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Autore: ThePirateSDaughter    29/06/2014    3 recensioni
"La prima volta, qualche sera dopo la morte di Amy, gli ci erano voluti come minimo quindici minuti per farlo. Aveva paura di romperlo, [...] di toccarlo, di cedere alla tentazione, di arrendersi alla debolezza, di sentirsi l’odore di Castiel addosso, quasi fosse qualcosa di troppo intimo perché potesse essere giusto. Poi, ancora, aveva deciso che non gli importava cosa fosse giusto, sbagliato, stupido; ne aveva semplicemente bisogno."
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|SPOILER settima stagione|
|Accenni Destiel|
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Settima stagione
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L’aria fresca tipica delle poche ore che precedevano l’alba gli fece momentaneamente rimpiangere il letto del motel, ma non ci stette a pensare un secondo di più, esattamente come le altre volte. Lo afferrò, chiuse il bagagliaio della sua piccola, fece il giro dell’Impala e andò ad occupare il suo solito posto al sedile del guidatore.
 
La prima volta che l’aveva contemplata, quell’azione gli era sembrata stupida ed inconcludente, ma il peso degli avvenimenti futuri gli fecero scegliere di smetterla di considerare cosa fosse stupido e cosa no. C’era Sammy con Lucifero in testa. C’era stata Amy e quello che aveva dovuto fare. C’era stata la faccenda di Osiride e i sensi di colpa che erano tornati a galla. E poi, una ciliegina perfetta su una torta di merda, c’era appena stato Bobby.
 
Dean Winchester aveva visto abbastanza stronzate in trenta e dispari anni di vita e aveva smesso da tempo di sentirsi – forse non lo era mai stato del tutto - sconfitto e annichilito dal peso che sentiva sulle spalle per il semplice fatto di essere Cacciatore; o meglio, di lasciare che quelle sensazioni lo abbattessero. Ma non era una ragione, si ripeté, sollevando davanti agli occhi l’oggetto preso dal bagagliaio, per non cercare un punto fermo, qualcosa a cui aggrapparsi, qualsiasi cosa, da qualsiasi parte. C’era Sam, logico, ma ora suo fratello era fragile e Dean doveva essere forte anche per lui e più di quanto già non facesse. Ragion per cui, gli serviva un altro appiglio e l’aveva trovato, seppur labile e sbiadito. Perché prima di Amy, prima del fantasma di Jo e prima della morte di Bobby, c’era stato Castiel.
 
Stette a fissare il trenchcoat ancora sporco di fango, macchie d’umidità e del sangue di Castiel e degli umani che aveva trucidato; lo studiò in ogni centimetro che la scarsa luce gli consentisse di vedere, impassibile, mentre cercava di non ripensare a quando l’amico era scomparso sott’acqua, in un lago nero dentro un lago d’acqua. Sam avrebbe detto che sarebbe potuta essere una metafora, il nero del male che ammorbava la trasparenza di Castiel, ma lui era Dean e sapeva soltanto che quella roba nera aveva ucciso Castiel. L’aveva sciolto. Cas era morto e non sarebbe tornato indietro.
 
Sospirò e, facendosi passare l’indumento dietro le spalle, lo indossò. La prima volta, qualche sera dopo la morte di Amy, gli ci erano voluti come minimo quindici minuti per farlo. Aveva paura di romperlo, che non fosse della sua taglia, di toccarlo, di cedere alla tentazione, di arrendersi alla debolezza, di sentirsi l’odore di Castiel addosso, quasi fosse qualcosa di troppo intimo perché potesse essere giusto. Poi, ancora, aveva deciso che non gli importava cosa fosse giusto, sbagliato, stupido; ne aveva semplicemente bisogno.
 
Il trenchcoat teneva più caldo di quanto le apparenze avessero potuto suggerire, o forse era solo suggestione. Dean poggiò la testa contro il finestrino e rimase così, a fissare il vuoto, cercando di rimanere sveglio; sarebbe morto se, la mattina dopo, Sam l’avesse scovato a dormire in macchina con il trench di Cas addosso. Non perché non volesse essere visto – ma anche per quello –, ma perché non sarebbe stato giusto. Di quello gli importava. Quello era un momento per lui... e Cas.
 
Era stupido, e ancora non gli importava. Perché, mentre sentiva il cuore gonfiarsi di qualcosa a metà tra la nostalgia e l’oppressione, poteva illudersi che Cas fosse lì, per poter immaginare che gli fosse vicino e che lo potesse consigliare. Perché, suo malgrado, ogni volta che lo indossava, sentiva come qualcosa che gli scendesse fino all’anima, calmandolo, rendendo più leggera qualsiasi sensazione che gli pesava sul cuore, come se sentisse la mano di Cas sulla testa. O sulla spalla. O sul cuore. Ma Cas non c’era. Non ci sarebbe più stato.
 
La seconda o la terza notte ci aveva anche provato.
“Cas..” aveva cominciato, per poi smettere subito e darsi dell’imbecille. E riprovare “Io… amico, non so se sei ancora nei paraggi o se… non so, la tua… la tua essenza, il tuo karma, qualsiasi cosa sia rimasta di te si trovi con il culo nel nulla, ma se… se ci sei…”.
Le parole erano rimaste sospese, la preghiera era stata troncata da qualche secondo di silenzio e da una risata bassa e disillusa.
 
Era qualcosa di davvero stupido. E non gli importava, perché era l’unica soluzione per se stesso, al momento. E se voleva essere forte, se voleva affrontare un altro giorno al massimo delle forze e in sufficiente stabilità mentale, se voleva lottare per Sam, se voleva lottare contro i Leviatani, se voleva andare avanti, in quel momento, sentiva di aver bisogno di comportarsi in quella maniera. E non gli importava. Ora che ci pensava, avevano smesso di importare da quando Cas era scomparso.

 
Dean Winchester si alzò, tolse il trenchcoat e si avviò verso l’ingresso del motel, mentre il sole sorgeva su un nuovo giorno.
   
 
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