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Autore: Jake Blake The Heartquake    02/07/2014    1 recensioni
Perchè limitarsi ad una vuota recensione scritta quando si può avere il piacere di discutere direttamente con la mente che ha creato certe opere, fissandola intensamente negli occhi, oltrepassando le barriere informatiche?
(disclaimer, questa FF è legata a Die Forelle, di Artemis Hide. Andate a leggerla se ancora non l'avete fatto!!! Attenzione, spoiler alert ;) )
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come annunciato nella presentazione, questo è un mio piccolo omaggio a Die Forelle di Artemis Hide. Vi prego, andate a leggervela, qui sono contenuti degli Spoiler pesantissimi sulla sua storia. Spero possiate apprezzarla come l'ho apprezzata io, e spero possiate apprezzare questa "recensione" diversa dal solito ;) A volte, alcune FF sono così belle che possono essere recensite solo da altre FF ;)


Seduto nella comodità della sua poltrona in pelle preferita, Jake consultò più e più volte la storia che gli era stata sottoposta. Ogni tanto lanciava qualche furtivo sguardo alla donna che aveva di fronte. Molto bella, con dei capelli fantastici ed un viso ben delineato. Avrebbe potuto fare la modella, se avesse fallito con la scrittura. Rilesse più e più volte, quella storia, calandosi nella parte di ogni personaggio presente, e non. Perchè erano i personaggi non presenti, ad essere fondamentali, in quella storia. Quel sottile velo di irrealtà che si vedeva, ma non si voleva percepire. Quel lieve filo che collegava la cruda e nuda realtà dei fatti alla follia del momento. Dopo aver riletto per l'ennesima volta il componimento, richiuse il tablet, poggiandolo su un tavolino a fianco della poltrona. Prese un calice, colmo di vino, e lo alzò, in direzione della donna, la quale, a sua volta, alzò il suo. Entrambi sorseggiarono, mentre un crepitio selvaggio fuoriusciva dal camino, il quale riscaldava la grossa stanza. Fuori, una bufera imperversava. Appoggiò lentamente il calice, per poi congiungere le dita di fronte al viso, osservando i movimenti della Scrittrice oltre le sue mani. Fu lei a parlare per prima

"Allora, Jake, come vi pare il mio componimento?"

"Innanzitutto, Artemis, dammi pure del tu. Sai benissimo che mi casa es tu casa, così come sai che apprezzo ogni cosa che scrivi. Ma devo dire che questo tuo... Die forelle, giusto?"

"Giusto"

"Die forelle, sì, esatto, è molto... carico. Mi dispiace non aver consumato Schubert, mentre divoravo il tuo scritto, ma le limitazioni del mio device sono alquanto... seccanti. Ma non penso che la musica potesse rendere quest'opera migliore"

"Dit... dici davvero?"

"Dico, dico! Vedi, Artemis cara, il tuo stile è molto particolare. Mi ricorda i primi anni che dedicavo alla scrittura, quando ero in cerca di un mio personale stile, di qualcosa che mi contraddistinguesse dagli altri, che mi rendesse unico. E fortunatamente, ho scelto uno stile enormemente diverso dal tuo, altrimenti mi avresti fatto concorrenza, e non avrei potuto tollerare una simile cose. Parliamone, io sono il migliore, nel mio campo, e l'idea che tu potessi rubarmi il ruolo, capisci, poteva risultare fastidiosa, non pensi?"


Lei si concesse una risata, cristallina, non di scherno, ma di apprezzamento. Il suo volto era ancora più splendido, quando sorrideva, soprattutto così di gusto. Era davvero il perfetto connubio fra mente e corpo. In fin dei conti, se era nel suo salotto, un motivo doveva esserci, no?

"Suvvia, Jake, mi lusinghi troppo con queste tue parole! Ti ha davvero colpito così tanto, questo mio scritto?"

"Sì, decisamente. Anche se ci sono tre cose, che stonano, in questo racconto. Due te le posso perdonare, ma la terza... la terza è imperdonabile, mia cara"


Artemis, d'un tratto, si irriggidì nella poltrona, pronta a tirar fuori tutto il suo orgoglio e tutte le argomentazioni possibili. Aveva messo se stessa, in quel componimento, e non avrebbe permesso a nessuno di calpestarlo. Di criticarlo costruttivamente sì, ma di criticarlo male, certamente, no.

"Rilassati, Artemis, rilassati. Non è nulla di grave, ed andrò ad argomentare alla perfezione ciò che dirò. Posso procedere, o devo temere che tu possa conficcarmi le unghie negli occhi e cavarmeli?"

Lei sorrise, cordiale, sciogliendosi nuovamente nella poltrona, alzando il calice in sua direzione, facendogli cenno con la testa di procedere

"Molto bene. Il primo punto, mia cara, è che purtroppo, ma sarà che son avvezzo io, si percepisce fin dalla metà dell'incontro fra Holmes e Moriarty che qualcosa non va. Qualcosa di sbagliato, di stonato, in quella melodia perfetta, c'è. Una minuscola dissonanza che, all'orecchio più fine, risulta essere ben visibile. Vedi, Holmes, con tutto ciò che ha subito, povero uomo, non avrebbe potuto sopravvivere a tutte quelle sevizie. O almeno, non sarebbe arrivato cosciente al momento della penetrazione. Mirabile però lo sforzo del rendere tutto così chiaramente confuso, il lettore, se troppo coinvolto, non si accorge della cosa e anzi, la vive tremendamente, come una doccia fredda. Ho apprezzato particolarmente la descrizione di quello che prova quando la sua faccia è premuta contro il pavimento. Mirabile, davvero mirabile. La seconda nota, che ti sottopongo, è il climax finale. L'ho trovato piuttosto... confusionario. Rende perfettamente l'idea, ma, cara, stona terribilmente. Secondo me, e penso converrai anche tu, avresti dovuto modificare almeno in parte l'ordine degli accadimenti. E soprattutto, avresti dovuto posizionare le frasi "‘venga quando le fa più comodo" e  "anche se non è comodo, venga comunque" in maniera differente, in quanto sono le due chiavi di volta di quel periodo così confuso. A parte questo, il resto è impeccabile, davvero. Credo quindi che sì, tu abbia di gran lunga passato ogni mia aspettativa e che sarà per me un grandissimo piacere lavorare con te"

Sorrise, alzando il calice e svuotandolo completamente del suo contenuto, per poi alzarsi avvicinarsi al camino, per ravvivarne il fuoco, il quale lentamente si stava spegnendo. Artemis, interdetta, poggiò il calice, sprofondando maggiormente nella poltrona, guardando male Jake

"Non hai dimenticato qualcosa, Jake? Nel senso... avevi detto che due errori erano perdonabili, ma il terzo no... Di quale errore parlavi?"

Lui, lesto, si avvicinò a lei, porgendole la mano. Quando lei la prese, lui la tirò a sè, facendola volteggiare

"Mia cara, per rendere perfetta questa opera manca un seguito. E fino a quando non lo avrai fatto, non potrò mai perdonarti"


 
  
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