Salve a tutti! :D la mia terza One-Shot! *si sente potente*

Sono tornata! :D YAHOOOOO!

Mi sembra un secolo che non pubblico, recentemento ho trovato questa fic abbandonata nel mio pc: l'ho corretta e ora eccoci qua.

Hope you like it guys

Bene, dopo questo, vado a leggermi il numero 25, nonché ultimo numero, di Soul Eater =3= che mi sono comprata oggi...

Sinceramente non so se essere felice perché ho finito il manga o disperarmi perché dopo questo è effettivamente finito D:

Mi scioglierò in lacrime stasera... ma questa è un'altra storia ^^”

Marionette

Crona…

Quando una persona muore il primo ricordo che sfugge è il suono della sua voce, le sue innumerevoli sfaccettature… e si cerca di riafferrarla ripetendosi nella testa una frase, una parola o un semplice verso.

Crona…

Invece la voce di Medusa era stata la prima cosa che gli era ritornata e che lo teneva sveglio la notte.

Quel suo tono freddo e distaccato con cui gli si era sempre rivolta…

I suoi continui ordini…

I suoi rimproveri…

Il suo nome.

Come lo pronunciava Medusa non lo faceva nessuno, riusciva ad imprimere in quelle cinque semplici lettere tutto il disprezzo che provava per suo figlio; la sua vergogna e il suo fallimento.

Le usciva fuori come un sibilo.

Lo pronunciava come se fosse stupido, lo faceva sentire inutile e c’era sempre quella sottile rabbia e quel ben celato tono di sarcasmo quando lo chiamava.

Mai una parola di conforto, un incoraggiamento e mai che gli parlasse con dolcezza.

Ora che ci pensava non l’aveva mai vista come una madre e non si era mai azzardato, a chiamarla “mamma”.

Forse non l’aveva mai neanche toccato, persino per gettarlo nella stanza buia quand’era piccolo usava la propria magia.

Per questo era stato scaraventato nel mondo senza sapere niente di niente e non sapendo di conseguenza come comportarsi.

A Medusa non era mai importato niente, per lei non era alto che uno strumento; la cavia da laboratorio con cui creare un nuovo Kishin.

Era terribilmente fragile; era solo il sangue nero a tenerlo in piedi, come i fili consunti di una marionetta che la strega muoveva abilmente portandolo lentamente sull’orlo del baratro e facendolo cadere nei vortici della Follia.

Dopotutto era nato solo per quello: diventare un Kishin.

Con la Follia in circolo aveva smesso di pensare, diventando la marionetta che Medusa desiderava.

Eseguiva gli ordini, s’imbrattava di sangue e poi tornava dalla sua padrona senza proferire parola.

Una piccola parte di lui però capiva che l’atteggiamento di Medusa nei suoi confronti stava cambiando: il suo tono stava diventando più dolce.

Una carezza sui capelli… un sorriso…

Era qualcosa che lo disorientava e la cosa cominciava a diventargli insostenibile poi Medusa l’aveva abbracciato: - Sono fiera di te, bambino mio. -

Il sangue nero aveva cominciato a ribollire.

Cos’era quello?

Come?

Perché ti comporti così?

Chi sei tu?

Troppe domande. Aveva eliminato la fonte di quella confusione nella sua testa e finalmente il silenzio.

Forse l’unica cosa a non essersene andata era quella voce con cui l’aveva chiamato; fredda, neutra, fino a diventare dolce.

…

Era una domanda che portava il suo nome: Crona…

La risposta era quella che usava per tutto:

- Non sapevo come comportarmi… -

E aveva preferito ucciderla…