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Autore: Becky_99    28/06/2014    1 recensioni
Torna la nostra Sophie che sotto la pioggia passa in pasticceria, incontrando un vecchio amico.
E si diverte con Natasha a prendere in giro Skye per l'appuntamento che ha rimediato.
E parecchi soldi scommessi girano alla tower...
[Dedicata a Erika, come tutte le altre]
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Skye
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Sophie FitzSimmons, vita di una ragazza alla Tower...'
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Tè alla cannella e appuntamenti...


C'è solo un modo per definire New York sotto la pioggia: grigia e nera.

Grigi sono i palazzi, nere le loro finestre, grigi i vestiti dei passanti e neri i taxi che sfrecciano sulle grigie strade.

Sembra un vecchio film in bianco e nero, ma Sophie non si sente né l’affascinante Gene Kelly che, dondolandosi da un lampione cantava “Singin’ in the rain” in Cantando sotto la pioggia, né la bella Audrey Hepburn che con i suoi orecchini di perle e il cappello largo aveva incantato milioni di persone in Colazione da Tiffany.

Per fortuna la ragazza non odia la pioggia, ma a differenza di tutti, le piace; ama rimanere in casa e guardare dalla finestra le gocce di pioggia che si posano sul vetro e seguirne con il dito il loro percorso fino alla fine, le piace indossare impermeabile, stivali e cappello gialli perché secondo lei sono le uniche cose che danno un colore alla città che sotto la pioggia si spegne come una candela al vento.

Le gocce precipitano dalle nuvole bagnando l'intera città, picchiettando sulle strade e gocciolando nei tombini.

E anche se la pioggia continua a cadere imperterrita, Sophie non se ne cura più di tanto.

Protetta sotto il suo ombrello si ferma tranquillamente di fronte a quella che è, a sua opinione, la migliore pasticceria, o meglio cupcakeria, di tutta Manhattan. Anzi di tutta New York.

La tenda a strisce gialle e bianche ripara dalle gocce una piccola parte del marciapiede, e Sophie si posiziona sotto di essa, in modo da non essere completamente sotto la pioggia. Il problema è che si trova praticamente spiaccicata contro la vetrina, per non bagnarsi.

Per evitare di fare la figura dell'idiota, con il naso premuto contro il vetro, prende la saggia decisione di fare un passo indietro, ritrovandosi però esposta ai goccioloni che precipitano dalle nuvole plumbee.

Sbuffa sonoramente, esasperata dalla situazione, e capisce quello che deve fare.

Entra, chiudendo l'ombrello dietro di sé e lasciandolo scivolare nel vaso accanto alla porta, che ne ospita già tanti altri.

Viene subito accolta da un leggero tintinnio, proveniente dalla campanella a vento posta sopra alla porta, che suona ogni qualvolta essa viene aperta.

Poi viene investita dall'odore che si diffonde dalla cucina in tutta la sala. Chiude gli occhi ed inspira a fondo. Un misto di dolci appena sfornati, zucchero, limone, cannella e caffè.

Un paradiso, per riassumerlo con una parola sola.

Si sistema al solito sgabello davanti al bancone, notando che la cameriera, Janet, è occupata con un ordine ad un tavolo.

Nell'attesa che si liberi, lascia vagare lo sguardo per tutto il locale, notando che hanno appeso un nuovo quadro, con una veduta di New York di notte, alla parete.

Il locale è diviso in due stanze, la prima, quella in cui si entra, è spaziosa e ospita parecchi tavolini rotondi e altrettante sedie, il bancone, con annessa vetrina in cui vengono esposti i dolci e le prelibatezze della casa e qualche sgabello alto, per chi, come lei, non si ferma mai troppo a lungo. Si accede all'altra parte del negozio attraverso una porta in legno, dipinta di bianco, che però non viene quasi mai chiusa. L'ambiente lì è più rilassato, ci sono bassi divanetti con tavolini e qualche giornale.

È il posto adatto per rilassarsi.

E poi c'è una porta, in mogano, con la maniglia dorata e si affaccia su una scala, che conduce al piano superiore, dove c'è l'abitazione della proprietaria della pasticceria e dei suoi nipoti.

 

-Buongiorno!- esclama allegra Janet, prima di voltarsi e affaccendarsi con la macchina del caffè -cosa ti porto?- le chiede di spalle.

 

Prima che Sophie abbia il tempo di rispondere, o anche solo di salutare la ragazza, una mano sconosciuta le posa una tazza fumante sotto al naso

 

-Tè alla cannella, con il miele e senza zucchero- risponde al suo posto una voce che la giovane conosce bene.

 

Quando infatti si gira, al suo fianco è seduto proprio il ragazzo che si aspetta di vedere.

 

-James!- esclama, abbracciandolo -ma non eri in un qualche posto sperduto dell'Africa a salvare vite?!- gli chiede curiosa.

 

-Diciamo che sono tornato a casa- le risponde con un sorriso

 

-Diciamo che ti hanno rispedito a casa- commenta Janet, posando le tazze su un vassoio e prendendolo in mano

 

-Non è vero!- quasi urla in risposta lui, ma quando la ragazza passa accanto a Sophie le sussurra nell'orecchio: -Fidati, non lo sopportavano neanche lì...- facendola scoppiare a ridere.

 

Quando guarda la faccia di James non può che continuare a ridere. Ha stampata in viso un espressione da bambino offeso nel profondo, e, con il labbro tremolante, sembra quasi che stia per scoppiare a piangere, e Sophie non può far a meno di rassicurarlo sulla questione "ritorno dall'Africa". Lo sa che non l'hanno cacciato.

 

-Grazie, comunque- gli dice, indicando il tè, su cui ha iniziato a soffiare per farlo raffreddare. Lui fa un gesto noncurante con la mano, liquidando la frase.

 

-Non mi aspettavo che ti ricordassi come bevo il tè- aggiunge poi la ragazza, prendendone un sorso. Il sapore della cannella le scivola in gola, gentilmente abbracciato a quello del miele, che è un balsamo per il suo mal di gola costante, d'inverno.

 

-Come posso scordarmelo, Fitz?- gli domanda retorico. Ha ragione, è praticamente impossibile scordarsi quello che le piace, dato che si conoscono praticamente da sempre.

 

Infatti ha incontrato James e sua sorella gemella Janet a scuola, quando era ancora piccola, e hanno poi continuato a frequentare le stesse classi, smuovendo mari e monti nelle scuole per riuscire a frequentare le stesse lezioni.

Sono cresciuti insieme, tra la Tower e la pasticceria e i parenti di Sophie apprezzavano particolarmente i vassoi domenicali che portavano i due ragazzi quando si fermavano a pranzo. C'erano stati quando erano morti i suoi genitori.

L'avevano aiutata in qualsiasi cosa le era servita e Sophie sapeva che qualsiasi cosa fosse successa, avrebbe sempre avuto due mani pronte ad aiutarla.

In realtà quattro.

Però, mentre beve il suo tè, si accorge che qualcosa è cambiato, in James.

 

-Non hai più il barbone da babbo natale!- esclama, battendo una mano sul bancone, contenta di essere giunta alla conclusione. James ride e annuisce

 

-Già, ho deciso di cominciare a farmi la barba- le dice.

 

E la ragazza non si trattiene dal dirgli che sta davvero bene, così.

Lo squadra da capo a piedi, per vedere se il viaggio in Africa l'ha cambiato anche per altre cose, ma riconosce il solito, vecchio James.

Indossa una maglietta, probabilmente di quelle monocolore e senza disegni che gli piacciono tanto, sotto a un maglione blu, che gli fa risaltare gli occhi, azzurri come Sophie non ne aveva mai visti. Azzurri come il mare in tempesta, come il colore che assumono le onde quando si infrangono contro gli scogli, cristallini, sinceri, quelli non sono cambiati di una virgola. I pantaloni, di un banalissimo color beige, quasi coprono le scarpe marroni, ma, seduto com'è sullo sgabello, Sophie può benissimo distinguere i calzini di due colori diversi, e non nasconde un sorriso. È un vizio che ha da sempre, prende due calzini a caso dall'armadio, dicendo che tanto nessuno si accorgerà mai della differenza.

Lui nota che sorride e seguendo la direzione del suo sguardo arrossisce un po', dando colore alle guance.

Sophie lo fissa per un attimo, negli occhi, soffermandosi su ogni particolare del suo viso. I capelli biondo scuro spettinati gli incorniciano il viso, qualche ciocca gli cade sulla fronte, le sopracciglia perfettamente allineate ed arcuate, le labbra stirate in un sorriso naturale e un lieve rossore sulle gote. E una cosa che prima non c'era. Una cicatrice. Piccola, sulla guancia, vicino all'orecchio, in realtà, ricordo del suo soggiorno in Africa.

 

-Mi servono tre ciambelle- dice Sophie a Janet, distogliendo lo sguardo dal ragazzo.

 

-Lascia stare, la servo io- informa James, alzandosi dallo sgabello e girando dietro al bancone. Cerca una bustina bianca dove mettere le ciambelle, che prende con un paio di fazzoletti. Poi porge il sacchetto alla giovane, che gli lascia i soldi sul bancone.

 

-Ma sei autorizzato a servire dentro questo negozio?- gli domanda

 

-Certo! Sono pur sempre il nipote della proprietaria!- esclama in risposta

 

-Allora lava questi, nipote della proprietaria- gli ordina Janet, lasciandogli davanti un vassoio pieno di tazze e piatti sporchi. Il volto di James si contorce in una smorfia, facendo ridere la sorella e l'amica.

 

-Buon lavoro, allora!- esclama Sophie uscendo

 

-Ti sono mancato, vero, Fitz?- le chiede, prima che chiuda la porta.

 

-La tua barba mi è mancata!- esclama lei, rispondendogli e uscendo.

 

Alcune risate gli giungono anche attraverso la porta del locale chiusa, e lei sorride, aprendo il suo ombrello e cominciando a camminare con direzione la Tower, sotto la pioggia che ancora cade.

 

***

 

Appena tornata dalla sua passeggiata Sophie si era subito diretta nel suo appartamento, al 71esimo piano della torre, era entrata nella doccia ben contenta di lavarsi via il freddo che si era insinuato sotto al cappotto.

Si era asciugata i capelli velocemente, stando ben attenta a non lasciarli troppo umidi, altrimenti il collo le avrebbe fatto male per giorni...

Si era infilata un paio di leggins, un maglioncino lungo e caldo e aveva tirato su i capelli con una matita.

Aveva afferrato la busta della pasticceria lasciata sul tavolo del suo appartamento e ora è in ascensore, aspettando che arrivi al piano da lei desiderato.

Quando le porte si aprono entra nel piano che ospita la casa di Skye. L'hacker si alza dal divano su cui era sdraiata e abbraccia la ragazza appena entrata, proponendole di spostarsi in camera, per stare più comode.

 

-Allora, cosa ti porta qui?- domanda Skye a Sophie, sedendosi sul letto

 

-Ti ho portato una cosa- le risponde lei, mostrando la busta della pasticceria, che aveva nascosto dietro la schiena.

La apre sedendosi accanto all'hacker, a gambe incrociate sul materasso, tirandone fuori la ciambella destinata a Skye, al cioccolato con la copertura fondente. Pesca anche la sua, adagiandola su un tovagliolo.

 

-Ti ho mai detto quanto ti voglio bene?!- esclama la giovane, ammirando la ciambella nella sua mano. Sophie sorride e annuisce in risposta.

 

 

-Spero non ti dispiaccia, ho chiamato anche Natasha, ne ho comprata una anche a lei- la informa.

E come recita il detto, "parli del diavolo spuntano le corna"...

In quell'attimo il trillo dell'ascensore le avverte dell'arrivo della Vedova Nera, che, non trovando nessuno in salotto si dirige verso la camera da letto dove trova le due ragazze.

Si siede vicino a Sophie dopo i soliti saluti e la giovane, in risposta alla domanda sul motivo di tanta fretta per vederla, le porge l'ultima ciambella.

Gli occhi di Natasha si illuminano per un momento, poi addenta il dolce e si perdono tutte e tre nel sapore dello zucchero e nella sofficità della pasta.

 

-Quello cos'è?- domanda all'improvviso Sophie, indicando un vestito appeso ad una stampella al pomello dell'anta dell'armadio.

 

Skye apre e chiude la bocca un paio di volte, cercando la risposta giusta per evitare che le amiche la prendano in giro. Natasha, vedendola in difficoltà corre in suo aiuto, cambiando argomento.

 

-Coulson ha detto che vuole il rapporto dell'ultima missione sulla sua scrivania domani mattina- dice alla ragazza curiosa, che sbuffa sonoramente -e ha anche detto di ricordarti che lo SHIELD...- continua, ma non fa in tempo a finire la frase

 

-Lo SHIELD non fa favoritismi. Lo so, lo so, me lo ripete da quando avevo dieci anni...- si lamenta Sophie -Mi date una mano a finirlo, peeeeeer favore?- domanda, facendo gli occhi dolci alle altre due.

 

Natasha annuisce, sollevando il morale della giovane agente. Invece Skye borbotta qualcosa sul fatto che è occupata e che non c'è per cena.

 

-Che cosa?!- esclama Natasha, che ha capito ogni parola pronunciata dall'hacker -non ci sei per cena e quindi hai un appuntamento!- gioisce

 

-È per quello che ti sei comprata un vestito nuovo!- esclama a sua volta Sophie, indicando l'abito appeso.

 

-Si, stasera esco, ma è solo per fare un favore ad una persona, e non è un appuntamento, è un'uscita a quattro!- si discolpa Skye

 

-Aspetta, aspetta, aspetta. Tony e Pepper stasera hanno un'uscita a quattro- le informa Nat -saremmo dovuti andare io e Clint, poi lui è stato chiamato per una missione ed è partito, quindi hanno chiesto di andare con loro a...- continua la donna

 

-Steve!- esclama trionfante Sophie, per essere riuscita a capire con chi esce l'amica. Poi ci ragiona. -Pensavo che Rogers portasse Sharon con lui- dice la ragazza, con l'aria confusa.

 

-La Carter gli ha dato buca, quindi mi ha chiesto un favore- le informa, ma notando le due facce da ebeti delle amiche -un semplicissimo favore. Me lo ha chiesto in ginocchio, ma pur sempre un favore. Tra amici. Nulla di cui preoccuparsi- aggiunge, sperando di aver messo fine alle idee della altre due.

 

Sophie si alza per guardare più da vicino l'abito scelto dall'amica e quasi sviene quando dà un'occhiata al cartellino con il prezzo.

-Da quando puoi permetterti una cosa del genere?!- esclama, tornando a sedersi

 

-Ecco... Io...- inizia a balbettare, accompagnando il tutto da parecchi colpi di tosse -non l'ho... Pagato... Ecco... Non l'ho pagato io... L'ha... Comprato... Steve...- dice, in una ventina di minuti buoni. La mascella delle ragazze minaccia di staccarsi dopo questa rivelazione

 

-Rogers ti ha pagato quell'abito?!- urla Sophie

 

-E pensare che il regalo più costoso che mi ha fatto Clint è stata una collana- commenta Natasha -e noi stiamo insieme da un po'- aggiunge, guadagnandosi un'occhiataccia da Skye

 

-Mi aveva dato un budget che era il doppio, se vogliamo essere precise- puntualizza l'hacker -solo che non volevo esagerare...-

 

-Un budget... Il doppio... Non penso di poterlo sopportare...- sussurra Sophie, shoccata.

 

-Okay, ora basta, è stato gentile, mi ha pagato il vestito perché mi doveva un favore per l'uscita di stasera, che ho accettato solo perché era disperato e ha detto che non c'era nessun altro a cui poteva chiedere- spiega

 

-Non c'era nessun altro a cui voleva chiedere- specifica Natasha -io ero liberissima stasera- aggiunge, per rafforzare il concetto

 

-Anche io, se lasciamo da parte il rapporto- le dà manforte Sophie.

 

Skye ci rinuncia e alza gli occhi al cielo, facendole uscire dalla stanza e spingendole in ascensore. Ringrazia per la ciambella e dice loro di farsi trovare alle 7 e mezza al "piano Avengers" per salutarla.

 

***

 

Alle 7 e 20 Natasha e Sophie si sono accomodate sui divanetti del "piano Avengers" per attendere la ragazza.

Seduto sulla poltrona di pelle c'era già Coulson, Tony e Pepper erano arrivati poco dopo. Virginia aveva raggiunto le ragazze sul divano, mentre Stark si era diretto al piano bar, a versare qualcosa per lui e Steve, che, seduto su uno sgabello non faceva altro che torturarsi un polsino della camicia. Il suono dell'ascensore che arrivava al piano li fece voltare tutti.

Le porte si aprirono rivelando...

James.

Con in mano una scatola con il logo della pasticceria.

 

-Come mai qui?- domanda Sophie, alzandosi e abbracciandolo.

 

-Vi ho portato le ciambelle per domani mattina. Ne mangiate ancora, a colazione, vero?- chiede il giovane, posando la scatola sul tavolo.

Gli altri annuiscono all'unisono e salutano il ragazzo, facendo domande sul suo soggiorno in Africa e l'attività in pasticceria.

Poi le porte dell'ascensore si aprono e ne esce la ragazza più attesa della serata, finalmente, lasciando tutti decisamente senza fiato.

L'abito che già sulla stampella appariva fantastico, indossato dalla giovane è perfetto. Lungo fino ai piedi, ha una sola spallina: una cascata di piccoli diamanti e strass che decorano anche una parte del corpetto con grandi ghirigori.

E' tutto sulle sfumature del fucsia, con la parte inferiore in lilla. Le punte di un paio di scarpe molto sobrie, monocolore rosa spuntano da sotto al vestito.

I capelli sono arricciati in tanti boccoli e portati tutti su una sola spalla, tenuti da un fermaglio.

Il primo a riscuotersi dalla vista è Tony, che fa i complimenti alla giovane, offrendole un drink, che lei rifiuta educatamente.

Pepper propone di avviarsi verso il ristorante, Steve allora si alza dallo sgabello e si avvicina alla ragazza con cui trascorrerà la serata.

Le fa tanti complimenti sinceri, facendola arrossire, poi la aiuta ad infilarsi il capotto e le tira gentilmente fuori dal colletto i capelli

 

-A me nessuno toglie i capelli dal colletto- sussurra Sophie

 

-A te nessuno mette il cappotto- bisbiglia in risposta James

 

Natasha sembra improvvisamente ricordarsi si una cosa. Si abbassa a raccogliere una borsa sul pavimento e ferma Skye, prima che entri nell'ascensore. Sophie e Nat le si avvicinano, porgendogli la pochet

 

-C'è tutto quello che ti servirà- la informano. Skye la apre, rovista tra fazzoletti, telefono, agendina, cerotti e set da cucito. Poi vede il fondo.

 

-Una pistola?!- esclama sottovoce

 

-Non si sa mai cosa può succedere...- le risponde Sophie, spingendola verso l'ascensore, prima che faccia altre domande.

 

Le porte si chiudono nascondendo i volti dei quattro amici.

 

-Venti dollari che si mettono insieme prima della fine dell'anno- propone Sophie a Coulson

 

-Quaranta, prima della fine del mese- ribatte lui e la ragazza non ci pensa due volte ad accettare

 

-Io me ne andrei...- dice James, alzandosi

 

-Ti accompagno- propone Sophie, andando verso l'ascensore con il ragazzo

 

Quando le porte si sono chiuse Natasha si dirige verso Phil e gli propone un'altra scommessa: trenta dollari che Sophie e James finiranno insieme prima della fine dell'anno.

 

-Mi manderanno davvero in bancarotta, prima o poi...- constata l'uomo, guardando la Vedova nera, che cammina trionfante verso l'uscita della sala.



Angolinoinoino dell'autrice:
Tadaaaaa!! Solita ispirazione serale, anzi notturna... E' uscita questa cosa qui... Diciamo che volevo accontentare una certa persona, scrivendo qualcosa sulla morte dei FitzSimmons, ma non ci sono riuscita... Scuuuuuuuuuusa <3
Dedicata a Thiare, come tutte quelle che ho scritto, grazie di tutto!
Spero vi sia piaciuta, scusate per l'impaginazione e se sono andata fuori personaggio, con Natasha e gli altri.
Grazie per aver letto,
A presto, Becks :*

  
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