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Autore: _World_    28/06/2014    2 recensioni
Lukabeth - Percabeth
{Indicò Annabeth "Risparmiate la ragazza" gli tremò appena la voce "Con lei parlerò prima...prima del nostro grande trionfo"}
Sappiamo tutti cosa accadde dopo. Percy richiama il segugio infernale e scappano lontano da Luke ed il suo esercito. E se le cose fossero andate diversamente?
Cosa sarebbe accaduto se Luke ed Annabeth avessero davvero parlato, in quell'occasione?
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Luke Castellan, Percy Jackson, Rachel Elizabeth Dare
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Piccola premessa, PER FAVORE LEGGETE: Volevo avvisarvi già da subito che questa FF è stata scritta e pubblicata tra le 3-4 di notte, pertanto potrebbero esserci errori di svista o battiture, che ad ogni modo ricontrollerò nei giorni seguenti, però volevo chiedervi, se notate qualcosa di male, fatemelo sapere e correggerò subito. Grazie e buona lettura.


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Annabeth sudava freddo.
Percy era stato ai patti. Non era intervenuto ad aiutare quel centauro, si era scontrato con Ethan Nakamura ed infine aveva combattuto e sconfitto il ciclope Anteo. Eppure i loro nemici continuavano ad essere scorretti, trovando la scappatoia disonesta. Tuttavia, erano loro ad avere il coltello dalla parte del manico.
Percy, Annabeth e Rachel si trovavano in territorio nemico, senza armi e numericamente svantaggiati se avessero dovuto ingaggiare in un combattimento. Senza contare che Rachel era solo una mortale, speciale, ma pur sempre una mortale.
La mente della bionda lavorava ininterrottamente, mentre Luke ordinava di ucciderli tutti per risparmiare solo lei. Si chiese vanamente il motivo. Lo vedeva nervoso, quasi turbato.
Si guardava freneticamente attorno, cercando una soluzione fattibile. Era una figlia di Atena, per gli Dei, ma tutto sembrava impossibile. Le porte era sbarrate, l’entrata sorvegliata, l’arena troppo grande eppure paradossalmente piccola per ogni azzardo.
Percy si mosse, attirando l’attenzione di tutti. Prese un fischietto argentato dalla tasca e lo usò. L’oggetto andò in frantumi ma non accadde nulla, se non essere schernito da Luke che dopo secondi di incertezza diede l’ordine di avanzare al suo esercito. Il figlio di Poseidone, dal canto suo, era più che confuso. Sarebbe dovuto succedere qualcosa. Qualunque cosa. Sapeva che non avrebbe dovuto mai fidarsi di Quintus.
Si preparano ormai alla fine.
Rachel aveva compreso sino alla fine la pericolosità della missione in cui si era inoltrata, solo in quell’istante. Nel momento in cui Percy dovette affrontare più di uno scontro mortale, uscendo comunque perdente, e nel momento che una persona a lei del tutto sconosciuta, decretava la sua morte.
Era così ingiusto, si ritrovò a pensare frustrata.
Percy non riusciva ad accettare quella falsa sconfitta. Era lui il vincitore, l’eroe della profezia, colui che aveva affrontato mostri e Dei con i suoi amici, e che nonostante tutto era sempre uscito vivo. Non poteva morire, non oggi.
I nemici erano ormai troppo vicini per poter opporre qualunque resistenza.
Annabeth morse talmente forte, la mano che le tappava la bocca da trovare uno spiraglio di libertà. Nel momento stesso che il mostro la tolse, sopprimendo un ringhio di dolore, si dimenò, sino a fargli allentare la presa con una gomitata alle costole, divincolandosi infine e correndo al centro dell’arena, al fianco di Percy. Tutti si fermarono immediatamente. Dopo tutto, era lei quella che doveva restare incolume, gli avversari non potevano certo rischiare di non compiacere il loro capo.
Luke si alzò dal suo scranno, puntando i suoi occhi gelidi sui due eroi.
<< Aspetta un momento >> riuscì a dire con voce sicura, dopo istanti silenziosi. Era un’azione terribilmente rischiosa, si rese conto. Buttarsi in mezzo alla mischia senza alcuna certezza di sopravvivere. Forse l’azione meno pensata di tutta la sua giovane vita, ma cos’altro avrebbe potuto fare. Erano in situazioni estreme, non avrebbe mai sopportato una fine del genere per quella missione.
Sin da bambina, fremeva per poter condurre un’impresa. Un’impresa tutta sua. Era la figlia di A tena, si sentiva all’altezza di poter gestire una situazione tale, non sarebbe rimasta a guardare mentre la sua prima impresa veniva brutalmente infranta da mostri ignoranti.
<< Prima di fare qualunque cosa. Avrei delle informazioni da darti. >> scoccò un’occhiata a Percy. Quest’ultimo la guardava con occhi sgranati, implorandole di non farlo. Annabeth assunse una faccia quanto più distaccata e professionale potesse fare, dimenticandosi che quello era lo stesso giovane che aveva baciato prima dello scontro con i Telchini, dimenticandosi che dinnanzi a lei, aveva tutto ciò che restava della sua famiglia, dimenticandosi di tutto ciò che poteva essere lecito. Doveva giocarsi bene le sue risorse, o non ne sarebbero usciti vivi. << Informazioni molto utili >> aggiunse con fare serio e allettante.
Notò infatti uno scintillio nello sguardo freddo di Luke. << Credo sia il caso di parlarne in privato. >> esordì serio, non lasciando trasparire alcuna emozione << Imprigionate gli altri due, non fate nulla sino a nuovo ordine, e portate la ragazza nelle mie stanze. >> Stava facendo esattamente il suo gioco.
Annabeth si lasciò scortare docilmente, facendo vagare le iridi plumbee per memorizzare la strada a ritroso. Se tutto andava secondo il nuovo piano, sarebbe dovuta restare in quel luogo per tempo indefinito, quindi meglio prendersi un vantaggio.


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Secondo quanto calcolato da Luke, Annabeth avrebbe dovuto varcare quella soglia da un secondo all’altro. Non si rese conto di quanto desiderasse vederla, vederla davvero, finché oltre quello strato di legno, non si levarono voci e qualcuno bussò.
Con voce calcolata, diede il permesso di avanzare, ordinando poco dopo di essere lasciato in sua compagnia.
Il silenzio regnava sovrano, avvolgendoli nelle sue subdole spire. I due semidei conducevano un duello di sguardi senza proferir parola. Mirandosi, studiandosi, cercando l’uno nell’altro dei netti cambiamenti che a loro sfuggivano. Perché, nonostante il tempo trascorso, le loro lotte, i loro piani per trionfare, non potevano annullare quei sentimenti.
Perché nonostante tutto, per Luke, Annabeth era ancora quella ragazzina a cui voleva bene. Era sempre lei, la stessa bambina che a sette anni si raggomitolava vicino a lui la notte, per paura dei mostri.
<< Sei cambiata >> riuscì finalmente a dire. Non era detto con disprezzo, non la stava giudicando per le sue scelte, esattamente come lei faceva con lui. Semplicemente, si ritrovò costretto ad ammettere l’evidenza. Annie, la sua annie stava maturando. Stava sviluppando doti che sin da piccola aveva, come quando li aveva salvati da quel ciclope, ora si accingeva a salvare i suoi amici.
<< Anche tu >> replicò nel medesimo modo.
L’ultima volta che Luke l’aveva vista, era sul Monte della Dannazione, quando Atlante l’aveva usata come esca per far cadere in fallo Artemide. Il piano aveva funzionato, Annabeth aveva aiutato Luke, ignorando le avversità. Anche in quel caso lui l’aveva salvata, proponendola come prigioniera anziché farla uccidere, proprio in quel momento.
<< Proprio non capisci che ti sto solo salvando la vita? >> le parole gli uscirono in un sussurro involontario e rabbioso, cogliendo di sprovvista la bionda.
Annabeth si sentì a disagio, del resto l’aveva sempre difeso, non avrebbe accettato di saperlo schierato dalla parte sbagliata, semmai ne esisteva realmente una. Era grata per quelle premure, ma doveva ragionare. Necessitava di lucidità per attuare il suo piano, il che era alquanto difficile. Aveva la fonte dei suoi pensieri a pochi metri da lei, aveva pensato così tanto a come poterlo salvare, a come sottrarlo dalle tenebre. << Saresti potuto restare.. >> optò per quella risposta, del resto era la verità, omettendo molto altro.
<< Come potevo? >> ruggì con odio. << A loro non interessa nulla di noi, siamo solo semidei insignificanti, sai quanti ce ne sono di eroi come noi? >>
<< E credi che riportare al potere un padre che mangiava i propri figli sia meglio? >> incalzò rigida. Non voleva discutere, né farlo infuriare, non sarebbe riuscita a far funzionare l’idea escogitata, ma non poteva celare la verità, forse l’avrebbe fatto ragionare, sarebbe riuscita a farlo redimere. << Forse è meglio essere ignorati che maltrattati e mangiati. >>
Luke si avvicinò a lei, con falcate imperiose, quasi volesse marcare la sua supremazia in quel territorio. Era più alto di lei, ed ormai a pochi centimetri di distanza, la guardava dall’alto in basso, come a volerle ricordare il suo posto al cospetto del nuovo capo. Doveva essere accondiscende, non poteva affrontare i problemi di petto come faceva di consuetudine Percy, non sempre potevano essere risolti, a volte bisognava raggirarli e riguardarli in un secondo momento. << Luke, io, tu e Talia eravamo una famiglia. >> gli ricordò allungando lentamente una mano verso di lui. Non notando alcuna reazione brusca, da parte del ragazzo, gli carezzò la guancia sfregiata da quella cicatrice causa molti anni prima, forse la causa di tutto. Il biondo rimase immobile, continuando a guardarla ma Annabeth avvertì un impercettibile rilassamento. << Ormai Talia vive la sua immortalità al fianco della Divina Artemide, non può spezzare quel giuramento >> spiegò mestamente. Luke sovrappose la sua mano a quella della bionda. Entrambi socchiusero gli occhi, catapultandosi in una dimensione isolata, riscoprendo quel tocco perduto.
<< Ma tu sei ancora in tempo >> concluse la ragazza rompendo quell’atmosfera solo loro.
Luke serrò la mascella, tornò ad indossare quella maschera da leader sicura e risoluta, allontanandosi da lei.
Annabeth si morse il labro inferiore, ci era quasi riuscita.
Solo in quel momento, notò realmente la stanza di Luke. Studiandola con attenzione, cercando di cogliere nuove informazioni riguardo il suo proprietario. Ogni cosa rivela ciò che sei davvero.
Le luci era flebili e soffuse, disposte strategicamente così da illuminare l’intera area mantenendo un’atmosfera di penombra.
<< Non tornerò indietro nella mia scelta, Annie. >> nonostante l’avesse apostrofata con il piccolo nomignolo che aveva adottato quando era piccola, il suo tono era duro.
“Nemmeno io”, pensò apertamente senza però esplicitarlo direttamente.
<< Immaginavo di non poterti fare cambiare idea >> catturò la sua attenzione << Quindi volevo proporti uno scambio >>
Luke inarcò un sopracciglio voltandosi verso di lei. Appoggiandosi al bracciolo di uno dei divani di pelle scura, coordinati al colore mogano del legno che arredava gran parte delle pareti e del pavimento. << Ti ascolto >> la incitò scrutandola, non più con fare sospetto, ma con sincero interesse.
<< Lascia andare Percy e Rachel e io resterò qui, con te. >> pensò se fosse saggio immolarsi per la causa, era lei il capo della spedizione, avrebbe dovuta guidarla sino alla fine.
Per pochi istanti, il volto dai lineamenti affilati di Luke fu attraversato da una maschera di sorpresa. Con un colpo di reni si alzò andandole in contro. Stavolta Annabeth si tese come una corda di violino. L’interlocutore le girava attorno, studiandola quasi fosse una cavia da laboratorio. << Temo non sia possibile >> parlò come fosse un datore di lavoro che rifiutava un progetto << Percy potrebbe essere il ragazzo della profezia. Il che si rivelerebbe un vero ostacolo per il successo di Crono >>
<< Potrei esserti più utile di quanto non pensi. Ero io che gestivo l’impresa >> comunicò quasi fosse un’informazione molto preziosa, il che in parte forse lo era. Entrambi sapeva quanto lei avesse faticato per ottenerne una.
Luke assunse una faccia che si avvicinava molto all’ammirazione. << Alla fine ce l’hai fatta, eh, Annie? >>
<< Così si direbbe >> per un attimo sembrò essere tornati ad anni prima, quando ancor nulla turbava il loro rapporto.
<< A maggior ragione, non posso ostacolarti. Condurrai la tua impresa >> decretò.
<< Non posso farli morire, Luke. Io sono responsabile della loro vita. >> gli fece pazientemente notare << Dai loro la possibilità di proseguire, io ti aiuterò ad ostacolarli. Quando torneranno al campo mezzosangue a mani vuote, io non sarò più responsabile per loro e avrò concluso la mia missione. >> si scambiarono un’occhiata d’intesa. Castellan si avvicinò a lei, quasi certo della sua fedeltà. << E a quel punto, solo a quel punto >> continuò avvicinandosi di rimando << Potrai invadere il Campo. >>
<< Quel che tu mi stai proponendo, è un’alleanza >> la smascherò facendo scorrere le sue dita sulla spalla di Annabeth, lasciandole lentamente cadere lungo il braccio, sino ad intrecciarsi con la mano di lei.
<< Se così la vuoi chiamare >> accordò.
<< Sapevo che saremmo riusciti a ricongiungerci >> soffiò a pochi centimetri dal suo volto, passandole la mano libera sullo zigomo, tra i capelli.
<< Infondo, lo sapevo anche io >>
La guardò davvero un’ultima volta, finalmente sollevato di avere nuovamente quel piccolo uragano dalla sua. Trovò sempre gli stessi occhi grigio tempesta a ricambiare. Non importava quanto potessero essere cambiati, Annabeth l’avrebbe sempre visto come il ragazzo che amava, e lui l’avrebbe sempre vista come la ragazzina da difendere e amare. << Abbiamo un accordo, quindi? >> domandò solo come ulteriore conferma ai suoi dubbi.
<< Abbiamo un accordo >> certificò sorridendogli.
Lì, protetti da quelle quattro mura e dalle luci soffuse del segreto, i due sfortunati amanti del campo mezzosangue (*), si scambiarono il loro primo bacio.
Una lieve effusione a fior di labbra, quasi per saggiare la reale esistenza dell’altro in quel momento, che non fosse solo un sogno od un miraggio. Si strinsero le mani, ed approfondirono il contatto.
No, loro erano reali.
Luke l’attirò a sé, facendo aderire i due corpi, assorbendo quanto più calore possibile. L’aveva sognata, aveva pregato dentro di sé di poterla rivedere, di poterla avere come alleata, di non doverle sempre salvare la vita subdolamente, dovendo nascondere l’atto con qualcosa di più vile. Di poterle solo fare capire quanto, nonostante tutto ci tenesse a lei. Ed ora era lì, tra le sue braccia, viva.
La sua mano corse lungo la schiena di lei, risalendo sino ad artigliarle i capelli, inspirando il suo odore.
Quel bacio era diventato più violento, più passionale. Riversando in esso, anni di desideri, speranze e paure. Sfogandosi l’un con l’altro, le emozioni che entrambi avevano scatenato.
Era fatta. Aveva portato Luke precisamente dove serviva, ora doveva solo sperare di non perdersi nei suoi sentimenti.
Avrebbe collaborato con lui, fingendo di aiutarlo, ma al contempo ostacolando affinché la missione di Percy andasse a buon esito.
Amava Luke, esattamente come amava Percy. L’unica differenza tra i due, uno era schierato nella giusta fazione, ciò gli garantiva quel vantaggio in più che gli permetteva di averla davvero.
Inconsapevolmente, Annabeth era destinata a presiedere al fianco di Percy. Ciò nonostante, Luke sarebbe rimasto la sua incognita più grande, il dolore più forte. Sapeva che prima o poi il suo piano sarebbe venuto allo scoperto, e lì avrebbe fatto la sua scelta più importante. Sapeva anche come in quel preciso istante, il Dio delle Scelte, Giano, stesse aspettando con impazienza quel momento, per il suo divertimento personale.
La verità è che non sapeva cosa sarebbe accaduto una volta scatenata la grande battaglia, ma semmai gli fosse successo qualcosa, lui avrebbe continuato a vivere.
Nel cuore di Annabeth.

Note dell’autrice<:Buona sera gente, ho scritto questa one-shot d’impulso, chiedendomi cosa sarebbe successo se Annabeth e Luke avessero avuto l’occasione di un po’ d’intimità, ed ecco che ne è uscito fuori. Ci terrei a sentire anche i vostri pareri, sono ben accette critiche costruttive.
Null’altro da aggiungere.
A presto ^^
  
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