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Autore: Clara_Oswin    03/07/2014    2 recensioni
AVVISO : La storia è il seguito di Another Ending
Dopo il matrimonio Arren e Ariel sono partiti alla volta dell'oceano Indiano per incontrare la famiglia dello sposo, l’avventura li perseguita e un perfido nemico ha in mente un piano che distruggerà la loro tranquillità, nasceranno improbabili alleanze, inimicizie e infine sboccerà nuovamente l'amore. La storia è collegata alle vicende del primo racconto.
SPOILER dal CAP 4
"Da quando quelle tre parole erano entrate nella sua vita quella mattina si era sentita morire. Non si sentiva pronta a diventare madre, c’erano ancora molte cose che voleva fare, un figlio non rientrava nelle sue priorità, era ancora troppo presto… si era cacciata in una situazione più grande di lei e questa volta non c’era via di scampo.
-“aspettiamo un bambino”- proferì infine aspettando una sua reazione. "
STORIA NUOVAMENTE ATTIVA
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Ariel, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1 Benvenuti ad Akathos

Quella mattina c’era un gran trambusto a palazzo, Ariel e Arren si stavano preparando per iniziare il loro viaggio di nozze alla scoperta dell’oceano indiano dove vivevano i familiari di Arren che non avevano avuto la possibilità di conoscere Ariel e nemmeno di partecipare alle nozze più chiacchierate degli ultimi decenni. Nella sala del trono Re tritone aveva fatto chiamare uno dei suoi più fidati consiglieri, doveva affidargli una missione importantissima.

-“Non avrei mai pensato un giorno di poter chiedere una simile cosa…” – diceva il sovrano seduto comodamente sul trono. –“ ma vedi Sebastian, io mi fido molto di te, e sono sicuro che potrai fare le mie veci” –

Il granchio nuotò fino ad arrivare sul bracciolo dov’era solito mettersi quando era a colloquio con il sovrano, lo fece parlare fino a che non concluse.

 “… e quindi per questo vorrei che tu andassi”. – concluse solennemente Tritone

-“Sire, voi sapete quanto vi rispetto e vi stimo ma … non potete chiedermi di seguire vostra figlia in viaggio di nozze!!” – esclamò ironico il granchio

-“non pensate che sia l’ora di lasciarli un po’ liberi quei due poveri ragazzi? Non hanno già passato abbastanza guai negli ultimi tempi?!” –

-“Ma io non ti sto chiedendo di andare con loro… di tenerli d’occhio, per me. Sono preoccupato…”- il tono del re si fece grave, non avrebbe voluto mettere in allarme i ragazzi e nemmeno Sebastian ma voleva prendere le giuste precauzioni dopo gli ultimi avvenimenti.

-“vostra maestà c’è forse qualcosa che non mi volete dire?” – Sebastian poteva capire che il suo re fosse pur sempre un padre, ma quale padre non desidera vedere la propria figlia amata e rispettata dal proprio compagno per la vita? Arren voleva molto bene ad Ariel e l’aveva dimostrato più volte quindi sicuramente sua figlia era in ottime mani. Che ci fosse altro sotto? Qualche motivo che non voleva rivelargli?

Sebastian aveva colto nel segno, ora stava a lui rivelargli o meno la verità.

-“e va bene Sebastian hai vinto” – disse in tono rassegnato –“ti racconterò cosa sta succedendo”.

 ****

-“credo di aver preso tutto!” – esclamò Ariel chiudendo l’ultimo baule, Arren le nuotò in contro

-“ah bene abbiamo solo questa valigia..?” – disse ingenuamente non vedendo le altre 3 dietro.

-“emh non proprio” – sorrise lei.

-“Credo che tu abbia esagerato … ci bastava una valigia …” – sospirò lui aprendone una vedendo cosa contenesse.

-“non lo dire a me… avevo detto anch’io la stessa cosa…”- fece spallucce lei.

-“ma come non hai fatto tu le valige?” – dicendo questo iniziò a scrutare le cose all’interno di quella che aveva aperto, era piena di cianfrusaglie assurde, richiuse la valigia dopodiché si guardarono poco prima di dire in coro –“alina” –

Sua sorella aveva riempito le valige con cose totalmente inutili, sia Arren che Ariel avevano un istinto più pratico sarebbero partiti persino con un zainetto. Non si poteva dire lo stesso della sorella maggiore di Ariel…

Dopo una decina di minuti passati a recuperare l’indispensabile in mezzo quell’oceano di chincaglierie,  finalmente poterono prendere la loro unica valigia e dirigersi verso il cortile dove tutti li aspettavano per salutarli.

 -“Ariel abbi cura di te!” – la salutò dolcemente Attina sciogliendola da quell’abbraccio . La sua sorellina minore la più piccolina della famiglia all’età di 17 anni si era sposata stipulando un legame affettivo per l’eternità  con un altro tritone, un giovane di 21 anni figlio di un antico generale di guerra; adesso partiva alla volta dell’oceano per appagare la sua insaziabile sete di conoscenza e avventura condivisa pienamente dal marito.

-“non cacciarti nei guai!” – le raccomandò Adella rivolgendo uno sguardo anche verso Arren.

Ariel indietreggiò fino a farsi cingere dal suo amato, aveva finito di salutare tutti e adesso si apprestava ad iniziare la sua luna di miele –“Lo sai che non lo farò” – sorrise lei lanciando un occhiata furbetta ad Arren.

-“Arren almeno tu, tienila fuori dai guai!!” – rimbeccò la sorella con lo sguardo di una persona rassegnata

-“oh, ma lo sapete meglio di me, è impossibile tenerla lontana, e poi io sono qui per tirarla fuori ogni qualvolta si dovesse ficcare in brutte situazioni, credo di aver firmato una clausola speciale nel nostro contratto di matrimonio!” – rise lui. Ariel lo guardava con il cuore traboccante di gioia, si volevano molto bene, lui l’amava moltissimo e in più occasioni le aveva dimostrato tutto il suo amore persino sacrificando la sua vita per lei, lei dal canto suo non avrebbe potuto immaginare una vita senza lui, era diventato come l’acqua; indispensabile. 

-“avete tutto , vero?” – ispezionava la carrozza Alina

-“sta tranquilla, andrà tutto bene”- la rassicurò Ariel.

Dopo gli ultimi addii e commiati i due ragazzi salirono sulla carrozza adornata con conchiglie e stelle marine e diedero alle tartarughe marine i comandi per partire.

Le tartarughe marine erano lente e calme, e uno dei mezzi più sicuri per viaggiare, ma erano anche veloci e intelligenti; i due ragazzi iniziavano così il loro viaggio alla volta dell’oceano indiano dove viveva la famiglia di Arren.

-“non ho visto Re Tritone venirci a salutare…” – le disse il giovane seduto tenendo le redini

-“nemmeno io, mi aveva avvisata che forse non avrebbe fatto in tempo a venire per salutarci poco prima della partenza a causa di una riunione importante… non ti nego che ci sono rimasta un po’ male.”- Ariel aveva un tono deluso e malinconico.

-“Su dai, non essere triste, fare il re è piuttosto impegnativo.”- le mise una mano sulla sua –“non fargliene una colpa”- tentò di giustificarlo.

Ariel si voltò a guardarlo, Arren non aveva tutti  i torti adesso doveva pensare solo a loro e al futuro che li attendeva. Lui le sorrise entusiasta e lei ricambiò dapprima poco convinta poi dimenticando quella malinconia volgendo un rapido sguardo al paesaggio che scorreva davanti a loro.

-“Credi piacerò alla tua famiglia?”- si ricordò ad un tratto lei

-“Stravederanno per te! Non ti devi dare troppe preoccupazioni, sii te stessa e vedrai che farai innamorare di te anche loro”- le strizzò un occhio lui.

La rossa appoggiò la testa sulla sua spalla –“Un Versiv in famiglia mi basta!” –

Ariel non aveva mai sentito parlare della famiglia di Arren, sapeva per fatti di cronaca che il nonno era un personaggio importante, ma non conosceva nulla sulle origini del suo sposo, non sapeva se aveva fratelli o se prima di lei avesse avuto qualche altra storia amorosa… il solo pensiero l’infastidì non poco, costringendola a scostarsi da lui per sciogliere i suoi dubbi.

Arren teneva saldamente le redini, ci sarebbe voluta ancora qualche ora prima di arrivare, ma tutto sommato il viaggio era piuttosto tranquillo.

-“Sei mai stato fidanzato prima di conoscere me?” – chiese a bruciapelo la ragazza dai fluenti capelli rossi.

Al biondo non potè che scappare un sorriso.

-“Allora..?” – l’esortò lei dubbiosa

-“può darsi…” – le rispose vago lui

-“come può darsi? Non lo sai!?” –

-“certo che lo so…” – la ragazza lo guardava stizzita, Arren le rivolse uno sguardo quasi impertinente ma che Ariel trovò tremendamente Sexy –“Solo che non te lo vengo a raccontare” –

Ariel incrociò le braccia come una bambina, arrabbiata e irritata

-“Non capisco cosa ci sia di male… tu l’hai pure conosciuto Eric” – borbottò

-“non basterebbe una vita per farti conoscere le mie ex” –

Ariel che gli aveva rivolto le spalle si girò all’improvviso guardandolo malissimo. Il suo Arren era un rubacuori?! Non riusciva ad immaginarselo con più ragazze ai suoi piedi… forse le conquistava con il suo sorriso dolcissimo, oppure gli rivolgeva il suo sguardo profondo o forse… ok si stava dilungando un po’ troppo, ma ciò non cambiava comunque le cose.

-“Dai, ti stavo solo punzecchiando un po’” – le tirò leggermente una ciocca di capelli scarlatti per destare la sua attenzione. Lei continuava a guardarlo con gli occhi blu fiammeggianti tentando di farlo sentire in colpa

 – “magari 5 o 6”- ridacchiò lui.

Ariel non gli rispose voleva farla ingelosire e ci stava riuscendo perfettamente –“ non importa chi siano state le prime, tu sei il mio unico amore” – adesso non rideva più era serio nel dirle quelle parole e aveva destato la sua attenzione sviando anche il discorso. Le guance di Ariel si tinsero di un delicato rossore –“non te la caverai così… indagherò”- sussurrò lei mentre suo marito le scoccava un bacio sulla guancia.

Erano passate diverse ore dalla partenza, finalmente erano arrivati ai confini della città dove viveva Arren.

-“Ariel, benvenuta ad Akathos la capitale dell’oceano indiano” – le presentò lui la città addentrandosi con la carrozza.

Akathos era diversa da Atlantica  Ariel la guardava meravigliata, non era sfarzosa o eccessiva come la sua città, era piuttosto caotica c’erano molte case nonostante fossero ancora nella parte più remota e tutto intorno sembrava molto allegro, dagli sfarzosi colori tendenti al giallo arancionato sino alle persone che addirittura gli rivolgevano calorosi saluti.

-“…sei molto conosciuto in città?” – chiese lei continuando a salutare le persone.

Il ragazzo scosse le redini e prese un percorso che l’avrebbe portato nel cuore pulsante della centro.

–“non son proprio famoso però il nostro matrimonio non è passato del tutto inosservato, non ti stupire se ci saluteranno in molti”.-

I tritoni guardavano passare la carrozza e iniziavano a vociferare cose del tipo “quella è la figlia de re Tritone, la principessa di Atlantica…” e nei peggiori casi invece rivolgevano qualche critica acida verso Arren “quel ragazzo è stato proprio furbo, non ha esitato a incastrarla con il matrimonio… lei è solo una bambina ancora!”

Ariel rimase interdetta nel sentire quegli stralci di conversazione anche solo di sfuggita, non pensava che il loro matrimonio potesse causare simili maldicenze.

-“Arren hai sentito anche tu..?” – gli chiese prendendogli la mano.

Il ragazzo le sorrise –“ ti danno molto fastidio perché pensi dicano il vero?” –

-“oh no!”- agitò la testa lei –“ non mi sognerei mai di credere a simili cose, io ho una completa fiducia in te! Sono solo un po’ infastidita … tutto qui.” – volse il suo sguardo verso le abitazioni attorno a lei

-“non sono così differenti da quello che dicevano ad Atlantica…” –

-“ad Atlantica?!  Non ho mai sentito nulla del genere li!”-

-“Stavano solo un po’ più attenti, pare che la gente mi creda un arrampicatore sociale o cose simili”. – parlava lui piuttosto tranquillo

-“perché non me ne hai parlato prima? Voglio che tu possa fare affidamento su di me.” –

-“in realtà non credevo fosse così importante, io so di non essere così e se lo sai anche tu a me basta.”-

La carrozza si fermò davanti a una casa bellissima, era un’architettura gialla che si ergeva su due piani, il prospetto era incorniciato dalle colonne sistemate in maniera perfettamente distante l’una dall’altra, il portone d’ingresso era bianco avorio e si trovava circondato da un ampia veranda allestita con mobili da giardino.

-“siamo arrivati,” – le porse una mano per scendere –“benvenuta a casa”. Nuotarono seguendo il sentiero in ghiaia circondato da un magnifico prato di alghe rosse tagliato all’inglese, superarono il viale di alberi di corallo giallo ritrovandosi davanti al portone.
Sopra il campanello vi era una targa che recava scritto:

Famiglia Versiv
Arren suonò il campanello. Dall’interno si sentì un trambusto e una serie di voci agitate.

-“oh cielo sono qui!!”-

-“ti raccomando, non mi far fare pessime figure, la prima impressione è quella che conta!”- diceva un’altra voce

-“vado ad aprire io”-

-“no fermo!” – altra serie di rumori.

-“devo aprire io che sono la suocera, è tradizione!”-

Arren guardò Ariel imbarazzato scuotendo il capo, la ragazza con i capelli rossi gli sorrise, dopotutto pure lei aveva una famiglia fuori dagli schemi.

Finalmente la porta si aprì, Ariel rimase a bocca spalancata.

La porta era stata aperta da un ragazzo alto affascinante dai capelli corvini e gli occhi ametista dalla coda rosso scuro.

-“Salve fratellino.”

Arren non ebbe nemmeno il tempo di rispondere che dall’entrata spuntò un bracciò che tirò dentro il ragazzo e subito dopo ne uscì una figura femminile, bassa un po’ minuta dai capelli castani raccolti in uno chignon e gli occhi ambrati . –“vi prego di scurarmi emh scusarmi!” – la donna spalancò la porta e uscì dalla soglia per salutare i ragazzi.

-“Io sono Ofelia, la madre di Arren” – si avvicinò ad Ariel per abbracciarla calorosamente.

-“Salve signora è un piacere conoscerla…” – disse un po’ intimorita lei.

-“Prima regola, non chiamarmi signora! Sei una di famiglia ormai, chiamami Ofelia o se preferisci mamma!” – disse la signora dalla coda argentea in un eccesso di entusiasmo. Arren cercava di farle cenno che non era il caso di accennare a farsi chiamare mamma dato la perdita di sua moglie ma a quanto pare Ariel era riuscita a ricomporsi rapidamente  salvando la situazione come sempre.

-“Ofelia andrà benissimo, ha un così bel nome che sarebbe un peccato non utilizzarlo” – sciolse l’abbraccio sorridendogli.

-“oh Arren sono così contenta di vederti! Dovevi star via solo qualche giorno e sono passati mesi!”- Ofelia abbracciò anche lui poi gli sussurrò piano ad un orecchio –“ Ariel mi piace già moltissimo!!!”-

-“non poteva essere altrimenti” – le rispose lui a voce alta.

-“ ma che maleducata che sono! Vi prego perdonate la mia scortesia, lasciate pure qui i bagagli il maggiordomo si occuperà di prenderli, seguitemi all’interno della casa.”-

I ragazzi oltrepassarono la soglia, Ariel guardò con attenzione quella casa in cui si sarebbero fermati per un po’ di tempo e in cui era cresciuto Arren.

Le pareti erano bianche, riflettevano la luce e sembravano ampliare gli spazi, come poteva immaginarsi c’erano appesi i ritratti dei vari antenati di Arren e in qualche angolo anche dei mezzi busti. Ariel si fermò davanti il ritratto che aveva visto sul libro in biblioteca.

Era un dipinto fatto in Helios un tipo di pittura ricavata dalle alghe che rendeva i colori brillanti e persistenti, il generale era in uniforme, aveva i capelli biondi gli occhi verde scuro e un paio di folti baffi incorniciati da altrettanto folte basette, era stato ritratto mentre sfoderava la spada e l’aurea in cui era circondato gli dava un chè di eroico.

Recava la scritta sotto il dipinto:

Ser Arren Versiv difensore dei deboli e protettore dei giusti.
1780  - 1905 morto in circostanze sconosciute.

La somiglianza era incredibile, aveva lo stesso sguardo di Arren per non parlare dei lineamenti poi…

-“ mio nonno, non l’ho conosciuto ma dicono tutti che gli somiglio molto”- Arrivò da dietro Arren facendola sussultare.

-“già, lo penso pure io…” -  appoggiò la sua schiena contro il suo petto.

-“credo che gli saresti piaciuta”- la cinse lui rimanendo in osservazione del quadro.

-“è stato un grand’uomo nonché eroe” – poggiò le mani sulle braccia di lui.

-“spero un giorno di diventare anch’io coraggioso come lui” –

-“spero proprio di no!” – esclamò lei –“ non sopporterei l’idea di perderti per un qualche atto eroico!” –

-“ma come siamo sentimentali…  se ascoltassi i vostri discorsi un minuto in più credo di poter vomitare, e poi Arren come sei cambiato! Non ti avrei mai fatto capace di certi discorsi!”- disse una voce femminile.

Ariel si sentì umiliata – “da quanto eri qui? E poi tu chi sei?!” – chiese esterrefatta sciogliendosi dall’abbraccio con suo marito.

-“chi sono io, cara? Oh io sono il tuo problema personale…”

 

Fine capitolo.

 

Angolo autrice

Allora, questo era il primo capitolo della seconda serie di Another Ending, dato il finale aperto non avevo escluso l’ipotesi di continuare la serie e finalmente sono riuscita a tirar su una seconda trama abbastanza avvincente e spero per voi non noiosa, ecco il secondo racconto di una forse… trilogia? Non lo so, dipende da come va questo secondo racconto, quando l’avevo iniziato a scrivere non avevo nemmeno contemplato una seconda serie. Come al solito aspetto vostre opinioni recensioni, e se avete suggerimenti perché no! Non rifiuto nulla XD fa sempre tutto piacere!

Un abbraccio alle mie appassionate lettrici!

Clara_Oswin

 

  
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