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Autore: SmartieMiz    29/06/2014    4 recensioni
Sono tutti liceali così differenti tra loro con le loro passioni e i loro segreti, i loro sogni e le loro incertezze; eppure sono i perdenti, gli "sfigati", solo perché non seguono la massa o perché strani, "diversi" agli occhi altrui.
Solo perché c'è chi ama la propria patria. Chi la poesia. Chi la libertà. Chi l'amore.
[AU! Lycée; e/R - Jehan/Courfeyrac - Eponine/Combeferre - Marius/Cosette + other ships]
Rating dovuto alle tematiche trattate.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Courfeyrac, Enjolras, Eponine, Grantaire, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Titolo: The Losers
Rating: arancione
Genere: angst/introspettivo/romantico

 

Note: è la mia prima long in questo fandom e ci sto lavorando da molto tempo cercando di fare del mio meglio. Spero di non fare guai xD e spero possa piacervi :)

 

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Victor Hugo; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 

 

The Losers


                              

 

Per tutti coloro che, almeno una volta,
si sono sentiti fuori posto ~

 


Prologo ~ Apollo e Dioniso



Erano passati pochi giorni dall’inizio della scuola e Grantaire ancora non riusciva a credere che era finalmente in terminale: gli sembrava impossibile esser riuscito ad arrivare all’ultimo anno di liceo.
Quel giorno bighellonava per i corridoi vuoti della scuola: i ricci scuri scompigliati e gli occhiali da sole – anche se il tempo non era favorevole – gli davano un’aria trasandata. Aveva un mal di testa incredibile, dovuto alla sbornia della sera precedente.
«In auditorium i ragazzi si sono riuniti per poter sentire i loro futuri rappresentanti. La questione non è di suo gradimento?», lo ammonì un professore che era lì di passaggio.
«Sono sempre gli stessi inutili discorsi», rispose il ragazzo, scocciato.
«Le chiedo di non mancare», fece quello, per poi dire: «Gli occhiali». Se ne andò.
Grantaire sbuffò, posando gli occhiali da sole e scoprendo un paio di occhi gonfi e rossi.
Si recò in auditorium e riuscì soltanto a sentire l’ultima frase di quello che era il discorso sciocco di una ragazza. Ogni anno si candidavano studenti semplicemente smidollati che facevano proposte oscene e talvolta inopportune.
«… cercherò di istituire anche un comitato per il Ballo di Fine Anno, quindi non esitate a votarmi!».
A quelle parole, un ragazzo con una felpa rossa roteò gli occhi al cielo.
Ci furono degli applausi; la ragazza, tutta sorridente, abbandonò la sua posizione e si sedette sugli spalti, assieme agli altri studenti.
Era giunto il turno del ragazzo.
Un amico lo incoraggiò con una pacca amichevole sulla spalla e con un sorriso. Il ragazzo si piazzò al centro dell’auditorium.
Grantaire non conosceva quel ragazzo, e quando lo vide restò semplicemente accecato come se avesse guardato il sole; questi non riusciva a staccare i suoi occhi da quell’essere perfetto: i riccioli biondi che ricadevano sulla sua fronte, gli occhi chiari e severi, le labbra rosse, la bellezza austera. Decisamente un dio greco, un Apollo ai tempi d’oggi. Grantaire non riuscì ad attribuirgli un nome diverso: Apollo riassumeva e descriveva alla perfezione quel ragazzo.
Apollo, dunque, simulò un finto colpetto di tosse.
«Salve», iniziò il suo discorso: «sono Enjolras e mi candido come rappresentate d’istituto».
Anche Apollo aveva un nome umano.
Enjolras. Più lo pronunciava sottovoce e più non gli sembrava un nome reale. Aveva un suono così dolce e puro da sembrargli addirittura angelico.
«In qualità di rappresentante», continuò Enjolras: «voglio essere davvero un esempio da seguire, il vostro punto di riferimento. Se avete problemi di qualsiasi genere, non esitate a dirmelo. Sarò un mediatore tra voi e il corpo docenti, sarò il portavoce delle vostre incertezze e delle vostre perplessità. Inoltre, ho attuato un piano e mi sono prefissato degli obiettivi per il miglioramento dell’istituto, come ad esempio il problema dei fondi insufficienti. Non è possibile che la retta che paghiamo annualmente non conceda a noi studenti tutti i privilegi di cui dovremmo godere. Non si può nemmeno fare una fotocopia in Sala Professori a causa dell’assenza di materiale cartaceo, vi sembra possibile? Per non parlare dei servizi igienici, e non solo. Questi sono soltanto alcuni dei punti del mio progetto. Inoltre vi posso assicurare la mia assidua presenza alle manifestazioni e ai cortei. Voglio davvero rendere quest’istituto un posto migliore, sento di potercela fare, ma ho bisogno anche della vostra fiducia, del vostro supporto. E non voglio rendere soltanto quest’istituto un posto migliore, ma il paese intero, e un giorno anche il mondo. Non è un’utopia, ragazzi. Per alcuni di voi questo è il primo anno di liceo e per altri sarà l’ultimo. Sapete cosa vi dico? Qualsiasi anno stiate frequentando, siate saggi, audaci. Siate consapevoli delle vostre scelte e siate sicuri di voi stessi. Non perdiamoci mai d’animo, ragazzi. Non facciamoci mai calpestare da niente e nessuno e se cadiamo rialziamoci. Il mondo è infame, è crudele, è spietato, e sapete quali sono le armi migliori per combattere tutto ciò che non è buono? La libertà. L’uguaglianza. La fratellanza. Il sapere. La cultura. L’intraprendenza. L’audacia. La rivoluzione! Noi, giovani, siamo le armi potenti e benefiche di questa guerra senza eguali! Noi possiamo cambiare le sorti di questo paese, di questo mondo! Noi siamo la rivoluzione! Noi siamo il futuro! Noi possiamo combattere le ingiustizie, noi possiamo rendere il mondo un posto migliore. Vive la France, ragazzi! Io lo urlo a tutto e tutti: amiamo la nostra patria fino in fondo! Combattiamo per essa! Lottiamo per essa con tutte le nostre forze, amiamola con tutta la nostra passione, soffriamo per essa, esattamente come un uomo o una donna farebbe per la sua metà. Non vi inciterò a votarmi perché ciò significherebbe andare contro i principi di libertà, di voto e d’espressione, ma sappiate che potete sempre contare su di me. Grazie!».
Grantaire era uno scettico e non credeva a tutte quelle chiacchiere, eppure rimase semplicemente abbagliato da quel discorso. Gli venne naturale applaudire per poi rendersi conto dell’amara realtà: gli applausi furono molto scarsi, quasi inesistenti. La maggior parte degli studenti era rimasta ignava e cinica di fronte a quell’exploit di saggezza: nessuno appoggiava quell’animo così bello e rivoluzionario.
«Scusa, Enjolras, posso farti una domanda?», gli chiese un ragazzo seduto sugli spalti.
«Tutte le domande che vuoi», rispose cortesemente il giovane.
«Quanta droga ti fai prima di venire a scuola?».
Le risate fragorose degli studenti rimbombarono nell’auditorium. Enjolras provò a mantenere la calma.
«Alcuna. Ci tengo alla mia salute», rispose, con assoluta pacatezza.
«Forse a quella fisica, ma a quella mentale stai rovinato», continuò quello, imperterrito: «Solo un pazzoide può credere di poter cambiare il mondo!».
«Solo uno stolto può desiderare di continuare a vivere nella beata ignoranza e nell’ingiustizia», rispose Enjolras, senza peli sulla lingua: «Se le mie opinioni non sono di tuo gradimento, avresti potuto anche contestarle in un modo più gentile, oppure se preferisci puoi lasciare l’auditorium, grazie».
«Di certo non ti voterò», continuò il ragazzo: «E nessuno lo farà, credo. Solo i poveri illusi sfigati come te».
Enjolras strinse i pugni, continuando a mantenere la calma. Grantaire lo notò e immediatamente provò rabbia per le parole pronunciate dal ragazzo. Non conosceva di persona Enjolras, ma ci avrebbe messo la mano sul fuoco che quel ragazzo faceva e diceva le cose con passione.
«Pochi, ma pur sempre buoni», fece Enjolras: «Non mi va di dare spettacolo. Chi è il prossimo?».
Ma nessuno rispose. Ci furono fischi e urla di dissenso.
Grantaire non seppe nemmeno come, ma improvvisamente era al centro dell’auditorium, al fianco di Apollo. Zittì l’intera scuola.
«Mi sembra poco corretto il vostro atteggiamento. Il ragazzo ha detto soltanto quello che pensa e che sogna di realizzare e di fare per il bene di quest’istituto. Chi siete voi per giudicarlo folle e per mancargli di rispetto?».
 
Era la prima volta in tre anni che qualcuno lo sostenesse e difendesse, escludendo i suoi migliori amici.
Enjolras ne rimase sorpreso. Non riuscì a dire niente se non a sussurrare un “grazie, non ce n’era bisogno” al quale lo sconosciuto rispose con un lieve sorriso.
«Aspetta, e tu saresti? Frequenti questa scuola?», chiese una ragazza, quasi divertita.
«Ritirati, alcolizzato», lo schernì qualcun altro.
Come se non fosse accaduto niente, un gruppo di candidati si mise al centro della sala e incominciò ad esporre le sue idee.
Enjolras lasciò l’auditorium, seguito prontamente da quello che doveva essere un suo amico.
 
«Non sono mai stato umiliato fino a questo punto. Hanno toccato il fondo!», asserì Enjolras, visibilmente irritato.
«Enjolras, non innervosirti... non ne vale assolutamente la pena», cercò di rassicurarlo l’amico.
«Questo è il nostro ultimo anno, Combeferre», fece il ragazzo: «Volevo davvero fare qualcosa di positivo per quest’istituto e desideravo soltanto una cosa: essere preso sul serio. Nient’altro».
Combeferre lo guardò, speranzoso. «Dai, ancora poco e finalmente lasceremo alle spalle questo pozzo d’ignoranza».
«Non senza aver prima fatto qualcosa», aggiunse Enjolras.
Improvvisamente nel corridoio comparve il “difensore” di Enjolras.
«Lo conosci?», chiese sottovoce Combeferre al compagno.
«No».
«Forse vuole parlarti. Ti raggiungo più tardi», Combeferre andò via, ed Enjolras lo maledisse mentalmente: non gli piaceva intrattenere conversazioni con gli sconosciuti; era molto riservato.
Lo sconosciuto guardò Apollo, forse indeciso se parlargli o meno. «Stai bene?», gli chiese, infine, con premura.
«Sì», rispose il ragazzo, sincero: «Ti ringrazio ancora. Non dovevi, davvero, avrei potuto cavarmela da solo».
«Di niente. Il tuo discorso mi ha colpito molto e mi è sembrata totalmente ingiusta una reazione del genere», fece l’altro: «Altro che fischi: si sarebbero dovuti inchinare!».
Enjolras non disse niente: si limitò a scambiargli uno sguardo di riconoscenza.
«Un ragazzo comune di nome Grantaire», fece il ragazzo, tendendogli la mano.
«Uno sciocco candidato di nome Enjolras, da come hai potuto capire», rispose l’altro, accettando la stretta.
«Non essere severo con te stesso. Puoi anche definirti sciocco, ma hai già il mio voto, sai?».
Grantaire poté notare che Enjolras aveva leggermente incurvato le labbra in un sorriso impercettibile. «Mi fa piacere, Grantaire, ma ora devo andare. Alla prossima».
«A presto!», rispose Grantaire.
Enjolras era ormai andato via. Senza nemmeno chiedersi il perché, Grantaire era certo che avrebbe fatto di tutto per parlargli di nuovo.



 

Angolo Autrice

Buongiorno a tutti! :)
Ecco la mia prima long in questo fandom. Come ho già accennato nelle note, ci sto lavorando da molti mesi e finalmente ora posto il prologo :D I primi nove capitoli sono già pronti e credo di aggiornare una volta a settimana - salvo imprevisti :3 -.
"Loser" è la traduzione di "perdente", "sfigato", ed è proprio di loro che parlerò in questa storia: de les Amis de l'ABC in versione liceale e loser.
Nel prologo abbiamo un Enjolras considerato folle per le sue idee, e un Grantaire già ubriaco e innamorato del nostro leader, aw ♥
Okay, la smetto xD Spero possa piacervi c:
Ringrazio infinitamente Rossyj per aver letto in anteprima, per avermi dato i suoi preziosi pareri e per tutto ♥ E per il banner, perché anche se l'ho realizzato io (ho assemblato le foto e messo le scritte xD), è lei che ci ha messo un tocco in più u.u (thanks honey <3).
Ringrazio sentitamente Ems per tutto il suo appoggio (love you <3) ♥

Ringrazio tutti coloro che leggeranno! Spero di non fare guai XD
Alla prossima!
SmartieMiz
   
 
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