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Autore: Larryx    04/07/2014    1 recensioni
"C'era una volta un ragazzo impavido e sensibile, sprezzante del pericolo e amante dell'avventura, di nome Diego. Era cresciuto tra gli animali e la natura, quello che amava più di ogni altra cosa al mondo era esplorare, esplorare ed esplorare.
Il suo fido compagno era un tenero coniglietto che lo accompagnava in ogni avventura. Delle volte riuscivano a cacciarsi in guai seri, ma ne uscivano fuori illesi, come se nulla fosse successo. Diego aveva impresso in viso un sorriso smagliante che non lo abbandonava mai, neanche nei momenti di fatica estrema che, delle volte, era costretto a compiere per aiutare la sua povera madre."
[Quinta classificata al contest a turni ''Tutti i generi più uno'' indetto da Aturiel sul forum di EFP]
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Libero in ogni mio singolo sbaglio."

-cit.


 

C'era una volta un ragazzo impavido e sensibile, sprezzante del pericolo e amante dell'avventura, di nome Diego. Era cresciuto tra gli animali e la natura, quello che amava più di ogni altra cosa al mondo era esplorare, esplorare ed esplorare.

Il suo fido compagno era un tenero coniglietto che lo accompagnava in ogni avventura. Delle volte riuscivano a cacciarsi in guai seri, ma ne uscivano fuori illesi, come se nulla fosse successo. Diego aveva impresso in viso un sorriso smagliante che non lo abbandonava mai, neanche nei momenti di fatica estrema che, delle volte, era costretto a compiere per aiutare la sua povera madre.

Un giorno, durante una delle loro avventure, il coniglietto si avventurò in cespuglio di rose tanto fitto da non permettere di guardare dall'altra parte.

Diego, preoccupato per la sorte del suo animaletto, decise di provare ad attraversare quel cespuglio. Le spine gli graffiavano il volto e gli strappavano i vestiti, quel cespuglio sembrava non finire mai. Arrivato dall'altra parte, Diego si trovò davanti una vista magnifica: un castello, probabilmente abbandonato, si ergeva davanti a lui. Decise di continuare la sua piccola avventura ed entrò nel castello, ignaro di aver commesso un errore madornale: quel castello, infatti, era maledetto.

Diego iniziò a girare tra le varie stanze, esplorando centimetro per centimetro i pavimenti impolverati e ogni singolo mattone. Aveva ormai esaminato con cura metà del castello, quando sentì una ragazza piangere. Seguì il suono del suo pianto e raggiunse una scala che sembrava non finire mai, non si lasciò scoraggiare da questo dettaglio e proseguì, quel pianto era troppo straziante per essere ignorato e lui voleva assolutamente consolare la fanciulla che stava piangendo.

Passo dopo passo, Diego arrivò tanto in alto da non vedere più neanche il pavimento, non riusciva, però, a vedere nemmeno la fine delle scale. Continuò la sua salita e, dopo un'interminabile serie di ulteriori scalini impolverati, raggiunse una stanza tetra e cupa, apparentemente piena solo di ragni e insetti di ogni genere. Nessuna fanciulla. Diego, però, non si diede per vinto.

Lui lo sapeva.

Lui sentiva che quella fanciulla si trovava in quella stanza.

Decise di non fidarsi dei suoi occhi e si abbandonò al suono di quel pianto che, pian piano, sembrava essersi trasformato in una melodia straziante.

«Vattene! Potresti rimanere intrappolato qui, per sempre!»
Aprì gli occhi di scatto e vide, rannicchiata in un angolino, una ragazzina con i vestiti logori e la testa bassa.

Si avvicinò a lei con prudenza e cercò di sfiorarla con una mano, ma una barriera glielo impediva. Cercò in tutti i modi di abbatterla, ogni tentativo fu vano.

In quel momento una risata maligna riempì l'aria, brividi di orrore percorsero la schiena di Diego che iniziò a guardarsi attorno, in cerca di un qualche pericolo da superare.

«Puoi liberarla, ma tu rimarrai prigioniero qui, al suo posto»
Recepito il messaggio Diego si sedette in terra di fronte alla ragazza e chiuse gli occhi. Gli tornarono alla mente i pascoli, i campi, gli animali, il suo coniglietto, le mille avventure che aveva affrontato, i mille errori che aveva compiuto, sentì il vento scompigliargli i capelli e, immediatamente, pensò di essere davvero libero e felice.

Nessuno avrebbe potuto portargli via quella libertà.

Quella strega aveva negato la libertà a quella ragazza, lui non poteva permetterlo.

Ripeté a se stesso: “Non aver paura della libertà, Diego.”

Si alzò e con tutto il fiato che aveva gridò:

«Io sono libero in ogni mio singolo sbaglio! Non puoi imprigionarmi!»

Un urlo di sconfitta echeggiò nell'aria, la barriera s'infranse e la fanciulla alzò lo sguardo, sorpresa. Tutto iniziò a tremare, dal soffitto iniziarono a cadere massi di ogni dimensione: non c'era più tempo.

«Andiamo via!»

Diego sollevò la ragazza dal terreno e, dopo essersela assicurata sulla schiena, iniziò a correre lungo le scale, facendo attenzione a non cadere. Uscirono illesi dal castello e, dopo essersi allontanati un po', si sedettero sul terreno.

Non parlarono per molto tempo, si guardavano solo negli occhi.

Lui si sentiva piacevolmente attratto da lei, quei suoi capelli che le coprivano le spalle profumavano di fragole, i suoi occhi risplendevano al contatto con i raggi del sole, il suo viso esprimeva la dolcezza.

Lei a sua volta, non riusciva a distogliere lo sguardo da quelle iridi così colorate, così vive, così ricche di energia.

Passarono dei minuti, forse anche delle ore, il coniglietto di Diego saltellò allegramente affianco a loro e si diresse verso un apertura nel bosco. Il ragazzo, incuriosito, si alzò, prese la mano della ragazza e, con lei, rincorse il coniglio fino ad arrivare in un posto mozzafiato. Entrambi si guardarono intorno, estasiati da quello che vedevano.

Il vento soffiava debolmente tra i rami e le foglie, i fiori sbocciavano, il cielo era limpido, l'erba era di un verde molto intenso. Diego, allora, decise di fare quello che sapeva fare meglio.

Si distese in terra e iniziò a rotolare, seguito dalla ragazza.

Tra una risata e l'altra si fermarono ad osservare le nuvole e il cielo, limpido e sereno, come le loro anime.

Si accorsero, qualche secondo dopo, di essersi immersi in un tappeto di fragole.

Fragole, pensò Diego, i suoi capelli hanno l'odore delle fragole.

La ragazza si sollevò, si avvicinò a Diego e gli lasciò un dolce, lungo bacio sulle labbra. Dopo di che sorrise e scomparve con il vento, lasciando il ragazzo confuso e piacevolmente sorpreso.

Da quel giorno Diego non smise di pensare a lei nemmeno per un istante, credeva di amarla, anche se non ne era certo. Voleva, doveva rivederla a tutti i costi.

Gli anni passarono, Diego diventò un uomo forte e coraggioso, ma il ricordo di quella ragazza che da piccolo gli aveva rubato quel bacio era ancora vivido nella sua mente.

Non era più riuscito a ritrovare il suo coniglio dopo quel giorno.

Una notte tempestosa qualcuno bussò alla sua porta. Era una povera mendicante, bisognosa del suo aiuto. Lui l'accolse in casa, le diede qualcosa con cui sfamarsi e un letto caldo.

Al mattino dopo trovò una lettera sul suo tavolo.

''Dopo quello che hai fatto questa notte sono certa che sei rimasto quello di una volta.

Quello che salvò una ragazzina che nemmeno conosceva dalle grinfie di una perfida strega.

Se davvero sei libero come credevi, raggiungimi, sai bene come fare.

So che lo sai.

-La tua fata''

Rimase piacevolmente sorpreso dalla firma. Senza pensarci due volte, Diego s'inginocchiò, strinse la lettera al petto e ripeté tre volte: ''Libero in ogni mio singolo sbaglio.''

Quando riaprì gli occhi si accorse di trovarsi nuovamente in quel luogo incantato dove aveva visto la ragazzina per l'ultima volta.

Nulla era cambiato. Addirittura il suo coniglietto era lì, saltellava da una parte all'altra senza stancarsi mai.

Sentì una voce chiamarlo. Una bellissima donna si stava avvicinando a lui.

Diego lo sapeva.

Lui sapeva che quella donna era la stessa ragazzina che aveva liberato.

Le corse incontro e, senza dare il tempo di parlare, l'avvolse in un bacio dolce e caloroso, simbolo d'amore, simbolo di libertà e di felicità.

Diego non tornò mai più nel suo paese d'origine, continuò a vivere in quel paradiso che aveva scoperto da bambino, nel paradiso che aveva ritrovato grazie alla sua purezza.

Nessuno gli avrebbe mai negato la libertà.

Così Diego, con l'amore della sua fata, visse per sempre libero, felice e contento.


 



  
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