I don’t care what they say.
Roland era salito in terrazza per fumare una
sigaretta in tranquillità, lo sguardo rivolto agli innumerevoli grattacieli che
affollavano le strade di New York. Quel panorama interamente realizzato
dall’uomo lo aveva sempre affascinato, era come se quegli edifici
rappresentassero l’innato desiderio
umano di dominare il mondo, protendendosi verso il cielo.
Un brivido familiare gli attraversò la schiena,
sottolineando lo spasmodico bisogno di aprire le sue maestose ali dorate e
spiccare il volo, dimostrando ai mortali che lui poteva superare senza alcuna
fatica quelle altezze che loro tentavano invano di raggiungere. Il suo volto fu
illuminato da un sorriso amaro, immaginando quanto sarebbe stato piacevole
sentire il vento arruffare i suoi indomiti capelli, godere una volta ancora
della piacevole sensazione che lo inebriava nell’attimo in cui le sue mani
sfioravano le nuvole …
Scosse la testa per scacciare quei pensieri,
aspirando un’altra boccata di fumo per tornare ad essere padrone di sé: aveva
preso la decisione di non volare fino alla fine del mese, non si sarebbe di
certo tirato indietro per un po’ di nostalgia. Certo, non era facile resistere
alla tentazione di librarsi nell’aria, ma doveva resistere ai suoi istinti
primordiali se voleva vincere quella maledetta scommessa.
«Ecco
che fine avevi fatto, per un momento avevo creduto che te ne fossi andato!»,
disse una voce carica di sarcasmo alle sue spalle, riconoscibile tra mille …
«Che
bella sorpresa, Cam! Non credevo che ti
saresti fatto vivo così presto …» rispose il demone cercando di apparire
neutro; era teso come una corda di violino e la presenza del fratello lo
rendeva ancor più nervoso.
«Non
avrai davvero pensato che mi sarei perso un evento del genere, no?» replicò
l’altro inarcando un sopracciglio, poi si accese una sigaretta e gli si sedette
accanto. «Fai sul serio? Vuoi davvero metterti in gioco?».
Roland
annuì lentamente, fissando un punto nell’orizzonte; nonostante fosse
terrorizzato all’idea di un possibile rifiuto, aveva deciso di sfidare la sorte
e dichiarare il suo amore ad Arriane. Erano da sempre un dinamico duo,
affiatati più che mai, indipendentemente dalle loro molteplici differenze:
erano come bianco e nero, aria e terra, diavolo e acquasanta, non solo perché
facevano parte di schieramenti opposti.
Lei
era spensierata, impulsiva e capace di seguire il suo cuore senza badare alle
proteste della propria mente; il demone invece era molto più riflessivo di
quanto non apparisse, eternamente schiavo dei suoi dubbi e insofferente alle
argomentazioni dei suoi sentimenti. Eppure entrambi erano riusciti ad
accettarsi e a diventare inseparabili; Daniel avrebbe giustificato tutto questo
dicendogli che luce e tenebra danzano avvinti, per cui non c’era nulla di
sbagliato.
Peccato
solo che in quel momento con lui ci fosse Cam, colui che in passato gli aveva
sconsigliato di ascoltare il suo cuore e di rinunciare alla sua amata mortale:
ora che si trattava di un altro angelo sarebbe stato contrario, oppure lo
avrebbe incoraggiato a lanciarsi? Quel dubbio lo paralizzava, rendendolo
incapace di formulare la domanda che gli ronzava in testa, lasciandolo in balia
della snervante attesa creata dall’amico.
«Sei
sicuro della tua decisione? Sai bene che Lucifero non vi lascerà in pace tanto
facilmente, ammesso che Arriane ricambi i tuoi sentimenti …».
Roland
non ebbe il tempo di rispondere, poiché dal cielo piombò il bellissimo angelo
dai capelli corvini, le immense ali bianche spalancate come le sue braccia.
«Che
stavate combinando ragazzacci? Non è che ti stai facendo tentare da questo qui,
vero Ro?», disse spostando lo sguardo verso
il demone dagli occhi smeraldini; quest’ultimo le fece un cenno col
capo, poi diede una pacca sulla spalla dell’amico e spalancò le sue brillanti
ali dorate per spiccare il volo e lasciare un po’ di intimità ai suoi compagni
di vecchia data.
«Hey
Arriane! Non preoccuparti,vincerò la scommessa e resisterò per tutto il mese
senza volare, vedrai. A proposito, stavo giusto parlando di te con Cam, sai?»,
le rispose sorridendo, le gote impercettibilmente arrossate grazie alla
carnagione scura; vedendola irrigidirsi, dovette immediatamente rassicurarla,
affermando che non la stavano sparlando, anzi. L’angelo inclinò la testa e
socchiuse gli splendidi occhi azzurri, cercando di comprendere dove volesse
arrivare il suo interlocutore, così quest’ultimo fu costretto a gettare la
sigaretta e, facendo un respiro profondo,
ad esprimere i suoi sentimenti.
«Vedi,
non è facile per me parlare di certe cose, considerato che dopo Rosaline non
c’è stata nessun’altra a cui avrei detto le famose tre parole …» , iniziò con
calma, cercando di arrivare lentamente al punto cruciale.
«Oh
mio Dio, Ro! Non vorrai dirmi che tu e quell’allupato …?», si fermò lei,
incapace di finire la frase per lo stupore e la repulsione nei confronti di
Cam; il demone fece una smorfia e scosse
violentemente il capo, scioccato dalla conclusione a cui era giunta.
«Assolutamente
no! Non si tratta di lui, ma di te: io … Io ti amo Arriane, più di quanto potessi
immaginare!» esclamò tutto d’un fiato, per poi aggiungere: «So cosa stai
pensando, siamo in due schieramenti opposti, ma sinceramente a me non importa,
così come non m’importa cosa diranno gli altri, mi basta solo sapere se anche
tu provi quello che provo io e …», non ebbe il tempo di finire quella frase,
perché Arriane glielo impedì.
Difatti,
dopo un attimo di smarrimento, l’angelo fremette e gli saltò al collo con le
lacrime agli occhi, baciandolo con passione: non avrebbe saputo rispondere in modo
più chiaro e d’altronde era giusto così, visto che lui era quello che si
perdeva in mille parole, mentre lei era quella che agiva senza troppi
preamboli. Alla fine dei fatti, forse erano proprio tutte quelle differenze a
renderli una coppia tanto perfetta …