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Autore: adia_    01/07/2014    2 recensioni
La naturalezza e la spiritosaggine di quella ragazza lo sorprendeva continuamente, l'innocenza delle sue intenzioni lo divertiva, la spontaneità dei suoi modi, la sincerità nel suo sorriso lo stupiva. Il modo in cui i capelli le ricadevano sulle spalle, i riflessi che li attraversavano, le mani affusolate che stringevano quel libro, quei occhi così vivi, così trasparenti e chiari, avrebbe potuto dire esattamente quello che stava pensando la ragazza, in quel preciso istante.
In quel momento l'uomo si chiese se avesse davvero mai conosciuto la natura, fino a quel momento, in quella caffetteria, fino alla vista di quei occhi.
Cos'era la natura, in confronto a lei? Benedict si chiese cosa fosse, comparata a lei. E provo a rispondersi, ma non trovò una risposta all'altezza del paragone.
(la storia non è dal punto di vista di Benedict, anche se lo sarà in qualche parte!)
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Benedict Cumberbatch, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di iniziare la lettura del testo, volevo solamente comunicare che Benedict Cumberbatch o altri personaggi nominati nella fan fiction non mi appartengono e non mi pagano per scrivere tutto questo, ciò che vedrete di seguito è frutto della mia contorta mente. I fatti descritti se simili a qualsiasi realtà sono totalmente casuali e le vicende narrate totalmente inventate.
Detto questo,
buona lettura e grazie per la pazienza
!


 

First Chapter - An English Man


Lo vidi per la prima volta al mio solito bar, lui beveva un caffè lungo e io divoravo avidamente un libro.
E’ curioso il fatto che io non mi ricordi il titolo o almeno l’autore, ma sono sicura che sia stata tutta colpa sua.
Era una giornata primaverile assolata, una solita giornata trascorsa a Venezia; ciò valeva a dire almeno una dozzina di turisti che chiedevano informazioni ogni cinque minuti a chiunque trovassero per strada – me compresa.
La più richiesta era l’indicazione per Piazza San Marco, anche se c’erano frecce e cartelli in ogni via ad indicare la località; a molti infastidiva che le persone chiedessero informazioni ma personalmente non mi dava fastidio, mi rivedevo un poco in quelle persone.
Mi ero trasferita a Venezia per studiare alla Ca’ Foscari e i primi mesi furono terribili: le strade erano tutte uguali e i posti irraggiungibili.
Proprio per questo motivo, quando il padre di una famigliola piuttosto affollata mi chiese l’indicazione per il ponte di Rialto gliela diedi con un gran sorriso. L’uomo in precedenza aveva chiesto all’uomo seduto qualche tavolo in là dal mio, ma quello aveva risposto imbarazzato che era anche lui un turista e che faceva ancora fatica a orientarsi; l’altro aveva risposto in modo gentile che non importava e che avrebbe chiesto a qualcun altro e poi si era rivolto a me.
L’uomo seduto al bar, nel frattempo, mi stava guardando in modo interessato o almeno credevo che stesse guardando me.
Portava un grande paio di occhiali da sole con le lenti riflettenti ed è sempre difficile capire la direzione dello sguardo, quando una persona li indossa.
Appena finii di dare le indicazioni esatte – e dopo un caloroso ringraziamento da parte dell’uomo che era ripartito con i figli e la moglie – mi girai a guardarlo per vedere se effettivamente mi stava guardando.
Lo osservai attentamente  e appena vidi il mio riflesso corrucciato nelle lenti dei suoi occhiali, volsi lo sguardo imbarazzata dal mio comportamento.
Mi stava veramente guardando.
Finsi di leggere attentamente il mio libro, mentre con la coda dell’occhio continuavo a guardare il viso dell’uomo che dopo qualche istante si aprì in un sorriso.
L’uomo in seguito si tolse gli occhiali e li posizionò sopra la sua testa.
Con spontanea curiosità mi girai a osservarlo e due occhi verdi lampeggiarono nei miei, lasciandomi mentalmente confusa e fisicamente elettrizzata.
In quel momento capii perché lo chiamano colpo di fulmine.
Ricambiai il suo sorriso e mi tolsi gli occhiali senza un preciso perché.
- Utilizza gli occhiali per leggere? – mi chiese l’uomo con un pesante accento inglese.
- Sono miope, in realtà. – risposi senza alcuna difficoltà nel mio modesto inglese.
Non studiavo inglese all’università, ma avevo sempre avuto un debole per quella lingua.
L’uomo sorrise e si avvicinò al mio tavolo lentamente.
- Posso? – chiese accennando alla sedia poco lontano da me.
Era sicuramente un inglese, ci avrei messo la mano sul fuoco.
- Certamente. – risposi sorridendo.
L’uomo si sedette e appoggiò la tazza di caffè di fronte a sé.
- Lo sapevo che lei parlava  inglese. –
- Lo sapevo che lei era inglese. –
- Mi ha chiaramente sentito parlare con il turista. –
- Inoltre sta bevendo un caffè lungo, mi da’ del lei sebbene sia giovane e mi ha chiesto se poteva sedersi vicino a me. –
- Non si chiede, di solito? –
Abbozzai una risata. – Non tutti sono soliti a farlo. –
- Allora si tratta di persone poco educate. –
- O forse di persone non inglesi. –
Il suo viso si distese in un sorriso pigro.
- Ha un sottile senso dell’umorismo, signorina, -
- Detto da un inglese è un gran complimento, grazie signore. –
- Mi dia del tu, per favore. Mi fa sentire vecchio. –
- Faccia lo stesso lei e io ricambierò volentieri il favore. –
- D’accordo. – si schiarì la voce divertito. – Mi chiamo Benedict, comunque. –
- Emma, molto piacere. – strinse la mia mano vigorosamente con un sorriso.
- Ho sentito che sei molto praticante di Venezia. –
- Ci abito da quasi un anno, ormai. –
- Allora fai proprio al mio caso, avrei proprio bisogno di una guida. – disse quasi imbarazzato. – Ho visto pochissimo di questa città, ti dispiacerebbe aiutarmi? –
Lo guardai analizzandolo attentamente, ma non trovai nulla di sbagliato in quell’uomo.
Era sicuramente di una bellezza tanto disarmante quanto particolare: capelli di un rosso naturale, zigomi alti e taglienti, occhi di un verde molto chiaro e di un taglio particolare, pelle diafana e labbra sottili.
Era particolare, ma mi piaceva.
Più di quanto uno sconosciuto dovrebbe piacere a prima vista.
- E’ una scusa per passare un po’ di tempo assieme? –
- Se ti dirò la verità mi aiuterai comunque? –
- Non avrei alcun motivo per non farlo. –
Lui tacque per qualche secondo.
- Non ho scelto la prima persona che capitava per questo ruolo. –
Questo bastava, per me.
Gli sorrisi e mi alzai dal tavolo, prendendo la borsa in cerca del portafoglio.
- Non ci pensare nemmeno. – mi disse posando sul tavola una banconota da 20 €.
- Non è nemmeno un appuntamento. – dissi guardandolo confusa.
- Lo diventerà fra poco, però. – mi corresse con un sorriso.
Feci un profondo respiro e mi sistemai la gonna, infilando meglio i bordi della camicetta a pois sotto l’elastico.
- Grazie. – dissi sorridendogli. – Ti riconfermi un inglese a tutti gli effetti. –
- Io sono l’inglese per eccellenza, mia cara. –
- Il patriottismo rientra nei canoni, ci hai azzeccato anche questa volta. –
- Si tratta solamente di fortuna, credimi. – disse concludendo il discorso con una risata.
Si alzò dalla sedia e si risistemò gli occhiali nuovamente sugli occhi.
Mi chiesi il perché di tutta questa riservatezza, visto che il sole andava e veniva dietro le nuvole ma non diedi voce ai miei pensieri.
- Da dove incominciamo? –
- Da questa parte. – dissi facendogli un cenno.

 


//spazio autrice
Salve a tutti/e! Scusate se vi rubo ancora qualche secondo ma volevo solamente dirvi che questa storia è frutto di una piccola idea venuta al momento, mentre nella mia testa frullava chissà-che-cosa chissà-quando, quindi perdonatemi per gli errori grammaticali o sintattici ma sono stanchissima e ho gli occhi che mi bruciano, non ho nemmeno ricontrollato il testo, lo farò il più presto possibile, preferibilmente dopo una bella dormita!
Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate di questa cosina, magari lasciando una piccola recensione, mi fareste davvero felice.
Grazie ancora per la pazienza e l'attenzione, a presto (spero!).

destinee jakie xx

 
  
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