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Autore: Gale    04/07/2014    2 recensioni
Tutti conosciamo il perché Gale e Katniss cacciano insieme nei boschi. Un'unione nata tanto tempo fa da una tragedia che li accomuna. Ma come si sono conosciuti?
Come sono arrivati a fidarsi ciecamente l'uno dell'altra e a condividere quel poco che avevano?
In questa storia proverò a raccontare la nascita di questa amicizia.
Genere: Avventura, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Famiglia Hawthorne, Gale Hawthorne, Katniss Everdeen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Figli di minatori FIGLI DI MINATORI
1. Condoglianze

Questa mattina preparo io la colazione. I miei fratelli dormono ancora, mentre mia madre per non pensare e ricominciare a piangere, sistema la casa.
Come se dovesse venire qualcuno. Quei pochi che verranno a darci le condoglianze lo faranno sulla porta, rifiutando qualsiasi invito.
Già, perché venire e mangiare del cibo di una famiglia che già muore di fame e di dolore?
Comunque, è così che si fa qui nel Distretto 12.
Sbatto con troppa veemenza la mia tazza. Il manico si stacca e mi rimane in mano.
"Fantastico." esclamo.
Dei passi non troppo leggeri si avvicinano. Non ho bisogno di girarmi per capire.
"La colazione è pronta, Rory."
"Dov'è la mamma?"
"Sta pulendo il salotto, non l'hai vista?
"Non c'era."
Mi giro e ci fissiamo. Poso le altre tazze sul tavolo.
Passo davanti a mio fratello e mi dirigo verso la camera dei miei, o di mia madre ormai. Sto per girare la maniglia, ma Rory mi blocca.
"Shhh, senti." sussurra.
Singhiozzi soffocati arrivano piano alle nostre orecchie. Guardo Rory, ma lui evita il mio sguardo. Fisso anche io il pavimento.
Nostro padre è morto da due giorni. Un crollo nella miniera in cui lavorava non ha risparmiato nessuno. Figli, mariti, padri. Tutti morti sotto cumoli di terra.
Anche io mi sono dato da fare per non pensarci. Per non pensare a come faremo d'ora in poi. Il peso nello stomaco ritorna facendomi vacillare.
Apro la porta.
"No Gale!" esclama sorpreso Rory.
Girata di spalle sul letto, vedo mia madre con in mano l'unica foto che ritrae l'uomo che fino all'altro giorno sorrideva a tutta la sua famiglia.
Serro la mascella.
"Gale." Un sussurro leggero rotto dal pianto mal celato di mia madre mi chiama. La guardo con più tenerezza possibile. Lei mi sorride triste, scacciando veloce con la mano una lacrima prossima a scendere.
"Mamma è pronta la colazione." dico avvicinandomi a lei. Lei mi stringe la mano. Anche se sono suo figlio, la sua è piccola in confronto alla mia. Sono cresciuto parecchio in questi ultimi anni. Guardo la foto di mio padre. Gli assomiglio molto, deve essere difficile per mia madre non pensarci.
"Grazie Gale." In quel grazie, è racchiusa tutta la sua riconoscenza per quello che ho fatto in questi giorni.
Annuisco e le faccio una lieve pressione nella stretta.
Rory si avvicina. Lascia la mia mano e abbraccia l'altro figlio. Si stacca e rimette a posto sul comodino la foto.
"Preparatevi ragazzi, andiamo a dare l'ultimo saluto a vostro padre." dice alzandosi dal letto e guardandoci. "Facciamoci forza." Il suo sguardo rimane per qualche secondo più a lungo su di me poi esce dalla stanza.
Anche Rory la segue ma lo fermo.
"Rory, ci pensi tu a svegliare Vick, per favore?" gli chiedo.
Annuisce ed oltrepassa la porta.


Non ero mai stato ad un funerale per così tanti morti. L'aria è quasi soffocante, se non fosse per la leggere pioggia che scende su tutti noi.
Il cielo grigio si confonde con le strutture dello stesso colore del Municipio del nostro distretto.
Per tutta la cerimonia ho guardato la tomba vuota di mio padre. Non sono riusciti neanche a recuperare i corpi. Troppa terra. Troppa infelicità.
Un moto di rabbia mi scuote.  Alzo lo sguardo verso il cielo. Mi congedo un solo spasmo di dolore, una sola lacrima che si mischia all'acqua piovana.
Rimango così per non so quanto tempo. Non penso a nulla, non voglio. Vorrei solo scappare nei boschi che mi circondano, che mi stanno chiamando.
I miei istinti da cacciatore si stanno risvegliando. Non solo per la voglia di andar via di qua e immergermi nel verde, no.
Mi sento osservato.
Sento quasi del fuoco tracciare il percorso del mio dolore sulla guancia. Riporto veloce lo sguardo davanti a me.
Due occhi grigi mi scrutano intensamene.
Davanti a me una ragazza, sicuramente più piccola di me, mi sta fissando. Appena si accorge che contraccambio lo sguardo ritorna girata verso la funzione.
Io continuo a fissare la sua figura. L'aspetto è quello tipico di chi vive nel Distretto 12. Capelli scuri,  occhi grigi e pelle olivastra.
Ma queglli occhi non sono come quelli dell'altra gente. Brillavano, anzi no bruciavano di un fuoco che a dispetto della figura semplice della ragazza, attirava.
Un brivido mi fa tremare.
Mia madre mi guarda e mi prende la mano, fregando il pollice contro il mio dorso. Non ho freddo o altro. La verità è che per la prima volta quegli occhi mi hanno fatto sentire come se fossi la preda, e non il cacciatore. E poi forse ha notato che piangevo.
Distolgo irritato lo sguardo dalla ragazza davanti a me e assisto senza più distrarmi la fine del funerale.
A poco a poco in gruppi o soli lasciano la piazza. Rimaniamo noi, e altre poche famiglie. La ragazza di fronte a me si alza e sussura qualcosa a sua madre, credo. Rispetto a lei, ha capelli biondi. La donna sembra non averla sentita. L'espressione della figlia è una miscela di emozioni: tristezza, rabbia, sconforto.
Prima che me ne accorga mia madre mi supera e si avvicina a loro.
"Signora Everdeen, venga la aiuto io." dice tirando fuori un sorriso gentile e comprensivo.
La ragazza si allontana da loro e si fissa i piedi.
Mia madre prende per un braccio la donna e l'aiuta ad alzarsi. Rimango paralizzato e in un attimo capisco il perché di tutte quelle emozioni sul viso della ragazza: sua madre è completamente distrutta. Il viso pallido e incavato, le occhiaie viola e le dita tremanti lasciano scioccati.
Guardo la ragazza che ringrazia mia madre e prende il suo posto affianco alla sua.  Apro bocca ma la richiudo. Non trovo le parole. Lei è messa peggio di me.
"Condoglianze." sussurro quando è accanto a me.
Si ferma. Ci fissiamo e ancora quei due occhi grigi  mi attirano, facendomi sentire a disagio.
"Grazie. Condoglianze anche a voi." risponde.
Ci supera senza più voltarsi indietro.
Mia madre mi affianca.
"Povera ragazza. Tempi duri l'aspettano." Poi mi guarda. "Torni a casa con noi Gale?"
Rispondo seguendo la figura ormai lontana della ragazza.
"No, devo andare."

  
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