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Autore: taty_dearjack    29/06/2014    1 recensioni
C: Adesso mi lascerai, vero?
A: No, non lo farò.
C: Lo dicono tutti, sempre.
A: Ma io non sono 'tutti', io sono io e tu sei mia. Non ti lascerò andare.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo
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'Hey mamma!'
'Crissy, tesoro! Come ti trovi a Roma?'
' Oh mamma, qui è fantastico. Non potresti mai immaginare come è bella questa casa, il panorama. Qui è tutto più bello, sembra di essere in una favola. Con queste ragazze è ancora tutto più bello, meno male che non sono sola, sennò in questa casa così grande chissà che noia sarebbe stare tutto il tempo da sola. Il babbo che dice?'
'Che dice, è contento che ti trovi bene lì. Ora esco a fare un po' di spesa. Mi chiami dopo?'
'Credo di sì, ma non ti prometto niente. Lo sai come sono fatta, c'è caso che sta' sera me ne sia già dimentica. Un bacione, ciao ciao.'
Riattaccai il telefono e inizia a sfare le valige, il viaggio era stato lungo e stancante, ma ora ero nella città in cui volevo sempre andare dopo aver compiuto 18 anni e ora ne avevo 20 da una ventina di giorni. La giornata sembrava iniziata nel migliore dei modi. 
'Cris!!!'
'Iris che succede, dimmi?'
'Hai visto cosa c'è fuori?'
'No, fammi vedere.'
Aprii la porta e proprio lì, a guardami c'era un bellissimo gattino rosso che muoveva la coda da destra a sinistra e miagolava, chissà, forse aveva fame. Allora lo feci entrare e li diedi un pezzo del panino al tonno che mi era avanzato durante il viaggio. Mentre lui mangiava io finivo di sistemarmi i vestiti nell'armadio a muro che era davanti al letto matrimoniale in camera mia. Quando finii mi andai a sedere nel divano in salotto a guardare il gattino che girava contento per casa. Non ci pensai due volte e decisi che quella da lì in avanti sarebbe stata casa sua, però dovevo trovarli un nome. L'avrei chiesto alla Mary appena fosse rincasata, lei nel trovare i nomi era formidabile! Ad un tratto mi accorsi di avere una fame da lupi e mi precipitai in cucina per prepararmi qualcosa, ma in frigorifero non c'era rimasto che un cesto d'insalata.
'Iris!!!'
'Sì dimmi'
'Il frigo è vuoto, vado a comprare qualcosa al supermercato qui vicino, ti va di venire?'
'No grazie, preferisco restare qui a guardare la televisione.'
'Va bene, fai come ti pare. Quasi dimenticavo, il gattino rosso che era fuori dalla porta lo teniamo, per il nome ci pensa la Mary dopo.'
'Per me non ci sono problemi vai pure, mi abituerò ad avere un micetto che corre per casa. Quando hai intenzione di tornare?'
'Non so, tra 30 minuti circa, forse anche 40. Ci si vede dopo.'
'A dopo.'
Presi le chiavi della mia adorata 500 color tortora che si trovavano sul tavolino all'ingresso di casa e uscì.
'Credo che farò un salto dal benzinaio prima di andare a fare la spesa, non ho nessuna voglia di restare a piedi.'

...
Dopo aver fatto il pieno e parcheggiato la macchina scesi per entrare. 
...
Mentre giravo per il supermercato vidi in lontanana un ragazzo castano che mi fissava. Si stava avvicinando e man mano che si avvicinava mi sembrava di aver già visto quel viso. Ma certo! Era Matteo. Che stupida! Non avevo riconosciuto il mio cugino. Capisco che erano passati due o tre anni da l'ultima volta che l'avevo visto, ma avrei dovuto riconoscerlo, era pur sempre il mio cugino. Era cambiato tantissimo. Era diventato alto, gli si erano scuriti i capelli, non portava più gli occhiali e sembrava più serio. Facemmo due chiacchere mentre facevo la spesa e mi disse che ormai Roma per lui non aveva più segreti, abitava lì da tre anni circa disse. Gli dissi che ero arrivata quello stesso giorno e che abitavo con delle mie amiche, allora lui mi disse che abitava a una decina di chilometri da casa mia. Gli chiesi se voleva un passaggio ma mi disse che doveva aspettare un amico. Allora lo salutai e mi misi in cammino per tornare alla macchina. Durante il tragitto dal supermercato a casa pensai a quanto era cambiato il mio cugino in questi tre anni. Mi tornarono in mente alcuni ricordi di noi da bambini che giocavamo a casa della nonna, delle nostre litigate per decidere chi doveva prendere la sedia più alta o i patti che facevamo per decidere chi doveva scegliere il cartone da guardare nel pomeriggio dopo aver fatto merenda.
Appena tornai a casa raccontai tutto quanto ad Iris. Mentre parlavamo e accarezzavamo il gattino ancora senza nome bussarono alla porta. Iris si alzò ed andò ad aprire. Era la Denisa con la Mary.
'Mary Mary! Che nome gli diamo a questo gattino?'
'Chiamalo Micio!'
'Ma stai scherzando!'
Urlò Denisa.
'No no, sono serissima. E' un nome originale!'
'Allora tu sarai Micio d'ora in poi.' Disse Iris.
Micio ci guardò tutte e quattro, poi, con la leggerezza di una piuma saltò sul divano accanto alla finestra e si arrotolò tutto.
...
'Ragazze sono le 22:15 e non abbiamo mangiato.'
'Sinceramante io non ho fame Iris. Però mi sto annoiando a morte.'
'Io ho voglia di camminare.'
'Questo non è da te Mary.'
Disse Denisa.
'Lo so, infatti mi stupisco di me stessa. Che ne dite di andare a prendere un gelato e di fare una camminatina?'
'Per me va benissimo, per voi?'
'Per me non ci sono problemi, per te Iris?'
'Anche per me va bene. Almeno posso mangiare qualcosa, no?'
'Certo, almeno stai anche un po' zitta. Ma a quest'ora saranno aperti?'
'Credo di sì Mary. Roma è una città non è mica un paesino come quello in cui si stava fino a ieri.'
Gli disse Denisa.
'Allora andiamo. Che aspettiamo?'
Uscimmo e ci mettemmo alla disperata ricerca di una gelateria.
Alla fine ne trovammo una con un'insegna così luminosa che quasi accecava. Ordinammo i gelati e ci sedemmo in delle panchine vicino ad una fontana.
'Chi sono quelli?' Chiese Mary.
'Bo, che pretendi che sappia i nomi di cinque ragazzi che non ho mai visto prima d'ora?'
'Magari lei ci sperava, lei.'
Disse Denisa.
'Andiamo a farci due chiacchere?'
'Certo Mary. Io secondo te mi alzo e vado a chiacchierare tranquillamente con degli sconosciuti del più e del meno? Te lo sogni!'
Le risposi.
...
'Io sono stanca morta. Se torniamo a casa?' Implorò Denisa.
'Sì dai. Sono le 23 in punto. Andiamo.' Rispose Iris.
'Magari la Mary vuole restare a sedere a fantasticare su quei ragazzi.' Risposi io un po' ironica.
'No andiamo. Sennò vi addormentate qui.'
Il ritorno a casa sembrò più lungo di prima, ad un tratto pensai che le mie gambe non ce l'avrebbero fatta.
'Ragazze ragazze!' Disse Iris a bassa voce 'Guardate chi abbiamo dietro.'
'Ma sono quelli di prima, che cosa vogliono?'
'Non lo so, ma io avrei tanta voglia di fermarmi e chiedergli se vogliono entrare in casa, tanto siamo quasi arrivate.' 
'No Mary, io in casa mia non ce li faccio entrare degli sconosciuti.
' Le risposi.
'Ma quando gli avremmo conosciuti non lo saranno più. Su, non fare la cattiva.'
'Se vuoi farli entrare li fai stare in garage, e te resti  lì con loro. In casa mia non ci mettono piede. Capito?'

Mi stavo innervosendo, loro erano sempre più vicini e la Mary diventava sempre più stressante. 
...
Quando entrammo in casa gettò finalmente la spugna e se ne andò in camera come se le avessi ammazzato qualcuno.
'Lasciala perdere' Mi disse Denisa 'domani sarà tutto normale.'
'Lo so, la conosco abbastanza bene per sapere come reagisce a queste cose.'
'Io vado a dormire, ci si vede domani mattina.'
'Buona notte Deny. A domani. Te ora che fai.'
Chiesi riferendomi a Iris.
'Credo che resterò qui a guardare questo film.' Mi rispose leggendo la trama del film.
'Io vado su di sopra, ci si vede domani mattina. Buona visione.' Le dissi in modo giocoso.
'Grazie. Buona notte.'
...
Appena finii di cambiarmi lasciai un messaggio a mia madre dicendola che l'avrei chiamata il pomeriggio dopo.
Guardai fuori dalla finestra che si affacciava sulla strada e vidi che quei ragazzi si erano seduti sul muretto difronte e chi fissavano la mia finestra, forse perché era l'unica con la luce accesa. Chiusi la tenda, alzai la coperta e mi misi a leggere il libro che mi aveva regalato Matteo, mi aveva detto che era per il mio compleanno e che non aveva avuto l'occasione di venire da me per festeggiare nel pub del paese.
Quando spensi la luce pensai a quei ragazzi e mi chiesi se erano ancora lì a sedere o se erano andati via, poi chiusi gli occhi e cercai di addormentarmi.
   
 
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