluche sopra la sua
testa, trascinando anche Avril, che urlò divertita. Si
trovarono coi visi a
pochi centimetri di distanza e ammutolirono, arrossendo. Niall si
trattenne dal
ridere mentre i due schizzavano ai lati opposti del divano, cercando di
darsi
un tono.
“Louis,
vero che hai già
dimenticato tutto?” chiese Avril candidamente.
“Perché, cos’è
successo?” fece
l’altro, altrettanto angelico. Si guardarono qualche istante
per poi scoppiare
a ridere. “Siete impossibili.” Fece Niall
divertito. “Ma noi siamo dei bravi
bambini, vero?” chiese Avril. “Certo, anzi, vi
regalo le caramelle.” Rispose
l’altro, reggendo il gioco. I due esultarono, poi
ammutolirono, improvvisamente
serissimi, fissando Niall. Lui fece finta di niente, a disagio, per
qualche
secondo, poi: “Cosa volete?”
“Le
caramelle, mi sembrava ovvio.”
Fece Louis scandalizzato. Niall alzò gli occhi al cielo.
“E io che pensavo che
fosse seri.” Fece. Avril si alzò.
“Piacere, mi chiamo Avril Lavigne, ci
conosciamo?” chiese. “Eppure l’altro
giorno mi sembrava di averti vista, per un
attimo, posata.” Constatò Niall. “No
guardi, era la mia controfigura. Io non
sono posata.” Fece subito Avril, avvicinandosi alla porta.
“Oh, Louis, sai
cos’è il bello?” chiese, ormai sulla
soglia. Louis la guardò interrogativo, per
poi sbiancare. “Non avrai…” fece,
cercando con lo sguardo il pony. “Esatto.”
Rispose Avril malefica, mostrando il peluche che teneva saldamente in
mano
prima di scappare. “Torna qui, ladruncola! Brutta
approfittatrice! Faccia di
bronzo!”
“Quanta
paura che mi fai!” lo
schernì lei prima di chiudergli la porta di camera sua in
faccia. “E Avril
vince, signore e signori!” esultò. Louis emise un
grugnito infastidito. “Però
il prossimo pony me lo tengo io!” esclamò.
“Ci sto! A meno che non sia Lyra o
Minuette!”
“Ma
dimmi, come mai ne sai tante su
My Little Pony?”
“Ci
sono cresciuta e lo amo, al
diavolo di tutti quelli che mi dicono che è
infantile.” Rispose l’altra, ancora
al di là della porta. “Se ti prometto che non
tocco i tuoi pony, mi fai
entrare?” chiese Louis. Avril, in tutta risposta, fece girare
la chiave nella
serratura. “Sei il benvenuto, se la metti
così.” Fece con un gran sorriso
divertito. Louis scosse la testa esasperato. “Quanto manca
alla fine del tour?”
chiese. “Troppo perché tu possa
sopravvivere.” Rispose lei ridacchiando.
Harry
tirò di qualche centimetro le
tende per vedere se erano ancora accerchiati. Era l’una di
notte, eppure la
strada era gremita. Sbuffò. “Non mi piace questa
situazione.” Disse. “Cosa puoi
farci?” Rispose Niall, strimpellando la sua chitarra.
“Niente, ed ecco perché
non mi piace.” ribatté Harry. Niall non rispose
per qualche secondo. “Vuoi
qualcuno che ti possa dare una mano?” chiese poi. Il riccio
annuì. “Allora
chiedi ad Avril. Lei saprà cosa dirti.” Fece.
Harry rimase immobile qualche
secondo. Nella sua mente era impresso il biglietto che, in un momento di pura follia, le aveva
scritto. Era un
gioco, certo, ma perché lo aveva fatto? Poteva scegliere
qualsiasi altra frase,
eppure si era ritrovato a scrivere proprio quella e a fare una figura
orribile.
Avril sembrava averlo ignorato, quindi sperò di poter far lo
stesso.
Quindi,
andò verso la camera di
Avril. Bussò, mentre dall’altra parte sentiva le
urla divertite di lei e le
minacce di Louis. Si chiese, basito, cosa stesse succedendo. Dato che
nessuno
gli apriva, abbassò la maniglia. Ovviamente, la porta era
aperta. Vide Louis in
un angolo, le spalle al muro, che teneva Avril lontana da lui. Lei
aveva i
polsi bloccati nella morsa di Louis e un pennello del lucidalabbra in
mano.
“Stai fermo!” esclamò. “No,
non ci tengo a sembrare un travestito!” ribatté
lui. Avril tentò di allungarsi di nuovo per spalmare il
lucidalabbra rosso
fuoco sulle labbra di Louis, che si ritrasse. Così, lo
gettò sul suo braccio.
Louis urlò come se fosse stato ferito a morte, lasciando
Avril e cadendo in
ginocchio. Harry si mise a ridere. “Cosa ridi?!
Guarda, il sangue che scorre!” fece Louis,
indicando la scia di trucco.
“Il tuo sangue è pieno di brillantini? Che cosa
interessante, l’ho sempre
saputo che in te c’era qualcosa di poco normale.”
Lo schernì Avril, ridendo.
“Tu sei tutta poco
normale, invece. È
appiccicoso! Come fai a metterti questo coso infernale sulle
labbra?!” fece
Louis, tentando di pulirsi, ottenendo invece l’effetto
contrario. Harry prese
un fazzoletto e si chinò di fianco a lui, aiutandolo. Avril
rimase in silenzio,
un sorriso enorme sulle labbra, gli occhi a cuoricino e la mente
lanciata al
galoppo in mille film mentali. Louis, invece, arrossì
lievemente.
“Mi
cercavi?” chiese poi Avril,
quando Harry buttò via il fazzoletto, ormai rosso.
“Sì. Hai visto la folla che
c’è fuori?” fece lui. I due annuirono.
“Ecco, Niall mi ha detto che forse
potevi darmi una mano.”
“E a
fare cosa?” fece Louis
stranito. Avril sorrise. “Lo so io, cosa.” Rispose
Avril, fiondandosi sulla sua
valigia, che si portava sempre dietro. “Cosa vuoi
fare?” chiesero insieme Louis
e Harry. Lui, in fin dei conti, non le aveva spiegato nulla.
“So come ti senti.
Ti da fastidio il fatto di non poter fare niente.”
Spiegò Avril. Harry la
guardò sorpreso prima di annuire. “Come fai a
saperlo?”
“Perché
è come mi sento io.”
Rispose con semplicità Avril. “Ma cosa
cerchi?” chiese invece Louis. Avril, in
tutta risposta, tirò fuori un sacchetto, ben nascosto, con
scritto “Emergenza
fuga”. I due la guardarono confusi. “Andate a
chiamare gli altri.” Fece Avril,
un sorriso diabolico in volto.
Dieci minuti
dopo, si erano
camuffati fino a diventare quasi irriconoscibili. Avril aveva una felpa
enorme
che dissimulava le sue forme, scarpe da tennis e un berretto a tenerle
i
capelli raccolti, un paio di occhiali da sole maschili a coprirle gli
occhi. Le
punte dei capelli sporgevano, facendo sembrare il suo taglio corto. I
costumi
dei ragazzi erano meno elaborati: tutti indossavano occhiali da sole
nonostante
fosse notte – e già lì, la gente
avrebbe dovuto farsi due domande – e cappucci
o cappelli. Il ciuffo biondo platino di Zayn, troppo riconoscibile, era
stato
coperto con una tinta spray nera. Il pakistano si era rifiutato di
metterla
fino a che Avril non gli aveva dimostrato che bastava una passata
d’acqua per
mandarla via, e che non rovinava la tinta sottostante. I celeberrimi
ricci di
Harry erano stati sostituiti da una parrucca liscia e rossiccia, in
tinta col
pizzetto che Avril si era divertita a disegnare. Zayn aveva disegnato a
Liam,
con una matita per gli occhi di Avril, un accenno di barba. Avril lo
aveva
chiamato boscaiolo, e in fondo ci assomigliava, con la camicia a quadri
che si
era messo. Niall aveva rifiutato i baffi a manubrio, finendo coi
capelli tinti
di verde. Aveva un orecchino finto e un paio di piercing sul
sopracciglio,
sempre fasulli.
Erano
così ridicoli che solo a
guardarsi scoppiavano a ridere.
Erano le due di
notte, ma
nonostante tutto loro non erano stanchi. Portavano ognuno uno zaino in
schiena,
dove tenevano i vestiti per cambiarsi e una mappa della
città con segnato il percorso
che dovevano compiere. “Adesso usciamo a coppie, a distanza
di cinque minuti.
Non parlate a meno che non falsifichiate la vostra voce, e assicuratevi
di non
essere seguiti.” Spiegò Avril, mentre
sgattaiolavano negli alloggi del
personale, cercando un’uscita abbastanza nascosta. La
trovarono dopo pochi
minuti. “Chi esce?” chiese Niall. Louis e Harry
decisero di essere i primi:
facendo finta di niente, passarono di fianco alla folla, che non si
rese conto
di niente. Avril si accorse che stavano per scoppiare a ridere e
sogghignò a
sua volta. Dopo cinque minuti, uscirono anche Niall e Zayn. Lei e Liam
rimasero
per ultimi. “Lo sai, vero, che potrei mettermi a ridere
mentre passiamo di
fianco a loro?” chiese Liam. “Siamo in due,
chihuahua isterico.”
“Ancora
con questa storia,
Brontolo?”
“Certo!”
“Ma ti
diverti ad essere
insopportabile?”
“Certo,
solo perché ti arrabbi. Se
no che gusto c’è?” rispose
l’altra. Liam alzò gli occhi al cielo. Stava per
ribattere, quando lei gli fece segno di seguirlo. Liam dovette
ammutolire
mentre passavano accanto alla folla. “Mi sento come un
prosciutto travestito in
un branco di lupi.” Constatò. “La sola
differenza è che qui ti lasceranno in
vita dopo averti succhiato la linfa vitale.” Rispose Avril.
Liam la guardò
allarmato. “Non sei d’aiuto.” Disse.
“Sorry.” Rispose lei, per niente
dispiaciuta.
In dieci minuti,
arrivarono al
parco che avevano scelto come punto di ritrovo. Da lontano, videro gli
altri
salutarli a gesti. “Ok, punto primo, trovare un
bar.” Fece Avril. Niall indicò
da lontano una costruzione di mattoni in mezzo al parco e si diressero
là.
“Possiamo usare il bagno?” chiese candidamente
Avril al barista. “Solo se
consumate, ragazzi.” rispose lui. “Perfetto. Una
coca con ghiaccio.” Disse,
prima di dirigersi in bagno. Anche gli altri ordinarono e la seguirono.
Nel
giro di pochi minuti, riemersero dai bagni completamente cambiati,
tanto che il
barista li guardò stranito. “Ma voi non
siete…?” iniziò. “Dei ragazzi
che
vogliono solo bere qualcosa? Sì, indovinato.” Lo
zittì subito Liam. “No,
intendevo, non siete gli One Direction e Avril Lavigne?”
chiese di nuovo,
stupidamente. “Sì, ma per una sera siamo solo dei
ventenni.” Rispose Avril,
sedendosi al bancone. L’uomo fece spallucce e le
portò il suo bicchiere, dove
galleggiavano un paio di cubetti di ghiaccio. Avril si divertiva a
farli
affondare con la cannuccia, mentre Louis la guardava come se fosse
pazza.
Improvvisamente, il barista sparì nel retro, il cellulare in
mano. I sei si
guardarono allarmati. “Abbiamo lasciato i fan
all’hotel, giusto?” chiese Zayn.
“Noi ci abbiamo messo dieci minuti camminando.”
“Se
loro corressero, quindi, noi
avremmo…” fece Liam. “Tre minuti scarsi
per allontanarci da qui.” Rispose
Avril, finendo in fretta la sua coca cola, imitata dagli altri.
“Ce ne stiamo
andando, tenga pure il resto.” Avvertì Zayn,
mettendo sul tavolo una banconota.
“Dopo dividiamo.” Disse poi. Gli altri annuirono e
in poco uscirono, optando
per la parte più deserta del parco. Camminarono circa un
minuto, poi Niall si
diresse verso una fontana. “Che fai, non abbiamo
tempo!” lo riprese Harry. “Ho
i capelli rigidi per quella schifezza che mi ha spruzzato Avril. Se
permettete,
voglio levarmela.” Rispose l’altro, infilando la
testa sotto il getto d’acqua,
che si tinse di verde. Avril si avvicinò a lui e, facendo
attenzione a non
bagnarsi, iniziò a passargli la mano fra i capelli per fare
prima. “Ragazzi.”
fece Louis, con tono intimorito. I due si fermarono, drizzando le
orecchie. Da
lontano, provenivano le urla dei fan. Avril imprecò,
gettando a Niall la sua
felpa. “Asciugati, in fretta, dobbiamo scappare!”
fece. Lui obbedì e si misero
a correre, proprio mentre l’orda di gente superava la
collinetta. “Piano di
fuga numero uno!” fece Avril.
“Qual’era?!” rispose Zayn, nel panico.
“Separiamoci!
Dobbiamo arrivare all’hotel prima di loro! Qualsiasi cosa
succeda, chiudetevi
in camera vostra e non uscite!” rispose Liam. Al segnale di
Niall, ognuno prese
una strada diversa. La folla si separò per seguirli.
Avril si
ritrovò in una parte della
città che conosceva poco. I fan le erano alle calcagna, non
riusciva a
distanziarli, e per quanto chiedesse alle sue gambe di correre
più veloci, loro
non riuscivano ad accelerare. Ogni passo era un’imprecazione
spaventata.
Improvvisamente, si tuffò in un dedalo di viuzze, cercando
di seminare le
persone che continuavano a correrle dietro. Sembrava la protagonista di
un film
di zombie, solo che i fan correvano, e veloci.
Aveva appena girato l’angolo,
che una mano le afferrò il
polso e la strattonò in una fessura del muro praticamente
invisibile. Avril
fece per urlare, ma un’altra mano le si posò sulla
bocca. La folla passò
davanti a lei senza accorgersi di niente. “Stai
bene?” chiese una voce
conosciuta quando rimasero da soli. Avril guardò in faccia
il suo
aggressore/salvatore. “Harry! Non farlo più, mi
sono presa un infarto!”
esclamò, ancora spaventata. Lui le sorrise piano.
“Scusa.” Disse. Le prese una
mano e iniziarono a correre nel verso opposto. “Sai dove
siamo?” chiese Harry,
col fiatone. Avril scosse la testa. Si fermarono, nascondendosi in un
vicoletto, e tirarono fuori la cartina di lei. “Ok, noi siamo
qui.” Fece Harry,
indicando un punto. Avril si sentì rinascere:
l’hotel era praticamente ad un
paio di isolati da lì. E lei che pensava di essere lontana
anni luce. “Dobbiamo
prendere queste vie, e saremo all’entrata sul
retro.” Fece. “Quindi, usciamo da
qui, svolta a sinistra, alla seconda ancora a sinistra, sempre dritto,
alla
terza a destra, poi ancora a sinistra e ci siamo.”
Memorizzò lui. “Passeremmo
da una via molto trafficata.” Fece notare Avril.
“È l’unica, se non vogliamo
farci tutto il giro della città.” Rispose lui.
Contarono fino a
tre, poi si misero
a correre. Appena girarono nella via principale, sentirono le urla dei
fan.
“Corri, corri!” fece Harry.
“Aspettami!” urlò Avril. Maledisse le sue gambe, troppo corte in
confronto a quelle del
riccio. Harry le prese una mano e accelerò di nuovo, con
Avril che praticamente
non toccava il suolo. Arrivarono alla porta nascosta appena in tempo:
nella via
di fronte, come un’onda, stavano arrivando gli zombie/fan.
“Aspettate!” urlò
una voce acuta, terrorizzata. I due si sporsero dalla porta e videro
Liam e
Louis correre, seguiti dall’onda. Nella via di fianco, anche
Niall e Zayn.
“Fate in fretta!” esclamò Avril,
spalancando la porta. uno dopo l’altro,
entrarono tutti e si chiusero a chiave la porta alle spalle. I sei
crollarono a
terra, col fiatone. “È stato…
epico.” Esclamò Louis. Gli altri annuirono, poi
scoppiarono a ridere. “Vi prego, rifacciamolo. È
stato troppo divertente.” Fece
Zayn. Gli altri annuirono. “Devo ammetterlo, nana isterica.
Sai come ammazzare
il tempo.” Disse Liam. Avril, ancora stesa a terra, si
limitò a far vedere il
pollice alzato. “Spiegatemi perché non siamo
rimasti con i travestimenti.”
Chiese Niall. “Così era più
divertente.” Rispose Harry.
Anche se ormai
era tardi, non
riuscivano a prendere sonno, così si ritrovarono nella
camera di Liam a giocare
a carte. Avevano provato a Scala, ma era troppo noioso, così
erano passati a
giochi stupidi come l’Uomo nero o Merda. “Tu mi
assassinerai, con quelle
unghie.” Fece Niall, truce, rivolto ad Avril, dopo
l’ennesima volta in cui i
sei avevano messo le mani al centro del tavolo. “Vogliamo
parlare della
violenza di Liam?” fece lei, la mano dolorante per le troppe
sberle. “Non è
colpa mia se il gioco mi prende.”si difese lui. “Ma
non devi essere uno
schiacciasassi!” fece Harry, nella stessa condizione di
Avril.
Il turno dopo,
Louis e Avril si
scontrarono, urlando di dolore nel vedere le mani intrecciate.
“Chi prende il
mazzo?” chiese Niall, osservando la scena. “Lui! Ha
il mignolo sopra la mia
mano!”
Ma tu
l’indice sopra la mia!”
“La
tua mano è più grande!”
“La
tua è armata!”
“Dividete
e state zitti.” Fece
Liam, mettendo fine alla disputa. I due borbottarono, prendendo
metà mazzo a
testa e ricominciando a giocare.
Verso le quattro
di notte,
finalmente, crollarono. Zayn fu il primo ad addormentarsi: si
chinò sul cuscino
e cadde in un sonno tanto profondo che nemmeno i piatti usati la prima
volta da
Avril avrebbero potuto svegliarlo. Liam non ebbe il cuore di farlo
alzare per
portarlo in camera sua, così gli permise di rimanere
lì. A quel punto, Louis si
lamentò, dicendo che l’altro faceva favoritismi.
Era nata quindi una
discussione, finita con i sei ammassati sul letto, a dormire. Il
pigiama party
più scomodo del mondo, ma comunque con quel sapore di pazzia
che Avril amava. “Questo
può essere detto Here’s
to never growing up.” Fece Avril,
rivolta a Liam, l’unico ancora sveglio.
“Già.” Rispose lui.
“Buonanotte,
chihuahua isterico.” Fece lei, sistemandosi meglio
nell’angolo che le spettava.
“Buongiorno, Brontolo.” Ribatté Liam.
Quando si
addormentarono, erano
ormai le quattro e mezza. L’indomani sarebbe stata una di
quelle giornate molto
lunghe.
"Questo può essere detto Here's to never growing up."
*Angolo autrice*
chiedo scusa per l'enorme ritardo ma sono fossilizzata su Look into my eyes, la storia mi ha preso come mai prima... poi avevo voglia di ridere un po' e ho riletto i capitoli di questa, quindi "Perché no? Continuiamo!" mi piaceva l'idea e quindi... eccoci qui.
se non vedete la gif sopra, la trovate qui.
che dire? Niente, grazie di essere arrivati fino a qua.
Ciauuu
Ranya