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Autore: Dakota Blood    04/07/2014    1 recensioni
La consapevolezza di amare qualcuno che non ci amerà mai come noi vorremmo può frenare quel forte sentimento? Può la razionalità prendere il sopravvento sulle emozioni, aiutandoci a non sottometterci?
Oppure quando si incontra un paio di occhi come quelli di Ron, si è certi che la propria vita non sarà più la stessa?
Vivere o morire? Può qualcuno essere talmente importante, più importante della propria esistenza?
Perché l'amore è un danno, una malattia, una corruzione, eppure quanto ne abbiamo bisogno.
Genere: Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ronnie Radke
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Il suo viso era freddo, ghiacciato come il marmo.
Solo che lui non era una statua greca.
O meglio, la sua bellezza era paragonabile a quella degli dei dell'Olimpo, ma nel sangue aveva un nonsochè di dannato e sbagliato, troppo fragile.
-Mi fai male, Ron-
Il ragazzo non lo ascoltò, continuò ad andare avanti ad occhi chiusi, impegnandosi nel fare ciò che gli era sempre riuscito meglio.
-Fottiti Green, non mi fermo-
Le goccioline di sudore, simili a quelle che si incollano  al box doccia, imperlarono la fronte del ragazzo dagli occhi di smeraldo, che si morse le labbra fissando un punto indefinito del soffitto.
Pensò di essere sul punto di svenire, ma si trattenne e cercò di farsi forza, di non cedere.
D'altronde sapeva che amare Ronnie non era roba da poco, non era cosa da ragazzini.
Amare lui significava sottostare a tutti i suoi giochi più strampalati, anche quando lui non ne aveva assolutamente voglia.
Ron, invece, di voglia ne aveva sempre e se c'era una  cosa che detestava più di tutte era aspettare e sentirsi dire NO, STASERA NON MI VA. 
I colpi aumentarono, il letto vacillò, tremò sotto i due corpi che non si fermavano, che si dimenavano come in una danza macabra. Uno, due, tre, quattro, cinque.
Bum, bum bum bum bum bum.
-OH MIO DIO RON RO RON RON ROOOOON CAZZO, FERMATI!!!!!!!!!-
-Puoi scordatelo nanerottolo-
Glielo disse con la voce strozzata, con il capo che ciondolava a destra e a sinistra e poi ricadeva all'indietro, stremato e dolorante quanto il suo bacino.
Max afferrò i lembi del lenzuolo, li strinse, li stritolò come se stesse strangolando il suo peggior nemico e affondò le unghie nel tessuto, immaginando di squarciare le carni di Ronnie.
All'improvviso lo attanagliò un pensiero, talmente agghiacciante da costringerlo a spalancare gli occhi per la paura.
Lo stava forse odiando? Poteva davvero permettersi di detestare la sua unica ragione di vita solo perché amava il sesso in maniera esagerata?
Poteva?
-Non posso, cazzo, non posso farlo-
Ron, ansimando, aggrottò le sopracciglia, dubbioso, continuando nella sua estenuante lotta, nel suo imperterrito predominio sul più piccolo. Perché Max, d'altronde, era sempre stato il suo dolce cucciolo, e poteva fargli tutto ciò che desiderava.
-Che cosa Max, che cosa non puoi fare?  Tu non devi fare niente, lo faccio io e lo sai bene-
Altri colpi, ormai il suo corpo gracile e smunto era tempestato da fitte di dolore e di piacere talmente instense che nemmeno se si fosse presentato il diavolo in persona, in quella camera buia, si sarebbe accorto della sua presenza.
-N...  non dico questo... io... continua ti prego...-
Lo afferrò per i fianchi, baciandogli dolcemente la schiena, poi si fermò, tirò un lungo respiro come un sub in procinto di andare in apnea e lo fece, più forte di prima.
Non si poteva dire che fosse entrato dentro di lui, poichè non ne era mai veramente uscito, ma ora era completamente diverso, ora erano un unica cosa, come se si appartenessero carnalmente.
Erano fatti della stesa anima, secondo Max. 
Erano fatti di stessa carne e sangue, secondo Ron.
Mischiando le loro differenti concezioni, ne veniva fuori una roba assurda, si capiva che quei due erano nati per vivere un amore malato che  mai li avrebbe resi felici ma per sempre uniti nel loro dolore.
Max sapeva che stare con lui significava soffrire, morire, significava subire tutto, il dolore, il tradimento, le scopate nel cuore della notte quando lui in realtà aveva solo voglia di dormire, significava subire le umiliazioni davanti ai loro amici, quando Ron gli metteva le mani sul sedere e lo spogliava davanti a tutti, come se la vergogna fosse una malattia.
Ma sapeva anche che per quanto dolore ci fosse nel sopportare tutto questo,  incommesurabile sarebbe stata la sofferenza nel non provare alcun sentimento senza di lui.
La sua assenza lo avrebbe ucciso mille volte prima  della sua presenza malata.
Certi amori non son fatti mica per esse compresi, e allora ci si abbandona, ci si lascia andare all'amplesso imperfetto, al magico dolore e piacere di alcuni minuti in cui le grida di Green si mischiano con quelle di Radke che ormai fonde il suo corpo in quello minuto del suo ragazzo, rendendolo suo per sempre, come è giusto che sia.
Come è giusto che dovrà essere.
-Io non posso amarti, Ron-
Ronnie lo guardò, ammirando la sua bianca schiena, soffermandosi sulla linea perfetta della colonna vertrebrale, sicuro che se mai dovesse vederne altre mille, centomila, simile a quelle, mai le confonderebbe con la sua.
Troppo perfetta per essere di qualcun altro.
-Cosa non puoi fare, Max?-
 i gemiti arrivarono dritti al cielo, come grandi aquiloni che scappano dalle mani di ragazzini poco astuti.
-Non puoi ma vuoi, senza di me non potresti mai provare tutto questo, pensaci-
E Max ci pensa, si lascia trasportare da un turbinio di emozioni fantastiche, assapora la dolcezza del loro primo amore, il momento in cui si era accorto che lui lo voleva tutto per sè sin dal primo minuto in cui si erano guardati, il fatto che continuasse a sorridergli nonostante attorno  a loro ci fossero tutti gli altri della band, la gelosia di Bryan , Rob che non diceva niente ma sorrideva nascondendosi sotto gli occhiali.
Ripensò a tutto, alla prima volta che si era  lasciato amare come non aveva mai fatto con nessuno, nel giardino della vecchia casa di Ronnie, tra le rose azzurre che assomigliavano ai capelli della sua ex che non aveva mai veramente amato.
Ripensò al dolore che aveva provato all'inizio, quando Ron era entrato dentro di lui quasi senza permesso, infilandosi in quella parte del suo essere che ormai condivideva con quello strano ragazzo che gli aveva rubato cuore e cervello.
Tutto gli tornò alla mente, come un vecchio ricordo, come una cartolina inviata dall'altra parte del mondo mentre si è via per una vacanza all'estero.
Gli scesero le lacrime, e stavolta era certo che non fossero di dolore ma di troppe emozioni che si mischiavano e si riunivano, come due calamite destinate a trovarsi sempre e all'infinito.
Pensò a quello che gli aveva detto Ronnie, ci pensò mentre veniva assieme a lui, precendendolo solo di qualche millesimo di secondo, la giusta sincronia per il rapporto perfetto.
Che cos'era senza di lui? Che cosa sarebbe stato senza quel ragazzo? 
Un brivido gli percorse la schiena e il ragazzo più grande se ne accorse, si bloccò un attimo, sicuro che il più piccolo stesse piangendo, e appoggiò la testa nell' ìncavo del suo collo, facendosi male per lo sforzo e per la posizione scomoda che aveva assunto ormai da mezz'ora.
Ma non sentì alcun dolore fisico, perché assieme a lui ogni male svaniva come neve al sole.
-Max, ti amo-
Il piccolo sussultò, rimase in silenzio e poi scoppiò a piangere.
Si voltò, costringendo Ronnie a staccarsi finalmente dal suo corpo stremato d'amore, impedendogli di venire come forse lui avrebbe desiderato, almeno per quella notte.
-Ti amo anch'io. Non so se sia un amore sano, non so se tu ci sarai tra qualche mese, tra due settimane, non so se domattina mi ritroverò solo con i ricordi di te che mi frullano nella testa e non so nemmeno se mi ami come ti amo io. Non so niente. So per certo che non posso fare a meno di tutto questo-
Lo baciò, trascinandolo con sè nel letto, avvolgendolo come una manta che si libra leggera in un angolo di mare non dissimile da un incantevole cielo primaverile.
Lo baciò assaporando il suo dolce respiro, quell'aroma di tabacco, ( fumava sigarette alla menta, di una marca che non ricordava mai il nome cazzo!) mischiato al caffè che preparava ogni mattina e che spesso bevevano a letto, tra le risate e i baci rubati.
-Max, sei così dolce, sei troppo dolce per me. Non devi, non devi. Lo sai che...-
Non gli permise di continuare, lo fermò prima che potesse finire la frase, come se avesse il timore che quelle parole non dette lo potessero deludere, ferire e forse persino uccidere.
Come se avesse appena bloccato una tempesta che avrebbe prodotto una voragine o  un uragano che mirava al centro del suo cuore.
Lo baciò aggrappandosi al suo collo, come un cucciolo di koala, vivendo quel momento come se stesse aprendo i cancelli del paradiso, vedendo la luce oltre le tenebre, quelle dannate tenebre che lo rincorrevano nelle notti in cui Ron non era stato con lui, quando era certo che se la spassasse con quelle puttane giù al Midewon Vallen Store, con quelle quattro ragazzette che urlavano di piacere mentre lui se ne stava in silenzio, aggrappato al cuscino come se stesse afferrando un'amara speranza.
-Lo so cosa?-
Si fermarono, con i respiri pesanti e agitati, come se stessero correndo per almeno venti minuti di seguito senza mai fermarsi. I loro corpi, sudati e impregnati del profumo dell'altro, tremarono d'amore e paura. I loro visi, accaldati e infiammati come foglie in un viale d'autunno, assomigliavano a quelli di due ragazzini che non si conoscevano affatto.
Impauriti, smarriti e persi, come la prima volta che si erano conosciuti.
Come la prima volta che avevano fatto l'amore.
-Lo sai che non voglio tutto questo. Io non posso darti ciò che vuoi, Max. Non sarò mai ciò che tu sogni che io sia. Non posso, non ne sono capace e mi faccio schifo per questo. Cazzo, non posso essere il tuo desiderio, lo capisci? Sono una merda, un vigliacco. Ho troppe fottute ragazze là fuori, ogni sera, che mi aspettando e mi fanno godere come un matto., Non posso rinunciare alla fama, non voglio lasciare la band perché passo le notti a scoparti Green. Però sappi una cosa, io ti amerò sempre-
Si alzò, gli stampò un bacio sulla fronte, mentre dagli occhi del più piccolo, lacrime amare scendevano e si posavano sul suo mento, ridiscendendo sempre più giù e attraversando il suo collo, come acqua ai margini di un torrente.
Prese alcune magliette poggiate a terra, il pantalone con le piccole borchie e le chiavi di casa.
Qualcosa si ruppe nel cuore di Max, come un vaso frantumato in mille cocci, in piccolissimi frammenti destinati a non ricomporsi mai più.
-D... Dove vai?-
Ronnie si girò, lo guardò dritto negli occhi e sorrise, sinceramente felice di poterlo guardare per l'ultima volta.
-Tornerò, prima o poi- 
Max iniziò a tremare. Le sue labbra, secche e screpolate, iniziarono a spillare sangue, debolmente ma di un rosso acceso.
Iniziò a torturarle senza misura, con dolore immenso.
-Non mi ami-
Ron abbassò la testa, scuotendola con forza.
-Ti amo, ma a modo mio-
Si voltò, aprì la porta e se la richiuse alle spalle, lentamente, quasi stesse aspettando che qualcuno gli potesse far cambiare idea, ma non accadde.
Sparì, assieme al suo sorriso bellissimo e maledetto.

Max si alzò, guardò l'intera camera, le tende verdi come i suoi occhi, i mobili, l'armadio con attaccati gli adesivi dei Misfits, dei Ramones e dei Motley Crue. 
Sorrise tra le lacrime.
Si voltò verso il grande specchio, lo stesso che aveva riflesso le loro immagini appena qualche minuto prima e lo ruppe, frantumandolo in mille pezzi.
Si sedette per terra, sul grande tappeto marrone chiaro ( come gli occhi di Ronnie, pensò tristemente) e afferrò un pezzetto di vetro.
Lo guardò, con un sorriso amaro,  come stesse fissando   una meravigliosa biglia multicolore, poi, se lo portò alla gola, velocemente.
Chiuse gli occhi, li chiuse ma non riuscì a bloccare le lacrime che sgorgarono lente dividendosi in due rivoli separati e lontani tra loro, come due amanti lontani mille miglia.
Le bianche dita accompagnarono il pezzetto di vetro, lo cullarono come un bambino che non riesce a dormire, lo fissarono su quella carne ormai martoriata, ormai di un rosso vermiglio, talmente acceso da assomigliare ad un fuoco ben caldo.
Il vetro si conficcò bene nella pelle, arrivando a lacerare i tessuti, arrivando a togliere ogni traccia di vita in quel corpo ormai saturo d'amore malato.
- Anch'io ti amo, a modo m... -
Cadde, appoggiando la testa a terra, verso il lato est della camera.
A tre chilometri di distanza, Ronnie se ne stava con una delle sue puttanelle, godendo di quel momento perfetto, amandone ogni sfumatura, ma desiderando che il giorno arrivasse per tornare da colui che aveva sempre amato.
-Ti amo, a modo mio Max-
La ragazza, la biondina di turno, si voltò, frastornata e colma di piacere.
-Che hai detto?-
-Niente... Niente-

Si amavano a tal punto che il loro amore mai sarebbe sopravvissuto a questo mondo così strano, bizzarro e così privo di sentimento.
Max morì nello stesso momento in cui Ronnie venne, pensando che al posto di quella fottuta troia ci fosse lui, il dolce ragazzo che lui non avrebbe mai meritato

Love is a torture, dear
.



 

Queta storia la dedico in particolar modo ad una ragazza che spende sempre delle bellissime parole nei miei confronti.  
Juliet, è per te, splendore :)

è dedicata specialmente a lei perché mi ha toccato il cuore nonostante non ci conosciamo, ma è dedicata a chiunque ami, a chiunque soffra per amore a a chiunque ami questi due ragazzuoli alla follia.

L'ho scritta di getto, in mezz'ora e poi l'ho controllata perchè spesso, a causa della velocità con cui scrivo e della stanchezza, lascio certi errori assurdi. come ad esempio.. andaronooo oppure.. cioèèèè  e robe simili. IMPROPONIBILI!  
Chiunque legga, recensisca please.


Con affetto, Dakota.

 





 
   
 
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