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Autore: Isaka chan    28/06/2014    4 recensioni
"Ah? Senti Nathaniel, non sono il tuo servo da un paio d'ore, lo sono ormai da decenni! E anche se la cosa mi secca, credo di meritare una spiegazione del perché tu mi abbia fatto trottare a destra e a manca per qualcosa di cui è evidente ti frega poco e niente."
Nathaniel entrò nel pentacolo e mi guardò per la prima volta da quando mi aveva convocato: aveva delle occhiaie a dir poco tremende, il pallore di un morto e i capelli disordinati. E non è che profumasse di rose, sentivo la puzza di fatica e sudore anche da dove mi trovavo.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Come potrei dimenticare quella notte? Il suo inizio fu amaro, ma come dolce fu la sua fine!*

Nathaniel mi aveva spedito nel pomeriggio a raccogliere informazioni in giro per Londra, perché al grande mago pesava troppo il deretano e non poteva farlo da solo, nonostante avesse contatti con chiunque e potesse risolvere la questione molto velocemente.
Era stato piuttosto semplice trovare ciò che desiderava, ovvero i nominativi delle persone che si sarebbero imbarcate insieme a noi per il viaggio in Europa. A dire il vero, tutta quella missione sembrava facile, forse anche troppo conoscendo Nathaniel e i guai in cui era solito cacciarsi.
Dopo anni al suo servizio avevo imparato che quando c'era lui di mezzo niente poteva andare bene. E sfortunatamente per il sottoscritto, quello era davvero furbo e scaltro, e nonostante sapessi il suo vero nome non ero ancora riuscito a fargliela, così da mangiarlo, levarmelo dalle scatole e tornarmente nell'Altro Luogo una volta e per tutte.
Era scampato alla morte, ai maghi più potenti, ai marid, agli afrit, a tutto! 
Nathaniel, ora potevo dirlo, era l'umano con la fortuna sfacciata più grande del mondo. Peccato solo che si servisse sempre e solo di me, quasi non conoscesse altri spiriti a cui infliggere la tortura del contratto e le pene della permanenza sulla Terra.
Sospirai nervoso e decisi di tornare a fare rapporto.
Mi trasformai in uno splendido falco scuro e mi alzai in volo velocemente.
Volteggiai tra gli edifici di Londra, controllando su tutti i livelli l'eventuale presenza di qualche nemico nascosto. Come già detto, la missione mi sembrava fin troppo facile ed ero sulle spine già da parecchi giorni, ovvero da quando ero stato convocato.
Non trovai nulla e volai verso la stanza di Nathaniel il più in fretta possibile.
Atterrai sul suo letto vuoto e mi ritrasformai, questa volta in un giovane dalla pelle chiara e i capelli rossi, con le lentiggini sparse sul viso e sulle braccia nude.
La stanzetta era vuota, la porta chiusa e il letto in ordine, segno che il ragazzo** non era ancora tornato.
"Grandissimo mago Mandrake?" lo scimmiottai.
Adoravo il cipiglio adirato che gli compariva sulla faccia ogni volta che lo chiamavo Mandrake. Era stato lui a ordinarmi che il suo nome non fosse mai rivelato in alcun modo, perciò che scelta potevo avere?
Nonostante tutto, però, di lui non vi era traccia.
Mi sedetti sul pavimento ad aspettarlo, dato che non avevo nessuna voglia di andarlo a cercare. Non mi aveva ordinato di proteggerlo e se ero ancora lì significava che morto non poteva essere, quindi non avevo nulla di cui rammaricarmi.
Lo vidi arrivare quando il sole era ormai calato e le stelle brillavano in cielo, carico di libri e con l'aria di chi non dormiva da settimane. Ripensandoci, era dal giorno della mia convocazione che non chiudeva occhio (e forse anche di più), ma non aveva voluto dirmi il perché e io non avevo indagato. Era ancora veloce nelle punizioni e la mia essenza non ne voleva sapere di essere castigata inutilmente.
"Ehi, ma qual buon vento! Il tuo servo più fedele (e anche l'unico) è tornato con quello che cercavi."
"Bene."
Si appuntò velocemente i nomi dei maghi e dei politici che avrebbero partecipato al viaggio, poi mi fece segno di seguirlo e mi portò nella stanza delle convocazioni.
"Mi congedi?" chiesi incredulo saltando nel pentacolo.
Non era mai accaduto che Nathaniel mi facesse andare via nel bel mezzo di una missione. Ora sì che tutto cominciava a non tornarmi.
Missione troppo semplice, un contratto fin troppo libero per uno come me e Nathaniel che pareva quasi un essere umano normale -tranne quando mi puniva per i miei simpatici nomignoli-... cosa stava accadendo?
"Pretendo una spiegazione, almeno." 
"Non ti devo alcuna spiegazione, Bartimeus. Io sono il padrone, tu il servo."
"Ah? Senti Nathaniel, non sono il tuo servo da un paio d'ore, lo sono ormai da decenni! E anche se la cosa mi secca, credo di meritare una spiegazione del perché tu mi abbia fatto trottare a destra e a manca per qualcosa di cui è evidente ti frega poco e niente."
Nathaniel entrò nel pentacolo e mi guardò per la prima volta da quando mi aveva convocato: aveva delle occhiaie a dir poco tremende, il pallore di un morto e i capelli disordinati. E non è che profumasse di rose, sentivo la puzza di fatica e sudore anche da dove mi trovavo.
"Bartimeus di Uruk, hai idea di quanti siano i libri, le pergamene e gli scritti in cui appaiono il tuo nome e la formula che permette di convocarti?"
Finsi di pensarci, anche se in realtà non ne avevo proprio idea.
"Un centinaio, forse? In fondo sono un jinn di quarto livello, ho sconfitto marid e afrit in epoche lontane e anc-"
"Sì sì, lo so già" m'interruppe agitando la mano spazientito.
"Comunque no, non ci sei neanche andato vicino. Sono migliaia, Bartimeus, migliaia di scritti. E prima che ti convocassi, mentre stavi a oziare nell'Altro Luogo, ho girato il mondo in lungo in largo per cercarli tutti."
Qualcosa in me ribollì: da una parte non riuscivo a crederci, ma dall'altra una flebile e incredibilmente forte speranza si fece largo e mi scombussolò l'essenza.
"Pe... perché?" mormorai improvvisamente a corto di parole.
"Per distruggerli. Tutti, dal primo all'ultimo. E se vuoi saperlo, questa tua convocazione è stata casuale. Ricordavo che mi avessi citato altri nomi con cui ti facevi chiamare, così ne ho provato uno ed eccoti qua. Ho distrutto anche quelli. Ogni singolo riferimento a te è andato perso. Mi ci sono voluti otto anni, tanti marid e un'infinità di altri jinn e afrit per fare questo, e ora l'unico libro in cui il tuo nome appare è quello che possiedo io. L'unico che non distruggerò."
Caddi in ginocchio per lo stupore, mentre la mia essenza continuava a vibrare e a far tremare le mie mani.
Non sarei più stato richiamato sulla Terra. Niente più dolore, niente più maghi da servire, niente lotte tra i miei simili.
Scossi la testa e cercai di calmare il turbinio di emozioni che vorticava dentro di me.
"Perché avresti dovuto farlo?" domandai accigliato.
"Tu conosci il mio nome. Quando a convocarti non sono io, tu puoi benissimo spifferare la mia identità ad altri ed espormi a pericoli mortali. Ho provato a tenerti incatenato a me, ma l'unica cosa che ho ottenuto è stata il vederti patire per una permanenza troppo prolungata."
Nathaniel riprese fiato e si girò a osservare la pioggia attraverso la finestra: quando aveva iniziato a cadere? Non ci avevo fatto caso.
Tossicchiai un paio di volte e lui tornò con gli occhi su di me.
"La verità è che avrei benissimo potuto farti morire, ma anche se ho provato a negarlo, tu sei fin troppo importante per me. La mia prima convocazione seria, il mio primo jinn. Ormai sei l'unico a conoscere il mio vero nome, sei l'unico che può permettersi di chiamarmi con tanta famigliarità. E tenerti sulla Terra per paura nuoce ad entrambi."
Finalmente cominciai a capire il perché di tutto ciò: mi voleva vivo, ma solo per sé. Un mago piuttosto egoista, questo lo sapevo già, ma che aveva compiuto un gesto di estrema generosità nei miei confronti, sebbene alla fine fosse tutto per suo stretto interesse.
"Quindi eccoci qui. La missione che ti ho assegnato era una frottola, immagino che tu lo abbia capito. Posso congedarti e tornare tranquillamente alle mie mansioni."
"Non verrò più richiamato?"
"Da nessuno all'infuori di me. E al momento non necessito dei tuoi servigi, Bartimeus. Puoi tornare a sollazzarti nel tuo mondo."
Rimasi con la bocca aperta a guardare Nathaniel come se lo vedessi per la prima volta. Nonostante tutto, in quel momento mi parve di scorgere la figura sorridente di Tolomeo.
Alla fine, sebbene avessero caratteri e personalità opposte, quell'affetto che provavano entrambi per me li rendeva molto simili. Non mi dispiaceva, in fondo.
Ok, Nathaniel era un pessimo padrone sotto molti aspetti e mi aveva messo nei casini fin troppe volte, ma aveva comunque fatto sì che fosse il solo e unico a potermi convocare. E una volta morto sarei stato libero.
Per sempre.
"Ti stai già pregustando il momento in cui morirò?" chiese leggermente irritato.
"Io? Ma no, cosa vai a pensare!"
"Voglio congedarti il prima possibile, sei irritante."
"Perché tu invece sei mister simpatia, vero?"
Lo sentii ringhiare brevemente, dopodiché iniziò a recitare la formula del congedo. 
E mentre la mia essenza ritornava all'Altro Luogo, notai un luccichio ai lati degli occhi di Nathaniel: lacrime.
Allungai la mano verso di lui, ma il congedo terminò e io abbandonai la Terra senza riuscire più a parlargli.
Nathaniel, oltre ad un pessimo padrone, era anche un pessimo bugiardo. Aveva bruciato tutti gli scritti, anche il suo, probabilmente per paura che qualcuno glielo rubasse. O forse per... no, non lo sapevo e non l'avrei mai saputo.
Ero libero, finalmente, nessuno avrebbe più pronunciato il mio nome.
Nessuno.
La mia essenza si tese a quel pensiero e quasi provai dolore. 
Già, neanche Nathaniel mi avrebbe più chiamato, con quella sua faccia da gufo rabbioso e gli occhi infossati come i crateri della Luna.
Se non altro, pensai, mi restavano ancora i ricordi: i suoi, quelli di Tolomeo, quelli di Kitty e di tanti altri che mi avevano fatto un'impressione diversa dalla solita. Come Asmira, anche. E Salomone.
La mia essenza si rilassò e finalmente riuscii a crogiolarmi in quella piacevole sensazione che l'Altro Luogo mi donava.
E questa volta sarebbe stato per sempre.
Grazie ad uno sciocco mago egoista e sentimentale.
Grazie a Nathaniel.







*Per quanto dolce possa essere una cosa fatta da un inutile essere umano nei confronti di un jinn del mio livello, s'intende.
**ragazzo... Be', ormai aveva passato la trentina, tanto ragazzo non era più. Ma dato che lo conoscevo da tempo -e che comunque, rispetto a me, era più giovane- continuavo a vederlo come il ragazzino sbarbatello che era quando mi aveva convocato la prima volta.




Angolo di nonlosomancoio:
Era partita come una flashfic. Poi è andata avanti ed è diventata ciò che avete letto. 
Il tutto necessita di qualche spiegazione.
La fic è nata da una series su Ask che recita: “Writing Stuff Series” Day # 15- « Come potrei dimenticare quella notte? Il suo inizio fu amaro, ma come dolce fu la sua fine» (Pasolini).‎
Ovviamente è una AU in cui Nath non è morto ed è cresciuto normalmente fino a diventare un uomo. Un uomo che conserva ancora la paura del suo nome.
Il finale non doveva uscire angst, maaaaaa giuro che non è colpa mia.
È l'angst che viene da me, non sono io che lo cerco.
Comunque, è la mia primissima fic su di loro, personaggi che amo DA ANNI e su cui vorrei scrivere così tanto che a volte sto persino male.
Spero di essere rimasta abbastanza IC. Spero.
Che dire, grazie a tutti quelli che la leggeranno!

Isaka chan
   
 
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